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venerdì 31 gennaio 2020

Le nostre mani nell'acqua, di Yves Bonnefoy

 
Le nostre mani nell'acqua
 
Noi agitiamo quest’acqua. In essa le nostre mani si cercano,
Talvolta si sfiorano, forme spezzate.
Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile,
Altri alberi, altre luci, altri sogni.
 
E guarda, sono anche altri colori.
La rifrazione trasfigura il rosso.
Era un giorno d’estate? No, è il temporale
Che “cambierà il cielo”, e fino a sera.
 
Noi immergevamo le mani nel linguaggio,
Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo
Che fare, non essendo che i nostri desideri.
 
Noi invecchiammo. Quest’acqua, nostra trasparenza.
Altri sapranno cercare più nel profondo
Un nuovo cielo, una nuova terra.
 
Yves Bonnefoy
traduzione di Fabio Scotto
 
 
mani, dita, toccano dappertutto,
messaggeri, di noi, di desideri;
le mia, da troppo tempo sole,
le dita ancora in cerca di cose proibite...

giovedì 30 gennaio 2020

Parti del discorso, di Ingrid de Kok

Parti del discorso


Ci sono storie che non vogliono essere narrate.
Se ne vanno, portandosi valigie
tenute insieme da un cordino grigio.
Guarda le loro schiene ricurve che scompaiono.
Gobbe. Ferite. Sacche da viaggio.

Ci sono storie che rifiutano di essere danzate o mimate.
Gettano via i bastoni scorticati
e le scarpe rumorose da tip tap,
cancellano le loro tracce dalle filastrocche
o da giochi antichi come mosca cieca.

E in questo luogo macchiato le parole
sono raschiate via da lingue resinose,
strizzate come panni appesi ai fili
del tribunale e del confessionale,
tradotte nel gergo dei verbali.

Perché ancora credere che le storie possano levarsi
in volo, su correnti, come argentei segnali luminosi
levitare, alleggerite delle pietre,
cominciare nel dolore e tendere alla grazia,
ventilando la storia col fiato ritrovato?

Perché ancora immaginare parole intere, mondi interi:
lo scoppiettio delle consonanti,
vocali come anemoni marini,
sintassi di cordone ombelicale, versi che cominciano
nel cuore,
e verbi, verbi che muovono montagne?
 
Ingrid de Kok
Traduzione di Paola Splendore
 
 
frasi, parole, punteggiatura,
un contesto unico di concetti;
sono ancora alle prese coi congiuntivi
eppure non mi mancano gli anni...

mercoledì 29 gennaio 2020

Chi sono nel pomeriggio?, di Giuseppe Bonaviri

Chi sono nel pomeriggio?
 
Nel pomeriggio son fogliolina
tremula di carrubo,
ma del carrubo di Camuti
dove dolce risuona il vento.
 
Vi si posano colombi infreddoliti
becchettandone le foglie gialle
morenti, ed io prego l’Infinito
Iddio fogliuto perché mi reinnervi.
 
Sul noce crescono dentro le galle
formicolanti piccole larve,
io risucchio linfa dalle zolle, e, o Dio!,
ritrémulo in ispavento nel carrubo.
 
Giuseppe Bonaviri
da "I cavalli lunari", 2004
 
 
sono diverso dal mattutino, sveglio,
almeno così credo, io, nel mio vivere;
la quotidianità mi sposta di ruolo,
le giornate si susseguono e passano...

martedì 28 gennaio 2020

Protocollo cittadino #7

 
Protocollo cittadino #7
 
Stiamo in attesa sempre, immoti,
a volte ci agitiamo troppo e male;
una via di mezzo?
 
Gujil

lunedì 27 gennaio 2020

Sciocchezze #15

 
Sciocchezze #15
 
un sospiro di sollievo,
stanotte,
per ora si respira...
 
Gujil

domenica 26 gennaio 2020

Protocollo cittadino #6

 
Protocollo cittadino #6
 
La luce accesa ritarda il giorno,
stiamo così, è domenica mattina;
in attesa di visite il noce immoto respira
quest'inverno, mai rigido e gelo,
mi respiro la voglia di domani...
 
