Cerca nel blog

lunedì 30 giugno 2014

Preghiera alla vita, di Sergio Solmi

Preghiera alla vita
 
Perché più bruci, per meglio sentirti,
perché sempre il cuor mi divida
il tuo taglio assetato di lama,
perché la notte smanioso
invano a cercarti io mi dibatta
e mi raggiunga l'alba
come una morte amica,
tregua non darmi, mia vita,
lasciami l'umiliata povertà,
le nere insonnie, le cure ed i mali.
Lasciami il delirante desiderio
che si gonfia in miraggi
e il timido sangue che s'agita ad ogni
soffio.
Perché più bruci, per meglio sentire
questo tuo bacio che torce e scolora,
ogni mia fibra consuma al tuo fuoco,
ogni pensiero soggioga ed annulla,
ogni tuo dolce, la pace e la gioia,
negami ancora.
 
Sergio Solmi


si vive di cose,
di amori, di visi;
ci si vive anche addosso,
adesso, dopo;
si vive, si convive;
si vive di nuovo...

domenica 29 giugno 2014

Filare di pioppi bagnati..., di Anonimo



filare di pioppi bagnati,
sferzati dal vento;
io risento e ritorno
lungo le rive dei fossi,
anche se piove,
pure nel grigio...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati

 

                              Vincent Van Gogh, Filari di pioppi, 
                          Rotterdam Museum Boymans - Van Beuningen

 

sabato 28 giugno 2014

Teschio, di Arturo Graf

Teschio

In mezzo a una pianura erma e scoverta
Sorge la gran piramide d’un monte,
Che, solcata da’ fulmini, la fronte
Avventa al cielo minacciosa ed erta.
L’uom di lassù potria mirar le glorie
Di cinquanta città opere e fasti
D’antiche genti, alte ruine e vasti
Regni, teatro di famose istorie.
Sopra una guglia dritta acuminata,
A cui l’aquila il vol drizzar non osa,
Un teschio ignudo e solitario posa,
E muto spettator dall’alto guata.
E pensa? E’ par così meditabondo!
E così triste! O nudo teschio e vano,
O teschio pien d’un gran pensiero arcano,
Dimmi, per dio, che pensi tu del mondo?

Arturo Graf


come siamo strani,
fatti di niente
eppure così carnali
fino alla follia...

venerdì 27 giugno 2014

Dettagli alla base, di Siegfried Sassoon

Dettagli alla base

 

Se fossi feroce, e calvo, e corto di fiato
Vivrei alla Base con i Maggiori dalla divisa sgargiante
E spedirei tristi eroi ad affrontare il loro fato.
Mi vedresti con il mio paffuto viso petulante,
Rimpinzarmi e ingozzarmi nei ristoranti migliori,
Leggendo l'elenco dei caduti. "Povero giovanotto",
Direi - "Conoscevo bene i suoi genitori;
Sì, abbiamo avuto pesanti perdite nell'ultima baruffa".
E a guerra finita con ogni giovane morto e sotterrato,
Io mi trascinerò verso casa per morire al sicuro - a letto.

Traduzione di Michele Peroni. La poesia di guerra 

Siegfried Sassoon

 

 

ovunque tracce di me,
alla base dei cuori
negli occhi e nei sensi;
precluso alla storia
eppure grande come non mai...

giovedì 26 giugno 2014

Il cocomero, di Marino Moretti

Il cocomero

Il cocomero bianco rosso e verde
l'ho amato, bimbo, nei barconi quando
lo recavano in Istria a vele aperte,
assumendo il mio stesso avo il comando.
Pianta, strisciando giu per la grillaia
ti contorcevi nel mutarti in frutto,
e il bimbo ti vedeva anche dall'aia
per riportarti nella scia del flutto.
Il trabàccolo aveva la sua pena
come la maggior vela un rosso cuore:
Gesu Cristo, in due nomi: Salvatore
era l'avo e sua sposa Nazzarena.

Il cocomero allora era l'Italia
co' suoi colori bianco rosso e verde. ..
E quanto a me, tornavo ora da balia
con la coccarda bianca rossa e verde.
Oh tempi ancora strani, ancora baldi,
oh i piu bei giorni della nostra vita
quando si ricordava Garibaldi
che viene a noi con la morente Anita.
Egli è fuggiasco, egli ha tutto donato,
tutto perduto ed or la donna perde.
La donna ha sete e non le sarà dato
che un cocomero bianco rosso e verde..

