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giovedì 31 maggio 2018

Mendicanti, di Gerard Hanberry

Mendicanti
 

Ci deve essere anche spazio per il lutto
in questa città scintillante
di arroganza cortese.

Quelle torri splendenti che promettono
immortalità
– tenetele, tenete tutto –
non è che una valle tremula di portoni
sprangati.

Vado verso le colline colori sfocati,
ambra, rossi, blue elettrici.
Da qui posso vedere chiaramente,

templi, teatri, luoghi di sapienza e bugie.
E sulla testa? Il silenzio insolente delle stelle.
Siamo meno che mendicanti. Alla fine

non potremo rubare per te o avere in prestito
un'ora in più,
pur coi nostri poteri, nemmeno un ultimo,
bellissimo, balenante secondo. 


Gerard Hanberry

da"Quello sguardo di sghembo sulle cose del mondo"
traduzione di Francesca Diano

 
Fernand Pelez
"Mendicanti"1885
 
tanti, troppi, oggi, ovunque,
si è perso il senso della carità
ma prevale il business non la necessità;
mi trovo in bilico nell'essere io...

mercoledì 30 maggio 2018

In questo giorno, di Anonimo

 
In questo giorno
 
In questo giorno venni,
fui sorpreso, solo, immerso
in un immenso mare.
 
In questo giorno seppi,
circondato d'abbracci , solo
in un costante felice gesto.
 
In questo giorno nacqui,
isolato frammento d'amore
appeso al filo del fato.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

martedì 29 maggio 2018

Paradosssi e ossimori, di John Ashbery

Paradossi e ossimori
 
Questa poesia si occupa del linguaggio a un livello alquanto piano.
Guardala che ti parla. Guardi da una finestra
o affetti irrequietezza. La sai ma non la sai.
Ti manca, la manchi, le manchi, ti manca. Vi mancate a vicenda.
 
La poesia è triste perché vuole essere tua, e non può.
Cos’è un livello piano? E’ quella cosa e altre,
e ne mette in gioco un sistema. Gioco?
Beh, di fatto, sì, ma io ritengo che il gioco sia
 
una più profonda cosa esterna, un modello di ruolo sognato,
come nella ripartizione della grazia queste lunghe giornate agostane
senza dimostrazione. A finale aperto. E prima che te ne accorga
si perde nel vapore e nel cicaleccio della macchina da scrivere.
 
E’ stata giocata un’altra volta. Penso tu esista solo
per tormentarmi a farlo, al tuo livello, e poi tu non ci sei
o hai adottato un atteggiamento diverso. E la poesia
mi ha deposto dolcemente accanto a te. La poesia è te.
 
John Ashbery
da Shadow Train, 1980
Traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan
 
 
paradosso essere come vorresti,
ossimoro il mare arido;
come vaghe stelle lontane,
come unicità nel mondo...
 

lunedì 28 maggio 2018

Infanzia, di

Infanzia
                                              Give me my childhood again
                                                                     John Burnside

Ridatemi la mia infanzia,
quella repubblica di passeri garruli,
le smisurate selve di ortiche
e il pianto notturno del timido allocco.
La nostra strada vuota di domenica,
il rosso neogotico delle chiese
che non ispirava i mistici,
le bardane sussurranti in tedesco
e la confessione dell’alcolizzato
presso l’altare della parete bianca,
e le pietre, e la pioggia, e le pozzanghere
in cui sfavillava l’oro.
Adesso, ormai, saprei sicuramente
come essere bambino, saprei
come guardare gli alberi coperti di brina,
come vivere immobilmente.

 
Adam Zagajewski
da "Asimmetria"
traduzione di Marco Bruno
 
 
la mia , quella delle gite in Brianza,
mio padre, la cinquecento, mia madre,
io e mia sorella a raccogliere fiori;
ora qualche ricordo in un quadro

domenica 27 maggio 2018

Riflesso in prospettiva

le dinamiche comportano rischi evidenti
eppure si giostra,
il cavallo bolso regge pesi troppo grevi
e noi, spettatori convinti pensiamo
al nostro brulicare quotidiano nel mondo,
bella prospettiva!
 
