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sabato 31 maggio 2014

Partenze, di Anonimo

Partenze

Debite rotte affrancano
corpi in partenza...ritorno,
eppure rimane il cuore,
quello profondo, intimo;
si sfilaccia la vita ogni volta,
ogni volta si teme...

Anonimo
del XX* secolo
poesie ritrovate


venerdì 30 maggio 2014

Alba sull'Acropoli, di Ida Vallerugo

Alba sull'Acropoli

Ma mi assale il tempo. Non qui, non ora

in quest'alba calma fra queste colonne.
Non qui, non ora, in questo silenzio vivo, fra le voci
in cui sono nata. Abbiamo un appuntamento, tempo,
ma non qui, non ora, in questa perfezione
che lenta scompare.

E tu ti torci nella pietra lassù, cavallo,
occhio grande, spaventato. Calmati, sei perfetto così.
Vuoi tornare alla sua mano, tu.
Non è qui Fidia, con gli scalpellini morti di Meduno
lui ora cena.

Non qui, non ora. Ma con te non posso lottare.
Resta, allora, senso del tempo, che dandomi la misura
del passare
pronta mi fai a partire dove non arriverò.
Nei vapori mattutini riavvia la ruota Atene e sono anch'io
nel coro di voci e rumori a contrastare il coro improvviso
di antichissime cicale che grideranno
ancora insieme qui, solo loro...

Ma impigliata negli sterpi, la ciocca del dio
che ci corre nelle vene di dormienti inquieti che aspettano
di risalire per le giovani linfe che spargemmo

nella tua dura luce, nostro umano passare.


Ida Vallerugo


...e Lei scivolava via leggera,
nella notte romana;
ancora negli occhi nostri
cariatidi, storia, rovine
e quel bacio nel sole...

giovedì 29 maggio 2014

Torrente, di Attilio Bertolucci

Torrente


Spumeggiante, fredda,
fiorita acqua dei torrenti,
un incanto mi dai
che più bello non conobbi mai;
il tuo rumore mi fa sordo,
nascono echi nel mio cuore.
Dove sono? Fra grandi massi
arrugginiti, alberi, selve
percorse da ombrosi sentieri?
Il sole mi fa un po' sudare,
mi dora. Oh questo rumore tranquillo,
questa solitudine.
E quel mulino che si vede e non si vede
fra i castagni abbandonato.
Misento stanco, felice
come una nuvola o un albero bagnato.

Attilio Bertolucci



come dire acqua che scorre,
libera, senza peso,
cristallina e pura,
alberi e aghi di pino...

mercoledì 28 maggio 2014

Vecchiaia, di Ghiannis Ritsos

Vecchiaia

Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie.
Molti avevano preso parte a quella storia –
uomini, animali, bambini, fiumi, alberi,
ragazzi e ragazze con motociclette, due papere
bianche,
il matto silenzioso con una cicca e una galletta;
ed era un mezzogiorno estivo d'oro e sventolavano
le piume della gallina sgozzata luccicando in aria,
e la zia Evanghelìa in cucina puliva le bamie,
e una grossa farfalla si posò sulla saliera.
Nessuno, proprio nessuno allora sapeva
che il transitorio passa nel mito. Alla stazione del treno
venne a sedersi su una panchina una vecchia vestita
di nero
che teneva sul grembiule un cesto d'uova come se fosse
l'unica cosa che aveva al mondo. Si addormentò lì.
Qualcuno di passaggio le rubò il cesto. E cadde la notte.
Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie e i ricordi
degli eroi.


Karlòvasi, 23.VII.87
Traduzione di Nicola Crocetti
Ghiannis Ritsos.


poi i silenzi,
le riflessioni,
le ore
che non passano mai
e quelle
troppo veloci;
la notte, 
la paura 
ed il buio... 

martedì 27 maggio 2014

E to dov'eri?, di Arturo Graf

E tu dov'eri?

