Cerca nel blog

martedì 31 maggio 2011

Quadro

I miei pensieri somigliano stasera
a quest'acqua bambina
che corre a passettini d'argento
dietro tutte le barche.
L'ombra del promontorio,
sul bianco mare,
- bassa nota rauca
in questa sviolinata crepuscolare -
ha il colore abbrunato di un rimorso;
ma, sulla punta,
- nitido come uno squillo battagliero -
l'ansito del faro palpita,
anelando al largo.

Antonia Pozzi
S. Margherita, 12 giugno 1929


finendo Maggio mi dice parole diverse,
affrettate da un'estate incombente, solare;
ricerco nei suoni un mio senso che taccia
al mio cuore la vena dell'ansia...
lo trovo, è una esile traccia che seguo da tempo
e mi muovo rasente le rive ed i cigli, nascosto,
per non dare fastidio, non faccio rumore...
osservo chi viaggia deciso,
incombente nel cuore un sollievo... da sempre
sorretto da brezze, da bave di vento dal mare

Santa Margherita Ligure

lunedì 30 maggio 2011

CREPUSCOLO

Nella corte, stregati da latteo crepuscolare raggio,
scivolano nel brunito autunno malati fiacchi.
Il loro cereo-rotondo sguardo medita aurei tempi,
pieni di fantasia e pace e vino.

La loro infermità spettralmente si rinserra.
Le stelle diffondono bianca tristezza.
Nel grigiore gravido di scampanìo e visioni,
vedi gli orrendi confusi disperdersi.

Grottesche figure guizzano, si rannicchiano
e svolazzano su nero-incrociati sentieri.
Oh, ombre piene di tristezza lungo i muri.

Le altre fuggono lungo le arcate al crepuscolo;
e di notte precipitano da rossi brividi
del vento stellare, come infuriate menadi.

Georg Trakl


Monet C., Crepuscolo a Venezia, 1908
ricorre, come ogni volta, la data
e mi sento disperso nei refoli d'aria,
sospeso in un limbo voluto;
è da sempre così...da quando ricordo
le voci nei campi del fieno,
gli spruzzi e le grida...
o i timidi passi di danza
nei malinconici accenni di sorriso;
non amo quel giorno, lo temo
eppure mi annuncia le tappe
del mio girovago cuore...

Paesaggio al tramonto,  1885,  V. Van Gogh

CREPUSCOLO (a P., L., T.)

Non è momento che alba precede
è lento declivio e sfinisce
nei passi di chi percorre la via.
Non è quella dolcezza che lessi
in quei poeti miei che ho amato
ma goccia continua a svuotare esistenze.
Lo vedo, il crepuscolo, in occhi di altri
lo sento esaurire energie, risorse,
e io prima lo amavo, ora non so.
Guido, Sergio, Eugenio...voi...e ora?
Chi mi può ora spiegare il buio che incombe?
Vorrei chiederlo a Dio...

anonimo del XX°Secolo

domenica 29 maggio 2011

Per il mio cuore...

Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino in cielo
ciò che stava sopito sulla tua anima.

E in te l’illusione di ogni giorno.
Giungi come la rugiada sulle corolle.
Scavi l’orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l’onda.

Ho detto che cantavi nel vento
come i pini e come gli alberi maestri delle navi.
Come quelli sei alta e taciturna.
E di colpo ti rattristi, come un viaggio.

Accogliente come una vecchia strada.
Ti popolano echi e voci nostalgiche.
Io mi sono svegliato e a volte migrano e fuggono
gli uccelli che dormivano nella tua anima.

Pablo Neruda


basta un niente per capire tanto,
un piccolo segno che sboccia, una parola
e ci troviamo immersi dentro di noi
come in una polla d'acqua sorgiva;
noi siamo sorgenti che alimentano fiumi,
cascate che spruzzano emozioni
eppure sappiamo anche di lunghi silenzi
e passioni struggenti nell'anima...
costrinsi il mio cuore, più volte,
al mio razionale e credetti di vincere
ma il dubbio adombra e scurisce
anche là dove la strada rischiara...

sabato 28 maggio 2011

fredde distanze ancora separano
i declivi corrosi di una mente
costretta in un niente di sole...
le desolate insistenze incorrono
in fugaci visioni marine...nel vento
che più non è brezza rimbalza
il gioco delle troppe parole;
girovago, trovatore, aedo,
eppure così stolto da incedere
come sul palco l'attore...


