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mercoledì 27 febbraio 2019

Dopo la vita cosa?..., di Giovanni Raboni

Dopo la vita cosa? ma altra vita,
si capisce, insperata, fioca, uguale,
tremito che non s’arresta, ferita
che non si chiude eppure non fa male

– non più, non tanto. Lentamente come
risucchiati all’indietro da un’immensa
moviola ogni cosa riavrà il suo nome,
ogni cibo apparirà sulla mensa

dov’era, sbiadito, senza profumo…
Bella scoperta. È un pezzo che la mente
sa che dove c’è arrosto non c’è fumo
e viceversa, che fra tutto e niente

c’è un pietoso armistizio. Solo il cuore
resiste, s’ostina, povero untore.


Giovanni Raboni

 

ricongiungersi, ritrovarsi, riunirsi,
enorme catarsi all'orizzonte, forse,
ciò che siamo saremo, vedremo;
l'attesa conduce pensieri lontani...

martedì 26 febbraio 2019

Haiku n°10, di Jorge Luis Borges

10
 
L’uomo è spirato.
La barba non lo sa.
Crescono le unghie.
 
Jorge Luis Borges
 
 
ancora essenzialità, sunto,
le nostre anime vagano nel nulla
sono preda di sentimenti complessi;
l'essenziale conta e definisce...

lunedì 25 febbraio 2019

Aspettami ed io tornerò,... di Konstantin M. Simonow

Aspettami e io tornerò


Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c’è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.

Aspettami ed io tornerò,
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell’anima mia…
Aspettami. E non t’affrettare
a bere insieme con loro.

Aspettami ed io tornerò
ad onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato
in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.
 
Konstantin M. Simonov
Traduzione di Angelo Maria Ripellino
 
 
si aspettatemi miei cari ed io verrò,
sarà un po' come tornare a casa, da voi;
mi mancano abbracci lontani nel tempo,
ho bisogno di udire il suono di voci perdute...

domenica 24 febbraio 2019

Vita di vento, vita d'acqua..., di Nico Orengo

Vita di vento, vita d’acqua
tirare i remi in barca
e aspettare una coperta
di sonno: lunga quanta
l’acqua di mare che ha visto
passare.
 
Vita d’acqua, vita di vento
farsi pesce nel mare
e morire contento.
 
A poche miglia
già si vede dove
il fiume nel mare
s’impiglia.
 
Basterà saltare
qualche onda, portare
il gozzo fra le prime
alghe di fiume
e poi lasciare che la trota
con il mare alla schiena
ritrovi il suo tema.
 
Nico Orengo
da “Trota blu”
 
 
oggi si apre, inutile mattanza,
volentieri rinuncio, andrò domani;
meglio non vedere, meglio credere,
domani, domani sarà meglio, spero...

sabato 23 febbraio 2019

Fuoco, fuoco, di Adam Zagajewski

Fuoco, fuoco

Il fuoco di Cartesio, il fuoco di Pascal,
la cenere, la scintilla.
Di notte brucia un falò invisibile,
il fuoco, che ardendo non distrugge
ma crea, come se in un attimo
volesse restituire ciò che le fiamme
hanno rubato in molti continenti,
la biblioteca di Alessandria, la fede
dei Romani ed il terrore di una bimba
in Nuova Zelanda.
Il fuoco come gli eserciti
dei Mongoli devasta e brucia le città
di legno e di pietra, e poi eleva
case leggere e palazzi invisibili,
impone a Cartesio
distruggi la filosofia e costruiscine una nuova,
si tramuta nel roveto ardente,
sveglia Pascal, percuote le campane
e le fonde per eccesso di zelo.
Avete visto come legge i libri?
Pagina per pagina, lentamente,
come chi ha appena imparato
a sillabare.
               Fuoco, fuoco, il fuoco
               eterno di Eraclito, l’avido messaggero,
il ragazzo dalle labbra nere come bacche.

 
Adam Zagajewski
Traduzione di Valeria Rossella


fuoco dentro quello passionale,
fuoco di legna, nel camino d'inverno,
riscaldarsi al calore del fuoco,
bello, rilassante, solitario o in compagnia...

venerdì 22 febbraio 2019

Capinera, Arturo Onofri

Capinera


La capinera cuce cuce e cuce.
Dalla quercia solitaria
con le acce lunghe lunghe del suo canto
ombra e sole in terra cuce,
cuce sereno e nuvole nell'aria,
finché tra i tronchi l'erba è tutta luce
e il cielo è tutto eguale liscio e bianco
come una pura conchiglia di canto.
 
