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lunedì 30 aprile 2018

People help the people, di Birdy

People help the people
 
 God knows what is hiding in that weak and drunken heart
I guess you kissed the girls and made them cry
those Hardfaced Queens of misadventure
God knows what is hiding in those weak and sunken eyes
a Fiery throng of muted angels
Giving love and getting nothing back
 
People help the people
And if your homesick, give me your hand and i’ll hold it
People help the people
And nothing will drag you down
Oh and if I had a brain, Oh and if I had a brain
i’d be cold as a stone and rich as the fool
That turned, all those good hearts away
 
God knows what is hiding, in that world of little consequence
Behind the tears, inside the lies
A thousand slowly dying sunsets
God knows what is hiding in those weak and drunken hearts
I guess the loneliness came knocking
No on needs to be alone, oh save me
 
People help the people
And if your homesick, give me your hand and i’ll hold it
People help the people
Nothing will drag you down
Oh and if I had a brain, Oh and if I had a brain
I’d be cold as a stone and rich as the fool
That turned, all those good hearts away
 
People help the people
And if your homesick, give me your hand and I’ll hold it
People help the people
Nothing will drag you down
Oh and if I had a brain, Oh and if I had a brain
I’d be cold as a stone and rich as the fool
That turned, all those good hearts away
 
Cherry Ghost



 
Dio sa cosa quei cuori deboli e ubriachi nascondono
immagino che tu abbia baciato le ragazze
e dopo tu le abbia fatte piangere
quelle regine di disavventura dai lineamenti duri
Dio sa cosa quegli occhi deboli e infossati nascondono
un’ardente schiera di angeli in sordina
che danno amore senza volere nulla in cambio
le persone si aiutano
e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano
e io la stringerò, le persone si aiutano
e niente ti trascinerà verso il basso
e se avessi un cervello, se avessi un cervello
sarei freddo come un sasso e ricco come uno stupido
loro si voltano alla vista di quei cuori buoni
Dio sa cosa quel mondo di poca importanza nasconde
dietro alle lacrime, dentro le bugie
un migliaio di tramonti lenti che muoiono
Dio sa cosa quei cuori deboli e ubriachi nascondono
immagino che la solitudine venga a bussare
nessuno ha bisogno di stare da solo, salvami
le persone si aiutano
e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano
e io la stringerò, le persone si aiutano
e niente ti trascinerà verso il basso
e se avessi un cervello, se avessi un cervello
sarei freddo come un sasso e ricco come uno stupido
loro si voltano alla vista di quei cuori buoni
le persone si aiutano
e se hai nostalgia di casa, dammi la tua mano
e io la stringerò, le persone si aiutano
e niente ti trascinerà verso il basso
e se avessi un cervello, se avessi un cervello
sarei freddo come un sasso e ricco come uno stupido
loro si voltano alla vista di quei cuori buoni

domenica 29 aprile 2018

Tanka..., di Akiko Yosano

Amore o sangue?
tutta la primavera
è in questa peonia che mi ossessiona,
scende la notte, sono sola,
sola senza una poesia.
 
Akiko Yosano
 
 
un tanka per esprimere
cose, desideri, sogni,
nei meandri della mente riposa
la risposta alle tante domande

sabato 28 aprile 2018

Reduci, di Anonimo

 
Reduci
 
Siamo reduci, da tutto,
ogni cosa ci ricorda il passato
ritroviamo sempre nel giorno
qualcosa di nostro, di brutto,
fermato il pensiero, ibernato
a scorrere cose, il ritorno.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

venerdì 27 aprile 2018

Treni sotterranei, di Adam Zagajewski

Treni sotterranei
 
Ci sono quadri che mostrano la sofferenza
e la fiammella di una candela; ci sono uomini infelici,
che cercano invano consolazione
come un postino arrancante nella tormenta,

c’è la musica che cresce nella giungla del silenzio,
ci sono i carnefici, ci sono strade tenebrose,
finestre cieche,
giorni che sembrano la festa della crudeltà.

Ci sono coloro che piangono senza speranza
in una soffocante sala d’attesa,
ci sono treni sotterranei, pesanti accuse,
c’è anche l’ordinaria noia delle conversazioni
sullo sport,

e il terrore delle lunghe sere, e gli urli degli ubriachi –
e capitano gli attimi di rivelazione,
quando fieramente sfavillano i fiori dei castani

e con insicurezza procedono fra le erbe
tordi giovinetti frastornati
dal fuoco eracliteo del giardino di maggio.