Strinser le spade e s’affrontar, le chiome
Al vento sparse, denudati i petti,
Belli entrambi e gentili e giovinetti,
Fregiati entrambi di superbo nome.
Muta, glacial copria la notte il mondo:
Di là dal pian che d’alti olmi s’imbosca,
Fra bieche nubi, accipigliata e fosca
Scendea la luna al curvo cielo in fondo. —
Guizzan quai serpi inveleniti i brandi,
L’un’elsa all’altra si raccoglie e serra,
De’ due feroci combattenti in terra
Si stendon l’ombre paurose e grandi.
Balza e rifulge lo schermito acciaro,
E si raddrizza incontanente al core:
Giovani entrambi sono e d’un valore,
Nell’arte iniqua ammaestrati al paro. —
Udiste un grido, udiste? ambo fuor fuora
Trafitti a un punto, ambo riversi al suolo!
Udiste il grido lor? fu un grido solo;
Ambo chiamar morendo Eleonora!
E tu dov’eri allor, bella dal bianco
Petto, dal volto angelico e soave?
Tu dagli amplessi estenuata un grave
Sonno dormivi d’altro amante al fianco.

Arturo Graf


l'amor che invade il core,
quello che riempie e soverchia,
l'amore con le cose storte
quello che non passa mai...

lunedì 26 maggio 2014

Eri dritta e felice, di Leonardo Sinisgalli

Eri dritta e felice

Eri dritta e felice
sulla porta che il vento
apriva alla campagna.
Intrisa di luce
stavi ferma nel giorno,
al tempo delle vespe d'oro
quando al sambuco
si fanno dolci le midolla.
Allora s'andava scalzi
per i fossi, si misurava l'ardore
del sole dalle impronte
lasciate sui sassi.

Leonardo Sinisgalli


le porte del passato
chiudono scorsi,
restano scorci di quando
bambini si errava nei campi...

domenica 25 maggio 2014

Nel silenzio della notte, di S. Lawrence

Nel silenzio della notte
io ho scelto te.
Nello splendore del firmamento,
io ho scelto te.
Nell’incanto dell’aurora,
io ho scelto te.
Nelle bufere più tormentose,
io ho scelto te.
Nell’arsura più arida,
io ho scelto te.
Nella buona e nella cattiva sorte,
io ho scelto te.
Nella gìoia e nel dolore,
io ho scelto te.
Nel cuore del mio cuore,
io ho scelto te.

S. Lawrence


nient'altro da dire,
solo camminare ancora
sperando restino
intrecciate le mani...

sabato 24 maggio 2014

Fragile Musa

Fragile Musa

Fragile Musa ascolta,
parole che dissi, che dico,
a volte li chiamo a raccolta
i pensieri che meco conduco.
Fragile Musa ricorda,
parole che ho detto e ripeto,
a volte immagino morda
il dolore quello sparso sul greto.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate 

Giulio Romano, Le muse danzano con Apollo,
Firenze, Palazzo Pitti

venerdì 23 maggio 2014

Music in me! Gujil

quasi un mare,
note a scorrere, vive!
Impeti improvvisi
e momenti quieti;
music in me!

giovedì 22 maggio 2014

Il vento può... di Kahlil Gibran


Il vento può infuriare e posarsi,
e il mare si gonfia e si placa,
ma il cuore della vita
è una sfera quieta e immobile.
E la stella che vi rifulge
non avrà mai tramonto.

Kahlil Gibran

“Invaded landscapes”, Yann Le Coroller (2009)

oltre il cuore il sole,
oltre il sole il sale;
la vita, la morte,
le cose piccoline
e quelle più grandi...

mercoledì 21 maggio 2014

Un fiore, di Arturo Graf

Un fiore

Perchè pallido fior, solo hai diletto
Degli ermi luoghi ov’è silenzio e pace?
E dove più nereggia il bosco e tace
La valle ivi ti stai solo e negletto?
La rosa al Vizio orna le tempie e il letto
Profuma ove il Piacer disteso giace;
Ma quel che piace ad altri a te non piace,
A te che segui più gentile affetto.
E ti raccogli sulle tombe, al rezzo
Degli alteri cipressi, e spargi ai morti
La carità del tuo soave olezzo.
Umile, casto, pio! ben veggo io certo
Che mano d’uom non t’educava: gli orti
Fuggi, pallido fior, vivi al deserto.

