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Al poeta d'amore Cecilio, mio compagno,
papiro, questo devi dire:
venga a Verona
e lasci le mura nuove di Como, le rive del Lario:
voglio che ascolti certe fantasie
di un amico suo e mio.
Se ragiona, divorerà la strada
anche se mille volte, quando parte,
la sua dolce innamorata lo richiama
e con le braccia intorno al collo lo scongiura di restare,
vero, come dicono,
che muore per lui d'amore disperato.
Da quando poi ha letto i primi versi
per la signora di Díndimo,
un fuoco consuma quella poveretta in fondo al cuore.
Capisco: tu conosci troppo bene, ragazza,
la poesia di Saffo e questa di Cecilio a Cibele
ha un inizio splendido.
Publio Valerio Catullo
strizzano occhi distratti;
il tempo di flebili amori è finito
rimane un retrogusto agrodolce...
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