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martedì 23 ottobre 2018

Sensazione di turbine, di Luciano Folgore


Sensazione di turbine

Ansia.
Gonfia imminenza della morte.
Le case sagomate;
i campanili stagliati;
le porte incise.
Bronzee lastre di silenzio.
Tra cielo di nubi lanose,
e terra calma,
il cuore,
sospeso ai fili interminabili
dell’ignota paura.
Un battistrada leggiero:
fremito di fronte, bricioli di carta,
strepito indistinto nei giardini,
sui selciati…
Un rapido squadrone:
nuvole di polvere, palpito di veli,
flutto di tende
– qua e là –
misterioso vacillìo della città.
Una turba balzante in arme:
cappelli, gonne in aria,
accecanti orde di polvere.
Un esercito interminabile di ribelli:
usci, finestre, porte – schiantati –
fragorìo di vetri, panni volanti,
spettri balzanti,
braccia spalancate a un davanzale
contro sforzi di persiane.
Un urlo di maree popolose
espresse dal grigiastro, cavernoso
estuario degli orizzonti.
Sosta.
Pausa nella musica vertiginosa.
Tremola qualcosa
e si posa.
Poi di nuovo furibonde
le onde dei venti,
le correnti del turbine,
trascinano le case tra nebbie di polvere,
incalzano i giardini scapigliati.
Poi di nuovo
il suono, il rombo, il frastuono,
e l’orchestra formidabile,
con trombe di camini,
con timpani di vetri,
con grancasse di portoni,
e violini, violini di fili telegrafici.
 
Schizza talvolta dalle nubi
la fulminea bacchetta
del maestro urgano,
sul poema sinfonico dei venti.
 
Luciano Folgore
 

di ansie ne abbiamo fin troppe,
quelle di Lei che pesano al petto;
le mie, che nessuno conosce,
riesco ancora a tenerle per me...

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