Arturo Graf


fiore isolato,
alla ricerca di acqua,
di luce e calore;
così vitale, eppure solo.

martedì 20 maggio 2014

A nord di San Francisco, di Yehuda Amichai

A nord di San Francisco

Qui molli le colline toccano il mare
come s’incontrano due eternità.
E le mucche che pasturano lassù
ci ignorano, come fossero angeli.
Anche il maturo aroma di melone in cantina
profetizza la quiete.
Il buio non combatte con la luce
ma ci spinge avanti
verso altra luce, e l’unico dolore
è quello di non restare.
Nella mia terra che vien detta santa
non permettono mai all’eternità
di essere eterna:
l’hanno divisa in piccole fedi
frazionata in territori di Dio
sminuzzata in schegge di Storia
acuminate che feriscono a morte.
Delle sue quiete lontananze hanno fatto
prossimità che freme di pena del presente.
A Bolinas, sulla spiaggia, ai piedi
dei gradini di legno
vidi fanciulle dalle natiche nude
sul ventre stese nella sabbia ebbre
di regno sempiterno,
e le anime in loro come porte
si aprivano e chiudevano,
si aprivano e chiudevano nel ritmo
della risacca.


Yehuda Amichai
Traduzione di Ariel Rathaus

...poi le onde,
le nebbie del porto;
infine un volo stridente,
gabbiani, nel grigio...

domenica 18 maggio 2014

L'orgoglio è..., di Gustave Flaubert

L'orgoglio è una bestia feroce
che vive nelle caverne e nei deserti;
la vanità invece, come un pappagallo,
salta di ramo in ramo e chiacchiera in piena luce.
 
Gustave Flaubert
 
 
che dire
è proprio così,
io sto a mezz'ombra...

sabato 17 maggio 2014

Le rive dei salici, di Anonimo

Le rive dei salici

Le rive dei salici
omdeggiano fronde
sul fiume tranquillo
proiettano giochi di ombre;
seduto in disparte respiro
questo alito lieve, profumo
di intenso vivere continuo.
Frastagliano luci tra i rami
raggi di un tiepido sole;
mi sono assopito nell'erba
tra rumori di grilli e cicale.
Mi è dolce il pensare
tra le rive dei salici
il peso mortale è leggro
e il petto non ansima
la bocca non cerca
il sapore dell'aria tra i denti
e il cuore finalmente tranquillo.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

venerdì 16 maggio 2014

Sil tavolo, di Andrew Motion

Sul tavolo

Ci terrei a precisare che ho comprato
questa tovaglia
con il suo semplice disegno ripetitivo
di fiori viola scuro non menzionati
da alcun botanico
perché mi ricorda quel vestito stampato
che indossavi
l’estate che ci siamo conosciuti (un vestito
– hai sempre sostenuto –
che non ti ho mai detto che mi piaceva).
Be’, mi piaceva, sai. Mi piaceva.
Mi piaceva un sacco, che ci fossi tu dentro
oppure no.
Come è potuto uscirsene così in silenzio
dalla nostra vita?
Detesto (proprio detesto) l’idea di qualche
altro sedere
che faccia svolazzare a sinistra e a destra
quelle pesanti corolle.
Detesto ancor più immaginarmelo sgretolarsi
in una discarica
o fatto a brandelli – un pezzo qui che pulisce
un’astina dell’olio
un pezzo là intorno a una crepa in un tubo
di piombo.

È passato tanto tempo ormai, amore mio,
tanto tempo,
ma stanotte proprio come la nostra prima
notte sono qua,
la testa leggera tra le mani e il bicchiere
pieno,
che fisso i grossi petali sonnolenti fino
a quando si mettono in moto,
amandoli ma con il desiderio di sollevarli,
di schiuderli,
persino di farli a pezzi, se questo è quanto
ci vuole per arrivare
alla tua bellissima pelle, desiderosa,
calda, candida come la luna.

Andrew Motion
Traduzione di Helena Sanson



con i fogli e le penne,
sul tavolo del mio pensiero
tutte le frasi mai scritte
tutti i poemi composti
e quelli da scrivere ancora...

giovedì 15 maggio 2014

Riflesso


favole strappano
a noi lunghi pensieri;
la notte, come il giorno,
riposa negli occhi sognanti...
 
