Cerca nel blog

mercoledì 29 settembre 2010

nuvole bigie
e brontolii di cielo
nel suono vago
lontanamente udito
riaccenno il sorriso



FANTASIA SETTEMBRINA

Questa notte è passato l’autunno:
l’accompagnava un’orchestrina arguta
di pioggia e folatelle e gli gemeva
una ballata, carezzosamente.
Tutto il corteo ha danzato sopra i tegoli
E zampettato dentro la grondaia
Fin dopo il tocco; poi la brigatella
Si è incamminata verso la montagna,
col suo fulvo signore. E tutta notte
hanno gozzovigliato in mezzo ai boschi,
i gaietti compari. In lunghe file,
hanno scalato i dossi più audaci,
hanno ridato come pazzi in vetta
ai roccioni più aspri. Verso l’alba,
si son scagliati in basso a precipizio,
scivolando sul capo dei castani,
investendo a rovina le betulle,
lacerando fra i ciuffi di robinie
le tuniche dorate, abbandonando
i drappeggi di nebbia in mezzo ai rovi.
Stamane, di buon’ora, quando il sole
Ha profilato d’oro le montagne,
si sono dileguati. Ma sul dorso
d’ogni boscaglia, son rimaste tracce
del festino notturno: guizzi gialli,
guizzi rossastri, appesi ad ogni ramo
come stelle filanti; manciatelle
di ruggine nel folto del fogliame
come pugni sfacciati di coriandoli;
tazzettine di colchici, smarrite
dalle fate nei prati, per la fretta;
e in noi, l’eco affiochita delle nenie
frusciate dalla pioggia, nella notte;
in noi una bontà dimenticata
- tenerezza calduccia di bambino -
in noi un abbandono senza nome
- desiderio di brace e carezze -

Antonia Pozzi

martedì 28 settembre 2010

come sempre il giorno,
alto e possente mi sveglia
dal torpore notturno.
Vorrei urlare stamane il mio grido
sfogare paure e timori
e riappropriarmi del sonno
in cui cullare il mio io
devastato e stanco


Impressioni di settembre
Premiata Forneria Marconi (PFM)

Mogol - Pagani - Mussida (1971)

Quante gocce di rugiada intorno a me
cerco il sole, ma non c'è.
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.
Già l'odor di terra, odor di grano
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano,
respiro la nebbia, penso a te.
Quanto verde tutto intorno, e ancor più in là
sembra quasi un mare d'erba,
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda...
Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me.
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
respiro la nebbia, penso a te.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono solo, solo il suono del mio passo.
e intanto il sole tra la nebbia filtra già
il giorno come sempre sarà.

lunedì 27 settembre 2010

AMORE VIVO

Amo il biondo ed il fuoco;
amo l'estate
Più della primavera,
Le donne indebitate,
Trenta e quaranta,
la rossa e la nera.
Amo gli acri profumi e la riviera,
Musset, le schioppettate,
La birra di Baviera
E il compagno di Sant'Antonio abate.
Ed amo te, Francesca,
Te bionda come la birra tedesca,
Te infocata che abbruci e che consumi,
Che a Montecarlo sei,
Circondata da un nuvolo d'ebrei.
Spumeggiante nel brago e nei profumi.

Remigio Zena


come non capire,
in questi giorni di insofferente status
la dinamica del dire;
ho frainteso?
incompreso?
indeciso?
oppure nel vasto rogo
ho scottato il pensare
che ora mi brucia?

venerdì 24 settembre 2010

Don Chisciotte

O caro Don Chisciotte, o Cavaliere
dalla Triste Figura
girasti il mondo in cerca d'avventura,
con Ronzinante e Sancio il tuo scudiere,
pronto a combattere senza paura
per ogni causa pura.
Maghi e stregoni ti facevano guerra,
e le pale incantate dei mulini
ti gettavano a terra;
ma tu, con le ossa rotte,
nobile Don Chisciotte,
in sella rimontavi e, lancia in resta,
tornavi a farti rompere la testa.
In cuore abbiamo tutti un Cavaliere
pieno di coraggio,
pronto a rimettersi sempre in viaggio,
e uno scudiero sonnolento,
che ha paura dei mulini a vento...
Ma se la causa è giusta, fammi un segno,
perché
- magari con una spada di legno -
andiamo, Don Chisciotte, io son con te!

