Cerca nel blog

martedì 30 aprile 2024

La differenza, di Guido Gozzano

La differenza
 
Penso e ripenso: – Che mai pensa l'oca
gracidante alla riva del canale?
Pare felice! Al vespero invernale
protende il collo, giubilando roca.
Salta starnazza si rituffa gioca:
né certo sogna d'essere mortale
né certo sogna il prossimo Natale
né l'armi corruscanti della cuoca.
– O pàpera, mia candida sorella,
tu insegni che la Morte non esiste:
solo si muore da che s'è pensato.
Ma tu non pensi. La tua sorte è bella!
Ché l'esser cucinato non è triste,
triste è il pensare d'esser cucinato.

Guido Gozzano

Quando è giorno il sole
si sente più caldo al cuore;
nell'immenso che siamo sono
un emozione da nulla, ora...

lunedì 29 aprile 2024

In treno, di Corrado Govoni

In treno

Un mandorlo fiorito in un giardino,
tra due nere statue mutilate
che guardavan laggiù il mare in burrasca,
mi accompagnò, durante tutto il viaggio,
con la sua gioia bianca ed odorosa,
traverso le pianure, i monti e le città,
come fosse incollato al finestrino.
Fino alla piccola stazione di campagna,
sussultante di campanelli:
dove affinò i suoi rami
in un grigiore di capelli,
sfiorì rapidamente,
si raccolse e sorrise mestamente
nel volto pallido di mia madre,
che mi attendeva sola
e mi diede sul cuore un bacio santo
che sapeva di cenere e di pianto.

Corrado Govoni

In viaggio ancora verso i ricordi
quelli di un treno, quello col fumo;
amorevoli attenzioni, la luna,
mia madre e carezze lontane...

domenica 28 aprile 2024

Spirito ostile, di Amalia Guglielminetti

 Spirito ostile

Io vi parlai con l'orgogliosa asprezza
che quasi svela una nemica fiera.
Pur s'appagava un desiderio, ed era
pur quello un lungo sogno di dolcezza

L'ora più grave certo non s'apprezza;
non s'annunzia quest'ora, passeggiera
del bene, oppur del male messaggera;
sorprende l'urto che non s'ode e spezza.

Nè mentiva il mio accento di disdegno.
Spirito ostile, cruda ragione
io in voi conobbi a qualche occulto segno.

L'anima si slanciò con ali pronte
sospinta da sua mala illusione:
ma urtò nel marmo d'una chiusa fronte.

Amalia Guglielminetti

Distratto dai rumori e dal freddo
aggiungo incubi ai sogni sparsi;
ostili rappresaglie inchiodano
sospetti lontani e vicini, ora...

sabato 27 aprile 2024

Protocollo cittadino #120 (Run), di Gujil


Run

Sempre correndo, oggi
comne ieri sere di vento,
sussurri e stridori acuti
nel cuore, senza fine...

Gujil

venerdì 26 aprile 2024

Al poeta d'amore Cecilio.., di Publio Valerio Catullo (35)

 35

Al poeta d'amore Cecilio, mio compagno,
papiro, questo devi dire:
venga a Verona
e lasci le mura nuove di Como, le rive del Lario:
voglio che ascolti certe fantasie
di un amico suo e mio.
Se ragiona, divorerà la strada
anche se mille volte, quando parte,
la sua dolce innamorata lo richiama
e con le braccia intorno al collo lo scongiura di restare,
vero, come dicono,
che muore per lui d'amore disperato.
Da quando poi ha letto i primi versi
per la signora di Díndimo,
un fuoco consuma quella poveretta in fondo al cuore.
Capisco: tu conosci troppo bene, ragazza,
la poesia di Saffo e questa di Cecilio a Cibele
ha un inizio splendido.

Publio Valerio Catullo

Erotismi di fattura pregevole
strizzano occhi distratti;
il tempo di flebili amori è finito
rimane un retrogusto agrodolce...

giovedì 25 aprile 2024

La sepoltura dei morti, di Thomas Stearns Eliot

Noemo nel nome di battaglia,
lo zio partigiano mi aspetta
per quell'abbraccio annuale
  Noemi nel suo giovane cuore...
 

Nel 1975 gli Stormy Six includono il brano
La sepoltura dei morti,
ispirato all'omonimo passaggio di Thomas Stearns Eliot
nel loro disco
Un biglietto del tram.

mercoledì 24 aprile 2024

Uccelli tetri, di Arturo Graf

 Uccelli tetri

Empie la cupola de’ cieli un greve
Vapor cinereo;
Copre gl’intermini campi un funereo
Lenzuol di neve.

