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sabato 30 novembre 2019

I vecchi che i scrivono..., di Anna Maria Carpi

I vecchi che mi scrivono e so bene perché
i figli chissà dove, i giorni vuoti.

Vecchi tanto per dire, hanno i miei anni,
ma io ai miei non credo,
il passato è una curva
di là da quella io confondo i nomi.

E a chi sa a chi la vede –
confusamente –
cosa ne può importare?
Io non so abitare
che la giovinezza
io nello zaino ho solo la speranza
.

Anna Maria Carpi
da "Far misteri fra parola e cosa"
                 


tutti potremmo diventare vecchi,
si spera, almeno per molti;
dopo gli acciacchi, le pene, i sospiri,
saremo pronti? In attesa? Vigili?..

venerdì 29 novembre 2019

Amnesia, di Fernando Bandini

Amnesia

Giorno per giorno qualche nome si eclissa
dalla mia lingua e dalla mia memoria,
usuali parole come sedia bottiglia
Oh, trafelate corse per riprenderne
possesso! Annaspo naufrago
in un mondo che sempre più smarrisce
i suoi eoni, balbetto
come Mosè presso il roveto ardente.

E con nervoso tremito pronuncio
casa farfalla mela
per esorcizzare la buia notte
che si avanza a grandi passi;
ma poi casa precipita, farfalla
si polverizza in porpora,
mela mi è tolta divorata dal verme
che abita il mio cervello.
 
Come mi muoverò, poeta senza
gli amati nomi succo delle cose,
tra i buchi d’un saccheggiato universo?

Fernando Bandini


scordarsi le cose, per poco,
quando è troppo è malattia avanzata;
piccoli smemorati crescono al vento
di ricordi a volte troppo pesanti...

giovedì 28 novembre 2019

A sera, a notte, la notte tutta..., di Anna Maria Carpi

A sera, a notte, la notte tutta
è festa, luce coatta, e tutti frateli
e tutti
così nel bene e nel male
su questo inclinato Titanic terrestre.
Tremano solo nel fondo. Nel buio degli occhi
è il guizzo, l'assillo:
essere amati.
E langue il flauto: la vera gioia sei tu,
cuore dell'altro.

Cuore dell'altro,
forse senti qualcosa, forse
hai memoria, a volte sembra
che qualcosa vorresti,
ma non dai a vederlo,
ah, non c'è tempo,
sei già passato ad altro
e perché non lo sai.

Anna Maria Carpi
da "Far misteri fra parola e cosa"


sempre di affetti parliamo,
quando temiamo il distacco,
quando siamo soli nel buio;
rimedio naturale al vivere è morire...

mercoledì 27 novembre 2019

Sciocchezze #4, di Gujil


Sciocchezze #4

Continua la pioggia e mi irrita,
siamo animali che amano il sole...

Gujil

martedì 26 novembre 2019

Haiku n°30, di Anonimo

Haiku n°30

cince paffute cinguettano
semi scomposti e larve nascoste
l'autunno insegna loro a cercare.

Anonimo
del XX° Secolo
Haiku



lunedì 25 novembre 2019

Urna di vetro, di Pier Luigi Bacchini

Urna di vetro

Ho provato a seppellirmi, per un poco,
dietro la porta, seduto tra le ante
della piccola bussola. -
                    tutta la botanica del creato
- di là dai vetri, è ridotta a un vialetto
con una quercia, i cedri,
e due emerocallidi.

                    I godimenti di una volta,
quando l'organismo era me stesso
secondo il desiderio - tutta la materia, credo,
vibri così, trascorsa dalla vita,
anche gli antri aridi dei vulcani, quando fuoriescono
le lave che si consolidano, e che s'imponga sempre la giovinezza
per i canalicoli seminali.
                    Come può darsi
che uno come me, senza castità,
possa un giorno salire sino a un eremo,
distaccarsi in preghiera, esalarsi di sera
se non nel maggio, trascinando con sé un'intera foresta
e la volatile polvere dei suoi profumi,
che apre le bocche dappertutto
per nutrimento, per amore?

Questa è un'urna di vetro - ma all'esterno
le generazioni metodiche delle ombre
si spostano, e un tepore penetra il legno,
dà sussulti, scotimenti, moti
d'atomi:
e anche le parole sono fiato, soglia dell'audiogramma,
energia-materia
che rientra nell'eterno.

Pier Luigi Bacchini


nelle rune riponiamo noi stessi,
oppure le cose che vogliamo conservare;
tramandare reliquie fa parte dell'uomo,
cerchiamo di fermare la nostra fragilità...



domenica 24 novembre 2019

che t'importa del mio nome? di Aleksander Puskin


che t'importa del mio nome?
Esso morirà, come il triste rumore
Dell'onda, che batte contro una lontana riva,
Come un suono notturno in un profondo bosco.

