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domenica 31 ottobre 2021

Scritto sopra una lama, di Sergio Corazzini

Scritto sopra una lama

Lama, fulmin d’acciar, anima tersa
e fredda come un’anima di bianca
sacerdotessa, o lama, dimmi, stanca
non fosti mai di star nel sangue immersa?

Io t’odio, t’odio, eppure a questo orrore
un’invidia di pazzo s’accompagna;
sei piú grande di me, lama di Spagna,
perché tu forse hai penetrato un cuore!

Sergio Corazzini 
da "Dolcezze"

incise parole nel freddo acciaio
sono forti, indelebili quasi e sole;
"ricordati" dicono a coloro che leggono
in un'atmosfera di rarefatta ragione, impavide...

sabato 30 ottobre 2021

Haiku, di Lorenzo Marinucci

君思ひ
揺れずスマホが
重く成る

Kimi omoi
yurezu sumaho ga
omoku naru

Thinking of you
my messageless phone
feels a bit heavier

Mentre ti penso
questo quieto telefono
un po’ più pesante

Lorenzo Marinucci

essenza di pensiero, odierno, vero,
rimango stupido, incredulo e solo;
caduche idee si schiantano nel giorno,
possiedo il potere di dire
"va bene così"...

venerdì 29 ottobre 2021

Amen, di Alberto Tarchiani

Amen

Anima, andremo, sì, per vie serene
e lontano, tra i monti, a salvamento:
alle cerule soglie d'un convento
stenderemo sull' erba nostre pene.
Cori sommessi udremo, e cantilene
pie di compagni e favole di vento:
beveremo nei calici d'argento:
faremo un nido delle nostre vene!
Ma passeranno l'albe per la valle
e le notti stellate, come fiumi:
a piedi scalzi, un dì, verrà la morte.
Tremeranno, di brividi, le porte:
crudeli mani accecheranno i lumi:
andrai piano gemendo, anima, sola!

Alberto Tarchiani
da "Piccolo libro inutile"

 

 la vita dei se in sè ripone cose
attimi segnati da fugaci fiammate;
ripongo il mio cuore nel gelo dell'anima
e richiudo piano il passaggio, la via... amen

giovedì 28 ottobre 2021

Non usare il telefono.., di Jack Kerouac

Non usare il telefono.
La gente non è mai pronta a rispondere.
Usa i versi.

Jack Kerouac

filtra la luce del giorno
il mattino, potente, come sempre;
le didascalie dell'anima ancora
dicono di me, del fiume, del sogno...

mercoledì 27 ottobre 2021

Protocollo cittadino #49, di Gujil

In un attimo tutto appare chiaro,
le infinite arguzie sono riposte inutilizzate
siamo schiavi di un contesto che stringe
ci riteniamo folli poeti, fini narratori
eppure nel leggere mani e cuori crediamo
chiromanzie, influssi, congiunzioni astrali.
Vorrei tornare alla semplicità di allora,
quella alle soglie di una decisione dura
condizionante, delineata e sola;
le via della gialla gru, i pettini di tartaruga
e i sogni notturni, masturbazioni continue
e crisi affrontate nel suono di musiche
che ancora mi piace ascoltare.
In fondo rimango quello che ero
e ciò non mi dispiace ancora...
 
Gujil

martedì 26 ottobre 2021

Luna di metà autunno.., di Murakami Kijō

Luna di metà autunno.
Anche il cavallo
ama la strada di notte.

Murakami Kijō 

colori infiniti si posano sugli occhi,
i verdi stingono, i gialli spingono foglie;
il mio autunno trasale in tripudio di toni
velati da lievi tristezze di chi mi circonda...

lunedì 25 ottobre 2021

Quel che mi duole non è, di Fernando Pessoa

Quel che mi duole non è

Quel che mi duole non è
Quello che c’è nel cuore
Ma quelle cose belle
Che mai esisteranno.

Sono le forme senza forma
Che passano senza che il dolore
Le possa conoscere,
O sognarle l’amore.

Come se la tristezza
Fosse albero e, una ad una,
Le sue foglie cadessero
Tra il sentiero e la bruma.

