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martedì 31 luglio 2018

8° riflesso estivo

 
il caldo mi toglie le forze,
i pensieri scarseggiano all'afa,
vorrei ma no so, non posso,
sono solo respiro affannoso
 
Gujil

lunedì 30 luglio 2018

7° riflesso estivo

 
Questo caldo mi toglie
parole ai pensieri,
ritrovo scorse emozioni...
 
Gujil

domenica 29 luglio 2018

6° riflesso estivo

sto in disparte, aspetto,
il colore del mare conta,
contano le cose, eppure...
 
Gujil
 
 

sabato 28 luglio 2018

Lo straniero, di Rainer Brambach

Lo straniero
 
Quello che domandò la strada,veniva dalla Grecia.
Argo, Chio, Atene.
La strada per la stazione di Badem
era difficile da indicare.
Ho pensato all’Odissea.
Mi salutò togliendosi il cappello: nelle gocce di pioggia
brillavano delfini
d’argento.
 
Rainer Brambach
 
 
straniero alla terra, come i tanti,
le paure superano i cuori;
è strano eppure rivedo bastimenti
carichi umani verso lidi lontani...

venerdì 27 luglio 2018

Haiku 46, di Mario Benedetti

46
 
Passano le nubi
e il cielo torna limpido
di ogni colpa.
 
Mario Benedetti
Risultati immagini per cielo limpido
 
poche parole per dire,
poche, mirate e grandi;
haiku imprevedibili e improvvise,
fissano concetti semplici e veri...
 

giovedì 26 luglio 2018

Lettera, di Katarina Frostenson

 Lettera 

La tua insonnia entrò nel mio sangue
e le notti divennero bianche
la primavera non arrivò col sonno, qui
dall’altra parte del golfo è la veglia
più nuda d’ogni altra cosa
I cerchi di gesso delle betulle
Il rovello dei pensieri esce
nell’ampiezza delle strade: io ti scrivo
dalla città delle linee
la mania è desta, linee, linee
ebbrezza si chiamano le automobili gialle
banane infila su una specie di mensola
presso la facciata
e le strade sembrano andare dritte verso le acque: c’è
un meraviglioso rigoglio selvatico
nei parchi, immobili quadrati
in mezzo a tutto
Canali e inchiostro
il blu della Neva così
corrono le linee sull’acqua
ponti che spalancano
tegole riposano contro il grigio del cielo
e là sotto, forse
una barriera
che s’allunga in fuori verso la tua notte
e collega
un’intera città, una
singolare Vineta
di campane sonanti, strisce, rosse
ferite e un’aperta
pena ch’era così comune


 Katarina Frostenson
traduzione di Enrico Tiozzo


ne ho scritte tante, da giovane,
sospiri amorosi e delusi,
soffrivo come gli amati eroi decadenti;
ora il dolore è solo più sordo... 

mercoledì 25 luglio 2018

5° riflesso estivo

 
mi manca l'estro, la voglia,
io che ho amato l'estate ora non la sopporto,
un insieme di pensieri orientati al sole,
troppe cose che virano in percorsi tortuosi;
cerco la mia anima sparsa nel mondo...
 
Gujil

martedì 24 luglio 2018

La sciarpa rossa, di Yves Bonnefoy

La sciarpa rossa
 
In alto un atrio nel cielo.
Il sole, al di là. Il comandante
Del vecchio mercantile riceve un viaggiatore.
Un oblò è aperto, le onde sono vicine.
 
E lui che fa? Si è alzato, lancia
Da questo oblò una cosa, poi altre.
Così: perché, mi dice, questa sciarpa,
Mio padre me la donò, alla mia partenza
 
Per il primo di tanti viaggi.
L’ho amata, mi è parso che mi dicesse,
L’ho serbata per questo giorno in cui muoio.
 
La spinge fuori, essa si ripiega
Sulla sua mano, e si rigonfia, poi si dispiega.
Per un istante su noi due tutto il cielo è rosso.
 
Yves Bonnefoy
da "L'ora presente", 1911
 
 
è un colore che ormai si è stinto,
in me, nella mia anima;
sono più portato al ricordo
ora penso e ripenso, medito...
 

lunedì 23 luglio 2018

4° riflesso estivo


 
ancora tempo di partenze,
Luglio,  il mese del sole alto,
Lei va in un clima sospeso
fatto di parole non dette, di silenzi;
probabilmente la colpa è mia
probabilmente io sono caduto...
 
