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martedì 21 maggio 2024

Effetto di nebbia, di Corrado Govoni

Effetto di nebbia

Nella nebbia luminosa del mattino
la casa dolcemente indietreggia e s' appanna;
si piegan sullo stelo, nel giardino,
dolci fiori di spuma e di manna.

Corrado Govoni

Le cose, nella nebbia, intravedo
appena, indistinte, confuse;
rimane quel senso di niente
protegge, nasconde, accarezza... 

lunedì 20 maggio 2024

Breve la vita?, di Arturo Graf

Breve la vita?

Breve la vita? a me talvolta sembra
Esser già mille e mille anni vissuto,
E m’avvinghia un terror gelido e muto
Quando del tempo andato mi rimembra.

E il cor mi trema, e d’un ignoto inferno
Sento l’angoscia cercarmi ogni vena,
Quando il pensier in mente mi balena
Di dover forse vivere in eterno.

Arturo Graf

Episodi transitori insistono
vite disperse, orge assurde
di poteri, amori, ricerche
nel perdurante viaggio...

domenica 19 maggio 2024

Tele al vento, di Guido Fabiani

Tele al vento

Se mai, tessitore minuscolo,
il vento ti scuote e molesta,
nel cavo del muro tirandoti,
tu vedi passar la tempesta,

e torni, al benigno sorridere
del sole, fra li umidi rami,
e su la rovina de l'opera,
l'ordito novello ricami.

Beato! Se rapido il passero
a coglierti in becco non scende,
a te, da la tela finissima
che giuso dal mandorlo pende,

è dato le zampe distendere
tranquillo, e dal mobile velo
in ozio felice cullandoti,
campar contemplando nel cielo.

Ti guardo ammirato; e t'invidio
anch'io vorrei tender la rete
e al volo le nobili cogliere
de l'alma fantasime liete;

ma indarno mi pèrito a tessere,
chè il vento, l'ordito mi sfata;
il vento che ulula rabido
battendo de l'ala affannata.

Nè il tempo mi avanza di volgere
lo sguardo a l'azzurro infinito,
nè, in cari tripudî cullandomi,
rifar pazïente l'ordito:

Il vento, la tela rompendomi,
i dolci miei piani sconvolve:
le poche mie prede, staccandosi,
si perdono giù, ne la polve. 

Guido Fabiani

Tele come dipinti istanti, amori,
episodi transitori e ordite trame ;
impresse come lastre antiche,
dagherrotipi di sbiaditi attimi...

sabato 18 maggio 2024

Ecco le voci cadono, di Vittorio Sereni

Ecco le voci cadono

Ecco le voci cadono e gli amici
sono così distanti
che un grido è meno
che un murmure a chiamarli.
Ma sugli anni ritorna
il tuo sorriso limpido e funesto
simile al lago
che rapisce uomini e barche
ma colora le nostre mattine.

Vittorio Sereni

Un ritrovarsi esteso e lento
come un tesoro sepolto
siamo balia di venti e soli;
non basta il sospiro...

venerdì 17 maggio 2024

Ebrezza, di Amalia Guglielminetti

Ebrezza

Tenace cuor, le tue forze non dome,
nè fatte già da assiduo impero ignave,
in te risorgono, ribellate schiave,
che alla tempesta scuotono le chiome.

Torbido mal t'opprime e t'arde, come
suggel di passione troppo grave;
ma l'ami; esso è quasi l'aspra chiave
d'una tua ebrezza, cui non so dar nome:

Soffrir con gioia. Respirar la vita
in sussulti d'angoscia. Lacerare
senza pietà la propria ferita.

E più goder di questo estremo affanno:
che le tue grida tanto ardenti e amare
a chi ti strazia mai non giungeranno. 

Amalia Guglielminetti

Amar di cuor ferito insisto
rimane deleterio all'anima;
bisognerebbe spegnere il sentire,
risintonizzarsi in modo migliore...

giovedì 16 maggio 2024

Poesia d’amore, di Francisco Alvarez

Poesia d’amore

Mi piacerebbe essere il tuo pensiero,
l’inseparabile ombra che ti segue
– e se non come amante, come amica,
al sole, alla luna, alla luce di casa.

Vorrei essere il fiato del tuo respiro,
l’amore inquieto che ti avvince,
del tuo edificio colonnato e trave,
delle tue ferite odoroso unguento.

Tanto voglio essere tua, farti mio,
che io lascerei il mio spirito vuoto
perché tu lo riempia con la tua essenza.

Porta il mio profilo sul tuo sentiero,
ombra legata al tuo lieve vagare,
assorbimi nella pelle, nel vivere.

