Bontà
(ad un amico)
I.
Quella bontà che nel mio cor rinviene
La bella anima tua fervida e pia
Non è che un’amorosa cortesia,
La cortesia dell’anime serene.
È una bontà che dal voler non viene,
È un istinto di pace e d’armonìa,
È una dolcezza che la madre mia
Mi trasfuse nell’ossa e nelle vene.
E non è mia virtù, ma mio destino;
Non merta il nome benedetto e santo
A cui la fronte reverente inchino;
Ho l’indulgenza, la dolcezza, il pianto,
Come ha il trillo gentile il cardellino:
La mia bontà, diletto amico, è un canto.
La bella anima tua fervida e pia
Non è che un’amorosa cortesia,
La cortesia dell’anime serene.
È una bontà che dal voler non viene,
È un istinto di pace e d’armonìa,
È una dolcezza che la madre mia
Mi trasfuse nell’ossa e nelle vene.
E non è mia virtù, ma mio destino;
Non merta il nome benedetto e santo
A cui la fronte reverente inchino;
Ho l’indulgenza, la dolcezza, il pianto,
Come ha il trillo gentile il cardellino:
La mia bontà, diletto amico, è un canto.
II.
E chi m’offende con maligna mente
Non lo sdegno o lo sprezzo o l’odio o l’ira,
Ma una grande tristezza in cor m’ispira,
Una grande tristezza solamente.
E non solo a colui che il fa dolente
Il cor perdona, e l’amor suo sospira,
Ma sè stesso condanna e in sè s’adira
Chè altrui non sa ispirar quello ch’ei sente.
E le censure acerbe, e il franco e duro
Disdegno, e i colpi apertamente intesi
A umiliar l’orgoglio mio, non curo;
È l’odio freddo che il mio cor deride,
È l’odio di color che non offesi,
Questa è l’arma spietata che m’uccide.
Non lo sdegno o lo sprezzo o l’odio o l’ira,
Ma una grande tristezza in cor m’ispira,
Una grande tristezza solamente.
E non solo a colui che il fa dolente
Il cor perdona, e l’amor suo sospira,
Ma sè stesso condanna e in sè s’adira
Chè altrui non sa ispirar quello ch’ei sente.
E le censure acerbe, e il franco e duro
Disdegno, e i colpi apertamente intesi
A umiliar l’orgoglio mio, non curo;
È l’odio freddo che il mio cor deride,
È l’odio di color che non offesi,
Questa è l’arma spietata che m’uccide.
III.
Oh chi afflisse o ferì l’anima mia,
O nei begli anni dell’età ridente,
O nell’età che in lotte aspre e cruente
La gentilezza del perdono obblía,
Venga, venga da me, qualunque sia
La sua fede, il suo nome e la sua mente,
Venga superbo o triste o sorridente,
E incontrerà il mio bacio per la via.
Venga da me in un giorno di dolore,
Mi troverà una lacrima negli occhi
Ed un fraterno palpito nel core;
E stringerò il suo capo sul mio petto
E gli porrò i miei bimbi sui ginocchi
E sarà benvenuto e benedetto.
O nei begli anni dell’età ridente,
O nell’età che in lotte aspre e cruente
La gentilezza del perdono obblía,
Venga, venga da me, qualunque sia
La sua fede, il suo nome e la sua mente,
Venga superbo o triste o sorridente,
E incontrerà il mio bacio per la via.
Venga da me in un giorno di dolore,
Mi troverà una lacrima negli occhi
Ed un fraterno palpito nel core;
E stringerò il suo capo sul mio petto
E gli porrò i miei bimbi sui ginocchi
E sarà benvenuto e benedetto.
IV.
E mi si disse: — Muterai natura
Sotto il morso crudel dei disinganni;
L’angelo de’ bei sogni aprirà i vanni,
Aprirà i vanni coll’età matura.
Voce bugiarda! È giunta la sventura
E l’onda amara dei virili affanni;
Ma sento sempre il cor come a vent’anni
E il sogno dell’antico angelo dura.
E cangi il mondo, rimarrò qual sono;
E vecchio, solo, derelitto, irriso,
Avrò ancora nell’anima il perdono;
E fin che non sarò nel cataletto,
Sulla mia bocca brillerà un sorriso
E nel mio core fremerà un affetto.
Sotto il morso crudel dei disinganni;
L’angelo de’ bei sogni aprirà i vanni,
Aprirà i vanni coll’età matura.
Voce bugiarda! È giunta la sventura
E l’onda amara dei virili affanni;
Ma sento sempre il cor come a vent’anni
E il sogno dell’antico angelo dura.
E cangi il mondo, rimarrò qual sono;
E vecchio, solo, derelitto, irriso,
Avrò ancora nell’anima il perdono;
E fin che non sarò nel cataletto,
Sulla mia bocca brillerà un sorriso
E nel mio core fremerà un affetto.
Edmondo De Amicis
amici lontani,
quasi ricordi,
amici vicini,
quasi presente...
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