Adam Zagajewski
da "Asimmetria"
traduzione di Marco Bruno

 
 
quando l'onda è risacca amo il mare,
quello mio, quello vissuto insieme;
la metro risuona ancora di passi
nel lento incedere del tempo passato...

giovedì 26 aprile 2018

Salutami le sobótke..., di Karol Wojtyla

Salutami le sobótke
ed i santi del vecchio Wovro
digiunanti per le strade:
ascetici, emaciati santi.

La fiamma di sobótka
si chinerà,
ribollita sulle genziane
su due gambe si cullerà.
Saluta anche pastori e pastorelli.

Nelle sobótke
si uniscono i cuori
con i legami nascosti dei fuochi -
- poesia è conforto - la figlia della sobótka.

Salutami Madohora
con i pini arruffati.
Bello oggi da noi - in montagna.
 
Karol Wojtyla
 
 
papa poeta, montagne,
Dio compare sulle vette,
di tanto in tanto le nevi
si formano e sciolgono...

mercoledì 25 aprile 2018

La vita sbaglia i tempi, i modi..., di Sergio Solmi

La vita sbaglia i tempi, i modi...

La vita sbaglia i tempi, i modi, perde
gli appuntamenti e ride
pazza sotto la benda. Il vento asciutto
di marzo spegne i richiami, la sua
logica regge solo il filo d'erba,
la nube in cielo, il futile incresparsi
dell'onda, ma l'informe anima ignora.

Pure, a filo d'orizzonte, oggi è perfetta
la lieve sfera del mattino, bolla
felice d'aria, il tempo è in alto asceso,
più non stride l'antica
macchina di dolore, oggi che un pigro
aeroplano ronza a fior del prato,
riposa nel bicchiere sulla pietra
un vino troppo dorato e svanito,
a me giunto stavolta inaspettato,
spirito vagabondo, quando il sauro
è balzato, salpata
la bella nave dai pavesi alzati
per entro la brumosa lontananza,
come in un soffio, tu mi sei vicino.
 
Sergio Solmi
 
 
non sempre, spesso, a caso,
come quel 25 aprile del 1945,
per quelli felici, i rimasti;
sopravvissuti alla follia, sgomenti...

martedì 24 aprile 2018

Tre pietre bianche sulla sabbia. , di José Watanabe

Tre pietre bianche sulla sabbia.
Un uomo venne a sedersi su una di esse, stanco.
Guardò le altre due senza volerlo, posò soltanto
gli occhi sulla loro superficie come nell’aria.
La sua mente stava galleggiando in un'ora antica.
 
Non scelte per essere contemplate, guardate
senza idee, le pietre
non sarebbero state mai ricordate da quest'uomo.
Quando se ne andò,
le tre pietre rimasero immacolate sulla sabbia.
 
José Watanabe
da “Poemas ineditos”, 2008
 
 
mi manca la sabbia, quella marina,
le pietre levigate, il senso del mare;
un attimo di riposo non paga
le fatiche della vita quotidiana...

lunedì 23 aprile 2018

Una lettura, di Pierluigi Cappello

Una lettura


 Pioveva fuori.
Aprii il libro di Odisseo
e il libro cominciò con la sconfitta.
Sotto, immaginai, c’era la fitta
schiera di cimieri e alte controcielo
le aste dei barbari di Grecia;
sulle muraglie rosse,
ma in lontananza, e delicate come
il verde degli steli fra le pietre,
quelle dei fanti d’Ilio sbigottiti.
L’incantatore greco,
qui mi conduce e qui trema – pensai –
in mezzo a questa piana di polveri e di terre
che hanno veduto rompersi difesa
e forza e rovinare all’urto
del combattente acheo
le armi d’Ettore, il fuoriclasse d’Asia.
Pioveva fuori,
dentro l’oscillare del pendolo
tagliava minuti e il frusciare
teso dei fogli.
Per tre volte intorno alle mura
e trenta miglia almeno,
legati gli stinchi al carro di guerra,
sconcio e scempio facendone,
Achille trascinò le spoglie
del principe di Priamo
finché, estenuata, la ferocia
ricadde come polvere sul campo.
Lì posava la testa bruna d’Ettore
e potevi vedere
di sotto le palpebre malchiuse
il bianco delle sclere rovesciate
e potevi sentire,
ma prima che Achille in alto levasse
via nel cielo
asta di frassino e urlo di vittoria,
salire dal corpo del vinto
il silenzio del vincitore vero.