Esso sul foglietto di un album
Lascerà una morta traccia, simile
Al ricamo di una iscrizione tombale
In una lingua sconosciuta.

Che c'è in questo nome? Da tempo dimenticato
Nelle agitazioni nuove e ribelli,
Alla tua anima esso non darà
Puri, teneri ricordi.

Ma nel giorno della tristezza, nella quiete,
Pronuncialo con nostalgia;
Di': c'è una memoria di me,
C'è al mondo un cuore nel quale vivo
...

Aleksander Puskin


quante domande nella vita,
quanti sogni, pensieri, voli;
eppure siamo persone di requie,
un angolo caldo e ristoro...

venerdì 22 novembre 2019

Teoria dell'alimentazione, di Werner Aspenström


Teoria dell'alimentazione

Quando la fantasia si è saziata di fantasie
cresce l’appetito per la realtà.
Allora riassapora il pane duro come pietra.
Ora quasi ci accontentiamo delle pietre.

Werner Aspenström


bellissima metafora di oggi,
una poesia cruda, dura, eppure vera;
non sappiamo più distinguere le cose,
i colori sono un continuo sfumare e fondersi...


giovedì 21 novembre 2019

Haiku, di Masaoka Shiki


Haiku

Convalescenza:
stancarsi gli occhi
contemplando le rose.

Masaoka Shiki


sempre efficace l'immagine,
si pone come un punto fermo;
non saprei mare fare bene,
così come gli istanti che stanno...

mercoledì 20 novembre 2019

Hemìfthoron, di Dimitris Kosmòpulos

Hemìfthoron*

Stasera ti supererò.
Ma come potrò scordare
ciò che appresi? Essere un albero
con le radici al centro
di una vecchia ferita. Dal cuore
mi spuntavano rami e foglie.

Cos'è avvenuto stasera
che cambia volto la Luna?
Guarda, porta dal futuro
candeline e oggetti in mano.
Dai prati della morte
fumo d'amore ed erba.

Vento tra le mie fronde.
Le sue ali sono il mio fuoco.
Rami grigi, foglie gialle –
nel brivido esisto.
Sento il colombo nero
per anni mia stella e cero.

Distendo rami nella foresta
del mondo per superarlo.
*Simbolo nella scala della melurgia bizantina, indica il tono di voce deminuto.

Dimitris Kosmòpulos
da "Risurrezione di Andreij Tarkovsij"
traduzione di Nicola Crocetti


vorrei essere così bravo da sapere tanto,
più di quello che so, molto di più;
vorrei cibare la mente di tanto sapere,
vorrei, ma già quello che ho fatica a restare...

martedì 19 novembre 2019

Sciocchezze #3, di Gujil


Quando la paura, l'ansia, il timore, scemano
si respira di nuovo, si riprende il viaggio;
ora un amico si sente a disagio, si va.
Un motociclista sull'asfalto, ferito,
un automobilista sconvolto, ieri,
un giorno come un altro...

Gujil

lunedì 18 novembre 2019

Haiku n°28, di Anonimo


Haiku n°28

angusti riposti collimano
sospiri lunghissimi e tesi
troverò risposte in sereni risvolti...

Anonimo
del XX° Secolo
"Haiku"

domenica 17 novembre 2019

Paradossi e ossimori, di John Ashbery


Paradossi e ossimori

Questa poesia si occupa del linguaggio a un livello alquanto piano.
Guardala che ti parla. Guardi da una finestra
o affetti irrequietezza. La sai ma non la sai.
Ti manca, la manchi, le manchi, ti manca. Vi mancate a vicenda.
La poesia è triste perché vuole essere tua, e non può.
Cos’è un livello piano? E’ quella cosa e altre,
e ne mette in gioco un sistema. Gioco?
Beh, di fatto, sì, ma io ritengo che il gioco sia
una più profonda cosa esterna, un modello di ruolo sognato,
come nella ripartizione della grazia queste lunghe giornate agostane
senza dimostrazione. A finale aperto. E prima che te ne accorga
si perde nel vapore e nel cicaleccio della macchina da scrivere.
E’ stata giocata un’altra volta. Penso tu esista solo
per tormentarmi a farlo, al tuo livello, e poi tu non ci sei
o hai adottato un atteggiamento diverso. E la poesia
mi ha deposto dolcemente accanto a te. La poesia è te.

John Ashbery
da "Shadow train"
Traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan


viviamo in un mondo di paradossi,
meno conosciamo gli ossimori;
siamo citazioni di frasi fatte,
crediamo in cose che nemmeno sappiamo...

sabato 16 novembre 2019

Ci incontreremo di nuovo..., di Remo Pagnanelli

Ci incontreremo di nuovo
e sarà un modo diverso di vedersi
e di toccarsi (del resto i nostri corpi
non erano cose da vedere nemmeno in vita,
meraviglie di decrepitezza).
Di sicuro ci sarà nebbia e farà freddo,
comunque spero di stare solo, senza
nessun intermediario, per riannodare
una certa storia con te, d'amore
dopo la vita...