Arturo Onofri
da "Arioso", 1921
 
 
uccellini colorati nei mie mondi,
da qualche anno li vedo, li ammiro;
volare sereni tra i rami del noce,
io sono l'albero, loro le anime grandi...

giovedì 21 febbraio 2019

Riflesso invernale

siamo a volte preda del nulla,
siamo lente derive, scogli,
gli anfratti solitari ci inducono
a pesanti veglie notturne,
siamo uomini....
 
Gujil

mercoledì 20 febbraio 2019

A mia figlia, di Charles Tomlinson

A mia figlia

“Le famiglie” dico, sapendo che non è
la parola giusta, “sono belle”.
“Le famiglie belle”, rispondi, aggiungendo
all’aggettivo scontato un po’ di sale,
“sono belle”. Ma volevo dire quanta strada
noi (famiglia itinerante) abbiamo fatto
dal giorno che son sceso portandoti a cavalluccio
in quel canyon dell’Arizona con il suo torrente
che indugiava ampio e lento sotto di noi;
poi è stato il Susquehanna col suo corso regolare;
e ora la rapida corrente del Severn ricorda
che il tempo non si ferma, anche se la figlia
che tu tieni per mano a me sembra
la stessa bambina che portavo in Arizona.
No – hai ragione – belle non va.
Ma solo una famiglia può rivisitare
il tempo a questo modo: i legami di sangue
ci radicano nello spazio, non immobili come alberi,
ma egualmente soggetti alla terra, al tempo, al clima,
le nostre dimore e storie legate come in rima.


Charles Tomlinson
Traduzione di Massimo Bacigalupo
 
 
cresci così, bene, bella, ridente,
cresci come l'erba nei prati,
cresci come la marea, alta,
sei nel mio cuore come non mai...

martedì 19 febbraio 2019

Mio male, mio bene..., di Giovanni Raboni


M
io male, mio bene, così vicini

ormai che tante volte vi confondo,
che risse facevate quando il mondo
era pieno di luce e i teatrini

del cuore non scritturavano ombre
ma angeli e demoni in carne e ossa
e da tutte le parti, nella fossa
di chi rammenta, nelle quinte ingombre

di macerie, nei cessi, nel foyer
annerito dagli incendi ferveva
l’incauta vita… Certo, si solleva
ancora il sipario, ogni sera c’è

spettacolo – ma senza vincitori
né vinti, senza sangue, senza fiori.
 
Giovanni Raboni
 
 
in un posto lontano, via dai problemi,
il quotidiano mi assilla, da sempre;
ricordo la bella spensieratezza di quando,
ragazzo imberbe spadroneggiavo il mondo...

lunedì 18 febbraio 2019

E il nostro pane, di Juan Carlos Onetti

E il nostro pane
 
Di te conosco soltanto
il sorriso giocondo
con le labbra separate
il mistero
la mia caparbia ossessione
di svelarlo
e avanzare caparbio
e sorpreso
esplorando il tuo passato.
Conosco soltanto
il dolce latte dei tuoi denti
il latte placido e burlone
che mi separa
per sempre
dal paradiso immaginato
dall'impossibile domani
dalla pace e dalla fortuna silenziosa
dal rifugio e dal pane diviso
da ogni oggetto quotidiano
che io potrei chiamare
nostro.
 
Juan Carlos Onetti
 
 
una dichiarazione di amore,
amore totale, indiscusso e forte;
si può avere per i figli, i genitori,
per chi ci accompagna è già più difficile...

domenica 17 febbraio 2019

Né lieto avo né discendente, di Endre Ady

Né lieto avo né discendente

Né lieto avo né discendente,
né parente né conoscente,
non sono di nessuno,
non sono di nessuno.

Sono, come tutti, maestà,
Capo Nord, mistero, estraneità,
fuoco fatuo e lontano,
fuoco fatuo e lontano.

Ma, ahimè, qui non posso restare,
vorrei tanto farmi vedere,
per essere visto davvero,
per essere visto davvero.

E tutto per questo: straziarmi, cantare.
Amerei essere amato
e a qualcuno appartenere,
a qualcuno appartenere.
 