Fernando Pessoa

Vincent Van Gogh
"Sulla soglia dell'eternità"
l'autunno sta passando senza ch'io veda
nell'attimo di volo non scorgo le rondini;
le mattine sul fiume rintracciano cose,
pensieri si staccano come inutili scaglie ... 

domenica 24 ottobre 2021

Giorni di minime #73, di Gujil

Quando le circostanze esprimono insicurezze
cerchiamo nelle cose del tempo risposte,
siamo animali di affetti, di sensazionali risvolti
in attimi di nebbia mattutina, nel sole;
sbalestrati come migratori perduti nella tempesta
sbattiamo ali posticce, cerchiamo scuse plausibili.
Nel profondo siamo perfettamente consci,
razionali esseri pensanti analizziamo attimi
perpetuiamo errori risaputi e sparuti eppure,
in ogni dove del muscolo che batte rimane
un germoglio, un seme che deve attecchire.
Quando prevale il cuore non si sà come fare,
può essere tutto giusto o sbagliato, indeciso,
così ogni istante, ogni momento, diventa sosta
ma la riflessione si infanga e si blocca, in noi,
che siamo spesso ossimori, eterni indecisi...
 
Gujil
 

 

sabato 23 ottobre 2021

Colloquio, di Ada Negri

Quando ti avrò raggiunto sulla sponda del fiume di luce
e tu mi chiederai che ho fatto tant'anni senza di te,
io ti risponderò: "Ho continuato il colloquio".
Tu riderai per dolcezza tutto il riso de' tuoi bianchi denti,
e cingerai le mie spalle col tuo gesto securo di despota.
E lungo i prati di viole che fioriscono solo pei morti
continueremo il colloquio.

Ada Negri

Salvador Dalì
"Studio per un colloquio sentimentale"


Parole che non riescono a formarsi incrinano
la rima di labbra tristemente chiuse;
siamo preda di indescrivibili turbinii,
siamo anime perennemente compatibili...

venerdì 22 ottobre 2021

Protocollo cittadino #48, di Gujil

 cominciano le foglie a ingiallire
su alberi, nei viali, nei boschi;
la mia città mi dice che ancora esiste,
nel cuore, col cuore, un angolo aperto...
 

 

giovedì 21 ottobre 2021

Pioggia d'autunno, di Ada Negri

Pioggia d'autunno

Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia
che s’imbeve di te sin nelle fibre
che l’uniscono al ramo, e il ramo al tronco,
e il tronco al suolo; e tu dentro le vene
passi, e ti spandi, e si gran sete plachi.
So che annunci l’inverno: che fra breve
quella foglia cadrà, fatta colore
della ruggine, e al fango andrà commista,
ma le radici nutrirà del tronco
per rispuntar dai rami a primavera.
Vorrei, pioggia d’autunno, esser foglia,
abbandonarmi al tuo scrosciare, certa
che non morrò, che non morrò, che solo
muterò volto sin che avrà la terra
le sue stagioni, e un albero avrà fronde.

Ada Negri 

tra i mille vorrei s'inerpica il desiderio
che induge sul pensiero latente, remoto;
fragili speranze infrangono mille colori
spazzate foglie volanti, lente sul cuore...

mercoledì 20 ottobre 2021

Tutti i vicini pensano.., di Charle Bukowski

tutti i vicini pensano
che noi siamo
strani.
e noi pensiamo
lo stesso di loro.
e facciamo
tutti
centro. 

Charles Bukowsky

si dimensiona il sogno e prevale
sentenza che mai pronunciai,
ridicole scuse naufragano inermi
nell'inquieto mare del mio beccheggiare...


martedì 19 ottobre 2021

Giorni di minime #72, di Gujil

è stato così facile dimenticarmi,
la luce che abbagliò ora è crepuscolo
come i miei monti, il mio mare ed il fiume
che scorre in un unico senso, da sempre
giù, nel profondo, giù in fondo, sappiamo
confusi in un perpetrare afinalistico di mosse
convinti di avere ragione, di sapere.
Percorriamo labirintiche strade di cui
apprezziamo solo il gelo e l'indifferenza,
non siamo più in grado di amarci,
come dovremmo, come sapremmo fare 
e così si langue nel medesimo mondo
fatto di stupide frivolezze e obiettivi
che anche raggiunti svaniscono subito;
siamo preda di eventi e sconfitte
e non vediamo traguardi nascosti,
piccole gioie di vita a portata di mano
ma a cui rinunciamo perchè siamo così,
stupiti e stupidi in fondo, giù in fondo...
 