Il grido

L'ellisse di un grido
va di monte
in monte.

Dagli ulivi,
sarà un arcobaleno nero
sopra la notte azzurra.

Ahi!

Come un arco viola
il grido ha fatto vibrare le lunghe corde del vento.

Ahi!

(La gente delle grotte
espone le lucerne)

Ahi!


Federico Garcia Lorca

venerdì 27 maggio 2011

le nuove attese

Attimi di bellezza, quando intera
l'anima sopra un volto s'appalesa,
siccome l'ostia dentro la raggerà !
Tutta raccolta nell'incerta attesa
d'un qualche bene che sarà, che forse
non sarà mai, fra due dubbi sospesa,
già ignara d'ogni male che la morse,
per la nuova catena che la tenta
ella discioglie quella in cui s'attorse.
E mentre intorno a' suoi polsi s'allenta
il laccio che il suo pianto già corrose,
l'illusione, dolce anche se menta,
glie n'offre un altro tenero di rose.

Amalia Guglielminetti


Un canneto nascosto, di lago,
un recesso remoto dove riflettere,
là dove il suono dell’acqua non è proprio onda,
là dove la riva lambita non è proprio spiaggia…
le vie di mezzo, i compromessi,
li immagino così, come ho descritto;
sanno dare emozioni, comunque!
Sono posti nei quali nessuno cerca di andare,
luoghi a metà tra non voluto e vorrei,
situazioni inaspettate e incomprese
eppure così frequenti nel nostro sentiero…

giovedì 26 maggio 2011

Istanti

Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita
nella prossima
cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei
pochissime cose sul serio.

Sarei meno igienico,
correrei più rischi, farei più viaggi, guarderei più
tramonti, salirei più montagne, nuoterei più fiumi,
andrei in più posti dove mai sono andato, mangerei più
gelati e meno fave, avrei più problemi reali e
meno immaginari.

Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente e
precisamente ogni minuto della sua vita; certo che ho avuto
momenti di gioia ma se potessi tornare indietro cercherei
di avere soltanto buoni momenti. Nel caso non lo sappiate,
di quello è fatta la vita, solo di momenti;
non ti perdere l'oggi.

Io ero uno di quelli che mai
andava in nessun posto senza
un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello
e un paracadute; se potessi vivere di nuovo
comincerei
ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe
e giocherei di più con i bambini,
se avessi un'altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.

Jorge Luis Borges




gli attimi che passano,
anche quelli che pensiamo più insulsi,
persino quelli saputi più inutili,
sono nostri nel profondo;
ci consolano ci carezzano, stanno con noi...
li ricordiamo, a volte,
solitamente nel buio della notte
e, fotogrammi impressi,
 come meteore sfrecciano
accendendo la loro piccola luce;
poi tornano all'oblio...

mercoledì 25 maggio 2011

Dove...quando

dove stai? dove sei?
solo dentro me.

Cosa fai? come sei?
solo come me.
inventarti qua e là
è gioco vecchio oramai:
bussa già
la fretta di te.

Che farei amore mio,
che sorriso avrai?
Dai tuoi si dai tuoi no
cosa imparerò?

Principessa serena
del cielo che avrò.
bussa già
la fretta di te.

Premiata Forneria Marconi


gli angoli della vita,
quelli nascosti, un pò in ombra,
pieni di polvere e di ricordi;
quelli che ogni tanto riaffiorano
e si riaccendono le luci,
si risvegliano languori,
si animano sogni...
già, le mie principesse lontane,
quelle avvolte da nebbie
e altre luminose scie nel cammino...
dove stai?
dove sei?
solo
dentro
 me

martedì 24 maggio 2011

Unità in lei

Corpo felice, acqua tra le mie mani,
volto amato dove contemplo il mondo,
dove graziosi uccelli si riflettono in fuga,
volando alla regione dove nulla si oblia.

La forma che ti veste, di diamante o rubino,
brillio di un sole che tra le mie mani abbaglia,
cratere che mi attrae con l'intima sua musica,
con la chiamata indecifrabile dei denti.

Muoio perchè m'avvento, perchè voglio morire
o vivere nel fuoco, perchè quest'aria che spira
non mi appartiene, è l'alito rovente
che se m'accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.

Lascia, lascia che guardi, infiammato d'amore,
mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,
che guardi nel remoto clamore del tuo grembo
dove muoio e rinuncio a vivere per sempre.

