Cerca nel blog

venerdì 30 settembre 2011

Tristezza di Settembre

Quando il vento autunnale suona a morto per le quercie
in me nen sento il rimpianto della chiara estate
ma l'indicibile orrore delle fioriture avvenire.

Mi rattrista l'Aprile futuro
e compiango le potenti foreste condannate
a rinnovarsi ogni anno all'infinito.

Poiché da innumerevoli migliaia di anni
sono le stesse messi e identici fiori
sbocciati ed appassiti, invariabilmente,

gli stessi venti sussurranti o urlatori,
lo stesso odore tra l'erbe rinverdite,
gli stessi baci, medesimi i dolori.

Ora s'addormiranno le foreste, irrigidite
per brina, in loro sonno di breve durata.
Poi, sull'immensità delle pianure intorpidite,

sopra la bianca rigidità dei grandi stagni
vedrò ricomparire l'ora convenuta
come un fantasma implacabile la primavera,

oh i soli nuovi, l'ignota stagione!


Ephraim Mikhael


simbolo scarno il mio dire prelude
a contatti lontani, partiti
per lidi diversi, più freddi;
nel corso del tempo ristagna
un pensiero infinito di pace...

giovedì 29 settembre 2011

Parabola

Il bimbo guarda fra le dieci dita
la bella mela che vi tiene stretta;
e indugia - tanto è lucida e perfetta -
a dar coi denti quella gran ferita.

Ma dato il morso primo ecco s'affretta:
e quel che morde par cosa scipita
per l'occhio intento al morso che l'aspetta...
E già la mela è per metà finita.

Il bimbo morde ancora - e ad ogni morso
sempre è lo sguardo che precede il dente -
fin che s'arresta al torso che già tocca.

"Non sentii quasi il gusto e giungo al torso!"
Pensa il bambino... Le pupille intente
ogni piacere tolsero alla bocca.

Guido Gozzano
La via del Rifugio


l'impeto ha perso vigore, energia,
ci si sente svuotati alla fine di un sogno
si arranca cercando un appiglio sicuro
e il sonno ormai ci abbandona;
la vita parallela ha una velocità diversa,
vedo l'uomo arrancare dietro la scienza
discutere della velocità della luce,
di neutrini e particelle infinite;
ma chi può misurare la velocità del buio?...

mercoledì 28 settembre 2011

Voglio, avrò

Voglio, avrò -
se non qui,
in altro luogo che ancora non so.
Niente ho perduto.
Tutto sarò.

Fernando Pessoa


increduli volti a scrutare
del cielo la volta serena e le stelle
in un silente e sparuto conclave
il sacro rinnova le sue eterne speranze;
in un credo sommesso rifugio
il mio dire spossato dal tempo
e rifuggo cattivi pensieri...

martedì 27 settembre 2011


trame nascoste impicciano
fili di pensieri obliqui
in un crescendo di ansie e paure;
il crinale è mutato in salita
ed arranco su passi malfermi
in una continua, vorticosa, scalata
e il bosco è silenzio e profumi,
il buio non ancora sconfitto
ed ansima il fiato...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

lunedì 26 settembre 2011

FELICITA'


La giovanezza cupida di pesi
porge spontanea al carico le spalle.
Non regge. Piange di malinconia.
Vagabondaggio, evasione, poesia,
cari prodigi sul tardi!
Sul tardi l'aria si affina
ed i passi si fanno leggeri.
Oggi è il meglio di ieri,
se non è ancora la felicità.
Assumeremo un giorno la bontà
del suo volto, vedremo alcuno sciogliere
come un fumo il suo inutile dolore.


Umberto Saba


consuetudini scialbe si affacciano
sul fare del giorno, nel mio caffè,
non sono pronto ad un oggi diverso,
ad un percorso stonato:
le frasi di rito le porto con me,
in quest'alba che stenta
ma con il cielo sereno...

domenica 25 settembre 2011

Dai Soliloqui di un pazzo

Sbarrò nell'ombra i grigi occhi perduti:
l'alba coglieva con le dita bianche
le ultime stelle per i cieli muti.

