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martedì 30 novembre 2021

Tanka, di Anonimo giapponese

Candide sono le nubi
e, battendo armoniose le ali,
volano le oche selvatiche,
sì nitide che si può contarle
nel chiaro della luna autunnale

Anonimo giapponese

 

l'autunno si carica del freddo intenso,
preludio d'inverno che avvolge il cuore;

si sono avverati presagi, gelide verità

precludono all'anima amore e calore...

lunedì 29 novembre 2021

Asciutti sono i miei occhi, di Clirim Muça

Asciutti sono i miei occhi
e non sventolo più addii;
le mie lacrime esaurite.
La gioia e il pianto
le ho avute in dono
in abbondanza
e per poco tempo.
Il tutto che mi sommerge
e il niente che mi accompagna
sono il mio destino.
Non c’è una giusta misura delle cose.
La vita non è una linea dritta
ha i suoi alti e bassi
che nel mio caso
sono abissi.

Clirim Muçae

 

sapremo mai risposte ai dubbi nostri?
le anse dei pensieri piene di visioni,
le anguste risorse spianano cuori
come petali di rose su strade infangate...

domenica 28 novembre 2021

Riflesso, di Gujil

una vecchia canzone sulla pioggia,
sull'amore "cerchiamo... insieme";
anime sole si incrociano sui tram,
nei metrò, nel traffico caotico,
esiste un attimo per tutte le cose,
bisogna scovarlo, trovarlo
così sarà come piace a noi,
come vorremmo...
 
Gujil





sabato 27 novembre 2021

Don't forget, di Charles Bukowsky

Non dimenticare 

C'è sempre qualcuno o qualcosa
che ti aspetta,
qualcosa di più forte, più intelligente,
più malefico, più resistente,
più dolce, più grasso, più grande, più piccolo,
e qualcosa con occhi di tigre e fauci di squalo,
qualcosa di più pazzo della pazzia,
di più furbo della furbizia,
c'è sempre qualcuno o qualcosa 
che ti aspetta,
mentre metti le scarpe
o dormi
o vuoi il bidone dell'immondizia
o carezzi il gatto
o lavi i denti
o festeggi
c'è sempre qualcuno o qualcosa
che ti aspetta.

Tienilo bene a mente
cosicché quando succede
sarai il più pronto possibile.

Nel frattempo, buona giornata a te
se ci sei ancora.
io penso di esserci,
mi sono appena bruciato le dita
con l'ennesima
sigaretta.
 

Charles Bukowsky

eppure vorremmo essere dimenticati
per colpa dell'amore, o per il dolore;
poco importa il motivo alla base
tutto ha senso se si resta nel cuore...

Don't forget
There is always somebody or something
waiting for you,
something stronger; more intelligent,
more evil, more kind, more durable,
something bigger; something better;
something worse, something with
eyes like the tiger, jaws like the shark,
something crazier than crazy,
saner than sane,
there is always something or somebody
waiting for you
as you put on your shoes
or as you sleep
or as you empty a garbage can
or pet your cat
or brush your teeth
or celebrate a holiday
there is always somebody or something
waiting for you.

keep this fully in mind
so that when it happens
you will be as ready as possible.

meanwhile, a good dqy to
you
if you are still there.
I think that I am
I just burnt my fìngers on
this
cigarette.
 

 Charles Bukowsky

venerdì 26 novembre 2021

Giorni di minime #78, di Gujil

Importerà a qualcuno il mio scrivere
fogli residuali di refoli vitali?
Le vie precluse ancora attirano
il mio procedere disordinatamente
la mia vita si orienta ormai
verso un orizzonte quasi vicino,
mi aspetta il mondo, ancora,
e qualcuno, forse...
 
Gujil
 

giovedì 25 novembre 2021

Se ancora penso, di Anonimo

Se ancora penso

Le infinite storie scontrano
residui del cuore, ombre
come presagi di veggenti
intenti, gratificanti, soli.
 
O mio amore!
se ancora penso
ritrovo pace
 
Occasioni proposte inciampano
volti tra strade sgombre
di consumati passi lenti,
tra luce e pioggia duoli

tra le pesanti ore
tu, io, di tutto il senso
che, sommerso giace!