Endre Ady
Traduzione di Vera Gheno e Gabriella Caramore
 
 
gli antenati, i figli, i nipoti;
un gioco di conseguenze,
le discendenze continuano
come la vita nel mondo...

sabato 16 febbraio 2019

Haiku n°10, di Anonimo

 
il codibugnolo zampetta
sui rami spogli del noce
non riesco a fare che brutte foto
 
Anonimo
del XX° Secolo
Haiku

venerdì 15 febbraio 2019

Oceano d'erba, di Edward Hirsch

Oceano d’erba

Sacra era la terra, ma aspro il vento
e inviolata la prateria, estesa per centinaia di miglia,
che tutto quel che lei poteva vedere era un oceano d’erba.

Certi giorni si sentiva così sola che andava fuori
e si rannicchiava fra le pecore per trovare compagnia.
Sacra era la terra, ma aspro il vento

e i fuochi di prateria dilagavano lungo le pianure
illuminando il paese come un’immensa polveriera
finché tutto quel che lei poteva vedere era un oceano di fiamme.

Trascorse tre anni senza vedere un albero.
Quando suo marito alla fine la portò sulle montagne russe
lei disse che sacra era la terra e aspro il vento

e s’inginocchiò piangendo senza consolazione,
e visse in una capanna di terra per altri trent’anni
finché il mondo svanì in un oceano d’erba.

Ogni tanto pensa a lei quando percorri il mondo,
nostra madre, a dove fu sepolta.
Sacra era la terra, ma aspro il vento
per coloro che sprofondarono in un oceano d’erba.
 
Edward Hirsch
da "On Love" (1998)
traduzione di Claudio Bellinzona
 
 
oceani e oceani, infinito di fronte,
la nave che sono ondeggia, beccheggia;
mi piacerebbe cantare a squarciagola
suoni che non si sanno vedere...

 




giovedì 14 febbraio 2019

Haiku n°9, di Anonimo

 
Haiku n°9
 
Freddo, ossa gelate,
sole, caldo alla pelle,
sempre in bilico nel mondo.
 
Anonimo
del XX° Secolo
Haiku

mercoledì 13 febbraio 2019

Neve sottile, di Yang Mu

 Neve sottile

Ieri notte è tornata sfiorando i monti, silenziosa
credo fosse un pensiero perso da lungo tempo
sommerso nelle profondità morte di una valle
l'ho vista con i miei occhi spingere il cancello del giardino
avanzare in punta di piedi timorosa, esitare
proseguire, lasciare infine una traccia
nel cuore dell'inverno

1996
 
Yang Mu
 
 
come quella che ovatta, leggera,
farinosa ammanta e copre live,
una coltre di silenzio per il mondo
una cuffia per l' assordante vivere...

martedì 12 febbraio 2019

Haiku n°9, di Jorge Luis Borges

9
 
L’oziosa spada
sogna le sue battaglie.
Altro è il mio sogno.
 
Jorge Luis Borges
 
 
solo, ansie, timori;
effetti ispirano reazioni,
dove le colpe mancano
arrivano i giusti...

lunedì 11 febbraio 2019

La felicità ripaga in altezza quel che le manca in lunghezza, di Robert Frost

La felicità ripaga in altezza
quel che le manca in lunghezza

O mondo burrascoso
i giorni in cui non fosti scrollato
qua e là con nebbia e nubi
o avvolto come da un sudario
e la palla chiara del sole
non fu in parte o tutta
oscurata agli occhi mortali,
furono giorni così rari
che non posso non chiedermi donde
mi viene un senso durevole
di tanto caldo e chiaro.
Se il mio sospetto è nel giusto
questo può nascere tutto
da un giorno perfettamente sereno,
quando cominciando chiaro all’alba
il giorno proseguì con chiarezza,
per finir chiaro alla sera.
Io credo davvero che
la mia impressione possa
doversi tutta a quel giorno
che nemmeno un’ombra segnò
se non la nostra quando
tra i suoi fiori splendenti
passammo da casa a bosco
per cambio di solitudine.
 
Robert Frost
Traduzione di Massimo Bacigalupo
felicità? felicitazioni sparse,
quelle che arrivano quando qualcosa,
accade, succede, si evince; il profumo
del mosto, vendemmie lontane...

domenica 10 febbraio 2019

Niente è troppo piccolo da non porsi domande, di Mary Oliver

Niente è troppo piccolo da non porsi domande


Il grillo non chiede
se c'è il paradiso
o, se esiste, se ci sarà spazio per lui.
È autunno. Il romanticismo è finito. Comunque, canta.
Se possiamo, entriamo in una casa
attraverso il più piccolo recesso della porta.
Poi la casa diventa più fredda.
Canta sempre più flebilmente.
Poi, più niente.
Deve significare qualcosa, non so cosa.
Ma certamente non significa
che non è stato un grillo eccellente
per tutta la sua vita.
 