Marino Moretti




attimi rossi e verdi,
sapore sete;
zuccheri e caldo... 

mercoledì 25 giugno 2014

Il parco umido, di Aldo Palazzeschi

Il parco umido

Il parco è serrato serrato serrato,
serrato da un muro
ch'è lungo le miglia le miglia le miglia
da un muro coperto di muffe
coperto di verdi licheni,
grondante di dense fanghiglie.
Né un varco soltanto nel parco traspare
né un foro vi luce.
Soltanto si posson le muffe cadenti, vedere,
soltanto le dense fanghiglie grondanti.
Altissimi cedri ne passano il muro,
i pini dal fusto robusto ne sporgon l'ombrello,
e salici salici tanti,
che mischian sul muro cadenti
le lagrime ai verdi licheni,
a grigie fanghiglie grondanti.
Di fuori ecco il parco serrato serrato serrato,
serrato da un muro ch'è lungo le miglia le miglia le miglia.

Fra l'ombre, fra l'ombre potenti,
nel folto degli alberi grandi,
soltanto tre donne s'aggirano lente,
bellissime donne: regine parenti.
S'aggirano lente in silenzio
nel buio del parco serrato,
pesante trascinano il manto di lutto, le donne
coperte d'un velo che appena il pallore del volto ne scopre.

Aldo Palazzeschi


gli alberi come guardiani
nei nostri giardini, nei boschi;
silenziosi e grandi
stormiscono vite e vissuti...

martedì 24 giugno 2014

L'ultima estate, di Ghiannis Ritsos

L'ultima estate

Dicono addio i colori dei tramonti. È tempo di preparare
le tre valigie – i libri, le carte, le camicie –
e non scordare quella veste rosa che ti stava così bene
anche se d'inverno non la indosserai. Io,
nei pochi giorni che ancora ci restano, riguarderò
i versi scritti in luglio e agosto,
anche se temo di non aver aggiunto niente, semmai
di avere sottratto molto, poiché da essi traspare
l'oscuro sospetto che questa estate
con le sue cicale, i suoi alberi, il mare,
coi fischi delle navi nei tramonti gloriosi,
coi barcaioli sotto i balconi al chiar di luna
e con la sua misericordia ipocrita, sarà l'ultima
.

Karlòvasi, 3.IX.89
Traduzione di Nicola Crocetti
Ghiannis Ritsos


si perpetua il rito;
le partenze, i viaggi.
Io, per me
non ho che ricordi...

lunedì 23 giugno 2014

Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale..., di Eugenio Montale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale


quante e tante le volte
che immaginai e piansi;
come vere lacrime
rigate le dolci fattezze...

domenica 22 giugno 2014

Come è nobile chi..., di Kahlil Gibran


Come è nobile chi,
col cuore triste,
vuol cantare ugualmente
un canto felice,
tra cuori felici.

Kahlil Gibran


una voce si leva,
è un canto;
nell'aria la breva
lo diperde lontano...

sabato 21 giugno 2014

Farfalle, di Pablo Neruda

Farfalle

Le farfalle
Ballano,
velocemente
un ballo
rosso nero
arancione verde
azzurro bianco
granata giallo
violetto
nell'aria
nei fiori
nel nulla
sempre volanti
consecutive
e remote.

Pablo Neruda



attimi colorati
tappezzano cieli azzurri;
fiori e fiori,
ali e sole...

venerdì 20 giugno 2014

Grotta, di Federico Garcia Lorca

Grotta

Dalla grotta escono
lunghi singhiozzi
(Il viola
sul rosso)
Il gitano rievoca
paesi remoti.
(torri alte e uomini
misteriosi)
Nella voce rotta
vanno i suoi occhi.
(il nero
sul rosso)
E la grotta imbiancata
trema nell'oro.
(Il bianco
sul rosso)

 
Federico Garcia Lorca


colori nella mia vita,
tenui, pastello, anche i grigi;
il nero no,
quello fu intenso...