Anonimo
del XX° Secolo
da "Le implicazioni sentimentali"
 

mercoledì 24 novembre 2021

Il cuore nelle tasche, di Angelo Senatore

Il cuore nelle tasche

E mi frugo tra i pensieri
come si fa con le tasche dei vecchi cappotti;
Le rigiro
le svuoto
le scucio
ci trovo due sigarette
un biglietto dell'autobus strappato
ed il tuo cuore.
L'avevo riposto con cura
avvolto con carta colorata.
L'avevo riposto per non rovinarlo
per non sgualcirlo
per non tradirlo.
L'avevo nascosto
come con le cose preziose;
come un gioiello
in cassaforte
come un fiore
in un diario.

L'avevo nascosto
per non farmelo rubare
per non lasciarlo andare
per dimenticare.
Lo rivedo qui
mentre rotola sulle lenzuola pulite
così perfetto
così intatto
così appassito.

Angelo Senatore

è bello possedere un cuore,

nell'anima nel petto, in testa;
sentire che batte è la vita che scorre,
qualche volta il rumore è assordante...

martedì 23 novembre 2021

lunedì 22 novembre 2021

L'abbandono, di Luigi Pirandello

L’abbandono
"Tu che intender mi puoi, leggi e perdona"

I

Intenderà, pensavo; oggi o dimani
intenderà: dietro il mio breve addio
la porta chiuderà con le sue mani.

Non staran certo eternamente assorte
l’anime nostre nel primo desio,
mute a vegliar di questo amor la morte.….

Forse la spingerà l’ombra che lenta
avanza, sotto i nostri occhi, sul suolo,
o la fontana che giú si lamenta,

o qualche mio sospir non ben represso,
o il batter tetro del mio vecchio oriuolo,
la memoria d’un favor concesso.

La porta chiuderà con le sue mani.

II

E le parlai cosi, piú d’una volta:

Meglio che tu mi lasci al mio destino.
Misera meco non ti voglio. Ascolta.
Solo io prosegua il mio triste cammino.

Innanzi agli occhi miei pose la sorte
una meta lontana e tutta avvolta
di nebbie sí, che insidia par di morte.

Tra i dubbî or tu del mio sentier malfido
certo venir non puoi: tu, cosí fina
e candida, lasciare il tuo bel nido…

Piangi? Ebben, piangi. Io non dirò: Cammina!

III

Pur tu mi segui ancora, ombra dolente.
L’oscura soglia dell’oblio varcare
dunque non vuoi con le memorie care,
e sempre e ovunque mi starai presente?

Se di te la memoria affligger tanto
mi deve, ah meglio è forse ch’io ritorni
teco a soffrir l’antica pena e i giorni
stanchi e il tuo chiuso inconsolabil pianto.

E non piú questo avido assedio muto
di un’ombra che mi spia, che tutto vede
entro di me pria ch’io lo senta e chiede
di perpetuo compianto al cor tributo.

IV

Se con mano tremante (e già la mano
al pensiero mi trema) alla tua porta
battessi e all’improvviso, aprendo piano,
tu mi vedessi innanzi a te nel vano
della soglia – stupita, incerta, smorta!

Odo del tuo stupore il grido: acuto,
breve. Degli occhi tuoi vedo lo sguardo
e il tremor delle labbra. Qual saluto
ti porgerei? Restar potessi muto!
e tu potessi intendere com’ardo…

Come immemore tu dell’abbandono
parlar dovresti, qual chi indulga. Intento
io rifarei l’amor seguendo il suono
della tua voce. Tacito al perdono
risponderebbe certo il pentimento.

No, non verrò. Nel pallido tuo seno
è pure un cuore come il mio che geme,
un cuor che brama di lagnarsi, pieno
di lagrime, d’angoscia, di veleno.
Verrei per tormentarci ancora insieme?

V

Quand’io tornai d’un altro amor già stanco
a lei che m’attendea presaga e sola,
muto dinnanzi le restai, ma franco
fu quel silenzio, piú d’ogni parola.

“Finalmente ritorni!” ella mi disse.
“Neppur m’hai dato annunzio del ritorno…”
E su me le pupille intense e fisse
tenea nell’ombra. Già moriva il giorno

Ah come intanto mi stringea la mano!
D’assedio m’opprimean tutti i suoi sensi
spiandomi. – “Non parli?” – E invano,
invano di parlar mi sforzavo. – “A che mai pensi?”