Mary Oliver
da Felicity, 2015
 
 
poi si cresce, si diventa grandi,
Jolie è arrivata ed è piccola piccola;
crescerà, amerà, odierà, come tutti,
come noi che la guardiamo con dolcezza...

sabato 9 febbraio 2019

Riflesso

un traguardo si avvicina,
sono sbalestrato, incredulo, vecchio...
non avrei mai creduto eppure...
una meta si avvicina, mi muovo cauto...
 
GujilRisultati immagini per in vista del traguardo

venerdì 8 febbraio 2019

Impronte, di Yang Mu

Impronte

Vieni con me nel ronzio delle cicale, nell’inquietudine
alza la testa e conta i cavalli sulla trave
sauri che sollevano polvere
contane gli anni al margine dell’acqua. Tu che dormi
le tue mani sono pitoni

Egli supera il palazzo, procede come l’ombra del sole
sale lentamente
dove siedo a pensare
lasciando quello spazio vuoto a me
il me di ieri

Il posto dove un tempo andavi a bere, tu sei lì
chino la testa e ti guardo
il mestolo blu scivola via sull’acqua
scivolano via le labbra del viandante
dammi ceneri! Dammi silenzio nel clamore
luna e stelle future sono un rosario
contando i grani, la tua mano con un gesto spegne la luce
che cercavo

Nord-nordovest, bel guardiano
venuto dalla foresta, hai udito il lamento delle stelle a
oriente?
Con la luna alla destra, veloci attraversiamo il fiume

1959
 
Yang Mu
traduzione di Rosa Lombardi


impronte, quelle che vorremmo
lasciare a nostro imperituro ricordo;
eppure cerchiamo consensi sempre
eppure siamo volubili e piccoli...

giovedì 7 febbraio 2019

Haiku n° 8, Jorge Luis Borges

8
 
Sopra il deserto
avvengono le aurore.
Qualcuno lo sa.
 
Jorge Luis Borges
 
 
ancora essenza, pura,
attimo, istante;
un credulo di sé
poi il sonno, il riposo....

mercoledì 6 febbraio 2019

Città, di Álvaro Mutis

Città
 
Un pianto,
un pianto di donna
interminabile,
soffocato,
quasi tranquillo.
Nella notte, un pianto di donna mi ha svegliato.
Prima il rumore di una serratura,
dopo dei piedi che tentennano
e in seguito, a un tratto, il pianto.
Sospiri intermittenti
come cadute di un'acqua interna,
densa,
imperiosa,
inesauribile,
come una chiusa che accumula e libera le acque
o come elica segreta
che interrompe e poi ricomincia il suo lavoro
travasando il bianco tempo della notte.
Tutta la città si è impregnata a poco a poco di questo pianto,
perfino i terreni abbandonati dove si getta la spazzatura,
sotto le cupole degli ospedali,
sopra le terrazze dell'estate,
nelle discrete celle della prostituzione,
nelle carte che girano sui viali spopolati,
con l'emanazione tiepida di certe cucine militari,
sulle medaglie che riposano dentro le teche speciali,
un pianto di donna che è durato lungo tempo
nella stanza vicina,
per tutti coloro che scavano la propria tomba nel sonno,
per coloro che sorvegliano la mina del tempo,
per me che lo ascolto
senza conoscere altro
che il suo debole rotolare all'aria aperta
per inseguire le silenti sabbie dell'alba.
 
Álvaro Mutis
Traduzione di Martha Canfield
 
 
odio e amore per la mia città,
sono nato, poi partito e tornato;
ora vivo con lei il vissuto, il presente,
in quotidiane avventure fatte di niente...

martedì 5 febbraio 2019

Sono ferita rovente, di Endre Ady

Sono ferita rovente

Sono ferita rovente. Brucio, dolente.
Mi strazia la brina, mi strazia la luce,
te voglio. Per te sono venuto,
anelo ancor più tormento: te voglio.
Che bianco, ardente, in te il fuoco si alzi.
Fanno male i baci, i desideri.
Tu sei il mio tormento, la mia geenna,
ti desidero. Ancora. Ti desidero.
Straziato di desiderio, insanguinato dai baci,
sono ferita rovente, ho fame di nuovi tormenti,
tormenta anche tu me, l’affamato.
E sono ferita. Baciami. Bruciami. Baciami.
 
