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domenica 31 maggio 2015

Questa mano, di Helle Busacca

Questa mano

Questa mano che regge
il bicchiere di cristallo con l’orlo d’oro
in questo momento, ghiaccioli
e ambrato succo di ananas, questa
mano che ha fatto infinite cose
e inutili e inutilmente,
questa mano che era così flessibile
a tessere versi e colori
e che si è frantumato il polso
tanto esile un tempo, un nodoso groppo
ora, e lei tutta ombre e rugginose
macchie di vecchiezza, che sta scrivendo
ora, e fra poco sarà un granello
di cenere, e io che la guardo, dove sarò?

 Helle Busacca
Poesie scelte
  

Martin C. Escher, Drawing Hands 1948

 
come farei
senza questa mano?
mi culla e accarezza
come nessuno,
cosa farei senza?

sabato 30 maggio 2015

Un giorno..., di Gujil

 
un giorno come un altro,
il mio giorno,
la pioggia appena caduta,
il mattino che sorge;
un giorno come un altro,
il mio giorno,
rivedo lunghe pause
e lontani sguardi,
amori andati... 

venerdì 29 maggio 2015

Quando l'erba tenera appare..., di Bernard De Ventadorn

     
Quando l'erba tenera appare    
 
Qan l'erba fresch' e·lh folha par
e la flors boton' el verjan,
e·l rossinhols autet e clar
leva sa votz e mou so chan,
joi a de lui, e joi ai de la flor
e joi de me e de midons major;
daus totas partz
sui de joi claus e sens,
mas sel es jois que totz autres jois vens.
 
 
 
indifesi steli
su prati di vento,
la pioggia,
il sole,
sdraiarsi, respirare...
 
         
Quando l'erba tenera appare e la foglia,
il fiore sboccia sul ramo,
e l'usignolo alta e chiara
leva la sua voce e intona il suo canto,
gioia ho di lui e gioia ho del fiore,
gioia ho di me e più grande di Madonna,
da ogni parte sono dalla gioia chiuso e cinto,
ma questa è gioia che tutte le altre vince.
 
Bernard De Ventadorn

giovedì 28 maggio 2015

Piogge di primavera, di Gustave Flaubert

Piogge di primavera

Mentre cammini, una nuvola si apre
all'improvviso, viene giù acqua.
La pioggia, però, finisce quasi subito.
Allora, camminando sul selciato
della città, si vedono le strade scintillare
sotto il sole.
 
Gustave Flaubert
 
 
poi torna il sole,
vero, tutto cambia,
il freddo diventa colore
e le madide foglie
riprendono vigore... 

mercoledì 27 maggio 2015

Bisogna amarsi meno,... di Giovanni Testori


Bisogna amarsi meno,
bisogna lasciare al tempo
l'ingorda gioia d'insegnare
che l'amore non è ricevere,

né dare,
ma lasciarsi prendere,
affondare.
 
Giovanni Testori
 
 
amarsi meno,
forse, non so,
io mi amo quando posso
e come posso...

martedì 26 maggio 2015

I meandri che più dell'altro illividiscono l'anima..., di Francesco Rivera

I meandri che più dell'altro illividiscono l'anima
e quanto è nelle sere di peste nella cosciente rottura
del sangue protrarre questo mare di porfido
alle stagioni passive violetto il naso di Gogol
all'apparire sul ponte dello sgretolato mistero.
Quasi lucida la povertà e un gesto polisillabo
a imprigionare le tende che sul verde bagnato
hanno bisogno di vento.


Francesco Rivera
L'orefice
 
 
 
ceselli di cose andate,
quadri con polvere
oggetti lasciati negli angoli
tesori da riscoprire...

domenica 24 maggio 2015

Tendine, di Anonimo

Tendine
 
Finestre appena aperte
e colorate tendine, coi fiori,
cuori tenuti in disparte
cercano perduti amori.
Nel fumo di un fuoco
rivedo le cose disperse,
rinnovo il tacito gioco
le rive, le anime terse.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 

sabato 23 maggio 2015

Riflesso adamantino

come sempre,
adamantino e solo;
nel contesto rinnego,
ascolto parole nel vento;
confuso mi sporgo,
osservo, rivedo...
 
 

venerdì 22 maggio 2015

Il calabrone, di Corrado Govoni

Il calabrone 

   Questo ispido villoso calabrone
   l'ho trovato ubriaco fradicio
   di polline e di rugiada,
   nella campana di un fiore arancione.
Zampettava qua e là, ronzando
   per uscire, ma non trovava più la strada.