Francisco Alvarez

Amore per sè ritenta percorsi e
strade scoscese nascoste da rovi;
le bellezza si scinde in dolorosi liquidi
a umettare una pelle già vecchia...

mercoledì 15 maggio 2024

Eppure- chissà – là dove qualcuno.., di Ghiannis Ritsos

Eppure- chissà – là dove qualcuno
resiste senza speranza,
è forse là che inizia la storia umana,
come la chiamiamo,
e la bellezza dell’uomo.

Ghiannis Ritsos

Nell'attesa di sogni corro
vertiginose scoscese nel vento;
vorrei, tanto vorrei ma oltre
il mare a lambire le orme...

martedì 14 maggio 2024

Protocollo cittadino #13 (Oops!) di Gujil


Oops!

Ci si scorda a volte, ieri,
avviluppato da stupide cose
ho eluso il compito, il ruolo;
rimango legato al vivere...

Gujil

domenica 12 maggio 2024

Green eyes, di Kate Wolf

Green Eyes

Every night we light the candle
that stands beside our bed,
but sometimes the flame's too much to handle,
that's what you said.
That's what you said,
and you should know,
because you built a fire in me and you made it burn,
you followed me watching every move,
matching every turn.

Your green eyes they don't miss a thing,
they hold me like the sun going down,
warm me like a fire in the night, without a sound.

You were waiting till I heard,
just as patient as that love light in your eyes,
and never threw away a word, or ever talked in a disguise -
I ought to know.

You were a beacon to a sailor lost at sea,
I saw it in your eyes when you looked at me, so openly.

The first time I ever saw your laughter break loose inside and tumble out to me,
my heart knew it had found what it was after, and it came so easily we should know.
After all the years of the hard and lonely times,
now our days go by like best friends' story lines,
yours and mine.
 
Kate Wolf 
 
 
 
Occhi verdi
 

Ogni notte accendiamo la candela

che sta accanto al nostro letto,

ma a volte la fiamma è troppo da gestire,

questo è quello che hai detto.

Questo è quello che hai detto,

e dovresti sapere

perché hai acceso in me un fuoco e l'hai fatto bruciare,

mi hai seguito guardando ogni mossa,

abbinando ogni turno.

I tuoi occhi verdi non si fanno mancare nulla,

mi tengono come il sole che tramonta,

riscaldami come un fuoco nella notte, senza suonare.

Stavi aspettando fino a quando ho sentito,

così paziente come quella luce d'amore nei tuoi occhi,

e mai buttato via una parola, né mai parlato sotto mentite spoglie:

Dovrei saperlo.

Eri un faro per un marinaio perso in mare,

L'ho visto nei tuoi occhi quando mi hai guardato, così apertamente.

La prima volta che ho visto la tua risata scatenarsi dentro e cadere verso di me,

il mio cuore sapeva di aver trovato ciò che cercava, ed è arrivato così facilmente che dovremmo

sapere.

Dopo tutti gli anni dei tempi duri e solitari,

ora i nostri giorni trascorrono come le trame dei migliori amici,

tuo e mio
 

sabato 11 maggio 2024

Protocollo cittadino #122 (Sorpresa!), di Gujil

Sorpresa!

Come in una fiction di scontate sorprese
ecco quella che non ti potevi aspettare.
Ls gestione problematica delle imprese
passa per quel nonnulla di importanza...
 
Gujil

venerdì 10 maggio 2024

Ignorabimus, di Guido Gozzano

Ignorabimus

Certo un mistero altissimo e più forte
dei nostri umani sogni gemebondi
governa il ritmo d'infiniti mondi
gli enimmi della Vita e della Morte.

Ma ohimè, fratelli, giova che s'affondi
lo sguardo nella notte della sorte?
Volere un Dio? Irrompere alle porte
siccome prigionieri furibondi?

Amare giova! Sulle nostre teste
par che la falce sibilando avverta
d'una legge di pace e di perdono:

«Non fate agli altri ciò che non vorreste
fosse a voi fatto!». Nella notte incerta
ben questo è certo: che l'amarsi è buono!

Guido Gozzano

Scema l'amore al sogno perso
di un dì ritrovati amanti e spersi
nell'ingnoranza affimera e certa
di attimi dissacranti e languidi...

giovedì 9 maggio 2024

Il poeta e la lucciola, di Corrado Govoni

Il poeta e la lucciola

Sconosciuto e ramingo, nel suo schianto;
ma quando canta, gli occhi al ciel rivolti,
tremano i cuori, si sbiancano i volti,
senton gli umani l'ebbrezza del pianto.

Come la lucciola, che si nasconde
allo splendor del dì, mosca tranquilla,
e a notte tanto più rischiara e brilla
quanto più son le tenebre profonde.

