Cerca nel blog

mercoledì 30 aprile 2014

Sguardo indietro, di Christoph Whilelm Aigner

Sguardo indietro


Con i suoi sguardi
lei mi ritaglia
una finestra

Dentro fioccano nastri di neve
brandelli di vento discorsi di uccelli

Rullare di treni
Poi in primavera
e ancora nell’autunno della scuola
grida di legno
sotto la sega

Le estati da solo nel cortile
Il vuoto nel petto

L’amaro debole
primo essere innamorato



traduzione di Riccarda Novello
Christoph Whilelm Aigner


poi le frasi, le poesie,
infine i sospiri, i gemiti;
a volte il pianto
ed il riso...

martedì 29 aprile 2014

Istante, di Anonimo

Istante

Colto in un nulla
si stempera, vive;
la luce abbagliante,
le cose distinte,
le frasi accennate.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

D. Cangi, Attimo vibrante

lunedì 28 aprile 2014

Levante, di Giuseppe Ungaretti

Levante

La linea
vaporosa muore
al lontano cerchio del cielo
Picchi di tacchi picchi di mani
e il clarino ghirigori striduli
e il mare è cenerino
trema dolce inquieto
come un piccione
A poppa emigranti soriani ballano
A prua un giovane è solo
Di sabato sera a quest’ora
Ebrei
laggiù
portano via
i loro morti
nell’imbuto di chiocciola
tentennamenti
dei vicoli
di lumi
Confusa acqua
come il chiasso di poppa che odo
dentro l’ombra
del
sonno.

Giuseppe Ungaretti


sole che nasce
o che muore sul mare,
sole che irrora le onde,
un poco di vento, una vela,
lo scoglio e la luce...

domenica 27 aprile 2014

Il sole declina, di Friedrich Nietzsche

Il sole declina

Non a lungo avrai ancora sete,
mio cuore bruciato.
C’è una promessa nell’aria,
mi soffia contro da bocche sconosciute:
il grande fresco viene.

A mezzogiorno il mio sole era caldo
sopra di me. Benvenuti, voi che venite:
voi venti improvvisi,
voi freschi spiriti del pomeriggio.

L’aria corre straniera e pura.
Non mi guarda la notte
di lato, con un obliquo
sguardo di seduzione?
Resta saldo, mio cuore ardito,
non chiedere perché.


traduzione di Pino Menzio
Friedrich Nietzsche




melanconiche visioni
nel grigio senz'acqua ancora,
perpetuo rituali stanchi
così, ogni giorno...

sabato 26 aprile 2014

Margherite, di Corrado Govoni

Margherite

Appena c'è nell'ariao
dor di primavera
ecco le margherite
nevicare nei prati
mettendo il loro fiorellino
anche all'occhiello
del ciuffo d'erba più meschino.

Corrado Govoni




macchie di bianco e giallo
su prati di campagne e città,
m'ama... non m'ama...
e sole nel cielo...

venerdì 25 aprile 2014

Gino e Tonino, di anonimo

Gino e Tonino

Gino e Tonino,
fratelli davvero,
il partigiano già uomo
l'altro bambino.
Gino e Tonino
insieme, per mano,
durante la sagra
nel grande paesino.
Gino e Tonino,
lo sparo, il buio,
una mamma piange
quel crudele destino.
Gino e Tonino
insieme ora
ancora per mano
per luce un lumino.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

detto Gino il Partigiano "Noemo" 

giovedì 24 aprile 2014

Se il dolore non fosse..., di Daniele Piccini

Se il dolore non fosse questa spina,
questa lunga dorsale della vita
forse non saremmo altro che niente,
e dobbiamo ringraziare
che ci venga a visitare e ci porti
notizia delle cose

che nell’ombra ci appaiono e nel turbine.

Daniele Piccini

Angelo del dolore (Angel of Grief), 1894.
William Wetmore Story (1819-1895).

dolore come piega dell'anima,
come richiamo al presente;
si sente quando vaga
nel cuore e nella testa...

mercoledì 23 aprile 2014

L'invidia degli Dei, di Lucio Mariani

L’invidia degli dèi

Parla piano, dissimula e menti sui nostri giorni
gli dèi sono presenti anche tra le foglie dell’ulivo
tra i disadorni petali della camelia rosa, nella maglia
di piume che il pettirosso in posa ostenta al mondo.
Sono all’ascolto nella limonaia, al riparo
nel folto della macchia, dentro il filo d’acqua
che sgorga raro e improvviso come una notizia
dalla faccia di pietra, sono lí lungo il bordo
del cuscino che ti incornicia il viso. Ricorda sempre
che la loro invidia non arretra di un passo
e ti ammaestra a non scoprire mai la nostra gioia.