Voglio amore o la morte, o morire del tutto,
voglio essere il tuo sangue, te, la lava ruggente
che bagnando frenata estreme membra belle
sente così i mirabili confini dell'esistere.

Sulle tue labbra un bacio come una lenta spina
o un mare che volò mutato in specchio,
come il brillio d'un'ala,
è ancora mani, è ancora crepitio di capelli,
fruscio vendicatore della luce,
luce o spada mortale sul mio collo minaccia,
ma non potrà distruggere l'unità di questo mondo

Vicente Aleixandre


surreali visioni mi hanno svegliato stamane,
preda di un incubo dai contorni stridenti
ho ancora addosso il richiamo del sonno...
incresciosi tentativi di risolvere
si stampano come esili effimere sui vetri di un auto
torneranno per farsi abbracciare?
non so, non so più niente,
mi perdo nel senso e boccheggio
affamato di un'aria che sò sempre uguale...

lunedì 23 maggio 2011

Mare mattutino

Fermarmi qui! Mirare anch'io questa natura un poco.
Del mare mattutino e del limpido cielo
smaglianti azzurri e gialla riva: tutto
s'abbella nella grande luce effusa.

Fermarmi qui. Illuso di mirare
ciò che vidi davvero l'attimo che ristetti,
e non le mie fantasime, anche qui,
le memorie, le forme del piacere.

Constantinos Kavafis


 l'insistenza del vuoto rapprende
i pensieri rinfusi di un alba normale
fatta di silenzio sospeso, di attesa;
immagino brezza marina e sciacquio
lo faccio ad occhi socchiusi...
il ticchettio dell'orologio è ancora salda
ed io non riesco a farmi rapire...ritorno
con un velo di riso a punta di labbra...

domenica 22 maggio 2011

Primavere romantiche

Tu parlavi, Mamma: la melodia
della voce suscitava alla mia mente
la visione del tuo sogno perduto. Or
ecco: ho imprigionato il sogno con
una sottile malia di sillabe e di versi
e te lo rendo perché tu riviva le
gioie della giovinezza.

Non turbate il silenzio. Tutto tace
verso la donna rivestita a lutto:
la campagna, lo stagno, il cielo, tutto
illude la dolente... O pace! pace!

O pace, pace! Poiché nulla spera
ormai la donna declinante. Invano
fiorisce di viole il colle e il piano:
non ritorna per lei la primavera.

Oh antiche primavere! Oh i suoi vent'anni
oimè per sempre dileguati. Quanto,
oh quanto ella ha sofferto e come ha pianto!
Atroci sono stati i suoi affanni.

Nulla più spera ormai: però la bella
timida primavera che sorride
dilegua la mestizia che la uccide,
e un sogno antico in lei si rinnovella.

Non pure ieri il piede ella volgea
allo stagno che l'isola circonda?
Ella recava un libro ove la bionda
reina per il paggio si struggea:

(avea il volume incisioni rare
dove il bel paggio con la mano manca
alla donna offeria la rosa bianca
e s'inchinava in atto d'adorare).

O sogni d'altri tempi, o tanto buoni
sogni d'ingenuità e di candore,
non sapevate il vuoto e il vostro errore
o innocenti d'allor decameroni!

Ella col libro qui venia leggendo
e a quando a quando in terra s'inchinava
la mammola, l'anemone, e la flava
primula prestamente raccogliendo.

Oh tutto Ella ricorda: le turchine
rose trapunte della bianca veste,
la veste bianca in seta, e la celeste
fascia che le gonfiava il crinoline.

Poi apriva il cancello, e il ponte stesso
dove or riposa la persona stanca
allora trascorreva agile e franca
né s'indugiava come indugia adesso.

Poi entrava nell'isola, e furtiva
in fra il tronco del tremulo e del faggio
guatava se al boschivo romitaggio
l'amico del suo sogno conveniva.

Oh tutto Ella ricorda! Ecco apparire
l'Amato: giunge al margine del vallo
dell'acque, e raffrenato il suo cavallo
il cancello la supplica d'aprire.

"Non dunque accetta è l'umile dimanda
del vostro paggio, o bella castellana?
Combattuto ha per voi; fatto gualdana
egli ha per voi, magnifica Jolanda."

Egli disse per gioco. D'un soave
sorriso ella rispose: assai le piacque
il madrigale, ed al di là dell'acque,
sorridendo d'amor, getta la chiave.

Oh tutto Ella rammemora. Non fu
ieri? No, non fu ieri. Il lungo affanno
ella dunque già scorda? O atroce inganno
quel dolce aprile non verrà mai più...