Corrado Govoni

La luce che emano scema
durante i dolori impetuosi;
il cuore ora più non rischiara
gli angoli bui dell'anima...

mercoledì 8 maggio 2024

Annali di Volusio.., di Publio Valerio Catullo (36)

36

Annali di Volusio, cartacce di merda,
sciogliete la promessa della donna mia,
che a Venere e a Cupido ha fatto voto,
se da lei fossi tornato accettando
una tregua al mio violento sarcasmo,
di sacrificare alle fiamme di Vulcano
i versi migliori di un pessimo poeta
perché bruciassero su maledetta legna.
Quella dolce canaglia sapeva benissimo
di fare voti come fossero uno scherzo.
E allora tu, figlia del mare azzurro,
tu che abiti sui monti sacri di Cipro,
nelle baie del Gargano, in Ancona,
nei canneti di Cnido, ad Amatunta e Golgi,
a Durazzo, emporio di tutto l'Adriatico,
se questo voto ha una sua grazia spiritosa,
accettalo e ritienilo pagato.
Ma ora tocca a voi: andatevene al rogo,
con tutta la vostra rozza stupidità,
Annali di Volusio, cartacce di merda. 

Publio Valerio Catullo

Meravigliosi luoghi descritti
su carta, negli occhi, nel cuore;
ricordi di scuola. di banco, a
tirare le ore di sera, lo studio...

martedì 7 maggio 2024

Sotto il salice, di Arturo Graf

Sotto il salice

Sovra la cristallina
Spera d’acqua lucente
Un salice piangente
Le verdi chiome inclina
Melanconicamente.

E baciata dall’onde,
Tra quelle verdi chiome,
Una croce, siccome
Vergognosa, s’asconde,
Logora e senza nome.

La croce ignuda e brulla,
Senza un ricordo, un fiore,
La croce, o mie signore,
D’una bella fanciulla
Morta pazza d’amore.

Morta in quell’acqua cheta
Un mattino d’aprile,
Un mattin che lo stile
Di sua doglia secreta
Passolle il cor gentile.

Più di lei non favella
Anima nata: è corta
La sua storia: che importa
S’ella amò, se fu bella?
Son tant’anni ch’è morta!

Non è chi pianga e l’ami;
Solo di quando in quando
Il zeffiro passando
Fra que’ pallidi rami
Scioglie un gemito blando.

Cinta di pruni in giro,
L’acqua chiara e tranquilla,
Come una gran pupilla
Guarda il ciel di zaffiro
E sotto al ciel sfavilla.

Passa nell’alto il sole,
Passa la bianca luna:
Cadono ad una ad una
L’aride fronde sole
Sovra la croce bruna.

Arturo Graf

L'albero a cui bimbo ristetti
a gioir dell'ombra, insicuro
e solo con il naso in aria
a immaginare cavalli e Re....

lunedì 6 maggio 2024

Primavera nel chiostro, di Guelfo Civinini

Primavera nel chiostro

Nell'orto del convento
i peschi sono in fiore:
un mite incantamento
tien l'orto del Signore.

Che lieto avvenimento
per le piccole suore,
che hanno un cuore d'argento
e tre spade nel cuore.

Umili, ad una ad una,
bianche come di cera,
discendono nell'orto:

e risorge ad ognuna
come una primavera
nel piccolo cuor morto.

Guelfo Civinini

Sentire il battito del cuore
nel petto che lento ci ama;
in un profumo di fiori e colori
arriva ora violentemente bella...

domenica 5 maggio 2024

La vita è.., di Dario Fo

Di vita in vita osservo
soli che credono la luce;
rimane un abbaglia e un sorriso
mentre il nero ci circonda...

