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sabato 30 giugno 2018

Riflesso estivo

 
dovrebbe insegnarci il silenzio,
quello del mattino è immenso
interrotto a tratti ma intimo;
nel dubbio risolviamo enigmi,
ci portiamo in palmo di mano eppure...
siamo ancora bimbi nel sole...
 
Gujil

venerdì 29 giugno 2018

D'amore, di attilio Bertolucci

D'amore
 
I
 
Oh, nessun giorno senza il doloroso
privilegio d’un fuggitivo incontro.
Al tuo occhio smarrito d’ogni parte
la città si moveva, delirando

le vie note, i marciapiedi cari
al tuo piede fanciullo ora dorati
dall’amore, l’estate era nell’aria.
Il tempo era venuto del distacco
senza che mai la selvatica donna
quetato avesse il suo timido sguardo.

II
Quanti giorni ormai senza il doloroso
momento che la città t’esprimeva
ventilata dal suo materno grembo,
la strada popolosa di sete

e tele estive che l’azzurro
commoveva di riflessi e di lampi...
 
Attilio Bertolucci
da Lettera da casa, 1951
 
 
Amore, parola grande, immensa,
forse non tutti sanno dirla,
qualcuno la dice fin troppo;
spropositatamente intensa, potente...

giovedì 28 giugno 2018

La luce, mutata, di Yves Bonnefoy

 
La luce, mutata
 

Non ci vediamo più nella stessa luce,
Non abbiamo più gli stessi occhi, le stesse mani.
L’albero è più vicino, e la voce delle fonti più viva,
I nostri passi sono più profondi, fra i morti.

Dio che non sei, posa la mano sulla nostra spalla,
Sgrossa il nostro corpo col peso del tuo ritorno,
Mescola compiutamente alle nostre anime gli astri,
Le selve, i gridi degli uccelli, le ombre e i giorni.

Rinuncia a te stesso in noi come un frutto si sfrange,
Cancellaci in te. Disvelaci
Il senso misterioso di ciò che è solo semplice
E sarebbe caduto senza fuoco in parole senza amore.
 
Yves Bonnefoy
Traduzione di : Maria Clelia Cardona
 
Gustav Courbet
"Seascape"
 
cambia la luce, col sole pieno, le nuvole,
mi manca la montagna ma non riesco,
mi mancano i colori ma non posso;
il blocco persiste ed insiste....

mercoledì 27 giugno 2018

Ti amo, di Mario Benedetti


Ti amo
 
Le tue mani sono la mia carezza,
i miei accordi quotidiani
ti amo perché le tue mani
si adoperano per la giustizia
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due
i tuoi occhi sono il mio esorcismo
contro la cattiva giornata
ti amo per il tuo sguardo
che osserva e semina il futuro
la tua bocca che è tua e mia
la tua bocca che non si sbaglia
ti amo perché la tua bocca
sa incitare alla rivolta
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due
e per il tuo aspetto sincero
e il tuo passo vagabondo
e il tuo pianto per il mondo
perché sei popolo ti amo
e perché l’amore non è un’aureola
né l’ingenuo finale di una favola
e perché siamo una coppia
che sa di non essere sola
ti voglio nel mio paradiso
ossia quel paese
in cui la gente vive felice
anche senza permesso
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due.
 
Mario Benedetti


io non so più se è amore,
quello che provo, che sento,
so che senza di te vedo il nulla
e questo mi basta, più non voglio...

martedì 26 giugno 2018

Luce di Giugno, di Richard Wilbur

Luce di giugno

La tua voce, nel chiaro mondo dei giorni di giugno,
mi ha chiamato da fuori la finestra. Stavi lì,
leggera ma composta, come nel giusto sguardo,
fisso e lieve, dell’estate incontestata tutte
le cose elevano le loro sembianze nell’aria intatta.

Il tuo amore pareva allora semplice e intero
come la pera appena colta che mi hai lanciato e il tuo viso
nitido come i puntini e le macchie sulla pelle della pera,
che son sempre promessa di buon vino, accanto a un fuoco
screziato, dalle forme più fatali di qualsiasi grazia umana.
 
E il tuo dono allegro – oh quando l’ho visto cadermi
tra le mani, attraverso tutta quella luce ingenua,
mi è sembrato benedetto dalla verità e da una gioia nuova
come dev’esser stato il primo, più grande, dono.