Gianni Rodari


tornare bambini,
ricreare magie e percorsi lineari;
questo ci manca nell'essere uomini e donne.
Ci manca la genuina credenza,
il sospiro vivace,
siamo foglie
figlie dei venti.

giovedì 23 settembre 2010

Autunno

Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora che passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

Vincenzo Cardarelli

l'Autunno colore
e sfinisce la stagione del sole;
si rifocillano alla fonte
le bestie provate dall'alpe
e si apprestano al freddo.
La valle via via s'imbruna
in attesa dei geli.

mercoledì 22 settembre 2010


gemello nel fare
il mio ego si sbraccia
per farsi scorgere
per lasciare un segno.
In un affresco
ho rivisto orizzonti sereni
e pace, tanta pace
ed anche l'amore.

martedì 21 settembre 2010

sta tornando,
io lo caccio ma lui ritorna,
il mio pensiero dominante
e quando la paura valicherà i confini
il mio essere diga vacillerà
ma deve resistere
alle onde di piena.

Il pensiero dominante

Dolcissimo, possente
Dominator di mia profonda mente;
Terribile, ma caro
Dono del ciel; consorte
Ai lúgubri miei giorni,
Pensier che innanzi a me sì spesso torni.
Di tua natura arcana
Chi non favella? il suo poter fra noi
Chi non sentì? Pur sempre
Che in dir gli effetti suoi
Le umane lingue il sentir propio sprona,
Par novo ad ascoltar ciò ch'ei ragiona.
Come solinga è fatta
La mente mia d'allora
Che tu quivi prendesti a far dimora!
Ratto d'intorno intorno al par del lampo
Gli altri pensieri miei
Tutti si dileguàr. Siccome torre
In solitario campo,
Tu stai solo, gigante, in mezzo a lei
Che divenute son, fuor di te solo,
Tutte l'opre terrene,
Tutta intera la vita al guardo mio!
Che intollerabil noia
Gli ozi, i commerci usati,
E di vano piacer la vana spene,
Allato a quella gioia,
Gioia celeste che da te mi viene!
Come da' nudi sassi
Dello scabro Apennino
A un campo verde che lontan sorrida
Volge gli occhi bramoso il pellegrino;
Tal io dal secco ed aspro
Mondano conversar vogliosamente,
Quasi in lieto giardino, a te ritorno,
E ristora i miei sensi il tuo soggiorno.
Quasi incredibil parmi
Che la vita infelice e il mondo sciocco
Già per gran tempo assai
Senza te sopportai;
Quasi intender non posso
Come d'altri desiri,
Fuor ch'a te somiglianti, altri sospiri.
Giammai d'allor che in pria
Questa vita che sia per prova intesi,
Timor di morte non mi strinse il petto.
Oggi mi pare un gioco
Quella che il mondo inetto,
Talor lodando, ognora abborre e trema,
Necessitade estrema;
E se periglio appar, con un sorriso
Le sue minacce a contemplar m'affiso.
Sempre i codardi, e l'alme
Ingenerose, abbiette
Ebbi in dispregio. Or punge ogni atto indegno
Subito i sensi miei;
Move l'alma ogni esempio
Dell'umana viltà subito a sdegno.
Di questa età superba,
Che di vote speranze si nutrica,
Vaga di ciance, e di virtù nemica;
Stolta, che l'util chiede,
E inutile la vita
Quindi più sempre divenir non vede;
Maggior mi sento. A scherno
Ho gli umani giudizi; e il vario volgo
A' bei pensieri infesto,
E degno tuo disprezzator, calpesto.
A quello onde tu movi,
Quale affetto non cede?
Anzi qual altro affetto
Se non quell'uno intra i mortali ha sede?
Avarizia, superbia, odio, disdegno,
Studio d'onor, di regno,
Che sono altro che voglie
Al paragon di lui? Solo un affetto
Vive tra noi: quest'uno,
Prepotente signore,
Dieder l'eterne leggi all'uman core.
