Lampada di poesia
Di’ la storia, o diva, della lucerna, garante d’amori
nascosti,
e del barcaiolo, che nella notte traghettava da sponda
a sponda le nozze,
e dello sposalizio di tenebra, che Aurora senza fine
giammai scorse,
e di Sesto e di Abido… dove fu, notturno, lo sposalizio
d’Ero;
sento dire di Leandro, che nuotava, nuotava…
e della lampada,
lampada ambasciatrice, intermediaria di dea dell’amore,
aralda d’Ero, la sposa della notte, lampada, fautrice
di nozze,
ah lampada fregio d’amore, che forse astrale Zeus
faceva bene a unire al gruppo delle stelle, dopo le notti
della sfida, e intitolarla “astro degli amori, valletta
delle nozze”,
perché fu lì, a reggere le fila dell’amore dolente delirio
e protesse la storia del connubio dalle notti bianche,
prima che raffica truce, ostica, esplosiva esplodesse…
Adesso duetta con me, che faccio Poesia di quella fine
insieme,
della lampada che si spegneva, e di Leandro
che si perdeva.
Da Ero e Leandro, vv. 1-15
Museo
traduzione di Ezio Savino
il passato ci può guidare,
correggiamo gli errori, gli sbagli;
eppure ne facciamo ancora, di nuovi,
fino all'essenza dell'uomo, la vita...