Richard Wilbur

Traduzione di Paola Loreto

 

Giugno ha la luce più intensa,

finisce la primavera, arriva l'estate;

mia madre è stata un frutto di  Giugno

mia madre mia manca terribilmente...

lunedì 25 giugno 2018

All'aperto, di Umberto Bellintani

All'aperto
 
L'uomo che sta accucciato nella vecchia latrina,
guarda il muro avanti a sé e vede
i piccoli grani di sabbia, sotto la mano di colore.
E dice l'uomo a se stesso che è ben vivo
poiché sa di guardar da uomo vivo quelle cose.
Così esce all'aperto, cosciente di sé e felice
entro una luce che poteva essere ben grigia un momento fa,
quand'egli ancora entrato non era
in quella vecchia latrina. Ben vivo
egli si sente, e nulla gli è più signore:
nessun uomo, nessuna cosa, nemmeno Dio.
Perciò cammina ed è padrone di tutto ciò che vede
e sente attorno a sé e lontano:
sia la distesa di campi, sia il bosco del barone
proprietario di pianure e di montagne;
sia la tana del topo, sia il gorgo impetuoso
del fiume che agguanta e annega un temerario
o sfortunato nuotatore;
e sia la nube del cielo e il sole e lo spazio
e tutto il passato e futuro giro del tempo.
 
Umberto Bellintani
da "E tu che m’ascolti", 1963
 
 
mi manca la sensazione di libertà,
mi manca anche il lavoro, troppo,
distante da me il silenzio conferma,
continua la lotta tra bene e male...

domenica 24 giugno 2018

Quest'anno, cara, non c'è stata la primavera..., di André Gide

Quest’anno, cara, non c’è stata primavera;
Non canti sotto i fiori e non fiori leggeri,
Non risa e metamorfosi, né Aprile;
Non avremo intrecciato le ghirlande di rose.

Chini eravamo al chiarore delle lampade
Ancora, e su tutti i libri dell’inverno
Quando ci ha sorpreso un sole di settembre
Pavido e rosso e come anemone di mare.

Mi hai detto: “Guarda! Ecco l’Autunno.
Dunque, è stato un sonno il nostro?
Se dobbiamo vivere ancora
Tra questi in-folio, rischia di diventar monotono.

Forse, è fuggita ormai una primavera
Senza che la vedessimo apparire;
Perché in tempo parli a noi l’aurora,
Apri le tende delle finestre”.

Pioveva. Le lampade abbiamo ravvivato
Impallidite per quel sole rosso
E ci siamo rituffati nell’attesa
Della chiara primavera che è alle porte.
 
André Gide
traduzione di Roberto Rossi Precerutti

ora sembra tutto normale,
l'odio, la noncuranza, l'indifferenza,
ci proclamiamo cristiani di comodo;
come a guardare un film in tv...


sabato 23 giugno 2018

XX., di Gustavo Adolfo Bécquer

XX.

Sappi - se qualche volta le tue rosse labbra
brucia invisibile atmosfera arroventata -
che l'anima che con gli occhi può parlare
anche con lo sguardo può baciare.
 
Gustavo Adolfo Bécquer
da "Rimas"
 
Risultati immagini per mordersi labbra rosse
 
faccio fatica, spesso, troppa fatica
a ricordare, a ricordarmi di tutto;
spesso confondo le labbra, i volti,
mi rammento le mani, quelle si...

venerdì 22 giugno 2018

Riflesso, di Gujil

 
questo fragore, assordante, dentro,
ecco come sento ora è un delirio
nei tuoni dell'anima la tristezza;
il dolore riaffiora
dopo attimi di serena percezione
 
Gujil

giovedì 21 giugno 2018

Scolorimento, di Ghiannis Ritsos

Scolorimento  

Più passa il tempo e più ingrandisce il mare.
Contemporaneamente perde i suoi colori,
le cime si spezzano a una a una. Innumerevoli ancore
arrugginiscono sulla terraferma. Quella che chiamavamo
libertà che non fosse la perdita? E che non sia
la perdita l'unico guadagno? Dopo
né perdita né guadagno. Niente. Le luci
della dogana e della taverna sul mare spente.
Solo la notte con le sue stelle false.


Ghiannis Ritsos

 
tutti i colori stingono,

quelli carichi si opacizzano, scolorano,
un po' come le nostre vite,
col tempo, nel tempo..
 

mercoledì 20 giugno 2018

Verso Ferrara, di Giorgio Bassani

Verso Ferrara
 
Questa è l’ora che vanno per calde erbe infinite
nel mio paese gli ultimi treni, con fischi lenti
salutano la sera, affondano indolenti
in sonni dove tramontano rosse città turrite.
Dai finestrini aperti il vino delle marcite
monta al madido specchio delle povere panche;
dei giovanili amanti scioglie le dita stanche,
fa deserte di baci le labbra inaridite.
 