Ed io pensavo. Ancora non le ho detto
la parola che attende. È come morta
la mia man nella sua, morto nel petto
il mio cuore per lei. Non se n’è accorta?

Mi cinse a un tratto il collo, lievemente.
“Perché non m’ami piú, perché?” – mi chiese.
Ed alitarmi in volto la dolente
voce sentii. Non pianse ella: mi prese

la testa e su le labbra arse la mia
bocca si strinse a lungo, a lungo, forte…
Ah, niun può dir che cosa atroce sia
baciar chi brucia, con le labbra morte!

 VI

Accendi il lume nella stanza triste;
alle finestre il ciel grigio s’oscura.
O con piacer la tua mestizia assiste
al morire del dí? Non hai paura?

Sei sola. L’ombra già t’avvolge densa.
Chi parla a te da un tempo ormai lontano?
lo t’ho ingannata e abbandonata… Pensa
forse a questo il tuo cuor? Tu piangi invano.

Nulla io dar ti potea, piú nulla; e un bene
fu per te certo il mio tardo abbandono.
Tienti come uno scampo a ree catene
questo dolor: concedi a me perdono.

Senti quanta tristezza è nel cor mio?
Vedi in che notte il mio spirito è avvolto?
Libera sei! Ch’hai tu perduto? Oblio
stendi su un sogno che sta ben sepolto.

Luigi Pirandello 
Dal Marzocco, 18 giugno 1899, e da Noi e il mondo, 1° gennaio 1914.

a nulla fecero argine allora
le parole mie nei versi, andò,
come foglia leggera, fu vento
che ancora mi muove i capelli...

domenica 21 novembre 2021

Nessuno potrà.., di Kakinomoto no Hitomaro

Nessuno potrà
vedermi né chiedermi
qualcosa – in sogno
verrò da te stanotte,
non chiudere la porta al sogno.

Kakinomoto no Hitomaro


Poter essere padrone dei sogni,
accarezzerei chi vuole sentirmi
riempirei la mente di giochi sereni
lascerei che penetrasse la gioia...

sabato 20 novembre 2021

Tanka, di Kyoko Inaba

若ければ                                         Esser giovani

何をか恃まむ                                  è sperare qualcosa.

重ねあふ                                         Tra i palmi

掌にあたたかき                              delle mani congiunte

いのちは通ふ                                  si carezza la vita.

 Kyoko Inaba
da Gabbia di vetro, 1963

Sara Morgese
"Mani Congiunte"
Studio per opera "Preghiera"
tecnica mista su cartone

riguardo indietro e lontano il tempo
in cui ferii un tenero, piccolo cuore;
geografiche cicatrici ora solcano
le vie dell'affetto e sono dolore...

venerdì 19 novembre 2021

Haiku, di Matsuo Basho

È il riso mescolato d’orzo,
o è l’amore che fa gemere
la femmina del gatto?

Matsuo Basho

Domande irrisolte si affollano
alla mente, al cuore trafelato;
addendi di immagini sconfinano
creste a levante, traguardi lontani...

giovedì 18 novembre 2021

Giorni di minime #77, di Gujil

Il richiamo del bosco, forte,
tranquillo scivolerò le sponde erte
in attimi sospesi di ricerca, comprensione;
il profumo, l'humus, le foglie bagnate,
attimi di requie per il cuore...

Gujil
 


mercoledì 17 novembre 2021

Piove, di Guillame Apollinaire

Piove

Piovono voci di donna come se fossero morte anche nel ricordo.
Siete anche voi che piovete meravigliosi incontri della mia vita o gocciolette.
E quelle nuvole impennate cominciano a nitrire tutto un universo di città auricolari.
Ascolta se piove mentre il rimpianto e lo sdegno piangono una musica antica.
Ascolta cadere i legami che ti trattengono in alto e in basso.