Gujil

domenica 22 luglio 2018

Il bacio, di Sara Teasdale

Il bacio

Prima di te m’avevano baciata
solo i venti del cielo e piogge chiare –
ora che ci sei tu, potrei quei baci
ancor desiderare?

Mi volsi al mare, e mi mandò i suoi venti,
incontro mi balzarono cantandomi del sud –
ma a loro mi sottrassi, e a te di nuovo
io porsi le mie labbra da baciare.

Ai lieti scrosci del radioso Aprile
negai la bocca a nuovi baci avvezza
e chinai il capo perché quell’ebbrezza
la pioggia non spegnesse come stella.

Appartengo al mio amore ed egli a me,
siamo legati da un suggello ardente –
potrei lasciar entrare un mendicante
dove dimora un re?

 
Sara Teasdale
traduzione di Silvio Raffo
 

Auguste Toulmouche

"Il bacio"

 da tempo non bacio più, bacio intendo,
quello che fa fremere e impazzire i corpi;
l'età condiziona le situazioni ed i gesti
in fondo resta solo noi stessi..., giù...
 

sabato 21 luglio 2018

Frammento, di Anonimo


inderogabilmente accade, sempre,
ogni partenza fa sperare il ritorno;
scrutando possibili percorsi si aspetta...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati
 
 

venerdì 20 luglio 2018

Piccola sinfonia, di Giuseppe Bonaviri

Piccola sinfonia

Chitarra suonava fanciullo
nel paese in meriggio addormentato;
in eco, zufolo sul monte.
In ghirlanda di roselle
e giacinto girava l'equatore;
senza gas e idrogeno era
piano piano in espansione il mondo..

(Tra la galassia d'Andromeda e quella del Granchio
si sentano, in sottofondo, suono, e suonelli, di violino,
tromba, piatti, arco e viola.)

Giuseppe Bonaviri
da "I cavalli lunari", 2004


e come la musica avvolgeva,
ora mi piace ricordarla più che udirla;
l'ascolto è viziato dal tempo che manca
o sono io che lo penso e così non è...

giovedì 19 luglio 2018

Le tue mani esistevano..., di Antonio Gamoneda


Le tue mani esistevano.
 
Un giorno il mondo rimase in silenzio;
gli alberi, in alto, erano profondi e maestosi,
e noi sentivamo sotto la nostra pelle
il movimento della terra.
 
Soavi le tue mani nelle mie
e io sentii la gravezza e la luce
e tu che mi vivevi dentro il cuore.
 
Tutto era verità sotto gli alberi,
tutto era verità. Io capivo
tutte le cose come si capiscono
un frutto con la bocca, una luce con gli occhi.
 
Antonio Gamoneda
traduzione di Valerio Nardoni
 
 
una volta l'amore era fatto di mani,
dappertutto, sul corpo nel cuore,
le mie mani esistevano unite alle tue;
ora le mani rattrappiscono e dolgono...
 

mercoledì 18 luglio 2018

Dà l'allarme..., di Heinrich Böll

 Da’ l’allarme
a Ulrich Sonnemann
 
Da’ l’allarme
raduna i tuoi amici
non
quando urlano le iene
non
quando ti gira intorno lo sciacallo
o quando
abbaiano i cani da guardia
non
quando il bue aggiogato
fa un passo falso
o il mulo inciampa all’argano
da’ l’allarme
raduna i tuoi amici
quando i conigli mostrano i denti
rivelando la loro ferocia
quando i passeri scendono all’attacco
in picchiata
Da’ l’allarme
 
Heinrich Böll
Traduzione di Italo Alighiero Chiusano
da Poesie, Einaudi, 1974
 
 
ho sognato un serpente, vecchio e stanco,
si defilava senza fretta ed io, al solito,
l'ho colpito di sassi e di pietre e lui
si è trasformato in enorme gatto...

martedì 17 luglio 2018

Meditazione, di Gujil

mi è difficile scrivere in questo periodo,
sono sommerso da ansie e da dubbi,
sono insolitamente solo con me stesso;
in un crescendo di timori e paure cerco
una percorso che sia alternativo.
 