Egli pensò che il cuor tremi alle soglie
dell'anima così, come le stelle
treman la notte, alle divine porte
fin che la pietosa alba le coglie.
«Hai visto tu passare le barelle,
o pazzo insonne, con le stelle morte?»

Chiarità di una lama, o tu che fendi
l'ombra maligna: io t'offro il mio cervello
oscuro e tristo per disegni orrendi.

Io non ho pace, l'anima è un pantano;
nell'anima stagnarono i ricordi,
subitamente; oh quante volte, pietre
vi hanno scagliato con secura mano!
Dopo, il silenzio per i tonfi sordi
sé avvolse in bende assai più gravi e tetre.

Un ragno tesse la sua tela folta
per il mio teschio e nella tela stanno,
morte stecchite, le idee d'una volta.

Mai più, mai più! su le terrene cose
l'occhio non sosta, l'occhio si dispera,
come un'ala ferita ai cieli tende.
Io voglio la tristezza delle rose
morte all'inizio della primavera
per farne una corona alle mie bende.

Il mio cortile con un po' di cielo,
con poche stelle, a me sembra uno strano
fiore: corolla azzurra e grigio stelo.

Il mio cortile è triste molto, come
il suono di una placida campana
sotto un cielo di nuvole e di pioggia.
Una bianca tristezza senza nome
veste i muri, e nell'alto, una lontana
luce, su li orli, un oro dolce sfoggia.

Tu che mi ascolti non aver pietà,
non lacrimare delle mie sventure
come quel Cristo nell'oscurità.

Ah, quel Cristo, lo vedi? egli moriva
così, come ora, desolatamente,
quando venni alla cella che mi chiude.
Avea negli occhi una gran fiamma viva,
la fronte dolce e pur sanguinolente
e piaghe orrende per le membra ignude.

Non morì mai, non morrà più: mi guarda
nel buio e trema quando il lume trema
come i fanciulli se la sera è tarda.

A poco a poco si dissangueranno
le sue ferite per la doglia atroce
infin che un tarlo, - quando? - lentamente
roda i chiodi terribili che sanno
l'ossa dell'uomo e il legno della croce
e spezzi invano quel suo cuore ardente.

Chi mi parla dell'anima? Un impuro
ladro, forse, o un abate incipriato?
L'anima è morta ed io ne son sicuro.

Come una fonte semplice e tranquilla
donò la gioia alle riarse gole
degli umani e non seppe, ahimè! tenere
per la sua sete giovane una stilla!
Morì così, come un ignoto sole
spento su le fiorite primavere.

Chi batte alla mia porta? sei tu, cara?
Vieni con l'alba alla mia cella triste?
L'inchiodi forse questa grigia bara?

Mi ricordo di te, sola; eri bionda,
esile come un sogno giovinetto,
pallida come un astro mattutino;
te sola, nell'oscurità profonda
del mio cuore, t'accorgi per diletto;
te sola, con il mio tetro destino.

Chi tenta l'ombra che stagnò nei trivi
in cui le donne come idee mal certe
più volte si volgean tentando i vivi?

Chi veste d'auree stole anche le immonde
case che il fango d'un amplesso cinge?
Chi l'oro ai figli della terra adduce?
Ah, sei tu, sole, che le più profonde
pupille ferme nell'eterna sfinge
avvivi, anima orgiaca della luce?!

Sergio Corazzini





mi chiedo da sempre molte cose,
non tutte hanno risposta,
qualche volta sono anche sereno, orgoglioso,
ogni tanto mi sento impazzire di gioia o dolore;
questo è vivere mi sento dire da tutti
così ho smesso con molti il confronto
e parlo poco e ascolto meno;
là, in un posto che sò, esiste il confine,
quella linea sottile che varcheremo un giorno
e ci ritroveremo insieme ancora,
davanti a noi, forse, le tante risposte...

sabato 24 settembre 2011

nel gradiente di sempre riscontra
la bella campata del ponte,
sul fiume tranquille le brume
cospargono il manto leggero sull'acqua;
nel suono di un canto ricordo
e il passeggio ritorna una corsa
nei brividi il bavero copre la gola
e nasconde un singhiozzo...