Per l’aria gelida, sui bianchi e morbidi
Deserti immensi,
Trasvolan nugoli profondi e densi
D’uccelli torbidi.

Vulturi ed aquile, nibbii e sparvieri
Sinistri e torvi;
Innumerabili turbe di corvi
Lugubri e neri.

I vicendevoli odii si scordano
Volando forte,
E di fameliche strida di morte
Lo spazio assordano.

Con ali volano sicure e pronte,
Qual da presaga
Forza travolti verso una plaga
Dell’orizzonte.

— O lupi aerei, epe affamate,
Gole stridenti,
Per l’aria gelida, sfidando i venti,
Ove ne andate? —

— Noi lupi aerei, ventri affamati,
Stridenti gole,
Verso la plaga voliam del sole,
Dove su lati

Campi altri lupi che la natura
Perfezionarono,
Che han nome d’uomini, ci prepararono
Larga pastura.

Arturo Graf

Come nubi foriere
di piogge, scure, cieli
velati di ogni infranti;
si vive legati al destino...

martedì 23 aprile 2024

La goccia, di Anonimo

La goccia 

Che piccola cosa, una vita!
La mia, come tutte, è una goccia.
Voglio si perda in un mare d'amore,
perché è l'unica via, altrimenti
è una goccia sprecata:
troppo piccola
per essere felice da sola,
e troppo grande
per accontentarsi del nulla".

Anonimo

Densi sentimenti imperlano
angoli di occhi invecchiati;
il sapore di sale mescola
gioie e dolori insieme...

lunedì 22 aprile 2024

Dammi la tua mano…, di Leo Delibes

Dammi la tua mano…
Vedi?
Adesso tutto pesa la metà…

Leo Delibes

 Mano nella mano andiamo
dove ci porta il cuore spesso
siamo preda di assurdi ostacoli
e rimaniamo fermi, inmmobili....

domenica 21 aprile 2024

Protocollo cittadino #119 (Sempre). di Gujil

Sempre

Sempre un inciso assegna
 dolorosi ricordi, rimpianti
persi nell'esistere insieme;
solitudine come risposta...

Gujil

sabato 20 aprile 2024

Azalee nella pioggia, di Vittorio Sereni

 Azalee nella pioggia

Maturità scoppiante dei colori,
fu vostra la grazia dell’aria
nel lume di primavera. Ora si turba
lo splendido fervore.
Ma se il lago riaccenna al sereno
tra i canti d’una gita
sul mondo scampato ai temporali
le più bianche s’illudono d’eterno.

Vittorio Sereni

Acqua sui fiori, sui prati
sentiero infangati precludono
percorsi virtuosi e ameni;
rimango col senso di poi...

venerdì 19 aprile 2024

Davanti a San Guido, di Giosuè Carducci

Davanti a San Guido

I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.

Mi riconobbero, e – Ben torni omai –
Bisbigliaron vèr’ me co ’l capo chino –
Perché non scendi? Perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d’una volta: oh, non facean già male!

Nidi portiamo ancor di rusignoli:
Deh perché fuggi rapido cosí?
Le passere la sera intreccian voli
A noi d’intorno ancora. Oh resta qui! –

– Bei cipressetti, cipressetti miei,
Fedeli amici d’un tempo migliore,
Oh di che cuor con voi mi resterei –
Guardando io rispondeva – oh di che cuore!

Ma, cipressetti miei, lasciatem’ ire:
Or non è piú quel tempo e quell’età.
Se voi sapeste!… via, non fo per dire,
Ma oggi sono una celebrità.

E so legger di greco e di latino,
E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtú:
Non son piú, cipressetti, un birichino,
E sassi in specie non ne tiro piú.

E massime a le piante. – Un mormorio
Pe’ dubitanti vertici ondeggiò,
E il dí cadente con un ghigno pio
Tra i verdi cupi roseo brillò.

Intesi allora che i cipressi e il sole
Una gentil pietade avean di me,
E presto il mormorio si fe’ parole:
– Ben lo sappiamo: un pover uom tu se’.

Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
Che rapisce de gli uomini i sospir,
Come dentro al tuo petto eterne risse
Ardon che tu né sai né puoi lenir.

A le querce ed a noi qui puoi contare
L’umana tua tristezza e il vostro duol.
Vedi come pacato e azzurro è il mare,
Come ridente a lui discende il sol!