Gujil

venerdì 24 gennaio 2020

Luna ghiacciata,... di Daniele Piccini

Luna ghiacciata, anguilla dell'inverno
che risalti nel quarzo,
non ti dirò più niente.
spero tu ti riposi nelle lande
del cielo che conosci a menadito,
che tu abbia avuto pace
nei cicli che percorri,
ti voglio immaginare,
nella quiete,
suscitata da uno
che ha a cuore il nostro passo
e per guida alle notti
ha posto la tua effigie, tanto dolce
da chiederti "perché ancora qui
quest'altro anno", come fossi tu
la più tenera e vaga delle donne,
forse pietosa, almeno lei, di noi.
 
Daniele Piccini
 
 
L'inverno, le luci nascoste dai rami,
rinsecchisce una natura ormai stanca;
io con lei, ho superato gli anni migliori,
ora vago, riguardo, ho un po' di timore...

giovedì 23 gennaio 2020

Sciocchezze #14

 
Sciocchezze #14
 
come sarebbe bello espandersi,
trovarsi in una forma che dilaga;
eppure, a volte, manca la comprensione,
spesso siamo anime in pena a vagare...
 
Gujil

mercoledì 22 gennaio 2020

La mia musa, di Heinrich Böll

La mia musa
 
La mia musa sta sull’angolo della via
dà a ciascuno quasi per niente
ciò che io non voglio
quando è allegra
mi regala ciò che vorrei
rare volte l’ho vista allegra.
 
La mia musa è una suora
nella casa oscura
dietro doppie inferriate
mette presso il suo Diletto
una buona parola per me.
 
La mia musa lavora in fabbrica
quando ha finito di lavorare
vuol andare a ballare con me
ma io
non finisco mai di lavorare.
 
La mia musa è una vecchia
mi picchia sulle dita
strilla con bocca coriacea
è inutile matto
matto è inutile
 
La mia musa è una donna di casa
non biancheria
nell’armadio ha parole
Raramente ne apre le ante
e me ne porge una.
 
La mia musa ha la lebbra
come me
ci baciamo via la neve
dalle labbra
ci dichiariamo mondi
 
La mia musa è tedesca
non mi dà alcuna protezione
solo se mi bagno nel sangue del drago
mi posa la mano sul cuore
così resto invulnerabile
 
 Heinrich Böll
 
Anton Raphael Mengs,
Parnaso,
Museo dell'Ermitage
tutti dovremmo averne una,
che ci ispiri, ci guidi, ci ami;
una musa, un mito, una gioia,
appesi al nostro estro...
 

martedì 21 gennaio 2020

Nel Kalahari, di Ingrid de Kok

Nel Kalahari

La notte nel Kalahari guardiamo stupiti le stelle –
così lontane sopra di noi, così numerose, tutte incancellabili –
crediamo di trovarci sotto di loro, in uno spazio e un tempo
oltre noi, noi piccoli e fatti di carne, e loro adamantine

ma poi all'improvviso piovono stelle, sono stelle cadenti
il mondo è tutto stelle e nient'altro
le dune del deserto, la sabbia rossa, i gatti selvatici in cerca di prede
le iene brune intorno ai resti bruciati del fuoco
il richiamo d'allarme di una civetta, il percorso delle formiche sulle pietre
sono tutte stelle e anche noi lo siamo
splendiamo, ruotiamo, scompariamo
siamo niente, più niente, solo stelle


Ingrid de Kok
Traduzione di Paola Splendore



ci sono posti mai visti, immaginati,
a volte ci si proietta con fantasia, col cuore;
un'anima che viaggia riposa poco, corre,
la mente, quella che vorremmo tutti, colora...

lunedì 20 gennaio 2020

Daccapo? di Vittorio Bodini

Daccapo?

