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giovedì 25 aprile 2024

La sepoltura dei morti, di Thomas Stearns Eliot

Noemo nel nome di battaglia,
lo zio partigiano mi apetta
per quell'abbraccio annuale
  Noemi nel suo giovane cuore...
 

Nel 1975 gli Stormy Six includono il brano
La sepoltura dei morti,
ispirato all'omonimo passaggio di Thomas Stearns Eliot
nel loro disco
Un biglietto del tram.

mercoledì 24 aprile 2024

Uccelli tetri, di Arturo Graf

 Uccelli tetri

Empie la cupola de’ cieli un greve
Vapor cinereo;
Copre gl’intermini campi un funereo
Lenzuol di neve.

Per l’aria gelida, sui bianchi e morbidi
Deserti immensi,
Trasvolan nugoli profondi e densi
D’uccelli torbidi.

Vulturi ed aquile, nibbii e sparvieri
Sinistri e torvi;
Innumerabili turbe di corvi
Lugubri e neri.

I vicendevoli odii si scordano
Volando forte,
E di fameliche strida di morte
Lo spazio assordano.

Con ali volano sicure e pronte,
Qual da presaga
Forza travolti verso una plaga
Dell’orizzonte.

— O lupi aerei, epe affamate,
Gole stridenti,
Per l’aria gelida, sfidando i venti,
Ove ne andate? —

— Noi lupi aerei, ventri affamati,
Stridenti gole,
Verso la plaga voliam del sole,
Dove su lati

Campi altri lupi che la natura
Perfezionarono,
Che han nome d’uomini, ci prepararono
Larga pastura.

Arturo Graf

Come nubi foriere
di piogge, scure, cieli
velati di ogni infranti;
si vive legati al destino...

martedì 23 aprile 2024

La goccia, di Anonimo

La goccia 

Che piccola cosa, una vita!
La mia, come tutte, è una goccia.
Voglio si perda in un mare d'amore,
perché è l'unica via, altrimenti
è una goccia sprecata:
troppo piccola
per essere felice da sola,
e troppo grande
per accontentarsi del nulla".

Anonimo

Densi sentimenti imperlano
angoli di occhi invecchiati;
il sapore di sale mescola
gioie e dolori insieme...

lunedì 22 aprile 2024

Dammi la tua mano…, di Leo Delibes

Dammi la tua mano…
Vedi?
Adesso tutto pesa la metà…

Leo Delibes

 Mano nella mano andiamo
dove ci porta il cuore spesso
siamo preda di assurdi ostacoli
e rimaniamo fermi, inmmobili....

domenica 21 aprile 2024

Protocollo cittadino #119 (Sempre). di Gujil

Sempre

Sempre un inciso assegna
 dolorosi ricordi, rimpianti
persi nell'esistere insieme;
solitudine come risposta...

Gujil

sabato 20 aprile 2024

Azalee nella pioggia, di Vittorio Sereni

 Azalee nella pioggia

Maturità scoppiante dei colori,
fu vostra la grazia dell’aria
nel lume di primavera. Ora si turba
lo splendido fervore.
Ma se il lago riaccenna al sereno
tra i canti d’una gita
sul mondo scampato ai temporali
le più bianche s’illudono d’eterno.

Vittorio Sereni

Acqua sui fiori, sui prati
sentiero infangati precludono
percorsi virtuosi e ameni;
rimango col senso di poi...

venerdì 19 aprile 2024

Davanti a San Guido, di Giosuè Carducci

Davanti a San Guido

I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.

Mi riconobbero, e – Ben torni omai –
Bisbigliaron vèr’ me co ’l capo chino –
Perché non scendi? Perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d’una volta: oh, non facean già male!

Nidi portiamo ancor di rusignoli:
Deh perché fuggi rapido cosí?
Le passere la sera intreccian voli
A noi d’intorno ancora. Oh resta qui! –

– Bei cipressetti, cipressetti miei,
Fedeli amici d’un tempo migliore,
Oh di che cuor con voi mi resterei –
Guardando io rispondeva – oh di che cuore!

Ma, cipressetti miei, lasciatem’ ire:
Or non è piú quel tempo e quell’età.
Se voi sapeste!… via, non fo per dire,
Ma oggi sono una celebrità.

