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giovedì 30 novembre 2017

E' passato l'inverno, sereno... di Nella Nobili

È passato l'inverno, sereno
Mi attende un purissimo cielo –
Nessuno, nessuno si nasconde
Nell'ombra, nessuno m'insegue
Ormai – Ho raggiunto il silenzio
Ho fermato la tragedia. Lontana
M'attende la Sorella paziente
Nel cuore della terra – La sua vena
Scorre da secoli e mi chiama
Per congiungersi alla mia vena.


Nella Nobili
Traduzione di Marie-José Tramuta ed Ettore Labbate
 
 
e invece l'inverno comincia,
col freddo, col buio, le mancanze,
si avvicinano giorni cortissimi
e la luce, ancora, più fioca...

mercoledì 29 novembre 2017

Le ragazze, quelle che camminano..., di Velimir Chlebnikov

Le ragazze, quelle che camminano
Con stivali di occhi neri
Sui fiori del mio cuore.
Le ragazze, che hanno abbassato le lance
Sui laghi delle loro ciglia.
Le ragazze, che lavano i piedi
Nel lago delle mie parole.

1921

Velimir Chlebnikov
Sono il messaggero del tempo
Traduzione di Paolo Galvagni
 

 
ragazze, donne,
tante, avute, desiderate;
qualcuna passata, lontana
qualcuna mia neppure sfiorata...

martedì 28 novembre 2017

Fides, di Giovanni Pascoli

Fides
 
Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso pareva oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
Cosi fatto è lassù tutto un giardino.
Il bimbo dorme, e sogna i rami d'oro,
gli alberi d'oro, le foreste d'oro;
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera.
 
Giovanni Pascoli
da "Myricae", 1891
 
Jan Brueghel the Elder,
"The Garden of Eden With the Fall of Man"
(1613)
poeta fanciullo, purezza,
anch'io mi beo di questo,
poi il sole, la pioggia, il vento;
cominciano giorni di gelo...

lunedì 27 novembre 2017

Ragazza pensile, di Alessandro Parronchi

Ragazza pensile
 
Ed io non porterò più invidia al giorno,
se dove l’ombra della sera inchina
una stridula voce di bambina
ai bei rami sarà tessuta intorno.

Già i tenebrosi allori al roseo corno
della luna s’impigliano, e vicina
a noi è la selva dove in ghiaccia brina
le si spenge annerando il capo adorno.

E tentenna nel limpido topazio
stupito un viso, una palpebra lieve,
ed occhi ingenui bevono lo spazio,

ma di questo miraggio umidi in breve
i lecci amari addensano lo strazio
sulle rose notturne, come neve.
 
Alessandro Parronchi
da I giorni sensibili, 1941
 
 
le mie ragazze, pensieri, lontani,
mi innamoravo di tutto, sempre,
attorno mutavano stagioni e il cuore
batteva, forte , emozionato e leggero...
 

domenica 26 novembre 2017

Ritorno a casa, di Giovanni Carotenuto


Ritorno a casa
 
Tornare al paese
di prima alba
con i monti addormiti
dietro le case
il mare a riposo
e un vento giovane
nelle vie

Suonare
al portone di casa
e sentire i passi
di chi viene ad aprirti

Come fosse ancora tua madre
 
Giovanni Carotenuto 
 
"Ritorno a casa"
olio su tela
tornare, sempre bello, sempre,

assaporare il gusto di casa,
nel buio e nel silenzio;
il senso dei sorrisi e quello dei ritorni...

sabato 25 novembre 2017

Terra calabra, di Gujil

 
Terra calabra
 
Percorsi difficili, stanco
riprendo, fermo, arranco;
nel contesto stracolmo assaporo
attimi di pura follia, grandi,
fino a sfinirmi nel vento...
 
Gujil

venerdì 24 novembre 2017

di sale coperto il sentiero... di Gujil

 
di sale coperto il sentiero
mi porta verso lidi assolati,
tornerei, si tornerei,
ma non ho che il cammino...
 
Gujil

giovedì 23 novembre 2017

... in un solitario anfratto... di Anonimo


 
... in un solitario anfratto
ripongo le cose ripescate
da dentro un sogno, solo un sogno,
eppure a volte mi sveglio...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati

mercoledì 22 novembre 2017

Lettera, di Josep Palau i Fabre


Lettera
 
Ti scrivo parole di fuoco con una matita rossa.
Se ti parlo del bacio è già un po' baciarti.
Barcellona, 1940
 
Josep Palau i Fabre
da Poesie epigrammatiche, 1940-42
 
 
quante ne ho scritte?
troppe, mai spedite, copiate;
amori perduti e lontani
qualche lacrima e rimasugli...

martedì 21 novembre 2017

Acqua e terra: paesaggi, di José Emilio Pacheco

Acqua e terra: paesaggi
 
1
È l'ora impercettibile che si fa notte.
E nessuno si chiede come si fa la notte,
che materia segreta va edificando la notte.
 