Lucio Mariani

...e prese il dardo,
con precisione incoccò;
lo scaglio infranse
un cuore solo...

martedì 22 aprile 2014

Le fonti, di Sophia de Mello Breyner Andresen

Le fonti

Un giorno spezzerò tutti i ponti,
Che legano il mio essere, vivo e totale,
All’agitarsi del mondo dell’irreale,
E calma salirò alle fonti.

Andrò fino alle fonti dove dimora
La pienezza, il limpido splendore
Che mi fu promesso ad ogni ora,
E nel volto incompleto dell’amore.

Andrò a bere la luce e del sole il sorgere,
Andrò a bere la voce della promessa
Che a volte come un volo mi attraversa,
E là compirò tutto il mio essere.


Sophia de Mello Breyner Andresen

Fonti di Poiano

bere acque pure,
fresche e dissetanti,
poi correre ancora,
ancora arrancare...

lunedì 21 aprile 2014

Interrogo..., di Kahlil Gibran

Interrogo la tristezza e scopro
che non ha il dono della parola;
eppure, se potesse,
sono convinto che pronuncerebbe
una parola più dolce della gioia.

Kahlil Gibran


che dire,
è propio vero...
a volte...

domenica 20 aprile 2014

Pasqua, di Guido Gozzano

Pasqua

A festoni la grigia parietaria
come una bimba gracile s'affaccia
ai muri della casa centenaria.

Il ciel di pioggia è tutto una minaccia
sul bosco triste, ché lo intrica il rovo
spietatamente, con tenaci braccia.

Quand'ecco dai pollai sereno e nuovo
il richiamo di Pasqua empie la terra
con l'antica pia favola dell'ovo.

Guido Gozzano

 
Buona Pasqua.
a chi mi segue e mi legge,
Buona Pasqua,
a chi s'è stancato ed è andato.

sabato 19 aprile 2014

Piove, di Anonimo




Piove

Piove sulle mie cose,
di quella pioggia leggera,
rivoli di acqua scivolano
righe profonde di terra.
piove sulla mia vita,
di quel pianto profondo
che lascia spazio al conforto
che regala pienezza.
Piove sul mondo,
beve la terra riarsa,
beve la pianta assetata,
piange un cielo grigiastro.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate


venerdì 18 aprile 2014

Se per un istante Dio...,



Anche se la paternita’ di questa poesia e’ incerta oggi la voglio riprendere; nel firmamento si è spenta un'altra stella.
Molti la attribuiscono al grande scrittore colombiano G.G. Marquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982; forse non è così, ma ci sta bene lo stesso.

«Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono
di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso,ma penserei a tutto ciò che
dico.
Valuterei le cose, non per il loro valore ma per ciò che significano. Dormirei poco
e sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi,
perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei
quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al
cioccolato. Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice e, prima di tutto,
butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la
mia anima. Dio mio se avessi un un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei
l'arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh
e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio
dei loro petali. Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno
senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che
sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell'amore. Mostrerei agli uomini quanto sbagliano
quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che
invecchiano quando smettono di innamorarsi! A un bambino darei le ali, ma lascerei che
imparasse a volare da solo. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia,
ma con la dimenticanza. Ho imparato così tanto da voi, Uomini... Ho imparato che ognuno
vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come
questa montagna è stata scalata. Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima
volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l'ha catturato per sempre.
Ho imparato che un
uomo ha il diritto di guardare dall'alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi
Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granché
utili, perché quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire. Di’
sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi. Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti guardo
mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il
guardiano della tua anima. Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla
porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri. Se sapessi
che oggi è l'ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle
ascoltare una e più volte ancora. Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo,
direi "ti amo" e non darei scioccamente per scontato che già lo sai. Sempre c'è un domani
e la vita ci dà un'altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse
tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l'ultima volta
che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perché se il domani non arrivasse,
sicuramente rimpiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio,
un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio. Tieni chi ami vicino a
te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli "mi
spiace", "perdonami", "per favore", "grazie" e tutte le parole d'amore che conosci. Nessuno
ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per
esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti.»