Gujil
 
 

sabato 26 maggio 2018

in un tracciato sconnesso..., di anonimo

 
in un tracciato sconnesso
posiamo passi ancora decisi,
la via contorta è percorsa
in un continuo spaziare;
stanchi, assetati e soli,
misere perturbate menti,
il cuore che pompa sempre vivo,
sempre indomito batte...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati

venerdì 25 maggio 2018

Sono straniero nella nostra vita..., di Philippe Jaccottet

Sono straniero nella nostra vita,
perciò a te sola parlo, e in versi strani:
a te, luogo sperato, età fiorita,
nido di paglia e pioggia sopra i rami,
arnia d’acqua che trema al primo albore,
nel buio nuova Dolcezza… (Ma ora è tempo
che i corpi lieti tornino all’amore,
urlino gioia, e una ragazza pianga
fuori, nel freddo. E tu? In città non sei,
non vai incontro alle notti, è l’ora in cui
solo ricordo di una bocca vera
sono i miei versi…) O frutti maturi,
fonti di vie dorate, parchi d’edera,
solo a te parlo, mia assente, mia terra…

Philippe Jaccottet
da "Lo slancio del cuore"
traduzione di Fabio Pusterla
 
 
straniero a me stesso, capita, sovente,
non riesco a decidere e fare, indulgo;
nel frangiflutti della mia mente
accolgo pensieri spesso maligni...

giovedì 24 maggio 2018

Ti amo lì, contro il muro..., di Homero Aridjis

Ti amo lì contro il muro distrutto
contro la città e contro il sole e contro il vento
contro il resto che io amo e che è rimasto
come un guerriero intrappolato nei ricordi.
Ti amo contro i tuoi occhi che si spengono
e soffrono dentro questa superficie vana
e sospettano vendette
e morti per desolazione o per fastidio.
Ti amo al di là di angoli e di porte
di treni partiti senza portarci via
di amici che si sono sprofondati ascendendo
finestre periodiche e stelle.
Ti amo contro la tua allegria e il tuo ritorno
contro il dolore che scheggia i tuoi esseri più amati
contro ciò che può essere e ciò che fosti
cerimonia notturna per località fantastiche.
Ti amo contro la notte e contro l'estate
contro la luce e la tua somiglianza silenziosa
contro il mare in settembre e le labbra che ti esprimono
contro il fumo invincibile dei morti.
 
Homero Aridjis
 
 
adesso l'amore è solo, distante,
la terapia che serve a prevenire il male,
quello lo conosco, lo so;
sarà così per molto ancora...

mercoledì 23 maggio 2018

Una sola parola in un momento..., di Charlotte Brönte

Una sola parola in un momento
può aprire cento corridoi nel cuore,
e le terre, le spiagge, le stagioni
che per salvaguardarsi la Memoria
aveva chiuso a chiave. Una parola
può opprimere quel cuore risvegliato,
vittima di rimpianti del passato
 
Charlotte Brönte
da " Un cuore fedele e passionale"
 traduzione di Silvio Raffo
 
 
il cuore, già il cuore, tace;
ha in sé tante cose, tante persone,
il limitare di gioventù è passato,
da tempo immemore, sto aspettando...

martedì 22 maggio 2018

Volevi essere mia, di Siro Angeli

Volevi essere mia
 
Volevi essere mia
come nessuna è stata
ad uomo in terra mai:
 
Lilith, Eva, Maria.
Come nessuna amata,
facevi una mattina
 
di ogni mia giornata,
quando di stanza in stanza
un passo adolescente
 
andava, di bambina
cresciuta troppo presto,
e un ridere di niente
 
bastava alla speranza.
Poco durò. Non era,
vivere, solo questo.
 
Almeno più leggera
la terra del mio strazio
io prego che ti sia,
 
ora che in breve spazio
ti accoglie, a lei tornata
per rimanere mia
 
come nessuna è stata
ad uomo o sarà mai:
Lilith, Eva, Maria.
 
Siro Angeli
 
 
anche tu compagna mia sola,
con me da allora, nel viaggio;
porto di te l'infinito amore
ed il frutto che ancora ci lega...

lunedì 21 maggio 2018

Endimione, di Durs Grünbein

Endimione

Lì se ne va, il raccoglitore di versi, il perdigiorno
dell’universo. Non rivela perché lo guidi
il suo senso intimo per lo sfavillio.
È positivo, assoluto nei riguardi della luna,
questa butterata alleata dell’universo.
Quel che si dice di lei, lo lascia indifferente.
È ritornato, ora scopre sulla terra
i crateri e i deserti. Nel suo eremitaggio tiene
la porta aperta, vive in incognito, rivolto a tutto.