E come questo occaso è pien di voli,
Com’è allegro de’ passeri il garrire!
A notte canteranno i rusignoli:
Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;

I rei fantasmi che da’ fondi neri
De i cuor vostri battuti dal pensier
Guizzan come da i vostri cimiteri
Putride fiamme innanzi al passegger.

Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
Che de le grandi querce a l’ombra stan
Ammusando i cavalli e intorno intorno
Tutto è silenzio ne l’ardente pian,

Ti canteremo noi cipressi i cori
Che vanno eterni fra la terra e il cielo:
Da quegli olmi le ninfe usciran fuori
Te ventilando co ’l lor bianco velo;

E Pan l’eterno che su l’erme alture
A quell’ora e ne i pian solingo va
Il dissidio, o mortal, de le tue cure
Ne la diva armonia sommergerà. –

Ed io – Lontano, oltre Apennin, m’aspetta
La Titti – rispondea – ; lasciatem’ ire.
È la Titti come una passeretta,
Ma non ha penne per il suo vestire.

E mangia altro che bacche di cipresso;
Né io sono per anche un manzoniano
Che tiri quattro paghe per il lesso.
Addio cipressi! addio, dolce mio piano! –

– Che vuoi che diciam dunque al cimitero
Dove la nonna tua sepolta sta? –
E fuggíano, e pareano un corteo nero
Che brontolando in fretta in fretta va.

Di cima al poggio allor, dal cimitero,
Giú de’ cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di nero
Parvemi riveder nonna Lucia;

La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l’ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch’è sí sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,

Canora discendea, co ’l mesto accento
De la Versilia che nel cuor mi sta,
Come da un sirventese del trecento,
Pieno di forza e di soavità.

O nonna, o nonna! deh com’era bella
Quand’ero bimbo! ditemela ancor,
Ditela a quest’uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!

– Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:

Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. –

Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio cosí.
E quello che cercai mattina e sera
Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,

Sotto questi cipressi, ove non spero
Ove non penso di posarmi piú:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
Tra quegli altri cipressi ermo là su.

Ansimando fuggía la vaporiera
Mentr’io cosí piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.

Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo
E a brucar serio e lento seguitò.

Giosuè Carducci

Alberi alti che seguono vite
di uomini che vivono attimi;
il vento accarezza quei volti
che ancora sanno soffrire...

giovedì 18 aprile 2024

Eternità.., di Giueppe Ungaretti

Eternità
Tra un fiore colto e l’altro donato
l’inesprimibile nulla.

Giuseppe Ungaretti

Fiori nel senso esatto
dell'essere conseguenti?
"Ti regalerei dei fiori ma..."
poi ci si scorda delle date...

mercoledì 17 aprile 2024

Protocollo cittadino #118 (Sul ciglio), di Gujil


Sul ciglio

Equilibrando sul ciglio mi pongo
quesiti irrisolti e vaghi;
il senso? la via? la vita?
Soppeso iniziali disturbi e vago
sentieri nuovi, indecisi.
Sarò breve nel mio disfare...

Gujil

martedì 16 aprile 2024

Sull'argine, di Giovanni Pascoli

 Dall'argine

Posa il meriggio su la prateria.
Non ala orma ombra nell’azzurro e verde,
un fumo al sole biancica: via via
fila e si perde.
Ho nell’orecchio un turbinio di squilli,
forse campani di lontana mandra:
e, tra l’azzurro penduli, gli strilli
della calandra.

Giovanni Pascoli

Fiori e colori nei prati
di primavere che sommano
anni percorsi si polverose
strade e argini sfiorati...

lunedì 15 aprile 2024

Affidàti al nome di Diana.., di Publio Valerio Catullo (34)

34

Affidàti al nome di Diana
fanciulle e giovani innocenti,
il nome di Diana cantiamo,
fanciulle e giovani innocenti.
O figlia di Latona, sangue
grande del grandissimo Giove,
sotto quell'ulivo di Delo
certo ti partorí tua madre
perché signora di montagne,
di boschi verdi diventassi
e delle macchie misteriose,
dei fiumi percorsi di suoni.
Ti chiamano Giuno Lucina
le donne nel loro travaglio,
ti chiamano Luna di luce
riflessa, Trivia onnipotente.
Tu che l'anno in cicli mensili
dividi lungo il suo cammino,
col buon raccolto della terra
riempi le case ai contadini.
Qualunque nome tu assuma,
noi t'invocheremo, ma tu
col tuo aiuto, come un tempo,
proteggi il popolo di Roma.