"Si por un instante Dios se olvidara de que soy una marioneta de trapo y me regalara un
trozo de vida, posiblemente no diría todo lo que pienso, pero en definitiva pensaría todo lo
que digo. Daría valor a las cosas, no por lo que valen, sino por lo que significan. Dormiría
poco, soñaría más, entiendo que por cada minuto que cerramos los ojos, perdemos
sesenta segundos de luz.
Andaría cuando los demás se detienen, despertaría cuando los demás duermen.
Escucharía cuando los demás hablan, y ¡cómo disfrutaría de un buen helado de
chocolate!.
Si Dios me obsequiara un trozo de vida, vestiría sencillo, me tiraría de bruces al sol,
dejando descubierto, no solamente mi cuerpo sino mi alma.
Dios mío, si yo tuviera un corazón, escribiría mi odio sobre el hielo, esperaría a que
saliera el sol. Pintaría, con un sueño de Van Gogh, sobre las estrellas un poema de
Benedetti y una canción de Serrat, sería la serenata que le ofrecería a la luna. Regaría
con mis lágrimas las rosas para sentir el dolor de sus espinas y el encarnado beso de sus
pétalos....
Dios mío, si yo tuviera un trozo de vida..... No dejaría pasar un solo día sin decirle a la
gente que quiero, que la quiero. Convencería a cada mujer u hombre de que son mis
favoritos y viviría enamorado del amor. A los hombres les probaría cuán equivocados
están al pensar que dejan de enamorarse cuando envejecen, ¡sin saber que envejecen
cuando dejan de enamorarse!.
A un niño le daría alas, pero le dejaría que él solo aprendiese a volar.
A los viejos les enseñaría que la muerte no llega con la vejez, sino con el olvido.
Tantas cosas he aprendido de ustedes, los hombres..... He aprendido que todo el mundo
quiere vivir en la cima de la montaña, sin saber que la verdadera felicidad está en la forma
de subir la escarpada. He aprendido que cuando un recién nacido aprieta con su pequeño
puño por vez primera, el dedo del padre, lo tiene atrapado por siempre.
He aprendido que un hombre sólo tiene derecho a mirar a otro hacia abajo, cuando ha de
ayudarle a levantarse. Son tantas las cosas que he podido aprender de ustedes, que
realmente de mucho no habrán de servir, porque cuando me guarden dentro de esa
maleta, infelizmente me estaré muriendo.

"La marionetta" può essere considerata il testamento
spirituale dello scrittore colombiano (Premio Nobel per
la Letteratura nel 1982): con questa poesia, inviata agli amici, egli
infatti si ritira dalla vita pubblica per motivi di salute.

giovedì 17 aprile 2014

(appartenere) di Mario De Santis

(appartenere)

Dorme in un gelo diverso l’acqua di pozzanghere,
l’acqua che diviene spreco; l’autunno di campagne
vive di presenza e dispersione.
Le parole fanno caldo il nostro sonno.

Ecco per dove passerà la via
che sanerà la sete: per luce o cumulo di voci nebulose
per tutte le ricevute, per gli orologi senza suoneria,
per mappe catastali. L’essenza della vita
è un semplice lavoro, il vuoto d’energia che si dimentica
nell’attimo di un’alluvione. E mai completa,
un infinito lavorìo, la casa del riparo
sta lì per tenere il proprio vuoto, dove non ci saranno
mai quelli che non sono
nati. La casa è indifferente ai temporali
all’acqua che si divide dalle acque
che arrivano da oriente, piogge
soltanto – felici di non essere
acque morte.



 (Rocca di mezzo, Roma, 13 febbraio 2003)
Mario De Santis


un senso di vaga follia,
paura più che altro,
ritorno indifeso e stanco,
l'anima pesa...

mercoledì 16 aprile 2014

Knockin' on heaven's door, di Bob Dylan

Knockin' on heaven's door

Mama, take this badge off of me
I can't use it anymore.
It's gettin' dark, too dark for me to see
I feel like I'm knockin' on heaven's door.

Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door

Mama, put my guns in the ground
I can't shoot them anymore.
That long black cloud is comin' down
I feel like I'm knockin' on heaven's door.

Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Firenze, Battistero, porte del Paradiso
Mamma, portami via questo simbolo
io non posso usarlo ancora. 
sta diventando oscuro, troppo oscuro da vedere
mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso

Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso

Mamma, metti la mia pistola a terra
io non posso sparargli ancora
Quella lunga nuvola nera sta scendendo
mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso

Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso

Bob Dylan

martedì 15 aprile 2014

Non bisogna..., di Ernest Hemingway

Non bisogna giudicare gli uomini
dalle loro amicizie:
Giuda
frequentava persone irreprensibili.
 
Ernest Hemingway
 
Cimabue, Il bacio di Giuda
 
chi di noi mai?
chi di noi?
ricordi lontani
eppure così vividi...

lunedì 14 aprile 2014

Questa sera la luna..., di Kostas Kariotakis


Questa sera la luna dentro il mare
cadrà come una perla pesantissima.
E giocherà sopra di me la folle,
la folle luna.

Si frangerà l’onda color rubino
sui miei piedi spargendo mille stelle.
Le mie mani saranno diventate
due colombelle:

e saliranno – due uccelli d’argento –
a riempirsi di luna – come coppe
e di luna le spalle e i capelli
m’irroreranno.

Il mare è un oro fuso. Metterò
in una barca il mio sogno affinché
veleggi. Chiara, diamantina ghiaia
calpesterò.

Quando la luce l’attraverserà
sarà perla pesante il mio cuore.
E riderò. E piangerò... Ma guarda, ecco,
ecco la luna!
Kostas KariotakisTraduzione di Filippomaria Pontani


sogni e segni,
in un continuum
di luci ed ombre,
io... in disparte... 

sabato 12 aprile 2014

Mare interno, di Arturo Graf

Mare interno

L’anima mia superba è fatta un mare
Vasto, profondo, senza suon, senz’ira;
Si stende il flutto quanto l’occhio gira,
Nè terra alcuna all’orizzonte appare.
Dall’incurvato ciel nell’onde amare
La fredda luna con terror si mira,
E mai sopr’esse l’aquilon non spira
Suscitator di fortunose gare.
Giù nel profondo, in tenebroso orrore,
Chiude gli avanzi d’un perduto mondo,
Occulta l’opre dell’iniqua sorte;
Città sommerse, inabissate prore,
Inutili tesor buttati al fondo,
Tutta una infinità di cose morte.

Arturo Graf


ciò che dentro abbiamo
è un mare,
di gesti, di parole,
che tenersi in fondo alla gola
è assurdo e ridicolo...

venerdì 11 aprile 2014

...tra le incertezze sentire..., di Anonimo

...tra le incertezze sentire
un suono che nenia l'aria,
poi curvarsi sul centro
di un assurdo incostante
e tornare a dormire...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati


giovedì 10 aprile 2014

Strada, di Yehuda Amichai

Strada

Un bagliore di automobili in fuga
i miei pensieri riordinava in bianco e nero.

Io che attraverso la strada
solo nei punti consentiti dalla legge,
sono stato invitato all’improvviso
fra le rose.

E come si chiarisce un bruno ramo
nel punto in cui si spezza, così io
nel mio amore
sono chiaro.

Yehuda Amichai
Traduzione di Ariel Rathaus

i ricordi hanno facce lontane,
come vivide immagini,
come passi a ritroso,
io mi sento qui...

martedì 8 aprile 2014

Mare, di Sophia de Mello Breyner Andresen

Mare

I
Di tutti gli angoli del mondo
Amo d’un amore piú forte e piú profondo
La nuda spiaggia in estasi e la duna
Dove mi unii al mare, al vento e alla luna.

II
Odoro gli alberi la terra e il vento
Che la primavera colma di profumi
Ma io vi voglio solo e solo vi procuro
La selvaggia esalazione delle onde
In ascesa verso gli astri come un grido puro.