Gujil
 
 

lunedì 16 luglio 2018

Frammento..., di Anonimo

Pierre Mignard
"Pan e Siringa"
The Museum of Fine Arts, Boston - olio su tela,
  
... e un flusso di cuore
nel battito cerco ritmate cadenze
eppure..., eppure...,
bucoliche imprese ricordo
i volti, quelli confusi...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati

domenica 15 luglio 2018

Può darsi ch'io scordi..., di Marcel Proust


Può darsi ch’io scordi, Signora, il vostro
divino profilo d’uccello
e che strappi la mia pazzia
come se balzassi in un cerchio,
ma al soffitto del mio capo i vostri occhi,
fulgidi lumi, brilleranno.
 
Marcel Proust
traduzione di Roberto Rossi Precerutti
 
 
ne ho scordati anch'io di volti,
qualcuno ricordo appena,
la vita scorre come un libro
speriamo il mio sia lungo e noioso...

 

sabato 14 luglio 2018

Finibus terrae, di Vittorio Bodini

Finibus terrae

 

Vorrei essere fieno sul finire del giorno
portato alla deriva
fra campi di tabacco e ulivi, su un carro
che arriva in un paese dopo il tramonto
in un’aria di gomma scura.
Angeli pterodattili sorvolano
quello stretto cunicolo in cui il giorno
vacilla: è un’ora
che è peggio solo morire, e sola luce
è accesa in piazza una sala da barba.
Il fanale d’un camion,
scopa d’apocalisse, va scoprendo
crolli di donne in fuga
nel vano delle porte e tornerà
il bianco per un attimo a brillare
della calce, regina arsa e concreta
in questi umili luoghi dove termini, Italia, in poca rissa
d’acque ai piedi d’un faro.
È qui che i salentini dopo morti
fanno ritorno
col cappello in testa.

 
Vittorio Bodini
da "La luna dei Borboni e altre poesie"
 
 
alla deriva, da sempre, anche adesso,
questo beccheggiare nel mare della vita;
go riposto fiducia negli altri, in me,
ora provo dolore, profondo, dentro...

venerdì 13 luglio 2018

Oroscopo, di Ted Hughes

Oroscopo
 

Volevi studiare
le tue stelle – le custodi
del tuo cortile di prigione, il loro zodiaco. I pianeti
borbottavano le loro formule di potere babilonesi –
come gli ossi di uno stregone. Avevi ragione di temere
il possibile rimbombo di quegli ossi,
la chiarezza con cui si sarebbe percepito
il loro bisbiglio,
pur sepolti com’erano nel corpo caldo.

Ma a te non occorreva calcolare
i gradi del tuo ascendente sovvertitore
in Ariete. Non significava nulla di certo – non più,
secondo il libro babilonese,
di un viso segnato da una cicatrice. Quanto più a fondo
sotto la pelle avrebbe saputo sbirciare un mago?

A te bastava guardare
nel volto più vicino di una metafora
presa dal tuo armadio o dal tuo piatto
o dal sole o dalla luna o dal tasso
per vedere tuo padre, tua madre o me

che ti portavamo tutto il tuo Destino.
 
Ted Hughes
traduzione di Anna Ravano
 

sapere, conoscere, prevedere,
anch'io ho tentato le stelle allora,
il tempo passato non dice, non sembra
o sono solo io che a malapena ricordo...

giovedì 12 luglio 2018

Haiku, di Matsuo Bashò

Mare in burrasca -
su Sado si stende
la Via Lattea
 
Matsuo Bashò
 
 
la sintesi, l'essenza,
creare situazioni e stati
in poche parole, minime;
mi sento perduto di fronte...

mercoledì 11 luglio 2018

Assetto di volo, di Pierluigi Cappello

 
Assetto di volo
A Gino Lorio, in memoria
 
Con lui venivano una determinazione feroce
dalla camera alla palestra
i cento metri percorsi in cinque minuti,
con una tensione di motore imballato
tutta la forza del suo corpo spastico
ribellata alla forza di gravità.
 