2
Mare, restituisci alla notte
l'oscurità che attiri nel tuo abisso.

 
3
Piove e il mondo si concentra nella pioggia.
L'acqua resta
assorta.
La Terra intera sta affondando nella pioggia.

José Emilio Pacheco 
da “Isole alla deriva” (1973-1975)
 
 
colori, sensazioni,posti,
la mente ritorna a loro,
quelli felici, quelli lontani;
mi creo un mondo positivo...

lunedì 20 novembre 2017

Nelle tane di riva..., di Nico Orengo

Nelle tane di riva,
sulla foce del vallone,
l'anguilla cerca il sale
dell'acqua, il mare,
dove ha visto la murena,
il polipo e l'ofiura;
un tuffo in tondo
prima di risalire fra
le morbide canne e
gli inganni dell'euforbia,
il fiume: vena
che abbandona,
verso l'alto, il mare.
 
Nico Orengo
da “Cartoline di mare”
 
 
mi manca il mare, strano...,
una volta erano i monti,
ora mi manca la pace marina,
quella invernale, quella silente...

domenica 19 novembre 2017

Novembre, di Diego Valeri

Novembre
 
Io son novembre: i buoi
conduco all’aratura
e nella terra scura
nascondo i semi d’or.
Cadon le foglie, i rovi
splendon di bacche rosse,
s’empion rivi e fosse
e a me si stringe il cor
 
Diego Valeri
 
Risultati immagini per novembre
 
Novembre, mese distratto,
nel buio prepara l'inverno,
Novembre si cala nel ruolo,
la luce si dilegua nella bruma...

sabato 18 novembre 2017

Un infinito nulla, di Anonimo

 
Un infinito nulla
 
Un infinito nulla risale
dal nulla, per nulla,
mi assale, contrasta, affolla
l'anima intrisa di sogni;
poi contengo un singhiozzo,
lo peso in un solo gesto
e lo spolvero col vestito più bello,
quello di quando volavo...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

venerdì 17 novembre 2017

Risveglio del bosco, di arturo Onofri

Risveglio del bosco
 
Risorge, dalla notte che dirada,
la prima voce d'alberi tranquilla;
sull'intrisa ramaglia, a stilla a stilla,
s'aggòcciola brillando la rugiada.
 
Murmuri vaghi d'erbe e di ruscelli
tra il rosicchìo d'un ghiro ancor famelico;
in un cespuglio, un indistinto anelito
fra uno sfrullare tacito d'uccelli.
 
E dall'orror silvano, l'ombre a sciami
fuggono ai loro mattutini esilî;
piovendo, fra il fogliame nero, fili
tremuli d'oro sui vocali rami.
 
Melodia della luce, incerta e varia
in un languore ancora vanescente;
pur, tra le fronde grigie e sonnolente
già s'inazzurra il palpito dell'aria.
 
E d'improvviso, nel silenzio, un coro
scoppia dal folto, echeggia in tutto il cielo,
mentre, lungi da un fluido roseo velo
balzano monti sfolgoranti d'oro.
 
Arturo Onofri
da "Liriche", 1907
 
 
il bosco, quello mio vicino,
le vie strette, le foglie ed i rovi;
cammino nella bruma, il freddo,
qualche raggio di sole filtra...

giovedì 16 novembre 2017

Il decalogo (+ uno) per i giovani scrittori, di Juan Carlos Onetti

Il decalogo (+ uno) per i giovani scrittori
  1. Non cercate di essere originali. Essere distinti è inevitabile quando ci si preoccupa di esserlo.
  2. Non provate ad abbagliare il borghese. Poiché non accade. Costui si spaventa solo quando gli minacciano il portafogli.
  3. Non cercate di complicare il lettore, né di cercare né di reclamare il suo aiuto.
  4. Non scrivete pensando alla critica, agli amici o parenti, alla dolce sposa o fidanzata. E tantomeno al lettore ipotetico.
  5. Non sacrificate la sincerità letteraria a niente. Né alla politica né al trionfo. Scrivete sempre per quell'altro, silenzioso e implacabile, che abbiamo dentro e che non è possibile ingannare.
  6. Non seguite le mode, abiurate il maestro consacrato prima del terzo canto del gallo.
  7. Non limitatevi a leggere libri già consacrati. Proust e Joyce furono disprezzati quando apparvero, oggi sono geni..
  8. Non dimenticate la frase, giustamente famosa: 2 + 2 son 4; e se fossero 5?
  9. Non disdegnate temi con una strana narrativa, qualunque sia la sua origine. Rubatela, se è necessario…
  10. Mentite sempre.
  11. Non dimenticate quello che scrisse Hemingway: "Ha dato anche lettura dei pezzi pronti per il mio romanzo, che è il punto più basso nel quale uno scrittore può cadere".
Juan Carlos Onetti
 