Sophia de Mello
Breyner Andresen

 

vedo un niente di mare
dal lucernario della mansarda
eppure è abbastanza,
è un sogno che ricorre...

lunedì 7 aprile 2014

Cicuta, di Arturo Graf

Cicuta

E te pur ama il generoso aprile.
Virulenta cicuta. Il sol, che infonde
La virtù nella vite e nelle bionde
Messi, t’educa e non ti tiene a vile.
Ti guardo e rido: oh strana cosa! e donde
Trasse Natura il tossico sottile
Entro il gracile stelo e nel gentile
Frastaglio inciso delle verdi fronde?
Ti guardo, e l’egro cor mi si dischiude.
E mi guizza un pensier dentro la mente
Siccome serpe in gorgo di palude:
Ti sia propizio il sole ed il veleno
Sia benedetto della tua semente,
Che d’ogni mal più rio guarisce a pieno.

Arturo Graf


amaro veleno infonde
animi soli e perde
significato lungo la via;
un sorso solo,
solo un momento;
poi il nulla...

domenica 6 aprile 2014

Le cime degli alberi..., Proverbio cinese

Le cime più alte degli alberi vengono raggiunte
dagli animali più intelligenti, le aquile,
e dagli animali che strisciano, i serpenti.
 
proverbio cinese
 
 

sabato 5 aprile 2014

Presunto, di Anonimo

Presunto

Presunto distratto
nel mio pensare,
le tegole del mondo
si scrignano unite.
presunto contesto
nel mio prosieguo,
in un quadro artefatto
rigiungo e rimango.
Presunto contratto
ridolgo e rivolgo
attenzioni lontane
come in un sogno.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

venerdì 4 aprile 2014

La fiamma viva straziò l'aria..., di Clara Janés

La fiamma viva straziò l’aria,
uní i volti in purpureo gesto,
svegliò la freschezza delle bocche,
fece delle braccia un nido,
e dei corpi
brezze nelle dune,
cullarsi delle foglie nelle brezze.


Clara Janés
Arcangelo d'ombra


Vivo come mai ripiego
in usuali pensieri,
le fila dei discorsi
si stendono quiete...

mercoledì 2 aprile 2014

Fede, di Arturo Graf

Fede

E tu candida luna, irradiavi
Il ciel di maggio, e la sparente scena
De’ gran monti nevosi, e la serena
Pace dell’acque ove ti specchi e lavi.
E tu, gentile zeffiro giocondo,
Tripudiavi tra le piante, e il molle
Inebbriante olezzo alle corolle
Givi predando e il polline fecondo.
Lungo i viali del giardin, davanti
Ai tassi bruni, ove a cantar si chiude
Il notturno usignol, nel marmo ignude
Biancheggiavan le ninfe e le baccanti.
Sopra l’alto terrazzo, a canto a un plinto
Che il simulacro dell’Amor reggea,
Sedean gli amanti insieme; egli le avea
L’un braccio al collo flessuoso avvinto.
E poi che il biondo capo ebbe a sè tratto:
"Oh come — disse — io brucio a te vicino!
Deh va’, mi colma di fragrante vino
Il bicchier sacro all’amoroso patto".
Ella sorrise e pronta volse il piede
Entro la stanza: ivi di lucid’asse
Era uno stipo ond’ella il bicchier trasse
Di nitido cristal sacro alla fede.
E di vin lo colmò poscia di seno
Trasse un’ampolla, e con la man di neve,
Senza un sussulto, circospetta e lieve,
V’infuse dentro l’infernal veleno.
Ei bevve, e in premio sull’amata fronte
Dieci e dieci stampò baci soavi:
E tu, candida luna, irradiavi
Il ciel di maggio e la pianura e il monte.
Ei bevve, e dieci e dieci volte al core
Strinse il bel corpo tenero e lascivo:
E tu, gentile zeffiro giulivo,
Tripudiavi tra le piante in fiore.
Ei bevve!... ahimè quale inaudito, orrendo
Strazio fu il suo! qual empia lotta! come
Morì Non sospettò l’amato nome,
L’iniquo nome profferì morendo.
Ella il pianse e più bella in veste nera
Apparve agli occhi d’amator novello: —
Morigerate genti a cui favello,
Non mente il labbro mio, la storia è vera.

Arturo Graf


chiarore diffuso
fuori da qui,
è l'alba
ed io sono sveglio...