Lo tirai fuori, ed ora è lì, che vola
in un raggio di sole tutto d'oro,
come un ubriacone che s'alza dal
marciapiede
e s'incammina malsicuro,
borbottando.

Corrado Govoni 
 

Soltanto un battito
ala stremata si ferma
un fiore la accoglie,
una mano,
un dolore improvviso...
 

giovedì 21 maggio 2015

E anch'io meschino trovator di rime..., di Ippolito Nievo

E anch’io meschino trovator di rime
Né miei più fanciulleschi anni, quand’era
Nuovo a tutto il pensiero, e la speranza
Vece tenea della lontana fede
Ond’oggi faccio schermo alle presenti
Viltadi, anch’io sulle deserte arene
Del Tirreno discesi, e popolai
De’ miei sogni quell’onde, ove le prime
Fenicie prore arditamente in traccia
Correvan di nuova terra.
 
Ippolito Nievo
 
 
forse, nel mattino,
ecco che si rompe i silenzio,
battito d'ali, fronda nel vento;
immoto stupore, ogni volta...

mercoledì 20 maggio 2015

anime intorno,... di Anonimo

anime intorno
collimano densi banchi di nebbie
poi vagano sole e perdute
come carovane fantasma...
 
Anonimo
del XX° Secolo
Frammenti ritrovati
 
 

martedì 19 maggio 2015

Rimpiattino, di Anonimo

 
Rimpiattino
 
Effimere stasi di vento,
nel tempo di un gesto
ritrovo perdute cose.
Nascoste in un niente
stanno le mie ragioni,
quelle vere, quelle pure.
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate
 
 

lunedì 18 maggio 2015

Aiutami, Amore..., di Valeria Rossella

Aiutami, Amore. Ancora questa volta.
Perché la mia fronte non è immacolata
e la tua carne è luminosa
come la carne dell'Angelo
che nella lotta notturna mi ha sciancato
aiutami.
Lasciami sedere accanto a te. Offrimi
di quell'uva in cui macchiai le dita.


Valeria Rossella
Il luminaio
 
 
con un piccolo aiuto,
quasi sempre basta,
a volte non serve,
a volte non arriva...

domenica 17 maggio 2015

Domeniche, di Jules Laforgue

 
 
Domeniche
 
Oh, questo pianoforte, il caro piano
che non s'arresta, non s'arresta mai,
oh! questo piano che lamenta in alto
e che s'intesta sopra la mia testa!
 
Vi sono dentro le sinistre polke
e le romanze da portineria,
fini esercizi
                       e il Prego d'una vergine!
 
Fuggire? dove in questa primavera?
Nulla da fare fuori, la domenica...
E più nulla da fare a casa mia...
Oh! nulla v'è da fare sulla terra!...
 
Ehilà, ragazza assisa avanti al piano!
Io lo so bene che non tieni un'anima!
Mai più cadere dentro la tua rete
di nostalgia che tendi con le scale...
 
Fiori fatali uniti dal Ricordo,
leggende folli ormai tutte sfiorite,
basta! mi basta! vi sento venire
e la mia vita è prossima a partire...
 
È vero, una domenica dal cielo
grigio, e non faccio più nulla di bene,
e l'infimo organetto barbaresco
(il poveretto!) m'afferra alle viscere!
 
E allora troppo folle io mi sento!
E se fossi sposato, ucciderei
la bocca all'amorosa e le direi
inginocchiato le parole ambigue:
 
"Il mio cuore mi è troppo troppo cèntrico!
e tu sei frale nella carne umana;
e allora non pensare che sia male
se ti dò delle pene!"
 
Jules Laforgue
 
 





 
domenica tra soli,
un pizzico di sole
lo stomaco in subbuglio
e un caffè caldo...

sabato 16 maggio 2015

Habeas corpus, di Kenneth Rexroth



Habeas Corpus

                 
Tu hai il corpo, ossa e sangue,
peli e denti, unghie e occhi.
Tu hai il corpo - la pelle tesa
alla luce lunare, il mare che erode
i monti vuoti, il pelo
sul corpo elastico, eretto...
Un vento umido di pioggia
batte e sferza spighe d'orzo
e il lampo per un attimo
infiamma l'aria, poi svanisce;
e io ti dico che la memoria
della carne è reale come carne viva,

pietra che cade, fuoco che brucia...
Tu hai il corpo e il solare
broccato bruno e rosa nudo
corpo sposato, l'eterno suo
sangue che attende il verme e la sua ora.