Sant’Agostino diceva che perfezione
è la carne che si fa spirito, lo spirito che si fa carne
ma non è vero: ogni mattina i puntali delle stampelle
scivolano metro a metro per guadagnarne cento
ogni mattina lo spirito è tagliato via da quel corpo,
dalle suole strascicanti e dalle nocche strette,
bianche sulle impugnature,
ogni mattina dal dorso di lottatore
si stacca un collo di tendini tesi e redini allentate
un urlo chiuso nella sua profondità,
perfetto nella sua separazione.
E io vi vedo una bellezza di cimieri abbattuti
e dentro la parola andare la parola compimento
e sono sicuro che lui sogna baci pieni di vento
mentre la volontà conquista le giornate a morsi,
schiaffo dopo schiaffo perché venga la sera
schiaffo dopo schiaffo, chiglia in piena bufera.
 
Ci vuole un’estate piena e un padre calmo,
un dio non assiso in mezzo agli sconfitti
ma così in tutta bellezza lo posso immaginare
come un bambino alle prime pedalate,
reggilo, eccolo, tienilo così – adesso tiene
uniti la terra e il cielo dell’estate
non sbanda più, vince, è in equilibrio,
vola via.
Luglio 2003
 
Pierluigi Cappello
 
 
un volo facile, percorso
un giusto assetto è importante;
stiamo a volte impacciati nel mondo
le ali rattrappite e chiuse...

martedì 10 luglio 2018

Aspettando E. che torna da Roma, di Piero Bigongiari

Aspettando E. che torna da Roma
 
La tramontana accende nei camini
più vivida la fiamma: so, lontana,
che le tue ciglia bevono dal cielo
oblique più neri i suoi propositi.
So che guardi, né la tempesta schiara
i tuoi occhi, come un paesaggio andare
il tempo che da me qui ti separa.
 
Riconosco le rare, le lontane
pendici arroccate, un torreggiare,
all’orizzonte nuvole infocate
sui tufi della Valle Tiberina,
Orvieto, Arezzo, l’Arno che fa un’ansa
verde improvvisa, so che il tempo veste
- scompare e appare tra esili pioppete -
questa o altra divisa; ma tu scendere
non puoi da questo treno, né io salire
posso su un altro, anima mia indivisa
che torni come nel suo vaso il mosto
a fermentare.
                    Porta verso un alt
come scarica il carbonaio qui sotto
nel suo antro d’interi boschi il nero
smemorato deposito del fuoco.
Né questa tramontana urta per giuoco
su bacche intirizzite dall’autunno,
su arrossate pendici, a trarvi, è d’uopo
fin il rossore e l’allegria dell’atto.
 
Infilati gli stivali di gomma
il pescatore tenta la fanghiglia
dove il sole è vivace,
innesta ecco la canna, mette l’esca,
guarda sulla spalletta la marmaglia
che l’insulta, bestemmia, attende in pace.
 
Piero Bigongiari
da "Le mura di Pistoia", Mondadori, 1958
 
Immagine correlata
 
anche la mia E. si trova a Roma,
sarà ancora preda del passato? ancora?
ricordo un fruscio di seni e la bocca;
uniti in attimi indivisibili e così fragili...

lunedì 9 luglio 2018

3° riflesso estivo

 
riprendiamoci la vita, il senso delle cose,
un mondo così mi sta stretto, mi schiaccia;
non è detto che se i più gridano siano giusti,
non è detto che debba anch'io gridare.
 
Gujil

domenica 8 luglio 2018

Qui ci prendemmo il nostro paradiso, di Robert Lowell

Qui ci prendemmo il nostro paradiso
 

Qui ci prendemmo il nostro paradiso –
se non qui dove, amore?
 
Queste tre settimane il tempo
ha accumulato vapore
come lo specchio di un bagno:
colline, vacche, le collinette delle talpe,
un entroterra senza oceano…
 
il raccolto
che fischiamo dall’erba.
 
La quercia fulminata che ha perso
un ramo di una tonnellata
scuote ancora le sue foglie verdi
e prende la luce,
come se fosse viva.
 
Lo si sopporta? in natura
da seme a pula senza tragedia?
 
La follia viene da qualche cosa –
il presente, sì,
vi siamo dentro;
è l’infezione
delle cose passate…
 
la carta crepitante dell’Atlantico
che non sento da tre anni.
 
Perché si ama una donna
più delle donne?
 