Pierluigi Cappello
da "La luce toccata"
 
 
non leggo quasi più, poco, male,
scrivo ancora qualche frase
non più sui fogli solo qui
in un cielo che non si riesce a toccare

domenica 22 aprile 2018

Concludendo di Derek Walcott

Concludendo
 
Vivo sull’acqua,
solo. Senza moglie né figli,
ho circumnavigato ogni possibilità
per arrivare a questo:
 
una piccola casa su acqua grigia,
con le finestre sempre spalancate
al mare stantio. Certe cose non le scegliamo noi,
 
ma siamo quello che che abbiamo fatto.
Soffriamo, gli anni passano, lasciamo
tante cose per la via, fuorché il bisogno

di fardelli. L’amore è una pietra
che si è posata sul fondo del mare
sotto acqua grigia. Ora, non chiedo nulla

alla poesia, se non vero sentire:
non pietà, non fame, non sollievo. Tacita sposa,
noi possiamo sederci a guardare acqua grigia,

e in una vita che trabocca
di mediocrità e rifiuti
vivere come rocce.

Scorderò di sentire,
scorderò il mio dono. E’ più grande e duro,
questo, di ciò che là passa per vita.
 
Derek Walcott
da "La voce del crepuscolo", Adelphi 2013
Traduzione di Mariana Antonelli
 
 
alla fine... mi manchi adesso... lo sai...,
frasi di canzoni esprimono concetti
cose che si pensano ed è fatica dirle;
in un impeto di follia rinasco... rivivo...

sabato 21 aprile 2018

Colori, di Anonimo

 
Colori
 
Verdi decisi tra rossi screziati
nel giallo sfumato col bianco
ed il blu, il pervinca, l'indaco;
il nero possente, il viola, il marrone,
poi l'azzurro ed il cremisi, il rosa...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

venerdì 20 aprile 2018

La bocca di leone, di Alberto Massazza

La bocca di leone
 
Che ci si possa beare della vita
dove la vita non è altro
che miseria, come coriacea bocca
di leone che sfida solitaria
le inviolate leggi della fisica!

Abbarbicata ai nudi sassi, s’inerpica
eremitica sui muri e sui dirupi,
tingendo l’aria di tenui toni
porporini, sberleffo spudorato
all’ordinaria cura dei giardini.

Tra le pietre, le basta una fessura
e pochi grani di terra aleatoria,
deposta dal vento e dalla pioggia;
la proletaria urgenza della vita
esplode imponderata in grappoli
sgargianti; mediterranea e solatia,
in penduli sprazzi di colore rompe
con la monotonia del mondo usato.

Alberto Massazza
 
 
eccole, sul mio balcone,
fioriscono a frotte, colori
svariati, screziati, gentili;
al ricordo si aggiunge gioia...

giovedì 19 aprile 2018

Di mia madre, di Adam Zagajewski

Di mia madre

 

Di mia madre nulla saprei dire –
come ripeteva rimpiangerai un giorno,
quando non ci sarò più, e come non credevo
né nel "più", né nel "non ci sarò",
come mi piaceva guardare, quando leggeva
un romanzo alla moda,
sbirciando subito l'ultimo capitolo,
come in cucina, reputando che questo non è per lei
il luogo adeguato, prepara il caffè domenicale,
oppure, ancora peggio, i filetti di merluzzo,
come attende l'arrivo degli ospiti e si guarda
allo specchio,
facendo quella faccia che la proteggeva
efficacemente dal
vedere realmente se stessa (cosa che, pare,
ho ereditato da lei, assieme ad alcune altre debolezze),
come poi disinvoltamente disserta di cose
che non erano il suo forte, e come io scioccamente
la stuzzicavo, come in quella occasione in cui si
paragonò a Beethoven facentesi sempre più sordo,
e io dissi, crudelmente, ma sai, egli
aveva talento, e come tutto mi perdonava
e come io lo ricordo, e come volavo da Houston
al suo funerale e in aereo veniva proiettato
un film comico e come piangevo di riso
e di rimpianto, e come non ero in grado di dire nulla
e continuo a non esserlo.                   