Gujil
 

lunedì 18 ottobre 2021

Soffitta, di Ezra Pound

Soffitta

Vieni, compiangiamoli quelli che stanno meglio di noi.
Vieni, amica, e ricorda
che i ricchi han maggiordomi e non amici,
e noi abbiamo amici e non maggiordomi.
Vieni, compiangiamo gli sposati e i non sposati.
L’aurora entra a passettini
come una dorata Pavlova,
e io son presso al mio desiderio.
Né ha la vita in sé qualcosa di migliore
che quest’ora di chiara freschezza,
l’ora di svegliarsi in amore.

Ezra Pound


volesse il cielo che fosse...
spero in un nuovo amico oggi,
insieme, sui fiumi, nei monti,
a risvegliare torpori lontani nel tempo...

domenica 17 ottobre 2021

Silenzio, di David Herbert Lawrence


Silenzio


Da quando ti ho persa, sono ossessionato dal silenzio;
i suoni le lor piccole ali agitano
un attimo, poi all’onda s’abbandonano
dalla stanchezza, che dondola senza rumore.
Sia che per strada la gente
passeggi con monotono brusio
o sospiri il teatro e sospiri
con un profondo respiro roco,
o agiti il vento un groviglio di luce
sul fiume nero, profondo,
o gli ultimi echi della notte
facciano rabbrividire l’aurora,
io avverto il silenzio che aspetta
di poter bere tutto ancora
nella sua estrema totalità svuotando
il rumore degli uomini.

David Herbert Lawrence

costretto nel ruolo mi adeguo,
non sentirai i miei pianti, l'angoscia;
e "Ricordati di brillare sempre", io
mi rifugio nelle pieghe del tempo...

sabato 16 ottobre 2021

Il tuo amore è per me.., di Johann Wolfgang von Goethe

Il tuo amore è per me come la stella della sera e quella dei mattino: tramonta dopo il sole e sorge prima di esso.
Come la stella polare che non tramonta mai, e intreccia sopra le nostre teste una corona eternamente viva.
Prego gli dèi che mi concedano di non veder mai oscurato il cammino della mia vita.
La prima pioggia di primavera sciuperà la nostra passeggiata:
ma rinverdirà le piante, e fra poco noi potremo rallegrarci del primo vento.
Non abbiamo, finora, mai goduto insieme di una così bella primavera: Dio voglia che essa non si muti in autunno.
Addio.
Verso mezzogiorno verrò a prendere sue notizie.
Addio, cara, buona.

Johann Wolfgang von Goethe
lettera a Charlotte Von Stein

le lettere d'amore giacciono nei cuori,
cuori in disfatta, vicini, lontani, oltre;
sentimenti affollano, affondono, irridono,
poi scema l'ardore, si riduce il lume...

venerdì 15 ottobre 2021

Ogni ruga.., di Alda Merini

“Ogni ruga sui nostri volti
è una storia vissuta
con coraggio, orgoglio, sorriso, pianto, amore.

Sono come le parole d’un libro aperto sfogliato dal tempo
davanti agli occhi del mondo.” 

Alda Merini

non abbiamo mai visto le cose noi
con occhi diversi, lontani, nel tempo;
salute e malattia, gioia e tristezze
come la storia del mondo, come noi...

 

giovedì 14 ottobre 2021

Haiku, di Yosa Buson

Una lieve pioggia cade,
senza rumore, sul muschio –
quanti ricordi del passato!

Yosa Buson

come caduto è il silenzio, ora,
tra noi, in uno schianto di luci;
rivedo ancora un mare e le onde,
come un relitto affondo la rena...

mercoledì 13 ottobre 2021

Nè mai ti dirò cose che sai, di Anonimo

"Nè mai ti dirò cose che sai..."
 