Pregio non ha, non ha ragion la vita
Se non per lui, per lui ch'all'uomo è tutto;
Sola discolpa al fato,
Che noi mortali in terra
Pose a tanto patir senz'altro frutto;
Solo per cui talvolta,
Non alla gente stolta, al cor non vile
La vita della morte è più gentile.
Per còr le gioie tue, dolce pensiero,
Provar gli umani affanni,
E sostener molt'anni
Questa vita mortal, fu non indegno;
Ed ancor tornerei,
Così qual son de' nostri mali esperto,
Verso un tal segno a incominciare il corso:
Che tra le sabbie e tra il vipereo morso,
Giammai finor sì stanco
Per lo mortal deserto
Non venni a te, che queste nostre pene
Vincer non mi paresse un tanto bene.
Che mondo mai, che nova
Immensità, che paradiso è quello
Là dove spesso il tuo stupendo incanto
Parmi innalzar! dov'io,
Sott'altra luce che l'usata errando,
Il mio terreno stato
E tutto quanto il ver pongo in obblio!
Tali son, credo, i sogni
Degl'immortali. Ahi finalmente un sogno
In molta parte onde s'abbella il vero
Sei tu, dolce pensiero;
Sogno e palese error. Ma di natura,
Infra i leggiadri errori,
Divina sei perchè sì viva e forte,
Che incontro al ver tenacemente dura,
E spesso al ver s'adegua,
Nè si dilegua pria, che in grembo a morte.
E tu per certo o mio pensier, tu solo
Vitale ai giorni miei.
Cagion diletta d'infiniti affanni,
Meco sarai per morte a un tempo spento:
Ch' a vivi segni dentro l'alma io sento
Che in perpetuo signor dato mi sei.
Altri gentili inganni
Soleami il vero aspetto
Più sempre infievolir. Quanto più torno
A riveder colei
Della qual teco ragionando io vivo
Cresce quel gran diletto,
Cresce quel gran delirio, ond'io respiro.
Angelica beltade!
Parmi ogni più bel volto, ovunque io miro,
Quasi una finta imago
Il tuo volto imitar. Tu sola fonte
D'ogni altra leggiadria,
Sola vera beltà parmi che sia
Da che ti vidi pria,
Di qual mia seria cura ultimo obbietto
Non fosti tu? quanto del giorno è scorso,
Ch'io di te non pensassi? ai sogni miei
La tua sovrana imago
Quante volte mancò? Bella qual sogno,
Angelica sembianza,
Nella terrena stanza,
Nell'alte vie dell'universo intero,
Che chiedo io mai, che spero
Altro che gli occhi tuoi veder più vago?
Altro più dolce aver che il tuo pensiero?

Giacomo Leopardi

lunedì 20 settembre 2010

LUCE IN NUCE

I

Luce
luce in nuce
abscondit nux lucem
la greve noce
nasconde luce
siccome scrigno serrato
il diamante

Oltre i confini
della lingua
cerco luce

II

Un grido echeggia:
lux extra nucem
natus est nobis puer

Adamo
è uscito dall'ombra
dall'oscuro involucro

Gianni Gasparini 1993


la luce,
come qualcosa che osserva...
che staglia
in lunghe, assolate, rimesse
di povere case
serene e consunte
ma vive, nel sole e nel vento
vive

venerdì 17 settembre 2010


quanto ti ho amato, poeta
del viaggio e del sogno.
Così solo a rifulgere
nella luce del tiepido crepuscolo;
le tue frasi mi hanno salvato
da grettezze ed usuali
e sono quello che sono
anche grazie ai tuoi scritti.
Ti amo
come amo le buone cose
di pessimo gusto che amavi
di quell'amore che sai,
che entrambi sappiamo.

giovedì 16 settembre 2010

Acqua alpina

Gioia di cantare come te, torrente;
gioia di ridere
sentendo nella bocca i denti
bianchi come il tuo greto;
gioia d'essere nata
soltanto in un mattino di sole
tra le viole
di un pascolo;
d'aver scordato la notte
ed il morso dei ghiacci.