Alle radici dei gesti
dove amare significa
imbeccare risposte a un passero giallo
chi ti cercò con l'anima
non ti trovò che con gli occhi.
La laguna interiore
insabbiata in accuse
proposizioni vertigini soavi sassi
aveva sogni circondati di vuoto
manifesti gialli
sui quali si leggeva comodamente
che tutto avrebbe potuto
ricominciare daccapo.
Gli occhi d'oro del sole
sequestravano nell'aria
un colore di ponti levatoi.
Persuadeva i tuoi seni di mercurio
l'incerta ubiquità
del pube a filo dell'acqua.
(1965)

Vittorio Bodini


ricominciare, ogni volta, sempre,
è un immensa fatica, un dolore;
eppure l'inizio ha in sé qualcosa,
di grande, di indomito e eterno...


domenica 19 gennaio 2020

Haiku, di Masaoka Shiki

Due monete in offerta
e in prestito la frescura
della veranda del tempio

Masaoka Shiki


il silenzio regna sovrano,
mattina di freddo, Inverno,
il sole è ancora lontano
l'ansia comprime lo sterno

sabato 18 gennaio 2020

Protocollo cittadino #5


Protocollo cittadino #5

Le speranze cittadine sono invase da smog,
la natura non riesce più a compensare l'uomo;
la mia generazione ha rovinato la terra,
abbiamo distrutto la casa che ci ospita...

Gujil

venerdì 17 gennaio 2020

Sant'Antoni... Filastrocca

Sant’Antòni del porscèll,
ch’el sònava el campanèll,
el campanèll el se s’cepaa,
Sant’Antòni l’è scapaa,
l’è scapaa dedree ‘na pòrta,
gh’era là ‘na dònna mòrta,
la dònna mòrta l’ha sguagnii,
Sant’Antòni el s’è stremii,
el s’è stremii d’ona manèra,
che ogni ann ghe fann la fèra.
Gh’èra pizz i candilee,
Sant’Antòni el gh’è andaa ‘dree,
el gh’è andaa ‘dree per fagh onor,
Sant’Antòni l’era on scior.
l’era on scior senza peccaa,
sant’Antòni el s’è salvaa,
el s’è salvaa in paradìs:
sant’Antòni e san Luìs.
 


Sant’Antonio del porcello,
che suonava il campanello,
il campanello si è rotto
Sant’Antonio si è nascosto,
si è nascosto dietro una porta,
ha trovato una donna morta,
la donna morta ha dato un lamento,
Sant’Antonio si è spaventato ,
si è spaventato in una maniera,
che ogni anno gli fanno la Fiera.
C’erano accesi i candelieri,
Sant’Antonio gli è andato dietro
gli è andato dietro per fargli onore,
Sant’Antonio era un signore.
era un signore senza peccato,
Sant’Antonio si è salvato,
si è salvato in Paradiso,
Sant’Antonio e San Luigi.

giovedì 16 gennaio 2020

Sciocchezze #13


Sciocchezze #13

si va, forse per un'ultima volta,
il bagaglio sempre quello,
come Van Loon, un'ultima volta...

Gujil

mercoledì 15 gennaio 2020

Alla luna, di Vivian Lamarque

Alla luna

Disabitata la luna?
Ma è lei il suo bianco abitante.
Condomina e casa
abitante e abitata
inquilina pallida
finestrella e affacciata.

Vivian Lamarque


amica  di notti lontane, bella,
altera come solo lei può;
la luna, le stelle, e gli altri astri,
nel cielo, nel cosmo, con Dio...

lunedì 13 gennaio 2020

Tempesta, di Piero Bigongiari

Tempesta
 
Forse è questa l’ora di non vedere
se tutto è chiaro, forse questa è l’ora
ch’è solo di sé paga, ed il tuo incanto
divaga nell’inverno della terra,
nell’inferno dei segni da capire.
Ma non farti vedere dimostrare
ancora le tue formule, è finita
l’orgia dei risultati rispondenti
alle cause. Sei sola, batti i denti
accosto ai vetri nevicati, tetri.
Divergono in un morbido riaccendersi
d’altro sangue i destini che ci unirono.
Tu li ricordi come – in queste tarde
ore che riscoccano dalla pendola –
in un fuoco di tocchi, in un orrendo
scatenarsi, dai tuoi armadi, di bambole.
La nostra vita, catturata, vedi,
mentr’era armata solo di silenzio,
come dai parafulmini ridesti
da un lampo, trova il filo da seguire
per non morire restando se stessa.