Robert Lowell
traduzione di Francesco Rognoni
 
 
il nostro Eden, dove sarà più,
forse lo raggiungemmo prima
senza però capire, senza sapere;
ora il Purgatorio è quotidiano...

sabato 7 luglio 2018

Similitudine a due, di Alberto Bevilacqua

Similitudine a due
 
…hai la bellezza della farfalla che muore
sulla rovente lampada tenuta accesa
da un uomo insonne fino al giorno:
bruciata impronta del confine
fra il grande sogno e la notte breve.
Bellezza, un senso del nulla,
il solo forse,
che percepisce il mondo
che ci scruta dal fondo del suo specchio
dove riflette solo chi ci manca
 
Alberto Bevilacqua
 
 
quasi uguali, compatibili, simili,
così siamo noi con noi stessi
eppure, guardiamo, osserviamo;
nel discute a lungo perdiamo le cose...

venerdì 6 luglio 2018

Sfere di fuoco, di Tomas Tranströmer

 
Sfere di fuoco
 

Nei mesi oscuri la mia vita scintillava
solo quando ti amavo.
Come la lucciola si accende e si spegne,
si accende e si spegne,
– dai bagliori si può seguire il suo cammino
nel buio della notte tra gli ulivi.
Nei mesi oscuri l’anima stava rannicchiata
e senza vita
ma il corpo veniva dritto verso di te.
Il cielo notturno mugghiava.
Furtivi mungevamo il cosmo e siamo sopravvissuti.
 
Tomas Tranströmer
traduzione di Maria Cristina Lombardi
 

 
da molto non vedo le lucciole,
le ricordo nei prati vicino alla spiagge,
le ho visto sui dirupi montani;
sempre in attesa aspettando il momento...
 

giovedì 5 luglio 2018

Haiku, di Matzo Bashò

O cuculo!
Guida il mio cavallo
attraverso i campi
 
Matsuo Bashò
 
 
la concisione che serve,
quelle frasi che fermano il tempo;
la voglia di vita è repressa, stanca,
continuo col vigore appannato...

mercoledì 4 luglio 2018

Destino allegro, di José Hierro

 
Destino allegro
 

Ci hanno abbandonato a mezzo del cammino.
Tra la luce andavamo ciechi.
Siamo uccelli di passo, nuvole alte estive,
vagabondi eterni.
Brutta gente che passa cantando per i campi.
Benché il cammino sia aspro e siano duri i tempi,
cantiamo con l’anima. E non c’è un uomo solo
che capisca la viva ragione del nostro canto.

Viviamo e moriamo vite e morti altrui.
Sulle nostre schiene pesano molto i morti.
Il loro profondo grido ci chiede di morire un po’,
come morirono tutti loro,
di vivere in fretta, bruciando follemente
la vita che loro non vissero.

Fiumi furiosi, fiumi torbidi, fiumi veloci.
(Ma nessuno ci misura il profondo, bensì lo stretto.)
Mordiamo le rive, demoliamo i ponti.
Dicono che andiamo ciechi.

Ma viviamo. Trasportano le nostre acque l’essenza
delle morti e delle vite dei vivi e dei morti.
Vedete se è buona allegria sapere a scienza certa

che siamo nati per questo.
 
 José Hierro
traduzione di Alessandro Ghignoli
 
 
comunque destino, fato, domani,
il tempo nessuno lo vede, lo tocca,
eppure si vive, giorno dopo giorno;
il destino è scritto? segnato?...

martedì 3 luglio 2018

Rovine, 1945, di Carlo Betocchi

Rovine, 1945

Non è vero che hanno distrutto
le case, non è vero:
solo è vero in quel muro diruto
l’avanzarsi del cielo

a piene mani, a pieno petto,
dove ignoti sognarono,
o vivendo sognare credettero,
quelli che son spariti…

Ora spetta all’ombra spezzata
il gioco d’altri tempi,
sopra i muri, nell’alba assolata,
imitarne gli accenti…

e nel vuoto, alla rondine, che passa.


 Carlo Betocchi
da "Notizie di prosa e di poesia", 1947
 
 
la storia si ripete, attenzione!
ho paura, timore e remore;
le urla degli stupidi inondano
la piazza di pace del mio cuore...