 Durs Grünbein
da "Librazioni lunari e liriche"
 traduzione di Gio Batta Bucciol
 
Nicolas-Guy Brenet
"Sonno di Endimione"
(1756)
quante cose non si sanno, conoscono,

eppure ci atteggiamo tutti a vati,
siamo imperiosi nelle nostre pochezze;
io, per me, altero e stupito mi spiego...

domenica 20 maggio 2018

Il Cerilo, di Alcmane

Il Cerilo

O fanciulle che il dolce suono seguite con soave
voce, non più le membra ho docili. Fossi il cerilo
che con le alcioni passa sereno sul fiore dell’onda,
uccello di primavera, colore delle conchiglie!
 
Alcmane
Traduzione di Salvatore Quasimodo
 
 
uccelli marini, lontani e grandi,
volano cieli infiniti e tempestosi;
piccolo passero guardo ed ammiro,
nel mio piccolo volo, volo anch'io...
 
 

sabato 19 maggio 2018

Infine, di Anonimo

 
Infine
 
Infine uscimmo a respirare ancora
assensi nel buio, le cose, sole,
vidi un istante bruciare nel cielo,
poi la luna velarsi, sparire.
 
Infine uscimmo a tentar fortuna
nel brivido la schiena provata
flettè innaturali posture, inchini
al mondo di cui facemmo parte.
 
Infine uscimmo a piangere insieme,
le ombre assolate e indistinte fuori
in un calamaio di sentimenti e gioie
infine uscimmo, uscimmo ancora...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

venerdì 18 maggio 2018

Tutto muta -..., di Charlotte Brönte

Tutto muta – notte, giorno,
nubi, sole, estate, inverno,
fiori sbocciano e avvizziscono
anni ed epoche svaniscono.
Batte il cuore a una trepida magia,
poco dopo sobbalza in agonia;
dove brillava un tenero sorriso,
lacrime amare solcheranno il viso.
È questa l’aspra legge di natura:
nessuno può sfuggire alla sventura;
distilla il dolce, e poi cupi pensieri.
Siamo liberi tutti – e prigionieri.
 
Charlotte Brönte
da "Un cuore fedele e passionale "
traduzione di Silvio Raffo
 
 
è vero, tutto si modifica, cambia,
immagini di luci ed ombre
sagomano diversamente ogni cosa;
perpetuo sogni indicibili e grandi...

giovedì 17 maggio 2018

V, 292, di Agazia Lo Scolastico

V, 292

a Paolo Silenziario
La terra verdeggiante sotto i rami
in fiore mostra qui grazia di fronde
ricche di frutti. Qui cantano all’ombra
dei cipressi gli uccelli ai loro teneri
nati, il fringuello gorgheggia e la tortora
si lamenta tra le spine
del roveto. Ma io non sono felice;
vorrei sentire la tua voce dolce
più del suono della cetra di Delo.
Anzi due desideri mi tormentano,
vedere te, mio caro, e la fanciulla
che nel ricordo
mi consuma. Ma il lavoro mi tiene
lontano dalla mia agile gazzella.
 
Agazia Lo Scolastico
 
 
malgrado il freddo, il clima pazzo,
la terra verdeggia ancora, fatica;
uomini folli distruggono la loro casa,
possibile che non si riesca a capire?

mercoledì 16 maggio 2018

L'abito, di Yves Bonnefoy

L’abito
 
Nevica. Che volevi tu, anima,
Di nascita eterna, che non abbia avuto?
Guarda, tu hai qui
Una veste di festa ancora per la morte.
 
Un abito come nell’adolescenza,
Di quelli che uno prende con cura in mano
Poiché la stoffa è trasparente e resta
Tra le dita che la svelano alla luce,
Si sa che è fragile come l’amore.
 
Ma foglie e corolle vi sono ricamate
E già la musica si intende
Nella stanza vicina, illuminata,
Un misterioso ardore ti prende la mano.
 
E vai, il cuore ansimante, nella grande nevicata.

