Componimento LXVII
Tutto in grave volume è corpulenza:
la carne floscia sul cuore lordato,
lo spazio cionco nel sole velato;
e sonno terribile abbioscia.
Dovunque è specchio
senza immagine, fondiglio non deposto,
un che di non nato e già vecchio,
e un fortor di carname riverso,
un guardare senz’occhi,
un traudir di respiro
che s’empie e nel fischio si allenta:
e in saliva d’ebbrezza spenta,
in gocce quasi di acre mosto,
rigurgitano dagli sbocchi
l’aria e lo spirito.
Clemente Rebora
"Ebbrezza di Noè" Mosaico del XII-XIII secolo cupola San Marco-Venezia |
Nel silenzio dell'incubo tace
la voce che dentro spesso ci dice;
non siamo che piume nel vortice,
vento violento, passioni deluse...
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