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giovedì 29 febbraio 2024

Barche ammorate, di Dino Campana

 Barche ammorate

Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza .....
Ne l'ultimo schianto crudele .....
Le vele le vele le vele

Dino Campana

Vele strappate, consunte, vecchie,
ancora per mare con scafi provati;
gli anni marcano stretto le cose,
tempo ingrigisce luce e occhi...

mercoledì 28 febbraio 2024

Il cervo, di Gabriele D'Annunzio

IL Cervo

Non odi cupi bràmiti interrotti
di là del Serchio? Il cervo d’unghia nera
si sèpara dal branco delle femmine
e si rinselva. Dormirà fra breve
nel letto verde, entro la macchia folta,
soffiando dalle crespe froge il fiato
violento che di mentastro odora.
Le vestigia ch’ei lascia hanno la forma,
sai tu?, del cor purpureo balzante.
Ei di tal forma stampa il terren grasso;
e la stampata zolla, ch’ei solleva
con ciascun piede, lascia poi cadere.
Ben questa chiama «gran sigillo» il cauto
cacciatore che lèggevi per entro
i segni; e mai giudizio non gli falla,
oh beato che capo di gran sangue
persegue al tramontare delle stelle,
e l’uccide in sul nascere del sole,
e vede palpitare il vasto corpo
azzannato dai cani e gli alti palchi
della fronte agitar l’estrema lite!

Ma invano invano udiamo i cupi bràmiti
noi tra le canne fluviali assisi.
Tu non ti scaglierai nel Serchio a nuoto
per seguitar la pesta, o Derbe; e il freddo
fiume non solcherà duplice solco
del tuo braccio e del tuo predace riso,
fieri guizzando i muscoli nel gelo.
Inermi siamo e sazii di bellezza,
chini a spiare il cuor nostro ove rugge,
piú lontano che il bràmito del cervo,
l’antico desiderio delle prede.
Or lascia quello il branco e si rinselva.
Forse è d’insigni lombi, e assai ramoso.
Ei piú non vessa col nascente corno
le scorze. Già la sua corona è dura;
e il suo collo s’infosca e mette barba,
e fra breve sarà gonfio del molto
bramire. Udremo a notte le sue lunghe
muglia, udremo la voce sua di toro;
sorgere il grido della sua lussuria
udremo nei silenzii della Luna.

(Romena, 20 agosto 1902) 

Gabriele D'Annunzio

Possenti animali agitano il bosco
umido fiato, ne sento il percorso;
Ricordi nel freddo di visioni passate
mi chiudo al pensiero e sospiro...

martedì 27 febbraio 2024

Al sonno, di Amalia Guglielminetti

Al sonno

Sonno soave, il tuo suggello nero
sopra l'aride palpebre m'imprimi.
Sosta a lungo su me, tu che sopprimi
tedio di vita e male di pensiero.

Fasciami di torpor, se il tuo mistero
non ha asprezza d'aneliti che limi,
se i più dolenti s'inabissan primi
nel nulla d'un morire passeggiero.

Non darmi sogni; lasciami in letargo
giacer, con le tue dita sui miei cigli,
sotto il tepor del tuo mantello largo.

Se puoi, le dita sui miei occhi tieni
fin che il Signore mio giunga e bisbigli
al mio orecchio: – È l'aurora. Alzati e vieni! 

Amalia Guglielminetti

Non dormo più tanto bene
e il sonno spesso è incubo;
ansiogene giornate ricalcano 
notti a correre il mattino...

lunedì 26 febbraio 2024

Protocollo cittadino #113 (Senso), di Gujil

Senso

Scrivo sommerso dal senso
di cose che faccio e non amo;
vorrei tornare bambino e vivere
di scorsi nascosti e sorrisi...
 
Gujil

domenica 25 febbraio 2024

Rattrappite ali, di Anonimo

Rattrappite ali

Ho rattrappite ali per volare
nei cieli del mio cuore arido
nella ricerca di magico elisir
rivedo lunghi notturni estivi.
Patteggiamenti e compromessi
insidiano verginità improbabili
solo! come mai da tempi lontani
ricerco lidi fatati sognati invano.
Questo grigio incombe e schiaccia
lungo crinali velati da lacrime
nescoste da un velo di tristezze
le mie ali  sbattono inutili voli...
 
Anonimo
del XX° Secolo
Poesie ritrovate

sabato 24 febbraio 2024

Giardini, di Sergio Corazzini

Giardini

O piccoli giardini addormentati
in un sonno di pace e di dolcezze,
o piccoli custodi rassegnati
di sussurri, di baci e di carezze;

o ritrovi di sogni immacolati,
di desideri puri e di tristezze
infinite, o giardini ove gli alati
cantori sanno di notturne ebbrezze,

o quanto v’amo! I sogni che rinserra
il mio core, fioriscono, o giardini,
lungo i viali, ne le vostre aiuole. 