sabato 4 maggio 2024

La leggenda di Teodorico, di Giosuè Carducci

La leggenda di Teodorico
 Su 'l castello di Verona
Batte il sole a mezzogiorno,
Da la Chiusa al pian rintrona
Solitario un suon di corno,
Mormorando per l'aprico
Verde il grande Adige va;
Ed il re Teodorico
Vecchio e triste al bagno sta.
Pensa il dí che a Tulna ei venne
Di Crimilde nel conspetto
E il cozzar di mille antenne
Ne la sala del banchetto,
Quando il ferro d'Ildebrando
Su la donna si calò 
E dal funere nefando
Egli solo ritornò.
Guarda il sole sfolgorante
E il chiaro Adige che corre,
Guarda un falco roteante
Sovra i merli de la torre; 
Guarda i monti da cui scese
La sua forte gioventú, 
Ed il bel verde paese 
Che da lui conquiso fu.
Il gridar d'un damigello
Risonò fuor de la chiostra:
— Sire, un cervo mai sí bello
Non si vide a l'età nostra. 
Egli ha i pié d'acciaro a smalto, 
Ha le corna tutte d'òr.
— Fuor de l'acque diede un salto
Il vegliardo cacciator. 
— I miei cani, il mio morello,
Il mio spiedo — egli chiedea;
E il lenzuol quasi un mantello
A le membra si avvolgea.
I donzelli ivano. In tanto
Il bel cervo disparí,
E d'un tratto al re da canto 
Un corsier nero nitrí. 
Nero come un corbo vecchio,
E ne gli occhi avea carboni.
Era pronto l'apparecchio,
Ed il re balzò in arcioni.
Ma i suoi veltri ebber timore
E si misero a guair,
E guardarono il signore
E no 'l vollero seguir.
In quel mezzo il caval nero
Spiccò via come uno strale
E lontan d'ogni sentiero
Ora scende e ora sale: 
Via e via e via e via,
Valli e monti esso varcò. 
Il re scendere vorría,
Ma staccar non se ne può. 
Il più vecchio ed il più fido
Lo seguía de' suoi scudieri,
E mettea d'angoscia un grido
Per gl'incogniti sentieri: 
— O gentil re de gli Amali,
Ti seguii ne' tuoi be' dí,
Ti seguii tra lance e strali,
Ma non corsi mai cosí. 
Teodorico di Verona,
Dove vai tanto di fretta? 
Tornerem, sacra corona,
A la casa che ci aspetta? — 
— Mala bestia è questa mia, 
Mal cavallo mi toccò:
Sol la Vergine Maria
Sa quand'io ritornerò. — 
Altre cure su nel cielo
Ha la Vergine Maria: 
Sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covría,
Ella i martiri accoglieva
De la patria e de la fé;
E terribile scendeva 
Dio su 'l capo al goto re. 
Via e via su balzi e grotte
Va il cavallo al fren ribelle:
Ei s'immerge ne la notte,
Ei s'aderge in vèr' le stelle.
Ecco, il dorso d'Appennino
Fra le tenebre scompar,
E nel pallido mattino
Mugghia a basso il tosco mar.
Ecco Lipari, la reggia
Di Vulcano ardua che fuma
E tra i bòmbiti lampeggia
De l'ardor che la consuma: 
Quivi giunto il caval nero 
Contro il ciel forte springò
Annitrendo; e il cavaliero
Nel cratere inabissò. 
Ma dal calabro confine
Che mai sorge in vetta al monte?
Non è il sole, è un bianco crine; 
Non è il sole, è un'ampia fronte
Sanguinosa, in un sorriso
Di martirio e di splendor:
Di Boezio è il santo viso,
Del romano senator.
Giosuè Carducci
Leggende, eroici uomini vanno
a condurre genti verso l'ignoto;
fui affascinato e seguace, allora in
un contesto di privazioni anguste...


venerdì 3 maggio 2024

Diana, di Vittorio Sereni

 Diana

Torna il tuo cielo d’un tempo
sulle altane lombarde,
in nuvole d’afa s’addensa
e nei tuoi occhi esula ogni azzurro,
si raccoglie e riposa.
Anche l’ora verrà della frescura
col vento che si leva sulle darsene
dei Navigli e il cielo
che per le rive s’allontana.
Torni anche tu, Diana,
tra i tavoli schierati all’aperto
e la gente intenta alle bevande
sotto la luna distante?
Ronza un’orchestra in sordina;
all’aria che qui ne sobbalza
ravviso il tuo ondulato passare,
s’addolce nella sera il fiero nome
se qualcuno lo mormora
sulla tua traccia.
Presto vien giugno
e l’arido fiore del sonno
cresciuto ai più tristi sobborghi
e il canto che avevi, amica, sulla sera
torna a dolere qui dentro,
alita sulla memoria
a rimproverarti la morte.

Vittorio Sereni

E chiederemo ai cuori nostri
un segno di pace, finalmente,
resteremo soli in fronte al buio
come si fece un tempo, lontano...

giovedì 2 maggio 2024

Protocollo cittadino #121 (Asinello), di Gujil


Asinello

Io sono acqua nel vento
solitudine e pioggia che lava
la terra, la madre, il sole,
come un attimo perduto...

Gujil

mercoledì 1 maggio 2024

Se non avessi visto il sole.., di Emily Dickinson

Se non avessi visto il sole
avrei sopportato l'ombra
ma la luce ha reso il mio deserto
ancora più selvaggio

Emily Dickinson

Figure del passato sfiorano
paesaggi soleggiati e schivi;
la primavera si pone in essere
con luci ed ombre tra i colori...