E so legger di greco e di latino,
E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtú:
Non son piú, cipressetti, un birichino,
E sassi in specie non ne tiro piú.

E massime a le piante. – Un mormorio
Pe’ dubitanti vertici ondeggiò,
E il dí cadente con un ghigno pio
Tra i verdi cupi roseo brillò.

Intesi allora che i cipressi e il sole
Una gentil pietade avean di me,
E presto il mormorio si fe’ parole:
– Ben lo sappiamo: un pover uom tu se’.

Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
Che rapisce de gli uomini i sospir,
Come dentro al tuo petto eterne risse
Ardon che tu né sai né puoi lenir.

A le querce ed a noi qui puoi contare
L’umana tua tristezza e il vostro duol.
Vedi come pacato e azzurro è il mare,
Come ridente a lui discende il sol!

E come questo occaso è pien di voli,
Com’è allegro de’ passeri il garrire!
A notte canteranno i rusignoli:
Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;

I rei fantasmi che da’ fondi neri
De i cuor vostri battuti dal pensier
Guizzan come da i vostri cimiteri
Putride fiamme innanzi al passegger.

Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
Che de le grandi querce a l’ombra stan
Ammusando i cavalli e intorno intorno
Tutto è silenzio ne l’ardente pian,

Ti canteremo noi cipressi i cori
Che vanno eterni fra la terra e il cielo:
Da quegli olmi le ninfe usciran fuori
Te ventilando co ’l lor bianco velo;

E Pan l’eterno che su l’erme alture
A quell’ora e ne i pian solingo va
Il dissidio, o mortal, de le tue cure
Ne la diva armonia sommergerà. –

Ed io – Lontano, oltre Apennin, m’aspetta
La Titti – rispondea – ; lasciatem’ ire.
È la Titti come una passeretta,
Ma non ha penne per il suo vestire.

E mangia altro che bacche di cipresso;
Né io sono per anche un manzoniano
Che tiri quattro paghe per il lesso.
Addio cipressi! addio, dolce mio piano! –

– Che vuoi che diciam dunque al cimitero
Dove la nonna tua sepolta sta? –
E fuggíano, e pareano un corteo nero
Che brontolando in fretta in fretta va.

Di cima al poggio allor, dal cimitero,
Giú de’ cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di nero
Parvemi riveder nonna Lucia;

La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l’ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch’è sí sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,

Canora discendea, co ’l mesto accento
De la Versilia che nel cuor mi sta,
Come da un sirventese del trecento,
Pieno di forza e di soavità.

O nonna, o nonna! deh com’era bella
Quand’ero bimbo! ditemela ancor,
Ditela a quest’uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!

– Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:

Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. –

Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio cosí.
E quello che cercai mattina e sera
Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,

Sotto questi cipressi, ove non spero
Ove non penso di posarmi piú:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
Tra quegli altri cipressi ermo là su.

Ansimando fuggía la vaporiera
Mentr’io cosí piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.

Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo
E a brucar serio e lento seguitò.

Giosuè Carducci

Alberi alti che seguono vite
di uomini che vivono attimi;
il vento accarezza quei volti
che ancora sanno soffrire...

giovedì 18 aprile 2024

Eternità.., di Giueppe Ungaretti

Eternità
Tra un fiore colto e l’altro donato
l’inesprimibile nulla.

Giuseppe Ungaretti

Fiori nel senso esatto
dell'essere conseguenti?
"Ti regalerei dei fiori ma..."
poi ci si scorda delle date...

mercoledì 17 aprile 2024

Protocollo cittadino #118 (Sul ciglio), di Gujil


Sul ciglio

Equilibrando sul ciglio mi pongo
quesiti irrisolti e vaghi;
il senso? la via? la vita?
Soppeso iniziali disturbi e vago
sentieri nuovi, indecisi.
Sarò breve nel mio disfare...

Gujil

martedì 16 aprile 2024

Sull'argine, di Giovanni Pascoli

 Dall'argine

Posa il meriggio su la prateria.
Non ala orma ombra nell’azzurro e verde,
un fumo al sole biancica: via via
fila e si perde.
Ho nell’orecchio un turbinio di squilli,
forse campani di lontana mandra:
e, tra l’azzurro penduli, gli strilli
della calandra.

Giovanni Pascoli

Fiori e colori nei prati
di primavere che sommano
anni percorsi si polverose
strade e argini sfiorati...