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giovedì 17 aprile 2014

(appartenere) di Mario De Santis

(appartenere)

Dorme in un gelo diverso l’acqua di pozzanghere,
l’acqua che diviene spreco; l’autunno di campagne
vive di presenza e dispersione.
Le parole fanno caldo il nostro sonno.

Ecco per dove passerà la via
che sanerà la sete: per luce o cumulo di voci nebulose
per tutte le ricevute, per gli orologi senza suoneria,
per mappe catastali. L’essenza della vita
è un semplice lavoro, il vuoto d’energia che si dimentica
nell’attimo di un’alluvione. E mai completa,
un infinito lavorìo, la casa del riparo
sta lì per tenere il proprio vuoto, dove non ci saranno
mai quelli che non sono
nati. La casa è indifferente ai temporali
all’acqua che si divide dalle acque
che arrivano da oriente, piogge
soltanto – felici di non essere
acque morte.



 (Rocca di mezzo, Roma, 13 febbraio 2003)
Mario De Santis


un senso di vaga follia,
paura più che altro,
ritorno indifeso e stanco,
l'anima pesa...

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