Guillaume Apollinaire

e se ora dici o pensi cose che so non fare
le ore del distacco si fondono insieme a gocce
di pioggia, come facili lacrime insulse a dire
cose che sappiamo insieme, cose di noi...

martedì 16 novembre 2021

Sulla strada bagnata di pioggia.., di Peppino Impastato

Sulla strada bagnata di pioggia
si riflette con grigio bagliore
la luce di una lampada stanca:
e tutt’intorno è silenzio

 Peppino Impastato

 
più non sto a pensare i giorni,
nascosta nel sogno sorride
una strada diversa, bagnata,
istante,
tutto ritorna, ricomincia di nuovo

lunedì 15 novembre 2021

Ascoltavo la pioggia, di Alda Merini

Ascoltavo la pioggia

Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.
L’infinito tendeva
ori e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.
Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava l’oceano.
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.
E la pioggia piangeva
asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.

 Alda Merini

e quando piove manchi di più
sarà per il grigio o forse le nubi;
"vivre!" in un contesto bizzarro
spinte vitali vengono meno al cuore...

domenica 14 novembre 2021

Giorno di pioggia, di Henry Wadsworth Longfellow

Giorno di pioggia

La giornata è fredda, e scura, e cupa
Piove, e il vento non è mai stanco
La vite si aggrappa ancora al muro in rovina,
Ma ad ogni raffica le foglie morte cadono,
E i giorni sono scuri e cupi.
La mia vita è fredda e scura e cupa;
Piove, e il vento non è mai stanco;
I miei pensieri si aggrappano ancora al passato in rovina,
Ma le speranze della gioventù cadono fitte nell’esplosione,
E i giorni sono scuri e cupi.
Fermati, cuore triste! E smettila di lamentarti;
Dietro le nuvole il sole sta ancora splendendo
Il tuo destino è il destino comune di tutti
Nella vita di ognuno di noi deve cadere un po’ di pioggia.
Alcuni giorni devono essere scuri e cupi.

Henry Wadsworth Longfellow

Piove sulle ragioni e sui torti, sulle tristezze,
nell'immagine il freddo prevale e l'umore
si mescola al cuore che batte, agli occhi;
sono costanti racconti di vita...

sabato 13 novembre 2021

Protocollo cittadino #51, di Gujil

 E' ritorno, come spesso, come sempre,
infinitesimali attimi sono riuniti
nelle scale del saliscendi che ho dentro;
impervie condizioni dell'anima
si riflettono sopra la nebbia
c'è sole nella mia vita, comunque...
 
Gujil
 

venerdì 12 novembre 2021

Protocollo francese #2, di Gujil

 

Difficile credere che un sogno
si stampi indelebile su una tela, 
rivolgo preghiere al contesto
mi avvito nel loop con angelica foga
poi cado, come foglia autunnale...

Gujil
 

 

giovedì 11 novembre 2021

Protocollo francese #1, di Gujil

Francesi percorsi nei passi
corollari stanchi, pensieri sparsi, 
rivedo passate tracce nel sole, 
I solchi degli anni sul cuore... 

Gujil
 

mercoledì 10 novembre 2021

Protocollo Francese #0 (Parigi), di Gujil

I miei passi ancora andranno
per le antiche vie che amai.
"Lumiere", Paris,
come anni addietro a cercare
risposte, nei quadri, nel fiume;
stesi sul greto i miei sogni
rivolti a Mont Martre e là
sotto le lamiere della torre Eiffel...

Gujil

martedì 9 novembre 2021

Haiku, di Lorena Montini

sanguino sogni
lenta–mente scivolo
dimenticando

Lorena Montini 

infinitesimi istanti di senso
compiuto, vero universale e grande;
dimenticare come risorsa estrema,
scivolare piano in obbligo oblio...

lunedì 8 novembre 2021

Pianga Venere, piangano Amore.., di Publio Valerio Catullo

Pianga Venere, piangano Amore
e tutti gli uomini gentili:
è morto il passero del mio amore,
morto il passero che il mio amore
amava piú degli occhi suoi.
Dolcissimo, la riconosceva
come una bambina la madre,
non si staccava dal suo grembo,
le saltellava intorno
e soltanto per lei cinguettava.
Ora se ne va per quella strada oscura
da cui, giurano, non torna nessuno.
Siate maledette, maledette tenebre
dell'Orco che ogni cosa bella divorate:
una delizia di passero m'avete strappato.
Maledette, passerotto infelice:
ora per te gli occhi, perle del mio amore,
si arrossano un poco, gonfi di pianto.