Piero Bigongiari
da "Rogo, 1952


scuotono l'anima le tempeste interiori,
scagliano strali sul cuore, nel petto;
ho deciso di vivere, ancora, sempre,
le piccole cose, gli affetti, le gioie...

domenica 12 gennaio 2020

Pastello del freddo, di Anonimo



Pastello del freddo

Incorniciate dal vento fremono
foglie residue, secche e annerite,
ritrovo i pensieri nei colori del freddo,
mi rivedo assorto a contare gli inverni.

Anonimo
del  XX° Secolo
poesie ritrovate

sabato 11 gennaio 2020

Poi giungono anche loro,..., di Milo De Angelis


Poi giungono anche loro, le forze di gravità, a cancellare tutto ciò che è disinvolto e a ricordare l’impresa.
La terra e il lievito lottano, ma nessuno attende l’esito del combattimento: è già lotta definitiva questa intelligenza che si ghermisce mentre si alza e sa indignarsi con chi le chiede di essere clemente.
Se in qualche regione della terra c’è ancora una compravendita dell’ira, una mezzadria perché i bambini siano risparmiati, tutto ciò sarà spezzato.
Il suo fulgore infatti, esaurito ogni passatempo, esiste spezzando quanto è appena nato.
Questa è l’aurora.
Chi patteggiava con la crescita o chiedeva in giro dei pronostici, fugge.
L’aurora, la pulsazione che fin dall’inizio congeda i suoi protettori e vede che la morte è giovane.
Ecco che una voce racconta.
Essa ha trionfato, ma non lo sa: così potrà cantare la vittoria e cantare anche il vincitore, un purissimo pronome.

Milo De Angelis
da "Poesia e destino"



indicibili forze, gravità, destino, fato,
imperialismi del tempo e della vita;
vorrei a volte sfuggire alle regole,
vorrei a volte essere destino io stesso

venerdì 10 gennaio 2020

Sciocchezze #12, di Gujil

Sciocchezze #12

imperativi spiccioli le nostre richieste,
vaghiamo il mondo alla ricerca di posti tranquilli,
cerchiamo il bello ed il facile, sempre vigili;
o almeno così crediamo...

Gujil


giovedì 9 gennaio 2020

Una rosa, di Pierluigi Cappello

Una rosa


Che cos'è quella rosa sul tavolo
ferma nella sua freschezza come un lago alpino
alta nel suo silenzio più del fragore
dei quotidiani affastellati lì accanto
più del disordine dei notiziari,
la concitazione delle chiavi di casa.
Che cos'è questa parola verdeggiante d'amore
se non il suolo dove lasciarsi cadere
la penombra di un bosco da attraversare
e la mano che apre e prende la mia
e mi conduce a me. 

Pierluigi Cappello
da "La luce toccata"


solo una rosa ma ben profumata,
una fiaba della mia infanzia, un film per mia figlia;
un fiore magico di colori e profumi, la rosa,
un nome legato a donne calme e tranquille...

mercoledì 8 gennaio 2020

Rinvio calcolato, di Ghiannis Ritsos

Rinvio calcolato
                 

Bella esce dal porto la nave. Il fumo rosa
nella polvere d'oro della sera. Dunque,
per quante volte ti abbiano rifiutato o tu abbia rifiutato,
una casa bianca sul colle chiede il tuo sguardo,
un bambino si bagna i piedi in mare sorridendo,
un uccello di notte canta anche per te.
Dunque, rinviamo di nuovo; incoroniamo
sul vetro incrinato questa piccola farfalla.


Karlòvasi (Samo), 29.VI.87

Ghiannis Ritsos
da "Molto tardi nella notte"
traduzione di Nicola Crocetti


bisognerebbe sempre rinviare le cose brutte,
cercare di rimandarle fino alla scomparsa;
in balia degli eventi il mondo si consuma
e noi, si fa finta ancora di non vedere...

martedì 7 gennaio 2020

Doppio sogno, di Alberto Bevilacqua


Doppio sogno

Qual è il sogno? Il mio che guardo
me stesso nello specchio e non mi penso
o il tuo, che senza avermi,
m’hai pensato, lo so, tutta la notte?
Qual è il sogno? La fame
che ti porti delle mie parole
tutte avendole udite, o sazietà
che io ne ho senza avermi
dato ascolto neppure un istante?