Io v’amo, io v’amo, o fecondati al sole
di primavera in languidi mattini,
o giardini, sorrisi de la terra!

Sergio Corazzini

Le piogge cadute daranno
linfa alla terra, ai fiori indecisi;
primavera alle porte, finisce
freddo mai forte, tiepido inverno...

venerdì 23 febbraio 2024

Canzone lombarda, di Vittorio Sereni

 Canzone lombarda

Sui tavoli le bevande si fanno più chiare
l’inverno sta per andare di qua.

Nell’ampio respiro dell’acqua
ch’è sgorgata col verde delle piazze
vanno ragazze in lucenti vestiti.
Noi dietro vetri in agguato.
Ma quelle su uno svolto strette a sciami
un canto fanno d’angeli
e trascorrono:
                – Digradante a cerchi
                        in libertà di prati, città,
        a primavera.

E noi ci si sente lombardi
e noi si pensa
a migrazioni per campi
nell’ombra dei sottopassaggi.

Vittorio Sereni

Terra amata in cui vivo esprime
concetti già carichi d'acquarelli;
colori vivaci o stinti comprimo
gelo che piange perduto amore...

giovedì 22 febbraio 2024

Protocollo cittadino #112 (Solo), di Gujil

Solo

l'anima, il suore, la mente
solo nel silenzio vago;
mattinata d'inverno, grigia
come tabula dei miei pensieri...

Gujil
 

 

mercoledì 21 febbraio 2024

Vecchi ontani, di Arturo Graf

Vecchi ontani

Ai vecchi ontani il vento,
             Ghignando, urlando, narra
Non so che storia lugubre e bizzarra,
 Non so che storia d’ira e di spavento.

Tremanti di paura,
                      Sotto il gel che li allaccia,
       I vecchi ontani al cielo ergon le braccia
Gemendo a gara nella notte oscura.

Arturo Graf

Robusti alberi sfidano il vento
nelle remote lande dell'anima;
svetta, solitaria sentinella
fino a toccare il cielo buio...

martedì 20 febbraio 2024

Furio, Aurelio, che miei compagni.., di Publio Valerio Catullo

Furio, Aurelio, che miei compagni
sino all'estremo dell'India verreste
alle cui rive lontane batte sonoro
il mare d'Oriente,
tra gli Arabi indolenti, gli Ircani,
gli Sciti, i Parti armati di frecce
o sino alle acque che il Nilo trascolora
con le sue sette foci;
e oltre i monti aspri delle Alpi
per visitare i luoghi dove vinse Cesare,
il Reno di Gallia, i Britanni
orribili e sperduti;
voi che con me, qualunque sia il volere
degli dei, sopportereste ogni mia pena,
ripetete all'amore mio queste poche
parole amare.
Se ne viva felice con i suoi amanti
e in un solo abbraccio, svuotandoli
d'ogni vigore, ne possieda quanti vuole
senza amarne nessuno,
ma non mi chieda l'amore di un tempo:
per colpa sua è caduto come il fiore
al margine di un prato se lo tocca
il vomere passando.

Publio Valerio Catullo

Amori infiniti continuano
a pesare il cuore di dubbi;
la fame e la sete di ognuno
come unico assurdo contesto...

lunedì 19 febbraio 2024

Nessuna paura che.., di Blaga Dimitrova

Nessuna paura che mi calpestino.
Calpestata, l’erba diventa un sentiero.

Blaga Dimitrova

Siamo percorsi da vite altrui
che urlano rabbia e piangono
infinite gioie scomparse
da cuori sempre più soli...

domenica 18 febbraio 2024

Domenicale in febbraio, di Anonimo

Domenicale in febbraio

Silenzio domenicale in un
mattutino di febbraio mentre
il silenzio interrotto si sferza
in ticchettii ritmati nel tempo.
Scorrendo ricordi mi chiedo
parole, non sono domande
rispondo con cenni del capo
nel respiro che preme nel petto.
E' ancora silenzio ma io sento
nel cuore sordo rumore di voci
perdute, concluse in assetti
che ancora mi sono lontani.
 
Anonimo
del XX° Secolo
"Poesie ritrovate" 
 

sabato 17 febbraio 2024

Terra, vale!, di Gabriele D'Annunzio

Terra, vale!

Tutto il Cielo precipita nel Mare.
S’intenebrano i liti e si fan cavi,
talami dell’Eumenidi avernali.
Nubi opache sul limite marino
alzano in contro mura di basalte.
Solo tra le due notti il Mar risplende.
presa e constretta negli intorti gorghi,
come una preda pallida, è la luce.

La tempesta ha divelto con furore
i pascoli nettunii dalle salse
valli ove agguatano i ritrosi mostri.
Alghe livide, fuchi ferrugigni,
nere ulve di radici multiformi
fanno grande alla morta foce ingombro,
natante prato cui nessuna greggia
morderà, calcherà nessun pastore.