                 
Traduzione di Francesco Dalessandro
Kenneth Rexroth
 
 
ormai in declino, lo guardo,
mi inseguo infelice, triste;
rasserena la mattina,
la luce mi vede al risveglio...

venerdì 15 maggio 2015

Riflesso, di Gujil

un sogno,
solo un sogno vorrei;
quasi sempre soltanto faville,
poi il fuoco,
i colori,
la luce,
ancora il buio...
 
 
 

giovedì 14 maggio 2015

Osservazione, di Dorothy Parker


Osservazione
                 
Se non vado a passeggio per il parco,
nelle alte sfere potrò aprirmi un varco.
Se ogni sera alle dieci vado a letto,
non dovrò consumare il mio belletto.
Se gli stravizi riuscirò a evitare,
qualcuno forse potrò diventare.
Ma rimarrò quel che sono al presente,
perché non me ne importa un accidente.


Traduzione di Silvio Raffo
Dorothy Parker
Tanto vale vivere
 
 
presenti artefatti...passati,
le ali libere delle notti,
i corpi del giorno
e le mille facce...

mercoledì 13 maggio 2015

Io non so più, io non voglio più , di Marcelina Desbordes-Valmore

Io non so più, io non voglio più
 
Io non so più da dove sia nata la mia collera;
ha parlato... e le sue colpe sono scomparse.
I suoi occhi imploravano, la sua bocca voleva piacere:
dove sei fuggita, mia timida collera?
Non lo so più.

Non voglio più guardare ciò che amo.
Non appena sorride, tutti i miei pianti svaniscono.
Invano, per forza o per dolcezza suprema,
l’amore e lui vogliono ancora che io ami;
io non voglio più.

Non so più evitarlo nella sua assenza;
tutti i miei giuramenti sono ormai superflui.
Senza tradirmi, ho sfidato la sua presenza;
ma senza morire sopportare la sua assenza
io non so più.
 
Marcelina Desbordes Valmore
 

Je ne sais plus, je ne veux plus

Je ne sais plus d’où naissait ma colère;
Il a parlé... Ses torts sont disparus.
Ses yeux priaient, sa bouche voulait plaire:
Où fuyais-tu, ma timide colère?
Je ne sais plus.

Je ne veux plus regarder ce que j’aime.
Dès qu’il sourit, tous mes pleurs sont perdus.
En vain, par force ou par douceur suprême,
L’amour et lui veulent encor que j’aime;
Je ne veux plus.

Je ne sais plus le fuir en son absence;
Tous mes serments alors sont superflus.
Sans me trahir, j’ai bravé sa présence;
Mais sans mourir supporter son absence,
Je ne sais plus!
 
 Marcelina Desbordes Valmore
 
 
nell'intrico dei sentimenti
un aria nuova nell'ansia;
sapere, non sapere, intuire
e poi..?
 

martedì 12 maggio 2015

Assonanze, di Lucio Mariani

Assonanze
                 
Eccoti qui a riempire la giornata
di cose e di rammendi
da fare tra ferita e ferita
aspettando che finisca l'attesa
che arrivi la sorpresa d'un avviso
l'offerta d'una mano per carezzarti il viso
la voce d'un umano.
E la sera trascorre
per giungere alla sfera
del silenzio

nel tempio.


Lucio Mariani
Alla destra del mondo
 
 
diapason naturali
risuonano in testa
come corde d'arpa
o come ottoni;
la dinamica incalza
e la fatica aumenta...

lunedì 11 maggio 2015

Un dialogo di sguardi, di Kenneth Rexroth

Un dialogo di sguardi
                 
Lasciati celebrare. Io non
ho conosciuto mai nessuna
più bella di te. Io cammino
al tuo fianco, ti guardo
muoverti al mio fianco, guardo
la quieta grazia della mano
e della coscia, guardo il tuo viso
cambiare espressione per parole
che non dici, guardo i tuoi occhi
severi rivolti a me o a te stessa,
lesti o lenti, pieni di sapienza,
guardo le tue labbra tumide

aprirsi sorridere o farsi serie,
guardo la tua vita sottile,
le natiche superbe nella loro
grazia, cigno che scivola sull'acqua,
un animale libero, come te,
che non si può sottomettere,
ma solo abbandonare, come io
a te, quando ascolto per caso
l'armonioso discorso d'impulso
e d'amore, fiducia e sicurezza
che pronunci mentre giochi
con le nostre bambine o le fai
mangiare. Io non ho conosciuto
mai una più bella di te.