Publio Valerio Catullo

Pregare fa parte dell'essere
che noi crediamo di essere, soli
affidiamo agli Dei le nostre colpe
indifesi imploriamo riparo ai fortunali...

domenica 14 aprile 2024

Rimani, di Gabriele D'Annunzio

 Rimani

Rimani!
Riposati accanto a me.
Non te ne andare.
Io ti veglierò.
Io ti proteggerò.

Ti pentirai di tutto fuorché d’essere venuta a me,
liberamente, fieramente.
Ti amo.
Non ho nessun pensiero che non sia tuo;
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai.

Non vedo nella mia vita altra compagna,
non vedo altra gioia.
Rimani. Riposati.
Non temere di nulla.

Dormi stanotte sul mio cuore…

Gabriele D'Annunzio

 
Invece, a volte, si va via
senza rumore, come gelo
che varca porta e cuore;
via, senza più ritornare...

sabato 13 aprile 2024

Bellezza, di Corrado Govoni

Bellezza

Il campo di frumento è così bello
solo perchè ci sono dentro
i fiori di papavero e di veccia ;
ed il tuo volto pallido,
perchè è tirato un poco indietro
dal peso della lunga treccia.

Corrado Govoni

Che ne sai tu? di un
campo di grano... poesia
un canzone di significato
qualche anno è passato...

venerdì 12 aprile 2024

Il Male, di Amalia Guglielminetti

Il male

S'appiatta, a guisa d'aspide che dorme,
dentro il più tortuoso penetrale
del cuore, questo immedicabil male,
lo soffoca talor, incubo enorme.

V'imprime gravi e oscure le sue orme,
sigle roventi del dolor vitale,
che il calmo orgoglio del voler non vale
a cancellar con le sue fredde norme.

Se lo lambisce con insidiosa
lingua, v'incita l'anelare muto
che invan dissimulato arde e non posa.

Ma, se lo morde, il cuor ch'è solo grida
ad invocar perdutamente aiuto,
perchè il mal violento non lo uccida.

Amalia Guglielminetti

Nel cuore il male scaglia
i sassi all'anima candida;
diventare grandi, il rito,
passaggi, vite a scapito...

giovedì 11 aprile 2024

Adamantina luna, di Arturo Graf

Adamantina luna

Adamantina luna, a che dall’erto
Colmo de’ cieli ove solinga giri,
Questo d’acque dormenti sconfinato deserto
A che sì attenta e curiosa miri?

Come un liquido vetro a tondo a tondo
Lo sconfinato pelago si spiana,
Immobil come il cielo, e, come il ciel, profondo,
E spaventoso in sua quïete arcana.

Pari a nitida lampa onde s’inalba
Nel silenzio la sacra ombra de’ templi,
Tu negli spazii, o luna, ardi tranquilla e scialba,
E la deserta immensità contempli.

E i vagabondi nugoli non curi,
Che lievi, a guisa di volanti prore,
Corron dinanzi al vento, silenzïosi e scuri,
E via dileguan pel sereno albore.

Speri tu riveder, lieto portento,
Frammezzo a cori di Nereidi bionde,
Galatea viva e nuda, nella conca d’argento,
Su pel lucido errar specchio dell’onde?

O spii tu forse con geloso affetto,
Luna, gli amori di vezzosa ondina,
Che con ignoto amante, sovra purpureo letto,
Giace, fra’ gorghi di cristal, supina? 

Arturo Graf

Riflessi adamantini contornano
la silhouette di un volto che ascolta;
rimane la perplessità di un nulla
a colmare il senso di vuoto attorno...

mercoledì 10 aprile 2024

La bocca bianca è socchiusa,.. di Anna Achmatova

La bocca bianca è socchiusa,
ineguale il respiro affannato,
e sul mio petto tremano i fiori
dell’incontro che non c’è stato.

Anna Achmatova

Inaspettati silenzi intercalano
sospiri giovanili fatti di nulla;
le intenzioni scemano, sole,
in attesa di un piccolo gesto...

martedì 9 aprile 2024

Protocollo cittadino #117 (Stanchezza), di Gujil

Stanchezza

Il fiato mi manca e respiro
attimi di vicendevole di vita;
un messagio in laconico glifo
avvicina il pensiero al nulla.
Vorrei non essere stupito..!

Gujil

lunedì 8 aprile 2024

Protocollo cittadino #116 (Mattutino), di Gujil

Eva Gonzales
"Risveglio mattutino"


Mattutino

Silenzio e luce in cucina,
la tazza di caffè mi aspetta,
mi gocciola il senso perduto
dei giorni passati, rimpianto
mattutino, la sera è lontana...