Publio Valerio Catullo

Nè mai dirò cose che sai, lo dissi,
ancoro il cuore e torno a dire certe cose;
nei meandri dei sogni il labirinto contorto
di ciò che saremmo, ciò che saremo...

domenica 7 novembre 2021

Giorni di minime #76, di Gujil

Ancora le rive del fiume attendono
i miei passi ora divenuti pesanti,
le colorate sponde ramentano agli occhi
le struggenti cose del cuore;
non ho scuse, ragioni, imprevisti,
l'anima si perde al ricordo, al suono
di parole mai dette o forse mai solo ascoltate.
Vivrò quel silenzio animato
con religioso timore, stupito, sorpreso
da quello che sono, che credo...

Gujil
 

sabato 6 novembre 2021

L'arrivo dell'autunno, di Marzia Cabano

L'arrivo dell'autunno

L’autunno ha bussato,
che cosa ha portato?
Un cesto di mele,
un cucchiaio di miele,
le pere mature,
le noci un po’ dure,
dei grappoli d’oro,
cornacchie nel coro,
il profumo dei funghi,
pomeriggi un po’ lunghi,
la nebbia fitta fitta,
una scolaretta zitta zitta,
la zucca tonda e gialla,
una stanca farfalla,
un tappeto di foglie accartocciate,
le strade lunghe, grigie e bagnate,
tanti quaderni da riempire,
tante castagne da abbrustolire.
Ciao autunno, sei arrivato,
quante cose ci hai portato!

Marzia Cabano

Potrà il freddo incombente lenire
ciò che il cuore non dice in autunno?
Il gelo del sole riflette l'anima
di chi non riesce a vivere in fondo...

venerdì 5 novembre 2021

Giorni di minime #75, di Gujil

e il fiume attende il passo mio di oggi,
Novembre, le brume, i chiaroscuri velati,
nel novero delle circostanza manca il vero senso
si sciorinano scuse, atteggiamenti, situazioni,
poi si ritorna a quel dunque che sfugge,
prevale una tristezza di fondo,
giù, proprio in fondo...
 
Gujil
 

giovedì 4 novembre 2021

Giorni di minime #74, di Gujil

 tersa giornata novembrina mi aspetta
nel bosco, da solo, col rio che scorre
in anse, ritorni, cascate, acqua
che dilava le malinconiche vie del cuore;
mi muovo malgrado mi manchi
sia un attimo, sia troppo,
siamo tempesta di gioie e dolori,
siamo prigionieri dei ruoli...

Gujil



 

mercoledì 3 novembre 2021

A Silvia, di Giacomo Leopardi

A silvia 
Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d'amore.
Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.
Giacomo Leopardi
siamo caduche foglie sorella, unite su un medesimo ramo ormai spoglio; cadremo anche noi alla terra, nel fango, abbiamo dato la vita, avremo la morte...

martedì 2 novembre 2021

Protocollo cittadino #50 (il giorno dei morti), di Gujil

il grigiore di questi giorni ben si adatta
a Novembre, il mese dei morti,
non è facile pensare ai miei cari
i ricordi si azzoppano, cozzano pensieri
e ricordi, già i ricordi belli e brutti;
le dinamiche ci costringono e imbrigliano
alle ricorrenze obbligate, stabilite
ma è il cuore nostro che sà, che piange,
la dura e fredda terra di questo mese
prelude all'inverno, ai silenzi affuscati
da brume che faticano ad esistere
come le nebbie, quelle di allora, potenti
che anche oggi nascondono agli occhi
il pianto antico del mondo dei morti...
 
Gujil

 

lunedì 1 novembre 2021

Lettera a Dino Campana, di Sibilla Aleramo

Sibilla Aleramo a Dino Campana (1916)

I nostri corpi su le zolle dure, le spighe che frusciano sopra la fronte, mentre le stelle incupiscono il cielo. Non ho saputo che abbracciarti. Tu che m’avevi portata così lontano. Oh tu non hai bisogno di me! È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È vero che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto. Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire prima! Dino, Dino, ti amo! Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che mi hai detto ‘amore’? Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è così forte. Son tua. Sono felice, tremo per te ma di me son sicura. E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più dormire,ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi! 

oggi nessuno più scrive lettere ormai,
siamo preda consapevole del tecnologismo;
io, per me, amo ancora il bianco candore
in cui riporre frasi, certezze, speranze...