Yves Bonnefoy
da "L'esilio e il sacrificio"
traduzione di Davide Bracaglia
 
 
il vestito addosso, l'abito,
i miei, non sempre a luogo,
ingiusti spesso dimessi e lisi
ma dignitosi sempre, come sono io...

martedì 15 maggio 2018

Sbalestrato, di Gujil

 
immagini scempio appaiono
con frequenza allarmante, nel modo,
quello che circonda noi umani;
mi trovo sbalestrato dai fatti,
vorrei tanto che il sospiro finisse
in un respiro che ridia tutto il fiato che manca.
 
Gujil

lunedì 14 maggio 2018

Vedi, pensieri e sogni, di Yehuda Amichai

Vedi, pensieri e sogni
                 

Vedi, pensieri e sogni in un intrico
di fili ci ravvolgono, in una rete mimetica,
e né Dio né i caccia in ricognizione
potranno mai sapere
ciò che vogliamo realmente
e dove il nostro passo è diretto.

Solo la voce che interrogando guizza
si alza ancora sulle cose e resta in aria sospesa,
anche se le granate l’hanno ormai ridotta
come una lacera bandiera,
come una nuvola squarciata.

Vedi, anche noi compiamo rovesciandolo
il cammino dei fiori:
da un calice iniziare tripudiante di luce,
scender giù con lo stelo sempre più cupo,
arrivare nella chiusa terra e attendere un poco,
e finire, radice, nel grembo, nell’oscuro.


Yehuda Amichai
da "Poesie"
traduzione di Ariel Rathaus
 

sogni e pensieri, voci nella testa
cantano canzoni che amiamo,
nenie, a volte, ballate, romanze;
senza parole o con, non importa...

domenica 13 maggio 2018

cupa città sel fiume minaccioso..., di Anna Achmatova

cupa città sul fiume minaccioso,
e il maestoso letto nuziale
su cui libravano corone
i tuoi giovani serafini,
città amata di un amore amaro.

Tu, severa, tranquilla, brumosa,
eri il soglio delle mie preghiere,
qui per primo comparve l'amato
a mostrarmi una via luminosa,
e qui la mia Musa dolorosa
mi conduceva, come una cieca.
 
1914
 

Anna Achmatova
da "Requiem"
 
 
la mia città, da tanto, da sempre,
una breve pausa vicino, a due passi,
poi ritorno e rimango, una vita;
le strade ancora mi portano a voi...

sabato 12 maggio 2018

Io che non credo al mondo..., di Daniele Piccini

Io che non credo al mondo
penso tu sia dentro di me da sempre,
ma forse occorre il soffio di una morte
lo schiaffo del presente
perché tu dica “io”
perché tu venga sopra
a questa nullitudine; e verrai
come ancora si scrollano
i rami della neve
o tornano alla tana gli animali.
Io non ho fede in niente che ci accada,
guardo nel petto nascere le nubi
e il punto dove il buio fa il suo nido:
neanche lí posso vederti, adesso.               


Daniele Piccini
da "Terra dei voti"
 
 
io e il mondo, quello mio,
non ho pareti nei muri,
solo cieli aperti e sereni,
quasi sempre sereni

venerdì 11 maggio 2018

Vivo e torno a vivere..., di Montsettat Abellò

Vivo e torno
a vivere
ogni poesia,
ogni parola.
Amo tanto
la vita
che la faccio mia
ancora e ancora.
 
Montserrat Abelló
da "“El blat del temps”, 1986
 
 
poesie, quali?, come?
versi sciolti, in rima, obbligati;
non scrivo più come prima
ora sento, riposo, stento...

giovedì 10 maggio 2018

Immagine fiabesca, di Lars Gustafsson

Immagine fiabesca

Quel gio
rno blu dautunno sbrigliato
laria un nuovo mare di cristallo,
e sul suo fondo i boschi e i campi,
appena mossi dal vento e inondati di luce.
Ma nel bosco di querce dovera lombra
e le foglie cadevano come monete che

     nessuno osa toccare,
allora apparvero a briglia sciolta tre cavalieri.

Della loro meta nulla possiamo dirvi.


Lars Gustafsson

Sulla ricchezza dei mondi abitati
Traduzione di Maria Cristina Lombardi
 
 
il reame è vuoto, il Re è triste,
principesse piangenti abbracciano
stelle cadute, di notte una luna balena
colorati petali di fiori recisi...

mercoledì 9 maggio 2018

Riflesso, di Gujil

quando il tempo comanda la testa
non può che pensare in successione,
le cose appaiono e scompaiono;
rimango preda dell'indiscutibile e perdo,
cognizioni, voglie, ardore.
 