giovedì 19 giugno 2014

Simulacro, di Arturo Graf

Simulacro

Dal marmoreo fonte
Ritto si leva il bianco simulacro:
Ancora par che dal selvoso monte
piana scenda al gelido lavacro.
Le fredde ignude membra
Un arcano e sottil spirito avviva:
Ancora sui divini omeri sembra
Che balzi e suoni la faretra argiva.
Sotto l’arco del ciglio
Immobilmente la pupilla guata,
Guata dell’onde il lucido scompiglio
E l’oziosa danza interminata.
Sulla fronte superba
Un’ombra di pensier tacito vaga,
Misterioso desiderio, acerba
Reminiscenza, fantasia presaga.
Dimmi, ricordi i chiari
Gioghi d’Olimpo, il ciel liquido immenso?
De’ numi il lieto popolo, gli altari
Su cui bruciava l’odorato incenso?
Ricordi tu le selve
Dense, al fragor dell’irruente caccia
Alto sonanti, e le inseguite belve,
E i can travolti sulla lunga traccia?
Ricordi i lieti e vaghi
Recessi dove dal sanguigno ludo
Posavi? i monti solitarii, i laghi
Ove immergevi il divin corpo ignudo?
Ricordi i baci ardenti
D’Endimione e il venturato scoglio?
Del mal vinto pudore i turbamenti
Soavi e il novo femminile orgoglio?
Ricordi ancora? Or dove,
Dov’è quel tempo e quel felice mondo?
Ove il tuo culto e il nume tuo giocondo,
Superba figlia dell’egioco Giove?
Buon per te che sei morta!
Il pellegrin dolente e affaticato
Ti passa innanzi, e meditando il fato
De’ numi erge la fronte e si conforta.

Arturo Graf


passato remoto,
quando raminghi erravano,
quando nei soli vedevo
mondi perduti e lontani...

mercoledì 18 giugno 2014

In riva alla vita, di Antonia Pozzi

In riva alla vita

Ritorno per la strada consueta,
alla solita ora,
sotto un cielo invernale senza rondini,
un cielo d’oro ancora senza stelle.
Grava sopra le palpebre l’ombra
come una lunga mano velata
e i passi in lento abbandono s’attardano,
tanto nota è la via
e deserta
e silente.
Scattano due bambini
da un buio andito
agitando le braccia:
l’ombra sobbalza
striata da un tremulo volo
di chiare stelle filanti.
Gridano le campane,
gridano tutte
per improvviso risveglio,
gridano per arcana meraviglia,
come a un annuncio divino:
l’anima si spalanca
con le pupille
in un balzo di vita.
Sostano i bimbi
con le mani unite
ed io sosto
per non calpestare
le pallide stelle filanti
abbandonate in mezzo alla via.
Sostano i bimbi cantando
con la gracile voce
il canto alto delle campane: ed io sosto
pensandomi ferma stasera
in riva alla vita
come un cespo di giunchi
che tremi
presso un’acqua in cammino.

Antonia Pozzi
Milano, 12 febbraio 1931

Luca Mori 2010,
Sentiero montano a Pergola

poi il tempo,
quello che passa,
quello che fa scordare;
ogni tanto
un suono di voce...

martedì 17 giugno 2014

Le statue e noi, di Ghiannis Ritsos

Le statue e noi

Le statue, calme, non si preoccupano dell'usura del tempo;
perdono le mani, i piedi o la testa
ma restano sempre nella stessa posa, erette,
o supine per terra, sorridenti,
o, bocconi, voltano la schiena a noi e al tempo
come se copulassero, come intente
a un amore infinito, e noi le guardiamo
con un'inspiegabile spossatezza, tristi. Più tardi
torniamo nell'albergo popolare, tiriamo le tende
per attenuare il bagliore del meriggio, e tentiamo,
nudi anche noi, coricati sul letto scomodo,
di imitare la quieta immobilità delle statue.


Karlòvasi, 9.VIII.87
Ghiannis Ritsos

immobili come statue,
quante volte...perchè?
eppure il tempo dice,
qualche volta il cuore dispone...

lunedì 16 giugno 2014

Bontà, di Edmondo de Amicis


Bontà
(ad un amico)
I.
 
Quella bontà che nel mio cor rinviene
La bella anima tua fervida e pia
Non è che un’amorosa cortesia,
La cortesia dell’anime serene.

È una bontà che dal voler non viene,
È un istinto di pace e d’armonìa,
È una dolcezza che la madre mia
Mi trasfuse nell’ossa e nelle vene.

E non è mia virtù, ma mio destino;
Non merta il nome benedetto e santo
A cui la fronte reverente inchino;

Ho l’indulgenza, la dolcezza, il pianto,
Come ha il trillo gentile il cardellino:
La mia bontà, diletto amico, è un canto.

II.
 
E chi m’offende con maligna mente
Non lo sdegno o lo sprezzo o l’odio o l’ira,
Ma una grande tristezza in cor m’ispira,
Una grande tristezza solamente.

E non solo a colui che il fa dolente
Il cor perdona, e l’amor suo sospira,
Ma sè stesso condanna e in sè s’adira
Chè altrui non sa ispirar quello ch’ei sente.

E le censure acerbe, e il franco e duro
Disdegno, e i colpi apertamente intesi
A umiliar l’orgoglio mio, non curo;

È l’odio freddo che il mio cor deride,
È l’odio di color che non offesi,
Questa è l’arma spietata che m’uccide.

