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domenica 17 maggio 2015

Domeniche, di Jules Laforgue

 
 
Domeniche
 
Oh, questo pianoforte, il caro piano
che non s'arresta, non s'arresta mai,
oh! questo piano che lamenta in alto
e che s'intesta sopra la mia testa!
 
Vi sono dentro le sinistre polke
e le romanze da portineria,
fini esercizi
                       e il Prego d'una vergine!
 
Fuggire? dove in questa primavera?
Nulla da fare fuori, la domenica...
E più nulla da fare a casa mia...
Oh! nulla v'è da fare sulla terra!...
 
Ehilà, ragazza assisa avanti al piano!
Io lo so bene che non tieni un'anima!
Mai più cadere dentro la tua rete
di nostalgia che tendi con le scale...
 
Fiori fatali uniti dal Ricordo,
leggende folli ormai tutte sfiorite,
basta! mi basta! vi sento venire
e la mia vita è prossima a partire...
 
È vero, una domenica dal cielo
grigio, e non faccio più nulla di bene,
e l'infimo organetto barbaresco
(il poveretto!) m'afferra alle viscere!
 
E allora troppo folle io mi sento!
E se fossi sposato, ucciderei
la bocca all'amorosa e le direi
inginocchiato le parole ambigue:
 
"Il mio cuore mi è troppo troppo cèntrico!
e tu sei frale nella carne umana;
e allora non pensare che sia male
se ti dò delle pene!"
 
Jules Laforgue
 
 





 
domenica tra soli,
un pizzico di sole
lo stomaco in subbuglio
e un caffè caldo...

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