Antonia Pozzi
(Breil) Pasturo, 12 agosto 1933

il mio essere torrente,
tra i monti e le valli,
come linfa vitale di un corpo di boschi
e di erbe fragranti.
Il mio essere vivo,
circondato da umori ancestrali.

martedì 14 settembre 2010

Gli odori dei mestieri

Io so gli odori dei mestieri:
di noce moscata sanno i droghieri,
sa d'olio la tuta dell'operaio,
di farina il fornaio,
sanno di terra i contadini,
di vernice gli imbianchini,
sul camice bianco del dottore
di medicine c'è un buon odore.
I fannulloni, strano però
non sanno di nulla e puzzano un po'

Gianni Rodari
---

non confondiamo, oggi,
il tempo che incalza
lasciamo che giunga il pensiero,
libero da lacci,
importante ed altero mi pongo
al contrasto del vento
e respiro.

lunedì 13 settembre 2010

il filo del vento
sostiene nell'ale
quell'arduo viaggio;
sopporto ormai a stento
il dolore ed il male;
mi conforta un miraggio

anonimo del 1900
frammenti ritrovati


ed io sto,
come gli uccelli in attesa del viaggio
che inizia col finire del sole
e finirà dove decide la sorte.
negli occhi che amo il dolore imperversa
e mi sento impotente
e sfinito sospiro.

venerdì 10 settembre 2010

è così che si muove l'aria di Settembre,
come un leggero soffio a smuovere le prime foglie ingiallite
e far crodare le noci nei campi
ancora verdi d'erbe profumate
anche il mare si muove di moto diverso già stanco
io, per me,
amo le rive assolate
di mari e di fiumi
e lì mi ritrovo


Arietta Settembrina

Ritornerà sul mare
la dolcezza dei venti
a schiuder le acque chiare
nel verde delle correnti.
Al porto sul veliero
di carrube l' estate
imbruna, resta nero
il cane delle sassate.
S' addorme la campagna
di limoni e d' arena
nel canto che si lagna
monotono di pena.
Così prossima al mondo
dei gracili segni,
tu riposi nel fondo
della dolcezza che spegni.

Alfonso Gatto

mercoledì 8 settembre 2010

Aspetterò tu cresca,
e tu cresci in noi che cediamo al tempo
i nostri ritmi che cambiano,
i pensieri che si allungano ed attardano.
Tu cresci, lo sai
e dai nostri cuori anche gli obblighi
sono pegni d'amore grande;
palpabile e immenso
è quello che provo.

martedì 7 settembre 2010


La fragranza del profumo
è svanita nel lungo procedere
dove si va
e come si procede
è una decisione contingente

lunedì 6 settembre 2010


Il gioco dei se

Se comandasse Arlecchino il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori cucite con un raggio di sole.
Se Gianduia diventasse ministro dello Stato,
farebbe le case di zucchero con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri sia data una nuova testa.

Gianni Rodari

Nel poi e nel mentre
a bisogno io accorro
e mi pare che sia anche d'aiuto, talvolta.
Il sole che scalda sta lasciando posto alla fine d'estate
tra un pò nei miei boschi le foglie
cambieranno colore.


venerdì 3 settembre 2010

I PASTORI

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?

Gabriele D'Annunzio (Alcyone)


Il silenzio dell'alba
e quello del tramonto.
Immagini di tempi passati che riempiono il cuore di cose belle.
Torniamo convinti e tutto ci appare concreto.