III.
 
Oh chi afflisse o ferì l’anima mia,
O nei begli anni dell’età ridente,
O nell’età che in lotte aspre e cruente
La gentilezza del perdono obblía,

Venga, venga da me, qualunque sia
La sua fede, il suo nome e la sua mente,
Venga superbo o triste o sorridente,
E incontrerà il mio bacio per la via.

Venga da me in un giorno di dolore,
Mi troverà una lacrima negli occhi
Ed un fraterno palpito nel core;

E stringerò il suo capo sul mio petto
E gli porrò i miei bimbi sui ginocchi
E sarà benvenuto e benedetto.

IV.
 
E mi si disse: — Muterai natura
Sotto il morso crudel dei disinganni;
L’angelo de’ bei sogni aprirà i vanni,
Aprirà i vanni coll’età matura.

Voce bugiarda! È giunta la sventura
E l’onda amara dei virili affanni;
Ma sento sempre il cor come a vent’anni
E il sogno dell’antico angelo dura.

E cangi il mondo, rimarrò qual sono;
E vecchio, solo, derelitto, irriso,
Avrò ancora nell’anima il perdono;

E fin che non sarò nel cataletto,
Sulla mia bocca brillerà un sorriso
E nel mio core fremerà un affetto.

Edmondo De Amicis



amici lontani,
quasi ricordi,
amici vicini,
quasi presente...

domenica 15 giugno 2014

Aforisma

Voglio sapere
come Dio creò questo mondo.
Voglio conoscere i suoi pensieri.
In quanto al resto,
sono solo dettagli.

Albert Einstein


che dire...
la sintesi,
il pragmatismo 
e l'ovvio...

sabato 14 giugno 2014

prismi girovaghi..., di Anonimo

prismi girovaghi
tra sprazzi di luce
ripiego il pensiero;
quando cade la pioggia
non sono sereno...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati


venerdì 13 giugno 2014

La tour Eiffel, di Guillame Apollinaire



come dire un tratto,
penna decis,ù
foglio bianco
e l'idea imbratta...

giovedì 12 giugno 2014

L'albero mi è penetrato nelle mani, di Ezra Pound

L'albero m'è penetrato nelle mani,
La sua linfa m'è ascesa nelle braccia,
L'albero m'è cresciuto nel seno -
Profondo,
I rami spuntano da me come braccia.
Sei albero,
Sei muschio,
Sei violette trascorse dal vento -
Creatura - alta tanto - tu sei,
E tutto questo è follia al mondo.

Ezra Pound


rami,
diritti, contorni,
come dita di mani
nei capelli del cielo...

mercoledì 11 giugno 2014

La roccia, di Antonia Pozzi

La roccia

Trine di betulla
nella valle
i pensieri –
ma ieri
quando soli erravamo
sulla nuda montagna –
il taglio
delle rupi più eccelse
era il disegno
della mia forza – in cielo.
E non parlare di rovina
tu cuore –
fin che uno spigolo nero a strapiombo
spacchi l’azzurro
e una corda s’annodi all’anima
bianca
come le ossa del falco
che sul torrione più alto
regalmente ha voluto
morire.

8 settembre 1933
Antonia Pozzi


sopra di me,
in un posto che amo...
una roccia,
un masso enorme
dagli inizi del tempo...

martedì 10 giugno 2014

Incertezze, di Amalia Guglielminetti

Incertezze


Pure, ancora di qualche trafittura
tremavo, a guisa di convalescente
ch'ogni indizio del suo male impaura.
Non ben certa di me, trepidamente,
il mio silenzio intimo ascoltando,
mi premevo sul cuor le mani intente.
M'indagai, mi scrutai, mi dolsi, e quando
m'avvidi in qual tenacità d'affanno
esasperavo un dubitar sì blando,
scossi da me l'antico e il nuovo danno
e balzai, folle di desii fugaci,
incontro al riso d'ogni bell'inganno,
gli risi coi notturni occhi : - Mi piaci !

