Cenere
Fredda polve in angusta urna rinchiusa,
Il tuo nome qual fu? chi fosti viva?
Forse un protervo eroe? forse una schiva
Fanciulla amante e dall’amor delusa?
O vate che in sonanti inni profusa
L’anima ai venti e al sordo ciel largiva?
O scioperato illustre a cui poltriva
Nell’infingardo cor l’anima ottusa?
E che giova saperlo? o cener spento,
T’invita il sol! di questo carcer fuori
Esula ormai, vola in balia del vento.
Caldo e fremente di novelli ardori,
Rientra e pugna nel vital tormento,
Rinasci senza fin, vivi, rimuori.
Arturo Graf
due, seminascoste dal verde e marrone,
unite, come prima, da molto, da tanto;
sono ricordo in tempo di pace, monito,
la vita prima o poi si interrompe e finisce
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