                 
Traduzione di Francesco Dalessandro
Kenneth Rexroth
(La santità del reale)
 
 
ci si parla con gli occhi,
si dicono cose indicibili,
si arriva ad amare gli sguardi;
compresi? assolti?
nel vivere guardo lo sguardo...

domenica 10 maggio 2015

Augurio

esitando riprendo,
antichi percorsi (vecchi forse),
gli inutili sforzi, le ansie,
i giorni di vento;
poi cado, stremato...
 
 
un augurio
a tutte le mamme,
alla mia
solo col pensiero,
vorrei riabbracciarla...

sabato 9 maggio 2015

Caleidoscopio, di Anonimo

Caleidoscopio
 
Ruota e cambia figura
lo specchio costretto dell'anima,
un verde rianima luce riflessa
poi è fantasia di rossi,
un blu oltremare...
Lapislazzuli, attimi,
vagano alterne figure,
veloci,
rappresaglia di vita
costituiscono sogni
speranze,
rivolte;
poi la luce che scema
scurisce i contorni
e il colore si attenua.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

venerdì 8 maggio 2015

Madrigale, di Giovanna Bemporad

 
Madrigale

Padiglione di mandorli nel biondo
colore di febbraio è la campagna;
e al rapido infittirsi dei germogli
che traboccano, o in punto d'incarnarsi,
la voluttà mi afferra senza braccia.
L'immagine di lei si acciglia e ride
sotto un gioco di rondini, al suo collo
mobile di baleni accosto il labbro
e alla sua bocca, foglia di sibilla.
ma insiste per i campi un assiuolo
l'armonia di velluto, e fa un profumo
dal suo bruno languore misurato
la viola; io ripenso le sue dita
rosse all'estremità, petali intinti
di porpora, tracciare sulla sabbia
dei millenni il mio nome all'infinito.
 
Giovanna Bemporad
 
 
poetiche in disuso
le mie stanche frasi,
a fasi alterne vivo,
sopravvivo a me stesso...

giovedì 7 maggio 2015

Il tempo e l'oblio hanno cancellato..., di Emily Bronte

Il tempo e l'oblio hanno cancellato
 
Il tempo e l'oblio hanno cancellato
ormai quel sorriso d'incanto
gli anni hanno spento la freschezza
muffa e umidità sfigurano il volto.
Ma la ciocca di capelli di seta
ancora intrecciata sotto il ritratto
dice quale fosse un tempo quel viso
ne ritrae l'immagine alla memoria.
Bianca la mano che ha vergato quel verso
"Amore sappimi sempre fedele"
veloci correvano le belle dita
quando la penna tracciava quel motto.
 
Emily Bronte
 
 
 
rimangono a volte sbiaditi,
i ricordi e le immagini;
i volti si contornano poco,
resta un'essenza e un profumo,
resta il sentore...

mercoledì 6 maggio 2015

Il cuore batte forte per amore..., di Vincenzo Loriga

Il cuore batte forte per amore,
e tu mi dici che l'amore è insano,
l'amore è disumano, è sovrumano,
se disilluso il cuore batte piano.

Amore amore dici, ma felici
furono i giorni della mia illusione,
i giorni che volando la passione
mi trascinava in alto nei suoi cieli.


Vincenzo Loriga
Regina degli inganni
 
 
il cuore, già il cuore...
le vesti del passato,
gli splendidi attimi;
consunto dal pensiero
rientro in me stesso...
sempre!..

martedì 5 maggio 2015

La prima notte, di Jules Laforgue


La prima notte
 
Ecco scende la sera, dolce al vecchio lascivo.
Murr il mio gatto siede come araldica sfinge
contempla, inquieto, con la sua pupilla fantastica
viaggiare all’orizzonte la luna clorotica.
E’ l’ora nella quale l’infante prega, dove Parigi-fogna
getta sul pavimento dei viali
le sue falene dai seni freddi che, sotto la luce spettrale
del gas, l’occhio che fiuta un maschio casuale.
Ma, presso il mio gatto Murr, sogno alla finestra.
Penso a bambini che ovunque, in questo istante, sono nati.
Penso a tutti i morti sotterrati oggi.
E mi figuro d’essere in fondo al cimitero,
e entrando nelle bare, mi metto al posto
di quelli che qui passeranno la loro prima notte.
 
Jules Laforgue
(da Singhiozzi della terra)
 

sere,
notti,
ammantate di umori,
liquide gioie,
rivoli nelle mani;
ancora ricordo,
ancora mi beo.
Nel nulla del sogno
ogni giorno
riprovo...