Gujil

domenica 7 aprile 2024

Ho bisogno di silenzio.., di Alda Merini

Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorietate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

Gli amici veri, pochi, uno?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.

Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.

Alda Merini

Nel silenzio incredulo gioco
le parti di chi ancora si esprime
in scaramantiche versioni del dopo
intento a perdurare mi osservo...

sabato 6 aprile 2024

Ritorno, di Vittorio Sereni

 Ritorno

Se di nuovo si libra per le vie
la giostra dei colori,
per accoglierti il tempo
trova un giusto sereno
e l’oro dell’aria
e la fermezza del verde.
Ogni strada t’insegue
e ancora vinci
– primavera e sorpresa –
il tardo immaginare che mi svia.
Ai gesti, alla voce perduta
vedrò volgersi gente,
al pieno e calmo andare
che l’identico cuore mi urta
e getta a una marcia
di tamburi sinistri.

Vittorio Sereni

La giostra del vivere gira
e noi cavalchiamo animali
che cambiano coll'incidere
di luci più o meno soffuse...

venerdì 5 aprile 2024

Ti prego, mia dolce Ipsililla,.. (32) di Publio Valerio Catullo

32

Ti prego, mia dolce Ipsililla,
amore mio, cocchina mia,
invitami da te nel pomeriggio.
Ma se decidi cosí, per favore,
non farmi trovare la porta già sprangata
e cerca di non uscire, se puoi,
restatene in casa e preparami
nove scopate senza mai fermarci.
Se ne hai voglia, però, fallo subito:
sto qui disteso sazio dopo pranzo
e pancia all'aria sfondo tunica e mantello.

Publio Valeri Catullo

Esagerazioni palesi nei voglio
stingono comparse ed attori;
simulacro di irreale scenario
il desiderio si inceppa e sorride...

giovedì 4 aprile 2024

Un rimorso, di Guido Gozzano

Sotteso a un cuore serio
rimorde un pensiero vicino;
i lidi approdati si tingono
di colori tristi e lontani...

Un rimorso O il tetro Palazzo Madama...
la sera... la folla che imbruna...
Rivedo la povera cosa,

la povera cosa che m’ama:
la tanto simile ad una

piccola attrice famosa.

Ricordo. Sul labbro contratto
la voce a pena s’udì:
«O Guido! Che cosa t’ho fatto
di male per farmi così?»

II.

Sperando che fosse deserto
varcammo l’androne, ma sotto
le arcate sostavano coppie

d’amanti... Fuggimmo all’aperto:
le cadde il bel manicotto

adorno di mammole doppie.

O noto profumo disfatto
di mammole e di petit-gris...
«Ma Guido, che cosa t’ho fatto
di male per farmi così?»

III.

Il tempo che vince non vinca
la voce con che mi rimordi,
o bionda povera cosa!

Nell’occhio azzurro pervinca,
nel piccolo corpo ricordi

la piccola attrice famosa...

Alzò la veletta. S’udì
(o misera tanto nell’atto!)
ancora: «Che male t’ho fatto,
o Guido, per farmi così?»

IV.

Varcammo di tra le rotaie
la Piazza Castello, nel viso
sferzati dal gelo più vivo.

Passavano giovani gaie...
Avevo un cattivo sorriso:

eppure non sono cattivo,

non sono cattivo, se qui
mi piange nel cuore disfatto
la voce: «Che male t’ho fatto,
o Guido per farmi così?» 
 
Guido Gozzano

mercoledì 3 aprile 2024

L'uccellino delle buone nuove, di Corrado Govoni

L'uccellino delle buone nuove

O cattivo uccellino delle belle nuove,
che prendi per un fiore la mia testa
e le giri continuamente intorno
col tuo dolce ronzio di buon augurio e di festa,
va via! non ti credo più.
Ho sperato, ogni volta,
che giungesse qualche felicità :
fu sempre un nuovo più crudo dolore,
un disinganno amaro di più.
Tu non ne hai colpa, povero uccellino.
Ha colpa delle rose il giardino,
la notte delle lucciole e delle stelle?
Forse era veramente in viaggio
con tante cose belle,
ma sempre per la via si smarrì. 

Corrado Govoni

Se un cattivo presagio palesa
lo star in ansie anguste e feroci
riecco il sole al tramonto, rosa
e i monti nascondono ombre...