La mèta fallace
Chiusa è la casa dov'io giungo alfine,
spossata dall'asprezza ardua dell'erta.
Ai cardini s'abbrancano le spine,
la casa è chiusa e la soglia è deserta.
Par ch'essa punga d'un suo muto e fine
sdegno chi sta fra timida ed incerta,
col petto ansante e con le ciglia chine,
e che del folle suo inganno l'avverta.
Che val sostare? Anima mia, che vale
piangere con la bocca sul gradino
dove si posa il piede di chi sale?
Che val chiamar chi è sordo o non ascolta?
A ritroso facciam ora il cammino...
Non tremare così, anima stolta.
Amalia Guglielminetti
al cuore, dal cuore, come flussi
di incorporee ragaioni e inclinano
il capo, e abbassano gli occhi...
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