Infinitesimi istanti additano
errori, conclusioni affrettate,
in un dirupo di sogni ti vedo
"Nè mai ti dirò cose che sai"

Perifrasi interrote dal buio,
le notti, la luna, gli amori,
si fonde un perpetuo sentire 
"Nè mai ti dirò cose che sai"
 
Imbrunisce il giorno, in fretta,
come vita scorre alle spalle,
rileggo il tuo sguardo di ieri
"Nè mai ti dirò cose che sai"
 
Affluisce al cuore l'immagine
di tante speranze riposte
in dolorosi congedi, in istanze
"Nè mai ti dirò cose che sai"
 
Rincorro la bruma, le spezie,
profumo, indeiscente frutto,
misteriose giornate alchemiche
 "Nè mai ti dirò cose che sai"
 
Tu annaspi sensi, ragioni
che posero base, che sono,
bella come le cose proibite
"Nè mai ti dirò cose che sai"
 
Anonimo
del XX° Secolo
da "Le implicazioni sentimentali
 

 

martedì 12 ottobre 2021

Autunno, di Roberto Piumini

Autunno

Quando la terra
comincia a dormire
sotto una coperta
di foglie leggere,
quando gli uccelli
non cantano niente.
Quando di ombrelli
fiorisce la gente,
quando si sente
tossire qualcuno,
quando un bambino
diventa un alunno.
Ecco l’autunno!

Roberto Piumini

un cuore che anima un bosco...
colori sfumati nei toni del giallo
come nostalgie per le anime tristi;
i marroni della terra riflettono

lunedì 11 ottobre 2021

La castagna, di Gianni Rodari

La castagna

C’è un frutto rotondetto,
di farina ne ha un sacchetto:
se lo mangi non si lagna,
questo frutto è la castagna.
La castagna in acqua cotta
prende il nome di ballotta.
Arrostita e profumata
prende il nome di bruciata.
Se la macino è farina:
dolce, fina, leggerina:
se la impasto che ne faccio?
Un fragrante castagnaccio.

Gianni Rodari

colore degli occhi di tante
colora il bosco di macchie;
acerba mi riporti alla mente
boschi che ora mi mancano...

domenica 10 ottobre 2021

Le cose che fanno la domenica, di Corrado Govoni

Le cose che fanno la domenica
 
Lodore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.
Il canto del gallo nel pollaio.
Il gorgheggio dei canarini alle finestre.
L’urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.
La biancheria distesa nel prato.
Il sole sulle soglie.
La tovaglia nuova nella tavola.
Gli specchi nelle camere.
I fiori nei bicchieri.
Il girovago che fa piangere la sua armonica.
Il grido dello spazzacamino.
L’elemosina.
La neve.
Il canale gelato.
Il suono delle campane
Le donne vestite di nero.
Le comunicanti.
Il suono bianco e nero del pianoforte.
Le suore bianche bendate come ferite.
I preti neri.
I ricoverati grigi.
L’azzurro del cielo sereno.
Le passeggiate degli amanti.
Le passeggiate dei malati.
Lo stormire degli alberi.
I gatti bianchi contro i vetri.
Il prillare delle rosse ventarole.
Lo sbattere delle finestre e delle porte.
Le bucce d’oro degli aranci sul selciato.
I bambini che giuocano nei viali al cerchio.
Le fontane aperte nei giardini.
Gli aquiloni librati sulle case.
I soldati che fanno la manovra azzurra.
I cavalli che scalpitano sulle pietre.
Le fanciulle che vendono le viole.
Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.
Le colombe che tubano sul tetto.
I mandorli fioriti nel convento.
Gli oleandri rosei nei vestibuli.
Le tendine bianche che si muovono al vento
 
Corrado Govoni
Claude Monet
"
Il pranzo (nel giardino di Monet a Argenteuil)"
 
 

ricordo ancora il carro del fieno,
le schiene rotte dal lavoro dei campi
e la domenica puliti e vestiti a festa.
a riposare,vecchi precoci, quell'attimo solo...

sabato 9 ottobre 2021

Giorni di minime #71, di Gujil

 castagne per sollevare il peso,
quello sul cuore, che preme, da sempre,
una passeggiata nel bosco d'autunno,
canterini volanti per compagnia.
Le zeppe dell'anima più non sanno
mantenere equilibri, situazionali attimi;
ritrovo nel perdurare un contesto
ancora pellegrino incostante, solo
"Nè mai ti dirò cose che sai..."
lievi rumori, scostanti pensieri
e le foglie, pronte a cadere... 
 