 
Adam Zagajewski

da "Asimmetria"
traduzione di Marco Bruno

 

la mia di madre era dura, a volte,

eppure il sorriso accennato e triste

ricordava campagne assolate, povere;

gli abbracci suoi rari ancora ripenso...

mercoledì 18 aprile 2018

Breve omaggio, di Emma Villazón Richter

Breve omaggio
 
Era la mia vita in te, oh vento,
come tremuli fiori
nelle mani precise,
che mai riuscirono a sentire il tuo ritmo
 
Emma Villazón Richter
 
 
il vento, le brezze marine, I miss it,
in un solstizio d'Estate ho cercato
la pace, quell'attimo di gioia;
oro sto, mi beo di poco e mi basta...
 
 
 

martedì 17 aprile 2018

La luce toccata, di Pierluigi Cappello

La luce toccata
 
A Chiusaforte Silvio intrecciava canestri
con mezzo cuore e il cuore dei bambini intorno
io dico ti ho visto nella mia veglia
nel respiro acceso dell’alba
tra il fischio e il silenzio
e le dita andavano di vinco in vinco
come un’acqua nervosa, una spiegazione raccolta
nel tempo dietro questo tempo a mezza veglia
siamo venuti, io con le pupille di bimbo
e allora trattieniti adesso che torno
dentro il tuo odore di povero
nei boschi dove andiamo si dice con lo sguardo
le labbra un profilo chiuso, il passo un passo radicato
qui, dove sono ora, nel battito del giorno alla finestra
nel sonno lasciato, nel millesimo di me
dove ogni debolezza è stata offerta
la pietra aperta, la luce toccata.
  
Pierluigi Cappello 
 
 
eterna giovinezza, promesse, sogni,
la luce esiste ma non si trova;
nei recessi del tempo, forse in Asia,
canestri intrecciati per contenerla...

lunedì 16 aprile 2018

Questo, di Idea Vilariño

Questo
 
La mia stanchezza
la mia angoscia
la mia gioia
la mia paura
la mia umiltà
tutte le mie notti
la mia nostalgia dell'anno
millenovecentotrenta
il mio senso comune
la mia ribellione.
Il mio disprezzo
la mia crudeltà e il mio dolore
il mio abbandono
le mie lacrime
la mia agonia
irrevocabile e dolorosa la mia eredità
la mia sofferenza
insomma
la mia vita infelice.
 
Idea Vilariño
da “Nocturnos”, Poesia completa, 2008
 
 
l'insieme delle cose della vita,
i soli che riescono a riempirsi l'anima,
le preclusioni di fondo, sbarrate;
la mia vita, questa, quella che ho...

domenica 15 aprile 2018

Se esisti per davvero..., di Nina Cassian

 

Se esisti per davvero – fatti avanti,
sii nuvola, caprone, aviatore,
porta con te occhi, bocca, voce,
– chiedimi qualcosa, lascia che mi sacrifichi,
prendimi tra le braccia, proteggimi,
nutrimi con la settima parte di un pesce,
fammi un fischio, dissodami le dita,
ricolmami di aromi, di stupore,
– resuscitami.

Nina Cassian

Traduzione di Anita Natascia Bernacchia e Ottavio Fatica
 
 
se esisti, se ci sei, se è vero che ci sei,
quanti se nelle nostre intime vite,
i se, i ma, i forse, i condizionali;
quelli condizionati solo da noi stessi...

sabato 14 aprile 2018

Un poeta, di Boris Vian

Un poeta
 
Un poeta
È un essere unico
In tanti esemplari
Che pensa solamente in versi
E non scrive che in musica
Su soggetti diversi
Sia rossi che verdi
Ma sempre magnifici.
 
Boris Vian
da “Non vorrei crepare”, postumo, 1962
 
Norberto Martini
"Il poeta"
olio su tela
 
soliti versi, frasi, intenti,
cercare di stupire in modo dolce,
suadente come un armonia;
la capacità però è incidere...
 

venerdì 13 aprile 2018

1..., di Thomas Bernhard

1

Quest'anno è come l'anno di mille anni fa,
noi portiamo la brocca e sferziamo la schiena della vacca,
falciamo e non sappiamo nulla dell'inverno,
beviamo mosto e non sappiamo nulla,
presto saremo dimenticati
e i versi svaniranno come neve davanti alla casa.

Quest'anno è come l'anno di mille anni fa,
guardiamo nel bosco come nella stalla del mondo,
mentiamo e intrecciamo cesti per mele e pere,
dormiamo mentre le intemperie consumano
davanti alla porta le nostre scarpe infangate.