Paderno d'Adda, il Ponte sul fiume

Lasciami sanguinare

Lasciami sanguinare sulla strada
sulla polvere sull'antipolvere sull'erba,
il cuore palpitando nel suo ritmo feriale
maschere verdi sulle case i rami

di castagno, i freschi rami, due uccelli
il maschio e la femmina volati via,
la pupilla duole se tenta
di seguirne la fuga l'amore

per le solitudini aria acqua del Bràtica,
non soccorrermi quando nel muovere
il braccio riapro la ferita il liquido
liquoroso m'inorridisce la vista,

attendi paziente oltre la curva via
l'alzarsi del vento nel mezzogiorno, fingi
soltanto allora d'avermi udito chiamare,
entra nella mia visuale da un giorno

quieto di settembre, la tavola apparecchiata
i figli stanchi d'attendere, i figli
giovani col colore della gioventù
esaltato da una luce che quei rami inverdiscono.

Attilio Bertolucci

venerdì 23 settembre 2011

Rondini, o voi dove andate?

Rondini, o voi dove andate
che par che il cielo v'ingoi?
O amiche rondini, fate
fate ch'io venga con voi.

Rondini, io getterò via
tutto ciò che amai, tutto ciò
ch'è inutil peso, terrò
soltanto l'anima mia.

Rondini, è certo che poi
senza l'ombra d'un pensiero
sarò leggero leggero
come il vento, come voi.

E tu taci, anima mia.
Mentre che scema la luce
andiamo dove ci conduce
questo volo, andiamo via.

Marino Moretti


e dove si va quando si parte?
in ambigue strade a volte ci muoviamo
e, perduta l'anima, vaghiamo assenti,
carichi di valige pesanti;
ricordo, quando il vento urlando,
piegava le chiome agli alberi,
quando il passo sferzato era duro,
quando il male covava nascosto;
ed ora?
ora che penso di sapere?
altre nubi frondano orizzonti sbiaditi,
li osservo e cerco nella calma il respiro...

giovedì 22 settembre 2011

 
musica, musica, eterna costante,
cinturi il mio essere con il tuo abbraccio,
consoli il mio animo di quando singhiozzo;
da quando ricordo ti sento, nell'aria,
a volte possente richiamo,
a volte brezza solitaria e leggera...
vorrei fondermi a te ogni qualvolta
mi culli e ti lasci ascoltare...


mercoledì 21 settembre 2011

Autunno

Il fieno è falciato
il cacciatore ha sparato,
l'autunno è inaugurato:
Il grillo si è murato
nella tomba in mezzo al prato.

Gianni Rodari


è nell'aria frizzante, nei colori più tenui,
nelle brume dei prati madidi di rugiada,
è nella finestra ora chiusa che rimanda
riflessi dai vetri ai miei occhi mattutini;
è in me che riaffiora, come ogni sempre,
ogni estate che passa inroduce il riflesso...

martedì 20 settembre 2011

Finestra sull'amore

La radice che profuma di umidità.
L'intima ombra in cui
modella a poco a poco la sua statura.
Quel calore impermeabile
che avvolge piacevole la vita.
Da lì la linfa,
il mistero affezionato a queste pareti,
soavi, profonde
in cui cadiamo blandamente
ricercando l'origine.
Quando invento
un palato di miele nella tua bocca.