Alberto Bevilacqua


dovremmo tutti riuscire a sognare,
più di tanto, anche troppo;
nel sogno possiamo riporre tutto,
il bello, il brutto, l'essenziale...

lunedì 6 gennaio 2020

Vento, di Carlos de Oliveira

Vento

Le parole
scintillano
nella foresta del sonno
e il loro rumore
di cerbiatte inseguite
agile e schivo
come il vento
parla d'amore
e solitudine:
chi vi ferisce
non ferisce invano,
parole.

Carlos de Oliveira
da "L'ostinato rigore"
traduzione di Giulia Lanciani


i vento para anche di guerre, vicine,
lontane e dimenticate, troppo, adesso;
preferisco quel vento che sussurra alle foglie,
quel refolo di pace che distende  radure nascoste...

domenica 5 gennaio 2020

For absent friends

For absent friends


Sunday at six when they close both the gates
A widowed pair still sitting there
Wonder if they’re late for church
And it’s cold, so they fasten their coats
And cross the grass, they’re always last.
Passing by the padlocked swings
The roundabout still turning
Ahead they see a small girl
On her way home with a pram.
Inside the archway
The priest greets them with a courteous nod
He’s close to God
Looking back at days of four instead of two
Years seem so few (four instead of two)
Heads bent in prayer for friends not there.
Leaving twopence on the plate
They hurry down the path and through the gate
And wait to board the bus
That ambles down the Street


Per gli amici lontani


Domenica alle sei quando chiudono entrambi i cancelli
Un paio di vedove ancora sedute lì
Si chiedono se sono in ritardo per andare in chiesa
E fa freddo perciò si abbottonano le giacche
E attraversano il prato, sono sempre le ultime
Passando vicino alle altalene chiuse con il lucchetto
Alla giostra che ancora gira
Vedono davanti a loro una piccola bambina
Che torna a casa con una carrozzina
Davanti al passaggio ad arco
Il prete le saluta con un cenno del capo
È vicino a Dio
Ripensando ai giorni in cui
Gli anni sembrano così pochi (erano in quattro e non in due)
Le teste chine in preghiera per compagni non più lì
 Dopo aver lasciato due pence sul piattino
Corrono lungo il sentiero che porta fuori il cancello
E aspettano per prendere l’autobus
Che cammina lentamente in strada

sabato 4 gennaio 2020

Sciocchezze #11, di Gujil


Sciocchezze #11

mi manca il mare, nel gelo,
voglio un sole che scaldi;
mi manca il tepore marino..

Gujil

venerdì 3 gennaio 2020

Ritratto di uomo malato, di Attilio Bertolucci


Ritratto di uomo malato

Questo che vedete qui dipinto in sanguigna e nero
e che occupa intero il quadro spazioso
sono io all'età di quarantanove anni, ravvolto
in un'ampia vestaglia che mozza a metà le mani

come fossero fiori, non lascia vedere se il corpo
sia coricato o seduto: così è degli infermi
posti davanti a finestre che incorniciano il giorno,
un altro giorno concesso agli occhi stancatisi presto.

Ma se chiedo al pittore, mio figlio quattordicenne,
chi ha voluto ritrarre, egli subito dice
"uno di quei poeti cinesi che mi hai fatto
leggere, mentre guarda fuori, una delle sue ultime ore."

È sincero, ora ricordo d'avergli donato quel libro
che rallegra il cuore di riviere celesti
e brune foglie autunnali; in esso saggi, o finti saggi, poeti
graziosamente lasciano la vita alzando il bicchiere.

Sono io appartenente a un secolo che crede
di non mentire, a ravvisarmi in quell'uomo malato
mentendo a me stesso: e ne scrivo
per esorcizzare un male in cui credo e non credo.

Attilio Bertolucci
da "Viaggio d’inverno", 1971

Tiziano
"Ritratto di uomo malato"
1515, Uffizi Firenze
il quadro offerto dalla sofferenza non mi piace,
rimane stinto, senza tono vitale, perso;
agghiacciano i visi contratti dal male, perdono
contorni chiari, sorrisi e serene intenzioni...