Remo Pagnanelli
    

si, forse sarà, ma quando?
nutriamo speranze nel cuore, nei sensi;
la possibilità di nuovi abbracci,
vorremo baciare ancora i cari volti...        

venerdì 15 novembre 2019

Paure ed ansie, di Anonimo



Paure ed ansie

Così vorrei lasciare paure ed ansie,
in un angolo riposte e chiuse;
vorrei potere esprimere gioia
anche quando la mente è affranta.
Davvero vorrei che paure ed ansie
andassero via, lontane dal cuore,
guardo i miei beni, gli amori e penso,
vorrei non fossero paure ed ansie.

Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate


giovedì 14 novembre 2019

Haiku n°27, di anonimo



Haiku n° 27

funghi mangerecci spuntano
tra muschi intrisi di pioggia;
aspettano il sole autunnale.

Anonimo
del XX° Secolo
"Haiku"

mercoledì 13 novembre 2019

Dirle tutto di sè..., di Silvio Ramat


Dirle tutto di sé – lei non lo chiede
ma che importa? Non celarle gli azzardi,
le smanie di un amore se dispera.
Ma non coinvolgerla nel proprio buio,
nelle spire noiose di un declino.
Gli basta a volte pensarla che corre,
in un paesaggio da sempre a lei il più caro,
in un giorno di festa, la mattina,
affaticata e lieve. Amore, è tardi.

Silvio Ramat


come si può fare con Lei, temebonda,
eppure vorrei dividere il fardello e l'ansia;
carica di nubi è l'anima bella di Lei,
vive nell'angusto di un angolo solo...

martedì 12 novembre 2019

Sciocchezze #2, di Gujil


e se dovesse essere come credo?
se dovesse succedere?
cosa dovrei mai fare?

Gujil

lunedì 11 novembre 2019

Sullo spazio, di Homero Aridjis

Sullo spazio

... Il giorno che non occuperò spazio.
P. Calderón de la Barca
Loa per Auto Primero (y segundo Isaac
)


I
Il corpo è lo spazio
primo e ultimo dell’uomo.
II
Il corpo ha un posto nello spazio
e lo spazio ha un posto nel corpo.
III
Non ci possono essere due corpi
nello stesso spazio nello stesso momento
ma due tempi e due spazi
nello stesso corpo.
IV
Lo spazio non è forma o materia,
non causa o orizzonte;
è ventre, è aria, è ombra,
e, soprattutto, lo spazio.
V
Lo spazio non si muove con il corpo,
rimane al suo posto;
ma a volte
il mio spazio è il tuo corpo.
VI
Il tuo spazio è indifferente per il corpo,
finché non lo occupa;
poi si trasforma in spazio occupato.
VII
Il problema di Aristotele era di sapere
se lo spazio stesso occupa spazio;
il problema della morte era quello di occupare
lo spazio di Aristotele.
VIII
Il corpo è uno spazio
tende ad andare in un altro spazio;
verso l'alto il pesante
verso il basso leggero
il mio verso te.
In questo modo nessuno
è felice nel suo spazio.
IX
In amore lo spazio non si muove
quando il corpo invade il centro;
lo spazio rimane quieto,
solo il tempo si muove nello spazio.
X
Il corpo dell'uomo viene da un posto lontano,
il tuo da vicino.
XI
Andato il corpo,
lo spazio rimane.

Homero Aridjis


quando non avrò più spazio,
sarò costretto tra assi e velluto;
allora mi mancherà il sole d'autunno,
vedrò solo luci lontane e fioche...

domenica 10 novembre 2019

Parco del Valentino, di Roberto Rossi Precerutti

Parco del Valentino

Dentro gli occhi il mattino – fa promesse
nel rimescolio dell’aria nell’acino
zuccherino che pende sulle braci
polverose dei viali – sono spesse

e forti queste foglie, già una messe
di lucidi aghi copre le mendaci
sontuosità del verde o le vivaci
ostensioni celesti (ma le stesse

radici, il bel fianco che di vertigine
si strema faranno come un’ardente
offerta ancora al buio della fronte):

dentro un vapore d’oro, a una sua fonte
fredda miserandi attinge prodigi
un dio di crocicchi, le labbra spente.