Carmen Yánez


il colore dell'amore non esiste,
chi dice rosso viene travolto
e la passione spesso inaridisce,
chi dice giallo soffre di possesso
e vive lontananze infinite,
chi dice verde a volte fantastica e basta
e si perde nelle vie del sogno;
io, per me, amo le semplici cose
e le brume nei campi di questa stagione...

lunedì 19 settembre 2011

 

un turbinio di ansia avvolge
le tele così ben disposte al sole
arabeschi di immense consuetudini
rincorse come prassi affrettata
ed incubi mescolati al reale;
come in un percorso prestabilito
insinuo i miei passi insicuri
e vedo oltre il mare,
la terra...

domenica 18 settembre 2011

Tramonti

Un'alba estenuata
sparge per i campi
la malinconia
dei soli morenti.
La malinconia
culla con dolci canti
il mio cuore in oblìo
nei soli morenti.
E strani sogni,
simili a soli
che muoiono sui greti,
fantasmi vermigli,
sfilano senza tregua,
sfilano, simili
a grandi soli
che muoiono sui greti.

Paul Verlaine


schizzi cremisi, gialli e arancione
nei mie tramonti immaginati
con occhi a seguire fino ai confini le linee
di marine tranquille, solitarie;
nella ridda dei pensieri mi coglie
un sussulto che accompagna nei suoni
il brontolio di un tuono lontano...

sabato 17 settembre 2011

Sans verte étoile au ciel, ni nébuleuse blanche,
Sur je ne sais quel Styx morne, au centre de l'O
Magnifique qui vibre autour de lui sur l'eau,
Mélancoliquement mon esprit fat la planche.

Germain Nouveau
Poems 1872-1878

Senza stella giovine in cielo né bianca nebulosa
sopra non so qual tetro Stige al centro dell'O
magnifico che sull'acqua gli vibra attorno
maliconicamente il mio spirito fa il morto


cattedrali di sabbia frantumano guglie al vento
come umili fonti abbeverano sensi,
nel chiostro racchiuso si leva un canto
è qualcosa di eterno, ancestrale;
la riva si tinge di mistico umore...

venerdì 16 settembre 2011

SOGNO E REALTA'

Com'è cieco colui che immagina
e progetta qualcosa
fino ai più realistici dettagli.
e quando non riesce a darne conto interamente
con misure superficiali e prove verbali,
crede che la sua idea
e la sua fantasia siano vanità!
Se invece riflettesse con sincerità,
si convincerebbe che la sua idea è reale
tanto quanto l'uccello in volo,
solo che non è ancora cristallizzata;
e capirà che l'idea è un segmento di conoscenza
ancora inesplicabile in cifre e parole,
poichè troppo alta e troppo vasta
per essere imprigionata
nel momento presente;
ancora troppo profondamente immersa
nello spirituale
per piegarsi al reale.

Kahil Gibran


ho scagliato un sasso nel buio
e non ne ho sentito il rumore cadere,
ho scelto di essere ancora, sempre,
librando le vaghe premesse nel nulla;
sognando rifletto il pensare
di desideri inespressi, segreti,
come un maglio il risveglio riluce
di albe usuali eppure possenti...

giovedì 15 settembre 2011

LA BELLA CITTÀ

Antiche piazze assolate in silenzio.
Immerse in filamenti di azzurro e oro
come in sogno si affrettano miti monache
di afosi faggi entro il silenzio.

Dalle brune illuminate chiese
guardano della morte le pure immagini,
di grandi principi le belle insegne.
Corone scintillano nelle chiese.

Destrieri emergono dalle fonti.
Sanguinanti minacciano dagli alberi artigli.
Ragazzi giocano confusi da sogni
a sera sommessi là presso la fonte.

Fanciulle stanno alle porte,
guardano timide nella varia vita.
Le loro umide labbra tremano
ed esse attendono presso le porte.

Tremanti vibrano di campane i suoni,
tempo di marcia e richiami di guardia.
Stranieri ascoltano sugli scalini.
Alti nell'azzurro sono d'organo i suoni.

Chiari strumenti cantano.
Dei giardini entro il fogliame
trema il riso di belle donne.
Sommesse giovani madri cantano.

Segreto alita a fiorite finestre
profumo d'incenso, catrame e lillà.
Argentei scintillano stanchi cigli
attraverso i fiori alle finestre.