 
scrivere, prosa, versi,
buttare sui fogli la vita;
ora i tasti di un pc fanno
ciò che le penne fecero...

mercoledì 15 novembre 2017

Notturno, di Álvaro Mutis

Notturno
 
La notte respira,indica i suoi spazi nitidi;
le sue creature, da infimi rumori,
dallo scricchiolio lieve dei legni,
si tradiscono.
La notte riconferma
un certo seme occulto
nella mina feroce che ci regge.
Col suo latte letale
nutre in noi
una vita che si prolunga
oltre ogni risveglio mattutino
sulle rive del mondo.
La notte che respira
il nostro faticoso alito da vinti
ci riserva e ci protegge
«per i più alti destini».
 
Álvaro Mutis
da "Le ore perdute"
 
 
le notti a pensare, quelle a bere,
le lunghe ore nel buio, spesso soli;
ricordo con dolcezza i visi,
mi sporgo dalla terrazza del cuore...

martedì 14 novembre 2017

Vecchi poeti del mare, di Marino Muñoz Lagos

Vecchi poeti del mare
 
Amo i vecchi poeti
che ci parlano di porti diversi
e di bar singolari,
di pianole dall’alto delle alte
muraglie e voci di paesi lontani
tra bicchieri di rum,
birre spumeggianti
e una pugnalata ben assestata.
 
Questi poeti tornano sui loro passi
e hanno il compito di darci un mare
di vecchie litografie.
 
Eppure è affascinante viaggiare
verso quei porti
dove i bar diventano
gli azzurri pontili della nostalgia.
 
Marino Muñoz Lagos
 
 
il mare, mi manca, sereno,
non era così ieri, ma prima sì;
il mare, riaffiora in me la vita
di quello che sono stato... 

 

lunedì 13 novembre 2017

Lontananze, di Alberto Mondadori


Lontananze
 
Sprofondo
nel gorgo dei tuoi occhi già lontani,
compiute stelle di settembre.
La tuberosa sfoglia
il suo profumo
sul lago che minaccia:
a giorni ne vedrai solo lo stelo
imputridire
come
solo
dimora il tuo ricordo
amaro accordo di violini
che s’affoca tremando.
Le Pleiadi incoronano un cipresso
ed io cammino viottoli celesti
verso la luna,
salendo lungo il cielo.
 
Meina, ottobre 1935
 
Alberto Mondadori
 
 
lontano dagli occhi,
nel cuore succede di tutto,
la lontananza incide,
come un bulino la superficie dell'anima...

domenica 12 novembre 2017

Il ragazzo con gli occhi rossi e la giacca blu..., di Ana Marìa Moix

Il ragazzo con gli occhi rossi e la giacca blu venivada molto lontano. Balbettava canzoni nei parchi e di solito
raccontava storie apparentemente senza senso. Però,
sembrava avere una strana comprensione e conoscenza
perché alcuni adolescenti piangono al risveglio, ferito
il petto dallo splendore del mattino.
 
Anna Marìa Moix
 
 
così, come il passato,
ciò che eravamo e ora siamo;
un connubio perfetto di idee
mascherata da saggezza vissuta...

sabato 11 novembre 2017

Di dolori presenti, di Anonimo


Di dolori presenti
 
La notte dopo la prova,
la prima, quella dura, the ordeal,
uniti nel cuore, dagli affetti, dai lutti;
una gioia silente le nostra, sorella,
quel sapere conquistato, le cose,
anche quelle più inutili e care.
Homecoming sarà nuovamente,
riaccenderemo le deboli luci che sai,
quelle che ancora brillano in noi.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

venerdì 10 novembre 2017

La confessione, di Nikolaj Zabolockij

Confessione

 
Coperta di baci, incantata,
Portata nel campo dal vento,
Tutta come incatenata,
Tu prezioso mio portento!

Né allegra, né afflitta,
Come da un cupo cielo discesa,
Tu mio canto di nozze,
Tu mia stella pazzesca.

Mi chinerò sui tuoi ginocchi,
Li stringerò con frenesia,
E con le lacrime e con i versi
Ti farò ardere, amata mia.