Quest'anno è come l'anno di mille anni fa,
non sappiamo nulla,
non sappiamo nulla del declino,
delle città sprofondate, del vortice in cui sono affogati
cavalli e uomini.


Thomas Bernhard

da "Sotto il ferro della luna"

traduzione di Samir Thabet
 
 
anni che passano, simili,
anni, incrostati sui visi;
i segni del tempo collimano
e segnano pelle e pensare...

giovedì 12 aprile 2018

Haiku, Gujil

 
 
si va,
come barche, come auto,
si va,
percorsi noti, usuali;
poi i ritorni...
 
Gujil

mercoledì 11 aprile 2018

Canzoni sullo stesso ritmo, di Ghiorgos Vafòpoulos

Canzoni sullo stesso ritmo
 
Così curvi passavamo, noi due, la mano nella mano.
 
Per ore camminavamo senza meta, amaro fratello, e la tristezza,
sorella amara anch'essa, ci era compagna nel cammino.
 
E trascinando svogliati senza scopo i nostri passi
era come se sembrassimo disperati amanti
abbandonati un mattino, così, all'improvviso, dalla loro amata.
 
Sembravamo come generali che in un mattino si siano svegliati
senza gloria per imboccare la strada dell'esilio.
 
Così curvi passavamo, noi due, illusi.
 
Ghiorgos Vafòpoulos
 
 
il peso degli anni, quello,
eccolo, compare, si vede,
il chiarore degli occhi si adombra
di un velo, sottile leggero, triste...

domenica 8 aprile 2018

Tedio, di Anonimo

 
Tedio
 
Scompare nel tedio la noia
si scompone come tessere
nel mosaico della giornata;
mi reputo intrigante a volte.
 
Poi nel silenzio il tedio
ancora spinge ed insiste
nel cogliere attimi, istanti;
mi sento così vuoto a volte.
 
Ancora il tedio costringe
pensieri passati, sbiaditi
come ricordi temporanei;
mi vedo lontano a volte.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

sabato 7 aprile 2018

Da me la sola passione, di Giovanni Testori


Da me la sola passione
puoi imparare.
Dal mondo impara
tutto l'arco del sole
e lo splendore,
la grandezza dei gesti
in che consiste crescere,
finire.
Impara dalle madri
il silenzio provvido
gentile,
dalle tombe la morte,
e dal morire d'ogni giorno
l'esame impara a svolgere.
Medita quando l'ombra
ti cade d'ogni sera
sulla fronte:
è passato, mio amore,
un altro giorno.

 

Giovanni Testori

 

imparare, scoprire, sapere,
inghippi increduli nei sensi,
solo noi, solo noi,
mi richiedo cose risapute...

venerdì 6 aprile 2018

Un filo di ricordo, di Diego Valeri

Un filo di ricordo
 
In cielo il freddo azzurro
e il grigio caldo della primavera.

Di là dal muro un pallido brillìo
di olivi su la fulva ombra del monte.

Seguo nell'aria un filo di profumo,
un filo di ricordo.
 
Diego Valeri
da "Poesie" 1962
 
 
 
il ricordo, quello che conta,
ci appaga, a volte intristisce,
spesso ci scappa un sorriso;
qualche lacrima scende...

giovedì 5 aprile 2018

La vita, il vento, di Andrè Frènaud

 
La vita, il vento
                     

La vita che alla sfuggita abborracciava
la tempesta primaverile e proseguiva,
la vita – il vento dalle cento lusinghe
mai mantenute – che procedeva,
le sue cento imprese e il disastro
e proseguiva, la vita, il vento,
la vita, così dolce quando le aggrada.

André Frénaud

Traduzione di Ornella Sobrero
 
 
la vita come un vento instancabile,
a volte è furia e tempesta davvero,
spesso è brezza leggera e delicata;
vorremmo essere vele indistruttibili,
ci piacerebbe dominare imperterriti...

mercoledì 4 aprile 2018

Ciottoli, di Jón úr Vör

Ciottoli
 
Ricorda
queste parole minuscole
piccole
pupille levigate dalle onde
della fredda eternità
 
Mettile una a una
sotto la radice della lingua,
per trovare finalmente
quella
che si scioglie sulle tue labbra
e diventa poesia.
 
Jón úr Vör
 
 
sassolini, ciottoli, pietruzze,
quelle che il mare riporta;
le rena intrisa d'acqua li leviga
le asperità della vita restano...