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venerdì 15 aprile 2022

Fiaba, di Marianne Larsen

Fiaba

Quando la gente la mattina si desta nei suoi isolati nuclei
familiari con uno strano sapore di canti di libertà nella
bocca, si desta anche il suo vuoto.
E subito il vuoto pregusta la gioia
di quando la gente sparirà nel buio, diretta alle
macchine in attesa e resterà solo a possedere le cose e
lo spazio che son loro.
Attende invisibile con ansia.
Quando è sicuro che la madre, il padre e i figli
sono via
salta come un pupazzo da una scatola magica e si mette
a rovistare facendo da padrone. Nessuno sa quanto
perverso sia il vuoto.
Il vuoto che resta nelle case private quando la gente
è uscita.
Rovista fra lettere e armadi della gente, ne prova le vesti,
si volta e rivolta davanti ai loro specchi.
Il vuoto ha via libera quando la gente non c’è. Il tempo
in cui sono costretti a stare insieme è una pena.
Ma ciascuno si ingoia la sua uggia.
Il vuoto se l’ingoia
perché sempre sa che l’aspetta una mattina felice
quando la gente sarà sparita per tutta una giornata
di lavoro. Ma perché si ingoia la gente la sua uggia
nei confronti del vuoto,quando non sempre può
aspettarsi in fabbriche e uffici una mattina felice lontana
dal vuoto. No, nelle fabbriche può però imparare
a essere unita, e quando è unita non s’accorge tanto
del vuoto. La gente parla sempre di unirsi per scacciare
il vuoto dalle loro case e dal lavoro.

Marianne Larsen
(Kalundborg,1951),
da "Giovani poeti danesi"
(Einaudi, 1979)

Tutti vorremmo viver una favola, meglio, una fiaba
tra principesse e cavalieri intorn draghi e fate;
in fondo il magico è un reale migliore, più nostro,
il vuoto della vita si riempie di sortilegi e presagi...

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