 

mercoledì 14 maggio 2014

Brano dal mio testamento, di Kriton Athanasulis




Brano dal mio testamento
 
Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.
Ti lascio il sole che lasciò mio padre
a me. Le stelle brilleranno uguali, e uguali
t’indurranno le notti a dolce sonno,
il mare t’empirà di sogni. Ti lascio
il mio sorriso amareggiato: fanne scialo,
ma non tradirmi. Il mondo è povero
oggi. S’è tanto insanguinato questo mondo
ed è rimasto povero. Diventa ricco tu
guadagnando l’amore del mondo.
Ti lascio la mia lotta incompiuta
e l’arma con la canna arroventata.
Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno.
Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena
vinta nelle battaglie del mio tempo.
E ricorda. Quest’ordine ti lascio.
Ricordare vuol dire non morire.
Non dire mai che sono stato indegno, che
disperazione m’ha portato avanti e son rimasto
indietro, al di qua della trincea.
Ho gridato, gridato mille e mille volte no,
ma soffiava un gran vento, e pioggia, e grandine:
hanno sepolto la mia voce. Ti lascio
la mia storia vergata con la mano
d’una qualche speranza. A te finirla.
Ti lascio i simulacri degli eroi
con le mani mozzate, ragazzi che non fecero a tempo
ad assumere austera forma d’uomo,
madri vestite di bruno, fanciulle violentate.
Ti lascio la memoria di Belsen e di Auschwitz.
Fa’ presto a farti grande. Nutri bene
il tuo gracile cuore con la carne
della pace del mondo, ragazzo, ragazzo.
Impara che milioni di fratelli innocenti
svanirono d’un tratto nelle nevi gelate
in una tomba comune e spregiata.
Si chiamano nemici: gia! i nemici dell’odio.
Ti lascio l’indirizzo della tomba
perché tu vada a leggere l’epigrafe.
Ti lascio accampamenti
d’una città con tanti prigionieri:
dicono sempre sì, ma dentro loro mugghia
l’imprigionato no dell’uomo libero.
Anch’io sono di quelli che dicono, di fuori,
il sì della necessità, ma nutro, dentro, il no.
Così è stato il mio tempo. Gira l’occhio
dolce al nostro crepuscolo amaro.
Il pane è fatto pietra, l’acqua fango,
la verità un uccello che non canta.
È questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio
d’essere fiero. Sfòrzati di vivere.
Salta il fosso da solo e fatti libero.
Attendo nuove. È questo che ti lascio.
 
Kriton Athanasulis
Traduzione di Filippo Maria Pontani



quando il tempo
sfiorerà le cose
sarà caldo
o paesaggio solatio...

lunedì 12 maggio 2014

Memento, di Iginio Tarchetti

Memento

Quando bacio il tuo labbro profumato,
cara fanciulla non posso obbliare
che un bianco teschio vi è sotto celato.
Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso,
obbliar non poss'io, cara fanciulla,
che vi è sotto uno scheletro nascosto.
E nell'orrenda visione assorto,
dovunque o tocchi, o baci, o la man posi,
sento sporger le fredde ossa di un morto.

Iginio Tarchetti

realtà fatta di tutto
unicamente,
solamente,
fortemente...

domenica 11 maggio 2014

A mia madre, di Eugenio Montale

A mia madre

Ora che il coro delle coturnici
ti blandisce nel sonno eterno, rotta
felice schiera in fuga verso i clivi
vendemmiati del Mesco, or che la lotta
dei viventi più infuria, se tu cedi
come un’ombra la spoglia
(e non è un’ombra,
o gentile, non è ciò che tu credi)
chi ti proteggerà? La strada sgombra
non è una via, solo due mani, un volto,
quelle mani, quel volto, il gesto d’una
vita che non è un’altra ma se stessa,
solo questo ti pone nell’eliso
folto d’anime e voci in cui tu vivi;
e la domanda che tu lasci è anch’essa
un gesto tuo, all’ombra delle croci.

Eugenio Montale


dove sei?
dove sarai ora?
qui è silenzio
prima dei risvegli;
ho il cuore gonfio
I miss you so much!

sabato 10 maggio 2014

Sempre camminerò... di Kahlil Gibran


Sempre camminerò per queste spiagge
tra la sabbia e la schiuma dell'onda.
L'alta marea cancellerà l'impronta
e il vento svanirà la schiuma.
Ma sempre spiaggia e mare rimarranno.

Kahlil Gibran


tempo al tempo,
un mare di gesti,
fluisce la via
verso il domani...

venerdì 9 maggio 2014

Quando, di Anonimo



Quando

Quando i silenzi
rispaziano suoni indistinti
mi fermo a cercare;
le sempiterne avvisaglie,
i lampi lontani seguiti dal tuono,
le veglie notturne.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

giovedì 8 maggio 2014

La luna e l'onda di Lucio Mariani

La luna e l’onda

Mentre la prima luna s’alza in trono
occhi sui vivi, col pallore e lo scherno
d’una vecchia pastiglia consumata,
il passeraccio solo e imbalonato
dall’egra tamerice guarda al mare
– azul y azul, immenso azul redondo –
guarda al di là di dune e di barene
con un occhio soltanto l’altro in sonno,
trepidante per prendere la mira,
dell’onda definita e trionfante
che nessun colpo potrà mai fermare
sul confine del sogno che viviamo.
Quell’onda che avanzando ci costringe
e senza requie ci fa domandare
perché io, io chi, io quando
ed io per quanto ancora?
Ma la luna procede verso il cielo
che livido s’imbruna
testimone impassibile e solenne
sull’affanno del nulla.