Non turbate il silenzio. Tutto tace
verso la donna rivestita a lutto,
la campagna, lo stagno, il cielo, tutto
illude la dolente... O pace, pace!

Guido Gozzano


Arcimboldo, Primavera 1753

non basta guardare il prato
o la montagna ora verde e luminosa,
non basta toccare l'acqua alla fonte
o ascoltare gli uccelli cantare...
è qui, si assapora nell'aria carica
di nuovi profumi...di sole;
nell'immoto mattino sono attonito
di fronte a una pazza farfalla
che vola nel mio cielo di maggio...

sabato 21 maggio 2011

IN UNA STANZA ABBANDONATA

Finestre, variopinte aiuole,
un organo vi alterna il suono.
Ombre danzano sui parati,
una bizzarra folle ridda.

Fiammeggianti i cespugli alitano
e vibra di moscerini uno sciame,
lontano mietono sul campo le falci
e un'acqua antica canta.

Di chi è il respiro che m'accarezza?
Rondini tracciano confusi segni.
Lieve verso lo sconfinato scorre
laggiù la dorata regione dei boschi.

Fiamme vacillano nelle aiuole.
Confusa ed estatica la folle ridda
su pei giallastri parati.
Qualcuno guarda entro la porta.

Incenso dolce profuma ed il pero
e imbruniscono cassapanca e bicchiere.
Lentamente si china l'ardente fronte
verso le bianche stelle.

Georg Trakl


1887, Stanza da letto ad Arles, V. Van Gogh

la mia stanza, il mio spazio,
ancora oggi lo sento con me, vicino,
cuore pulsante di quello che sono...
il nido, la tana, il tepore dove soffrire e gioire
sorretto dalla luce soffusa, dai libri
e una musica suona... sempre

venerdì 20 maggio 2011

Il piano infinito

Adesso che ho superato già
tanti dolori e posso
leggere il mio destino come
una mappa piena di errori,
quando non sento nessuna compassione
di me stesso e posso
passare in rassegna
la mia esistenza senza sentimentalismi,
perché ho trovato una relativa pace,
lamento solo la
perdita dell'innocenza.
Mi manca l'idealismo della gioventù,
del tempo in cui esisteva ancora per me
una chiara linea divisoria
tra il bene e il male
e credevo che fosse possibile agire
sempre in accordo con
principi amovibili.

Isabel Allende


le linee che dividono sono sfumate
nel mio essere intimamente vigile,
le ho tracciate da tempo, come lieve disegno,
a prescindere sempre, ad assaporare...
nel cerchio che stringe le tempie
ora pulsa  un pensiero continuo
che attanaglia, che relega,
la mia anima dissolve col chiaro il timore
ma ancora la notte ha paura,
infinitamente rincorre serene prospettive...


giovedì 19 maggio 2011



Compreso nel senso mi svuoto
con gesti ripetuti e consumati
in un brivido affondo il pensare
tra flutti impetuosi e maree
come un tempo era allora e diverso...
conguagli di idee, di sogni,
perdurano in me ostinati ricordi
di come sentivo i profumi
di quando ascoltavo i fruscii...
ora che il passaggio è obbligato
mi oblio ed affondo nel blu
di questa immensa certezza...

anonimo del XX° secolo,
frammenti ritrovati

mercoledì 18 maggio 2011

TU NON SAI

Tu non sai: ci sono betulle che di notte levano
le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi
camminano o diventano sogni.

Pensa che in un albero c'è un violino d'amore.
Pensa che un albero canta e ride.
Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa
vita.

Te l'ho già detto: i poeti non si redimono, vanno
lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a
morire.

Alda Merini


nuvole bigie passano lente,
le vedo dalla mia finestra, c'è vento
a stormire le foglie del noce
eppure prevale il silenzio...
anch'io non so,
vorrei ma non riesco...
l'afrore di pioggia è nell'aria

martedì 17 maggio 2011

La notte lava la mente

Poco dopo si è qui come sai bene,
fila d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.

Mario Luzi



un refolo d'aria insinua tra i capelli
un attimo di lontananza,
la nostalgia è più forte la sera
e carica di simboli le cose,
le stempera in una tavolozza consunta...
tra le cose di Dio c'è pace notturna,
prima del sonno la veglia,
quella di amanti disperati,
di giovani stanchi pieni di sogni,
quella di uomini e donne che urgono
e ancora sanno fremere nel buio...