Amalia Guglielminetti



le mille insicurezze,
i dubbi,
le attese e le domande;
come dire...
un lato della vita...

lunedì 9 giugno 2014

un attimo..., di Anonimo


un attimo,
un solo istante,
le vie distorcono
visuali indistinte;
ripiego, ancora
e cammino...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati

domenica 8 giugno 2014

Dettagli alla base, di Siegfried Sassoon

Dettagli alla base

Se fossi feroce, e calvo, e corto di fiato
Vivrei alla Base con i Maggiori dalla divisa sgargiante
E spedirei tristi eroi ad affrontare il loro fato.
Mi vedresti con il mio paffuto viso petulante,
Rimpinzarmi e ingozzarmi nei ristoranti migliori,
Leggendo l'elenco dei caduti. "Povero giovanotto",
Direi - "Conoscevo bene i suoi genitori;
Sì, abbiamo avuto pesanti perdite nell'ultima baruffa".
E a guerra finita con ogni giovane morto e sotterrato,
Io mi trascinerò verso casa per morire al sicuro - a letto.

 

Traduzione di Michele Peron
Siegfried Sassoon

Colle Sestriere, dettaglio del
portale della Chiesa di Sant'Edoardo

nelle piccole cose

si trovano tante  passioni,

ricordi come piaceri,

come dolori

sabato 7 giugno 2014

Quando tra le colline sedete..., di Kahlil Gibran

Quando tra le colline sedete
nella frescura dei pioppi bianchi
e condividete la quiete
e la serenità dei campi
e dei prati lontani,
ebbene, lasciate
che il cuore dica in silenzio:
"Dio riposa nella ragione".
E quando la tempesta giunge,
e il vento possente scuote il bosco,
e tuoni e lampi proclamano
la maestà del cielo
allora che il cuore vostro
dica riverente:
"Dio si muove con passione".

Kahlil Gibran

Claude Monet - Pioppi sulla riva dell'Epte

scosso dai venti,
respinto dai sempre
rivedo le voci
risento le cose...

giovedì 5 giugno 2014

Quiete, di Arturo Graf

Quiete

Una quiete affascinata e stracca
S’addensa e poltre nel mio cor, qual suole
Nel fondo giù di tenebrosa lacca
Un’acqua morta che non vegga il sole.
Da tutto ond’altri si rallegra o duole
Il mio pensier, la vita mia si stacca;
Un dì pasciuto di superbe fole,
Or nel mio petto anche il desio si fiacca.
Io sento svaporar tacita e cheta
L’anima mia come un licor sottile
Chiuso in un vaso di porosa creta.
Senza romor, senza dolor svapora:...
Così mi veggo, oh nova cosa e vile,
Morir giorno per giorno, ora per ora.

Arturo Graf

Eva Buda, "La quiete", olio su tela

anima come lieve velo,
vola sul mondo, sulle cose,
si attarda nei pensieri,
si accascia nei dolori...

mercoledì 4 giugno 2014

Rassegnazione per principianti, di Mascha Kaléko


Rassegnazione per principianti

Tu non cercare nulla. Non c'è niente da trovare,
Niente da capire. Accontentati.
Quando verrà il loro tempo fioriranno i tigli
Sopra la tomba scavata di fresco.
Quando verrà il suo tempo si dissiperà il buio,
Scintillerà la luce rinata.
Niente è concluso, tutto continua.
E tu sarai allegro. O forse no.
Tra sparire e ricominciare
L'impossibile accade.

Come e perché non è stato svelato.
Suona nuova al principiante l'antichissima melodia.
Per cercare il senso profondo, non sprofondare.

Tu non cercare. Così lo troverai.


Traduzione di Francesca Goll
Mascha Kaléko



tutti in un sogno,

come provetti esperti nel nulla;

eppure le voci,

le cose, i sospiri

martedì 3 giugno 2014

Baudelaire, di Rainer Maria Rilke

Baudelaire

Il poeta. lui solo, ha unificato il mondo
che in ognuno di noi in frantumi è scisso.
Del bello è testimone inaudito,
ma esaltando anche ciò che lo tormenta
dà alla rovina purezza infinita:
e persino la furia che annienta si fa mondo.

Rainer Maria Rilke


chi di più?
lo spleen le cose andate,
fiori nascosti, duri
e qualche raggio di luce...

lunedì 2 giugno 2014

cielo di Giugno, di anonimo

cielo di Giugno,
nascosto da nubi e passaggi
di voli radenti;
la mente ritorna,
il cuore ribatte.

Anonimo
del XX° secolo
frammenti

domenica 1 giugno 2014

Proverbio

Ciascun
dal proprio cuor
l'altrui misura.
 


 
Ciascun dal proprio cuor l'altrui misura, recita un vecchio proverbio.
Dice che l'essere umano e' portato ad attribuire agli altri sentimenti, motivazioni ecc commisurate al proprio livello.
Non male per un proverbio popolare!
Un invito a guardarsi dentro con un pò meno furbizia; mentire a sè stessi èla cosa più stupida che si possa fare.