La danza
Una canzonettista ha appena finito
di cantar con le sue stupende gambe
calzate di viola
una romanza appassionata e frivola,
e il premere del dito in un bottone
fa il buio nella sala.
Un mio vicino accende la sigaretta
con un lampo vivissimo.
E là, in fondo, i lumi della ribalta
s' aprono ad uno, ad uno, rossi e verdi,
con la meraviglia con cui si cercano
dei fiori in un prato:
eccone uno, un altro, un gruppo intero,
cento, mille!
E una nebbia di luce
sprofonda un panorama d' alberi turchini
in una radura umida;
uno zampillo di violino,
ed ecco un'ombra informe scivolare sul tappeto,
È un turbine di vento
che avvolge e trascina delle foglie morte,
è una nuvola d' odore che danza,
è un gomitolo vertiginoso di luci prismatiche.
Le foglie cadono, la nuvola si fonde,
il gomitolo si sfalda: ignuda! ignuda
e tutta lilla coi capelli verdi,
è la nudità calda che danza,
la voluttà che si protende e s'offre
la lascivia che striscia, si sottrae,
respinge, attrae.
È così leggiera e vaporosa
che sembra con un soffio debba spegnersi
come una fiamma.
S' alza e s' abbassa, come uno zampillo;
s' apre e si chiude, come un ventaglio;
si stira, come una fisarmonica.
Ma che cosa raccoglie con le mani,
chinandosi? Che cosa sbatte e gonfia?
Forse i suoi petali sfogliati?
Forse monta del chiaro di luna?
La sua testa è un gran fiore a spirale,
che dei motori invisibili,
dal ronzio di violini,
fanno girar vertiginosamente
sopra il compasso
delle gambe di gomma lunghissime, folle.
D' un tratto, ecco, è sparita
è svanita per sempre;
da una folata di musica
è stata soffiata via
(resta solo, nell' anima, il baglior d' un lampo,
una pallida scìa),
come un colpo di vento
che distrugge in un attimo e disperde,
nel turchino del cielo e nel verde del prato,
un soffione d' argento.
Corrado Govoni
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