Torino, 5 febbraio 2007

Roberto Rossi Precerutti
da "Come nella rapina di una corrente oscura"


ricordi di Torino, un auto, un ponte,
una canzone amata da mia madre;
ricordi, solo ricordi e il Po fiume
che mai profondamente amai...

sabato 9 novembre 2019

Haiku, di Masaoka Shiki

Torri di nubi:
verso sud volano
vele bianche
 
Masaoka Shiki
 
 
guardare il cielo, ogni tanto,
quando è bello, o brutto;
le nuvole o meno impegnano
strati di blu, o di grigio...

venerdì 8 novembre 2019

Haiku n°26, di Anonimo

 
Haiku n°26
 
piove alla finestra,
gocce rotolanti disegnano
imperscrutabili segni sui vetri
 
Anonimo
del XX° Secolo
Haiku

giovedì 7 novembre 2019

Versi per Lou, di Guillame Apollinaire

Versi per Lou

Riconosciti
Questa adorabile persona sei tu
Sotto il grande cappello da canottiere
Occhio
Naso
La bocca
Ecco l’ovale del tuo viso
Il tuo collo bellissimo
Ecco infine l’immagine non completa
del tuo busto adorato visto come
attraverso una nuvola
Un po’ più basso è il tuo cuore che batte

Guillame Apollinaire


 
bella nel suo essere immagine,
una poesia d'amore, credo;
le mie languono in cassetti,
sono nascoste da polveri sottili...

 

mercoledì 6 novembre 2019

Vedi, pensieri e sogni, di Yehuda Amichai

Vedi, pensieri e sogni

                  Vedi, pensieri e sogni in un intrico
di fili ci ravvolgono, in una rete mimetica,
e né Dio né i caccia in ricognizione
potranno mai sapere
ciò che vogliamo realmente
e dove il nostro passo è diretto.

Solo la voce che interrogando guizza
si alza ancora sulle cose e resta in aria sospesa,
anche se le granate l’hanno ormai ridotta
come una lacera bandiera,
come una nuvola squarciata.

Vedi, anche noi compiamo rovesciandolo
il cammino dei fiori:
da un calice iniziare tripudiante di luce,
scender giù con lo stelo sempre più cupo,
arrivare nella chiusa terra e attendere un poco,
e finire, radice, nel grembo, nell’oscuro.


Yehuda Amichai
da "Poesie"
traduzione di Ariel Rathaus
 
 
i sogni, già i sogni nostri, quelli belli,
impeti di ricordi e cose piacevoli;
e i pensieri, tutti, arrivano, vanno,
rimane il fatto che siamo essere pensanti...

martedì 5 novembre 2019

Protocollo cittadino #4

 
la pioggia bagna tutto,
eppure una biciletta arranca sdrucciolevoli strade;
forte la voglia di andare... ma dove?
 
Gujil

lunedì 4 novembre 2019

Sciocchezze #1, di Gujil



finalmente arrivai,
solo, comne sempre in attesa ancora,
la città è ora assolata...

Gujil

domenica 3 novembre 2019

Portovenere, di Philippe Jaccottet

Portovenere

Di nuovo cupo il mare. Tu capisci,
è l’ultima notte. Ma chi chiamo? A nessuno
parlo, all’infuori dell’eco, a nessuno.
Dove strapiomba la roccia il mare è nero, e rimbomba
in una campana di pioggia. Un pipistrello
urta come stupito sbarre d’aria,
e tutti questi giorni sono persi, lacerati
dalle sue ali nere, a questa gloria
d’acque fedeli resto indifferente,
se ancora non parlo né a te né a niente. Svaniscano
questi “bei giorni”! Parto, invecchio, che importa,
il mare dietro a chi va sbatte la porta.
 
Philippe Jaccottet
da "Lo slancio del cuore"
traduzione di Fabio Pusterla
 
Porto Venere – Veduta
 
ligure come il mare che tocca il cuore,
un mare che ora sento mio, profondo;
camminate su spiagge assolate e sole,
ricordi, passato, ed ora il mio presente...

sabato 2 novembre 2019

Che a me venisse amore, di Siro Angeli

 Che a me venisse amore
 
Che a me venisse amore
con i tuoi occhi alfine
tanto creduto avevo
che a me è venuto, amore.
 
Che amore non finisse
per me dentro i tuoi occhi
tanto temuto avevo
che a morte egli lo disse.
 
E morte, perché amore
non avesse mai fine,
fermò solo il tuo cuore;
e il verde dei tuoi occhi
 
divenne il suo colore.
 
Siro Angeli
 
 
e quelli venuti e andati, ieri,
qualcuno riappare, si affaccia, ritorna;
il nostro credo non vede con occhi,
richiama al cuore istanti passati, lontani...

venerdì 1 novembre 2019

Protocollo cittadino #3

 
ognissanti e mattino grigio,
la prima luce che filtra, il caffè,
vedremo la gente che affretta passi,
lungo l'immenso giardino del pianto...
 
Gujil