Gujil


martedì 8 maggio 2018

Indignazione, di Valentino Zeichen

Indignazione
 
Segno (che sei) ingrato, ti farò espellere
dallo zodiaco del parquet
dell’Hotel des Bains,
avvertirò i sontuosi camerieri
di accoglierti con una salve al seltz
mentre la tua ottomana
si incendierà sulla spiaggia.
L’orchestra Melacrino eseguirà invano
                        «Amado Mio»
Se ti riavrai dallo spavento otterrai una parte
comunicante con me sul Ponte dei Sospiri
nel prossimo numero di Grand Hotel – tua Lux
 
Valentino Zeichen
da "Area di rigore", 1974
 
 
la vita come una partita di calcio,
unico sport che si sente da sempre;
io, per me, amo le lunghe corse
affannate e i silenzi del bosco...

lunedì 7 maggio 2018

Messaggio, di Wendy Cope

Messaggio
 
Prima che sia troppo tardi, alza la cornetta –
telefonami – fa’ presto – il tempo si muove…
L’amore può diventare odio molto in fretta.
Sì, presto comincerò a cercare altrove.
Uomini come te non li trovi in ogni dove –
buoni, vecchio stile… non il tipo che si affretta
per conoscermi. Quest’attesa è un tormentone.
Prima che sia troppo tardi, alza la cornetta –
Ho un’idea. Quest’amicizia ti alletta
consumarla insieme prima dell’invecchiagione?
Hai quarantotto anni e l’età non aspetta.
Telefonami – fa’ presto – il tempo si muove…
Un’altra storia d’amore-kamikaze che piove
su di me? No! Ad aspettare mi sono costretta,
stavolta… ma non un giorno in più: è atroce!
L’amore può diventare odio molto in fretta.
Dicono che esagero. Dovrei dar retta
agli amici, non drammatizzare. Ma come?
Pensate sia piacevole sentirmi negletta?
Sì, presto comincerò a cercare altrove.
So che ti piaccio, ma per richiamarti non troverei
il coraggio. Però… sì, un’idea perfetta:
concentrandomi telepaticamente proverò
a raggiungerti, pensandoti più in fretta –
Prima che sia troppo tardi…


Wendy Cope

Da "L'ironia della musa"
traduzione di M. Paola Bartocci

 
 
ho scritto di me, nelle bottiglie immaginarie,
ho messo a nudo, mandato, inviato,
sempre, comunque, ancora lo faccio, eppure
il sospiro mi pesa e forse, nessuno lo sa...

domenica 6 maggio 2018

6 Maggio 1965, di Anonimo

 
6 Maggio 1965
 
Ero a Superga quel giorno,
ricordo, nascesti, sorella
ancora bimbo giocavo coi sassi
venisti al mondo, ancora ricordo.
 
Non so dirti se fosse grigio quel cielo
di allora, il ricordo è confuso, ma so
qualcuno mi disse "è nata, è sorella!"
il ricordo è confuso, lontano, nel cuore.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 

sabato 5 maggio 2018

L'attimo fuggente, di Andrea Zanzotto

 
L’attimo fuggente
"Le front comme un drapeau perdu"
Ancora qui. Lo riconosco. In orbite
di coazione. Gli altri nell'incorposa
increante libertà. Dal monte
che con troppo alte selve m'affronta
tento vedere e vedermi,
mentre allegria irrita di lumi
san Silvestro, sparge laggiù la notte
di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.
E. E, puro vento, sola neve, ch'io toccherò tra poco.
Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.
In voi fui, sono, mi avete atteso,
non mai dubbio v'ha offesi.
Sarai, anima e neve,
tu: colei che non sa
oltre l'immacolato tacere.
Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.
È questo il sospiro che discrimina
che culmina, "l'attimo fuggente".
È questo il crisma nel cui odore io dico:
sì, mi hai raccolto
su da me stesso e con te entro
nella fonte dell'anno.

Andrea Zanzotto
da "IX Ecloghe", 1962
 
 
un istante, rapido, passa e noi
a cercare ancora l'attimo fuggito;
rimane un senso di impotenza,
di frustrata imperitura sorte...