Gujil

venerdì 8 ottobre 2021

Ritorno, di Luigi Pirandello

ritornare, quante volte, sempre,
nei luoghi amati un tempo, ora vuoti;
mi libero spesso da legami potenti eppure
ritrovo i pensieri di ieri, oggi...

 
Ritorno 
 
Ecco la casa antica, ecco il terrazzo. 
càssero d’una nave a cui volgea 
prospera allora e lieta la fortuna. 
Ero ragazzo, 
e di lí m’affacciavo a rimirare, 
con una vaga idea 
del mondo e della vita, a lungo il mare 
e questa dolce luna 
che, come allora, un palpito v’accende 
d’innumeri faville ed un solingo 
grillo ne la scogliera 
desta, il cui canto vince il borboglío 
continuo di tutta la riviera.
 
Ricordo che ogni sera, 
non certo questo, un altro grillo, il mio 
fantastico e ramingo 
spirito richiamava a questa pace 
un borgo addormentato innanzi al mare, 
dopo il fragore assiduo del giorno, 
del traffico vorace 
del molo là fitto di navi e lungo 
la spiaggia irta di zolfo accatastato.
 
E sentivo il conforto 
che doveva venire a quelle navi 
dal lor sicuro placido soggiorno 
nell’amplesso del porto; 
che lontano da tutto e da me stesso 
teneami allora un’ansia smaniosa 
d’ignota attesa, e incerta 
mi sembrava e precaria ogni cosa.
 
Oh tu che stavi lí quasi ogni sera 
curvo su la ringhiera 
di quel terrazzo, guarda qui, su questo 
balconcino modesto 
della casa vicina, e ascolta il suono 
della mia voce. Non la riconosci? 
Io son qua. Chi sono? 
Son questa mia tristezza, ancora in piedi, 
e affaticata e rotta i sogni tuoi? 
e tu, caro ragazzo, tu che vuoi? 
tu che guardi costà la luna e il porto, 
un’ombra sei, sei morto, 
sei forse un cencio appeso 
all’antica ringhiera del terrazzo, 
e di te morto in me ben sento il peso.
 
Cresciuto è il borgo e son compiute ormai 
le due nuove scogliere, 
braccia protese alle lontane genti 
di tutte le bandiere.
 
Quando su queste desolate ardenti 
sabbie sorgean poche e modeste case, 
e in mezzo al viavai 
di tanti carri, dalla torre antica 
usciano alla fatica 
i galeotti rasi, trascinando 
con stridor lungo la catena a schiera; 
e un banditore all’alba, ogni mattina, 
fiero nel volto, cotto 
dal sole, alzava a le mascelle vaste 
la man villosa e con stentorea voce 
tre volte, urlava il bando: 
«O uomini di mare, 
venite a lavorare alla marina!»; 
e accorrean tutti, scamiciati e scalzi, 
alle stadere, presso le cataste 
di zolfo e, curvi sotto 
il giallo incarco stridulo, nel mare 
entravano, vociando, in fila, e poi 
cariche andavano a vela oltre il porto 
le spigonare 
(vita e fatiche di selvaggi eroi); 
avea mio padre, avventuroso e accorto 
mercante, amica la fortuna, e quante 
venian di Francia navi 
e navi d’Inghilterra, 
tutte per lui se ne partiano gravi 
di zolfo o per Levante 
o verso Gibilterra.
 
Cangiò fortuna. Ed ora la ricchezza 
altrui, di chi gli fu minore, sembra 
un’ingiuria al caduto, 
per quanto vecchio, adatto ancor di membra, 
il traffico cresciuto 
con torva angoscia egli da lungi spia, 
mentre la mamma mia, 
che fu sempre signora, 
pallida e curva nella poverta’ 
solo per lui s’accora; 
guarda la casa accanto 
dall’aereo terrazzo, ove felice 
visse la famigliuola, 
ma serra in cuore il pianto; 
e sconsolata e sola 
neppur tra se con un sospiro dice: 
«Quando stavamo là…». 
 
Porto Empedocle, Settembre 1910

 Luigi Pirandello