Endre Ady
da "Il perdono della luna"
traduzione di Vera Gheno e Gabriella Caramore
 
Teresio Ferrari
"Passione rovente"
 
la passione, quella violenta, che brucia,
la ricordo nel passato, l'ho avuta;
quella dei baci rubati, gambe tremanti,
pochi colpi rubati ritmati al silenzio...

lunedì 4 febbraio 2019

Perdonate i traditori, di Marino Muñoz Lagos

Perdonate i traditori
 
Quando d’inverno
si mangiavano le prime castagne
e la pioggia era
una ragazza che giungeva
sui vetri,
rincorrevi i tuoi figli
uno a uno e faccia a faccia,
e indovinando i loro sogni
o i tuoi, dicevi
con segreta speranza: "medico,
ingegnere, donna di casa, contadino,
albero, spiga, poeta".
Madre: ti abbiamo tradito.
Siamo i più celebri
vagabondi della terra.
 
Marino Muñoz Lagos
 
 
chi non ha mai tradito?
qualcuno, la fiducia, gli altri...
eppure ci sentiamo traditi
anche quando siamo traditori...

domenica 3 febbraio 2019

Poppante, di Seamus Heaney

Poppante
quel verde greve nutrito dall’acqua
John Montague

A scuola amavo il verde greve di un dipinto:
orizzonti cosparsi da braccia e vele di mulini.
Le sagome immobili dei casolari. La loro stabilità
ancor più stabile quando riflessa dai canali.
Non ricordo tempo in cui non conoscessi
l’idraulica implicita in una terra
di glar e glit e inondazioni allo “svanire-giorno”.
La mia speranza sabbiosa. I miei bassopiani mentali.
Pesantezza del vivere. E la poesia
torpida nella bonaccia di quel che accade.
Io che aspetto fin quasi a cinquant’anni
per credere ai prodigi. Come l’albero-orologio di lattine
eretto dagli stagnini ambulanti. Tanto perché l’aria
si accendesse, l’ora fosse incanto e il cuore leggero.
 
Seamus Heaney
da "Vedere cose", 1991
traduzione di Massimo Bacigalupo


ci si sente così, a volte, spesso
imbrigliati dal nostro essere piccoli,
poppanti di fronte a ciò che non sappiamo,
fanciulli pe quello che non capiamo...


sabato 2 febbraio 2019

Sogno di primavera, di Alberto Mondadori

Sogno di primavera
 
In silenzio consumo
ore anelanti
su sponde di luce,
e mi ridona
ilari e arcigne
il mondo
finestre di mattini.
Lucca, marzo 1947
 
Alberto Mondadori
 
 
la aspetto anch'io, il verde,
il primo sole che intiepidisce;
ho l'anima al freddo ora,
in balia grigia del nevischio...

venerdì 1 febbraio 2019

Se tu fossi un vichingo, di Hulda

Se tu fossi un vichingo
 
Se tu fossi un vichingo
ti seguirei;
ti seguirei fino a remote spiagge
dove tu cerchi la fama.
Libera come la brezza marina mi librerei
sulle onde frizzanti,
per vedere arti e gesta
in terre lontane.
 
Quando alte le onde si alzano
e le procelle infuriano
alle tue forti braccia
nella tempesta mi appoggerei.
Avremo l’animo lieto
quando un drago d’oro vestito
l’oceano sul petto gonfio di flutti
solleva da valli oltremarine.
 
Se tu fossi un vichingo
ti seguirei;
al tuo fianco nel pericolo
resterei, dea di fortuna;
il tuo animo spronerei a grandi cose
e amerei i tuoi gesti,
un mio capello al tuo arco legherei,
se la corda fosse rotta.
 
Se tu fossi un vichingo,
ti seguirei;
ogni ferita curerei con amore
e veglierei su di te;
veglierei, finché le piaghe ti danno dolore
e reciterei canti d’amore,
porterei il bastone della poesia
con tempra d’oro.
 
Se tu fossi un vichingo,
ti seguirei;
con te all’estrema battaglia
partirei armata,
combatterei finché la vita finisce –
sui raggi di sole nell’estremo viaggio
con te come dea vincente volerei
da Saga e da Bragi.
 
Hulda
Traduzione di Silvia Cosimini
 
 
essere qualcuno, voler essere,
personaggi dell'immaginario, forti;
poi torniamo quelli che siamo
belli dentro, belli sempre...