Lucio Mariani


piccoli rumori notturni,
il bagnasciuga, il mare,
orizzonte appena intravisto,
si respira, si fiata...

mercoledì 7 maggio 2014

Rinascita, di Ghiannis Ritsos

Rinascita

Da anni più nessuno si è occupato del giardino.
Eppure
quest’anno – maggio, giugno – è rifiorito da solo,
è divampato tutto fino all’inferriata, – mille rose,
mille garofani, mille gerani, mille piselli odorosi –
viola, arancione, verde, rosso e giallo,
colori – colori-ali; – tanto che la donna uscì
di nuovo
a dare l’acqua col suo vecchio annaffiatoio –
di nuovo bella,
serena, con una convinzione indefinibile.
E il giardino
la nascose fino alle spalle, l’abbracciò,
la conquistò tutta;
la sollevò tra le sue braccia. E allora, a mezzogiorno
in punto, vedemmo
il giardino e la donna con l’annaffiatoio
ascendere al cielo –
e mentre guardavamo in alto, alcune gocce
dell’annaffiatoio
ci caddero dolcemente sulle guance, sul mento,
sulle labbra.


3 giugno 1969 Karlòvasi- Samo
Traduzione di Nicola Crocetti

Ghiannis Ritsos


Maggio, coraggio,
le foglie sul faggio,
pensiero assai saggio
di un verde messaggio...

martedì 6 maggio 2014

Riflesso

senza fiato
un attimo,
solo,
senza respiro;
fermo il tempo
e rimuovo...

Gujil


lunedì 5 maggio 2014

Come gentile logora amore..., di Giorgio Manganelli

Come gentile logora amore
le tue membra intense:
nasci taciturno bucchero, o logorata
anima; e adorna
dell’esatta grafia d’un sorriso
con delicata rinuncia
ti implíchi nella imprevista
geometria vegetale del tuo sangue.

 
Giorgio Manganellisettembre 58


ecco come,
come un sorriso,
come un incontro inatteso,
là lun go le vie del cuore...

domenica 4 maggio 2014

Il grande uomo..., di Kahlil Gibran

Il grande uomo
ha due cuori:
l'uno sanguina,
l'altro sopporta.

Kahlil Gibran

 

sabato 3 maggio 2014

Infinitesimale, di Anonimo


Infinitesimale

Minimi scarti collimano
concentrici stanchi;
sulla via della seta
ancora arranca
una carovana stanca.
Composizioni arcaiche,
frettolose stanze,
una poesia ristagna
nei lembi del cuore.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

venerdì 2 maggio 2014

Chi lavora..., San Francesco d'Assisi

Chi lavora con le sue mani è un lavoratore.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista.
San Francesco d'Assisi
 
Giotto, San Francesco, predica agli uccelli
e chi non lavora?
o non può lavorare?
che dire...
che fare...

giovedì 1 maggio 2014

La scelta di un mestiere, di lina Schwarz

La scelta d'un mestiere


Ho da scegliermi un mestiere
pensa Piero tutto il giorno.

Se facessi il panettiere?
Ah, ma scotta troppo, il forno!
Se facessi il muratore?...
Ma il mestiere è troppo duro!
Forse, forse il minatore...
E se piglio il torcicollo?..
Potrei fare l'imbianchino...
Mi farò spazzacamino!
Ho da fare il macellaio?
Beh, quel sangue mi fa orror.
O, se andassi marinaio?
Ma del mare ho tal terror!...
Cosi, Piero, tutto il giorno.
per cercar la professione,
se ne va girando intorno,
sfaccendato e bighellone.
Cerca, cerca, il tempo passa...
Nulla impara e nulla sa
e, se in ozio ora s'ingrassa,

come mai la finirà?

Lina Schwarz

dedico questo
1° Maggio
a mio Padre...