Aprimi il tuo nordico volto,
Lasciami entrare negli occhi gravi,
Nelle tue braccia seminude,
Nelle tue nere ciglia orientali.

Ciò che si aggiungerà – non calerà,
Ciò che si avvererà – non si scorderà...
Perché piangi, mio dolce incanto?
O forse a me sembra soltanto?


Nikolaj Zabolockij
da "Coperta di baci, incantata..."
traduzione di Paolo Statuti
 
Giuseppe Molteni
"La Confessione"
Collezione della Fondazione Cariplo.

 
e l'inconfessabile?
quelle cose che teniamo dentro,
con vergogna, con paura,
un giorno saranno dominio di tutti..?

giovedì 9 novembre 2017

Al modo delle foglie..., di Mimnermo

Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo

abbiamo diletto del fiore dell'età
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno sempre al fianco,
l'una con il segno della grave vecchiaia
e l'a
ltra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d'un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.

Mimnermo
Traduzione: Salvatore Quasimodo
 
 
mi manca la primavera, oggi,
sta arrivando la stagione del buio,
si copre il cielo dopo tanto sole;
che sia un breve tempo...

mercoledì 8 novembre 2017

solitudini infinite abbracciano..., di Gujil


solitudini infinite abbracciano
l'anima, il petto sobbalza;
ho creato indicibili attese,
ho riso, ho pianto...
 
Gujil

martedì 7 novembre 2017

Il povero poeta, di Czeslaw Milosz

Il povero poeta
 
Il primo movimento è il canto,
libera voce che riempie le valli e le montagne.
Il primo movimento è la gioia,
che però
viene sottratta.
 

 E dopo che il sangue si mutò negli anni,
e mille sistemi planetari
nacquero e si estinsero nel corpo,
siedo, poeta capzioso e iroso,
con occhi malignamente socchiusi,
e soppesando la penna nella mano

medito vendetta.
 

Drizzo la penna, e butta gemme e foglie, si ricopre di fiori,
spudorato è il profumo di quest'albero, perché là
nel mondo reale
alberi così non crescono, ed è come un affronto
fatto alla gente che soffre il profumo di quest'albero
.
 

 C'è chi trova rifugio nella disperazione, dolce
come un
tabacco forte, un bicchiere di vodka
bevuto nell'ora della perdita.
Per altri c'è la speranza degli stupidi
rosea come un sogno erotico.
 

Altri ancora trovano pace idolatrando la patria,
e può durare a lungo, ma non più di quanto

ancora dura l'Ottocento.
 

Ed a me è data un speranza cinica,
perché da quando ho aperto gli occhi ho visto solo
bagliori sinistri e stragi,
svilimento, ingiustizia, e la ridicola
infamia dei boriosi.
Data mi è una speranza di vendetta
sugli altri e su me stesso,
perché ero colui che sapeva
e da questo non trasse alcun vantaggio
.
 
 
Czeslaw Miłosz
 
Risultati immagini per povero poeta
Karl Spitzweg
"Il poeta povero"
tutti poeti nell'anima,
un po' meno sui fogli;
la rete dei pensieri si infossa
nel web, un mostro senza volto...

lunedì 6 novembre 2017

A Senia, di Carlo Michelstaedter

A Senia
 
VI
Ti son vicino e tu mi sei lontana,
mi guardi e non mi vedi, o s'io ti parlo,
per quanto ascolti, non però m'intendi;
ti sono questo corpo e questi suoni,
ti sono un nome, ti son un dei tanti,
come un altro sarebbe
che per nome e per vista conoscessi.
Io non son per te «io», la mia vita,
io, questa mia volontà più forte,
il mio sogno, il mio mondo, il mio destino.
Io non sono per te: questo mio amore
disperato e lontano e doloroso,
gli passi accanto e non lo senti amare.
 
Carlo Michelstaedter
 
 
dedicato a qualcuno, tante volte,
rispecchiavo nei fogli l'ardore
o la mite dolcezza dell'abbandono;
ora scrivo per sentirmi vivo...

