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lunedì 15 febbraio 2021

Sonetto 27, di William Shakespeare

Sonetto 27 

Consunto da fatica, corro presto a letto
caro ristoro al corpo distrutto dal cammino; ma allor nella mia testa s’apre un’altra via a stancar la mente or che il mio corpo ha tregua. Svelti i miei pensieri da lontano ove dimoro volgono in fervido pellegrinaggio a te e tengono spalancate le mie palpebre pesanti scrutanti quelle tenebre che il cieco sol conosce: ma ecco che la vista immaginaria del mio cuore presenta la tua ombra al mio sguardo senza luce, che, simile a diamante sospeso nel buio più nero, fa la cupa notte bella e il suo vecchio volto nuovo. Così di giorno il corpo, di notte la mia mente per colpa tua e mia non trovano mai pace.

 William Shakespeare 

pochi attimi bastano a frenare
impeti, passioni ardori che sento;
un vecchio gentleman sorride
al torrente agitato che sono dentro...

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