Virtú si cela forse nelle fibre
sterili, che trasmuta il petto umano?
O mito del mortale fatto nume
cerulo, rinnovèllati nel mio
desiderio del flutto infaticato!
Tutto il Cielo precipita nel Mare.
Preda è la luce dei viventi gorghi,
forse immolata per l’eternità.

Gabriele D'Annunzio

Oggi sono tempesta e grido
un mare cinereo e assente;
la gola riarsa non cede al bacio
che unì un tempo anime sole...

venerdì 16 febbraio 2024

Batte botte, di Dino Campana

Batte botte

Ne la nave
Che si scuote,
Con le navi che percuote
Di un'aurora
Sulla prora
Splende un occhio
Incandescente:
(Il mio passo
Solitario
Beve l'ombra
Per il Quasi)
Ne la luce
Uniforme
Da le navi
A la città
Solo il passo
Che a la notte
Solitario
Si percuote
Per la notte
Dalle navi
Solitario
Ripercuote:
Così vasta
Così ambigua
Per la notte
Così pura!
L'acqua (il mare
Che n'esala?)
A le rotte
Ne la notte
Batte: cieco
Per le rotte
Dentro l'occhio
Disumano
De la notte
Di un destino
Ne la notte
Più lontano
Per le rotte
De la notte
Il mio passo
Batte botte.

Dino Campana

Batte un cuore dissonante
al mio che incombe agli occhi;
nave deriva in mare e i sogni
attraversano tempo e spazio...

giovedì 15 febbraio 2024

Malinconia, di Amalia Guglielminetti

La malinconia

Dentro le vene la malinconia
s'insinua, ed è un morbo sonnolento
cui giova non trovar medicamento,
uno stupor di morbida follìa.

Il desiderio più tenace svia,
smemora del più intenso sentimento,
quasi vapori un greve incantamento
d'oppio, in cui goda più chi più s'oblìa.

Essa è come un giaciglio, ove un'inerte
stanchezza ci abbandoni svigorite,
con le treccie disciolte e a braccia aperte.

Ed ha il torpor d'alcune notti estive,
in cui ci s'addormenta indolenzite
dallo spasimo oscuro d'esser vive.

Amalia Guglielminetti

Quel senso di torpore pervade
il cuore caldo assopito e greve;
perdute intese riaffiorano ai troppi
inciampi, alle dissolute parole...

mercoledì 14 febbraio 2024

Memoria d'America, di Vittorio Sereni

 Memoria d'America

Starmene solo nel ranch.

Ieri a uno schiantarsi di vetri
si disperavano le bestie;
adesso antelucani colombi
vibrano il capo
a un tremito d’ore minute.
La luna sta nella finestra – ferma
su quel paese di venti notturni.

Abbandonato nel ranch.

Ma palpita arancio colore
dalla barriera di nuvole
che fanno nevaio sul lago.

Quattro zoccoli;
e sento nitrire
di ritorno
la cavalla che ieri ho perduto
in quell’ultimo temporale d’estate.

Vittorio Sereni

Ricordo sagome a cavallo e crinali
impaurite da nuvole temporalesche;
naso schiacciato sui vetri a contare
solitudini che mi passavano lente...

martedì 13 febbraio 2024

Il raggio, di Ernesto Regazzoni

Il raggio

Io son la luce, l'anima
del cielo e della terra,
l'alfa e l'omega, il magico
sguardo che tutto afferra:
caddero l'ali agli angioli
e ai diavoli le corna,
l'ora che vibra è un attimo
che fugge e non ritorna,
io sol non muto e fulgido
son come il primo dì;
o nuvola, dileguati,
l'aurora comparì.

Ernesto Regazzoni

Luce suadente nei corpi
di eteree amanti sedute
nel denso susseguirsi di cose
perdute,nel cuore, in fondo...

lunedì 12 febbraio 2024

Immagine, di Sergio Corazzini

Immagine
da P.Bourget

La rondine di mare che ieri, mia dolente,
volava sopra il lago, con l’alucce sgomente,

erra sempre a la sorte del suo tenero volo?
brutal piombo la colse, e cadde, morta, al suolo?

o pur, libera, dopo lungo palpito d’ale,
giunse all’immenso, azzurro Oceano natale,

ove ne l’aria, ondeggiano esalazioni amare?...
A me, vedi, la piccola rondinella di mare,

stanca, che sfiorava, con l’aluccia sua lieve,
l’onde del lago, troppo, per i suoi voli, breve,

a me sembra il tuo cuore instancabile, ardito,
cuore di donna, cuore acceso d’infinito,

cuor nostalgico in preda al doloroso senso
di cercar, vanamente, per sé un amore immenso!

Sergio Corazzini

Un volo verso gli infiniti spazi,
sono quell'uccello che vira le nubi;
eppure ho negli occhi acqua salata
che sgorga e si mescola ai gridi...