Georg Trakl


con lente dinamiche il flusso scorre
e alimenta il mio cuore di miele,
poetiche mistiche leniscono i mali
ed afferrano sensi indiscreti;
sono là dove il fiume si perde
scorrendo tra sassi e ghiareti,
come acqua, come linfa
sono in bilico tra essere e dare
indiscreto scruto nell'anima
e vedo il colore del corpo...

mercoledì 14 settembre 2011

Notte

Io vado nella notte alta al tuo fianco.
Non so da chi, non so da che atterrita,
spesso trasalgo e al tuo braccio m'abbranco.
Ascendiamo io non so quale salita
passo passo, e la notte è come un mare,
come un'onda nel mar la nostra vita.
Più non vedo il tuo sguardo tutelare
vigilarmi nell'ombra. Su qual traccia,
dove come perchè dobbiamo andare ?
Verso qual meta ? La paura diaccia
quasi nel seno il battito m'arresta...
Ma tu mi levi fra sicure braccia,
mi baci lento, mi sussurri: — A questa.

Amalia Guglielminetti


Notte d'Estate, Kety Bastiani

silenzio e ronzii di insetti
nel caldo estivo il sudore imperla
visi dormienti, sonni agitati;
in contesti asurdi il sogno prevale
e mescola un fantastico irreale
al gesto ripetuto, notturno;
ebbi a dire più volte, oltre
quel confine indeciso, intravisto...

martedì 13 settembre 2011

passioni certe atteggiano
consumati gesti nel mio immaginario,
a creare riscontri, contiguità;
plasmiamo dal nulla pensieri e parole
in pessima forma adeschiamo
frasi risapute consuete...


ALL'ARTE

Qualche volta t’insulto e mi ribello
A te, bell’Arte, amor mio maledetto;
Terribile cilicio all’intelletto,
Cancro orrendo del core e del cervello!

Con la penna, per te fatta coltello,
M’apro la fronte e mi dilanio il petto;
Per te m’è affanno ogni più dolce affetto,
Per te tortura ogni pensier più bello.

E intanto intorno a me ride il lavoro
Sano e tranquillo de la gente oscura,
E l’amor regna e la potenza e l’oro;

Ed io, stupido pazzo, invecchio e piango,
E più ti veggo bella, immensa e pura,
E più mi sento sprofondar nel fango.

Edmondo De Amicis

lunedì 12 settembre 2011

Schizzo parigino

La luna spargeva i suoi colori di zinco
ad angoli ottusi.
Fili di fumo in forma di cinque
uscivano densi e neri dagli alti tetti aguzzi.

Il cielo era grigio. Piangeva la tramontana
come un contrabbasso.
Lontano, un gatto freddoloso e discreto
miagolava sottile in modo strano.

Io, camminavo, pensando al divino Platone
e a Fidia,
a Salamina e a Maratona,
sotto l'occhio ammiccante dei becchi blu del gas.

Paul Verlaine




le vie insensate di una città
incrociano i miei passi furtivi, notturni,
Parigi, Oh cara! mi chiama
dalle piazze deserte alle lamiere lucenti
in un chiaro scenario sereno...
impresso nel cuore ho il profumo
di viali e bistrò...

domenica 11 settembre 2011

In pena

In pena per un cielo infranto
per la pioggia che ci bagnerà
vado pensando alla gioia grande
che se vorremo ci prenderà.

Tra dovere ed inquietudine
esita quasta vita rude.
(È una molto grande pena
confessarlo, ora)

Qui ogni cosa odora d'erba.
Su tutto il cielo, in cielo, il volo delle rondini
ci distrae, ci fa pensare...
Io penso una speranza quieta.

Paul Eluard

 Paesaggio con pioggia, Wassily Kandinsky

brume settembrine accalcano
i cigli degli orti la mattina
in dense coltre di umidi sospiri;
speranza quieta di serene intenzioni
e la mente divaga in cortei silenziosi
di pene e mestizie, così care all'amore...
in un attimoi di requie respiro
affranto dal segno del tempo
e ricorro intenzioni assopite...