domenica 5 novembre 2017

Delfi, di Thanassis Lambru

Delfi

 
Qui è il cipresso di fuoco
il mare e l’altro mare di ulivi,
qui s’incontrarono le due aquile inviate da Giove,
qui è la via che sale alle sorgenti
dove batte il cuore della Grecia.
Qui è il pendio con i pini
una lira reclina con le corde di un silenzio vivo
mirti e lentischi,
qui è la pietra della Sibilla
l’edera l’ha coperta ma la sua luce non si è spenta,
il tripode d’oro e l’ombelico della terra.
Qui è l’Auriga che aggioga i monti
questa lancia dritta di bronzo
senza sentimenti ma con un fuoco negli occhi,
qui è il trono di ferro di Pindaro
e più in alto
il nido che aveva costruito in cima a una fiamma
un angelo-aquila
per officiare
avendo come misteri iniziatici i vènti
e come sacerdoti le rupi erette.
Qui è l’ara
e più dentro l’inaccessibile sacrario
dov’è ancora fresca la radice degli oracoli,
ma soprattutto qui è Apollo
(un fiato puro che a volte diventa arco
e a volte musica)
assieme a Dioniso – un regno –
questo gorgheggio sfavillante
che come una rete sorregge ogni cosa a un’altezza,
un’altra verità, un’altra purezza, un’altra libertà.

E penso
(per quanti hanno mente cuore e sguardo puro
e un amore infuocato):
Delfi non è che la vita stessa
che procede (verso una risurrezione?)
con terremoti e inabissamenti e baratri,
e là dove si spezza in due – come la roccia ferita –
poi si propagano
acque, uccelli, allori e cipressi
e i fiori che coprono le ferite – gli anemoni.

Thanassis Lambru
da "Labirinto"
Traduzione di Nicola Crocetti
 
 
le città degli uomini,
antiche, moderne, vive;
ci insediamo come padroni,
viviamo nel tempo che siamo
       

sabato 4 novembre 2017

Ebano in fiamme, di Piero Bigongiari

Ebano in fiamme


A Amsterdam l’olio si fa luce
ma si fa luce un olio che va lentamente verso il mare difficile
ninfea sui canali oleosi della città rossa: olio azzurro e grigio
senz’altra fiammella che la nudità di Giava
esposta in una vetrina rossa: fiamme senza fiamma
consumano un approdo da cui è difficile partire
com’è difficile, arrivando, aggiungervi alcunché: un mondo
          qui stanchissimo
ha trovato i suoi loculi dove San Girolamo nel deserto
sfoglia un libercolo, e accanto le forbicine da unghie
sorvegliano il morto ebano lampeggiante di denti che crede
          al sacrificio di Eros al di là di una tenda
che immota non rappresenta, senz’altro obolo, che se stessa.
          Se stenta
l’olio, stenta anche la fiamma a muoversi,
stenta il guizzo sulla pelle unta del secolo,
stenta fino il dolore dell’ustione tra i denti semiaperti,
sulla lingua muta a punta nelle fauci della fiamma plastificata.

Piero Bigongiari
da "Cresce il deserto agli angoli dell'occhio"
 
 
com'è difficile ricordare le cose,
quelle insulse si dimenticano,
altre stanno nel limbo,
il dolore non si scorda mai... 

venerdì 3 novembre 2017

Ha nevicato molto sul mio destino..., di Alda Merini

Ha nevicato molto sul mio destino
una pioggia torrenziale e felice
come quella dei santi.
Qualsiasi patria mi sarebbe andata bene
ma la grandiosità della follia
è stata il mio maggior culto.
A Torino ho messo radici segrete
ho inventato un comandamento
a cui non ho mai obbedito
e questa disobbedienza segreta
ha fatto fiorire i miei migliori versi.
 
Alda Merini
inedito per “La Stampa”, giugno 2009
 
 
il nostro destino, il fato,
un assoluto sconosciuto, il domani;
pieno di pretese mi aspetto un colore,
uno di quelli che amo da sempre...

giovedì 2 novembre 2017

Morte, non essere troppo orgogliosa..., di John Donne

Morte, non essere troppo orgogliosa,
se anche qualcuno ti chiama terribile e possente
Tu non lo sei affatto: perché quelli che pensi di travolgere
in realtà non muoiono, povera morte, né puoi uccidere me.
Se dal riposo e dal sonno, che sono tue immagini,
deriva molto piacere, molto più dovrebbe derivarne da te,
con cui proprio i nostri migliori se ne vanno, per primi,
tu che riposi le loro ossa e ne liberi l’anima.
Schiava del caso e del destino, di re e disperati,
Tu che dimori con guerra e con veleno, con ogni infermità,
l’oppio e l’incanto ci fanno dormire ugualmente,
e molto meglio del colpo che ci sferri.
Perché tanta superbia? Perché tanta superbia?
Trascorso un breve sonno, eternamente,
resteremo svegli, e la morte non sarà più,
sarai Tu a morire.

John Donne
 
 
eppure il vuoto è indicibile,
oggi mancano le brume
ma è brunato il mio cuore;
nel contesto mi duole l'anima...