Giorgio Bassani
da "Storie di poveri amanti", 1945
 
 
verso qualcosa, sempre,
si tende ad andare e comunque si va;
il percorso è diverso per ognuno,
a volte ci si incontra, poi ci si separa...

martedì 19 giugno 2018

Riflesso, di Gujil

nel caos qualcuno gode,
come sempre siamo soli con noi stessi
in un attimo tutto si scombina,
torniamo alle origini, sempre...
 
Gujil
 
 

lunedì 18 giugno 2018

Notturno di Stone Canyon, di Charles Wright

Notturno di Stone Canyon

  Antico dei Giorni, vecchio amico, nessuno crede
     nel tuo ritorno.
Nessuno crede più nella propria vita.

La luna, come un cuore morto, freddo e inavviabile,
    
appesa a un filo
all’estremità della terra,
finalmente infedele, che macchia le felci
     e gli arbusti rosa.

Nell’altro mondo, bambini disfanno i nodi sulle
     loro cordicelle.
Cantano canzoni, e le loro dita sfumano.


    E qui, dove il cigno mugola nella sua orbita,
     dove la sanguinaria
e la belladonna insistono a confortarci,
dove la volpe nel muro del canyon svuota le nostre
     mani, estatica d’altro,

come una goccia d’olio limpido il Guaritore rotea
     nel vento della notte,

parte occhio, parte lacrima, riluttante a riconoscerci.
 
Charles Wright
traduzione di Antonella Francini
 
 
notturni come tanti, passati,
estivi, soprattutto estivi;
li ricordo appena, con amore,
quando era amore la passione...

domenica 17 giugno 2018

Riflesso, di Gujil

Irritato dalle brutture umane capisco
che il mio tempo è ormai ricordo,
smetto di congetturare e riposo,
poi,
in un insito moto di orgoglio grido,
peccato che nessuno mi senta...
 
Gujil
 
 

sabato 16 giugno 2018

Frammento I, di Anonimo

Frammento I
 
...fremevo, tremavo,
il contesto rozzo, vago;
poi la vita...
 
... ancora spesso richiedo
asilo ai pensieri, ai gesti;
titubante, solo, lontano...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati
 

giovedì 14 giugno 2018

Notte in piazza Cavour, di antonio Barolini

Notte a piazza Cavour
 
Desolati alfabeti di fuoco
si esprimono in silenzio
come lampare nell'acqua

tra invisibili reti.
Ritorna il grido monotono dei giornalai,
lo stridio dei tram,
scoppi di scintille
e strepere di cartelli
sul nodo aereo dei fili,
al soffio d'un vento che promette
il primo temporale
d'estate.


Antonio Barolini
da "Il veliero sommerso", 1949
 
 
una notte passata in un posto,
uno di quelli noti, amati;
da tempo non lo faccio,
da troppo rimango qui...

mercoledì 13 giugno 2018

Riflesso, di Gujil

Abbiamo perso il senso,
l'umanità scompare di fronte agli egoismi e alle paure;
non so dove stia il torto né la ragione
ma non mi piace questo clima, non mi ci trovo.
Cerco di guardare più in là ma non vedo
che facce immusonite e stupidità latente,
d'altra parte nessuno fa cose che danno
sensazioni di certezza e sicurezza e ciò
non è nelle mie corde...
 
Gujil
 

martedì 12 giugno 2018

Tutto può accadere, di Seamus Heaney

Tutto può accadere
da Orazio, Odi, I, 34

Tutto può accadere. Sapete bene come Giove
di solito lascia che le nuvole si ammassino
prima di scagliare il fulmine? Ecco, un momento fa
ha scaraventato il carro e i cavalli del tuono
a ciel sereno. Così ha sconvolto la terra
fin nelle sue viscere ingorgate, lo Stige e i fiumi
serpeggianti, addirittura l’Atlantico.
Tutto può accadere, le torri piu alte
crollare, i potenti fallire, ignoti
emergere. La Fortuna col becco di rasoio
scende in picchiata mentre l’aria stride, a questo
     strappa
la corona, su quello la depone sanguinante.
La terra sprofonda. Il fardello dei cieli si solleva
su Atlante come il coperchio di una pentola.
La chiave di volta vacilla, nulla torna come prima.
Ceneri terrestri e spore di fuoco si innalzano
     vorticando.
 
Seamus Heaney
traduzione di Massimo Bacigalupo
 
 
e quando accade non siamo pronti,
non siamo mai pronti alle cose;
imperterriti crediamo che niente
possa mai turbare la nostra esistenza...

lunedì 11 giugno 2018

L'inizio della festa, di Giorgio Bàrbieri Squarotti


L'inizio della festa
 
Volle offrire la festa dell'inizio
nella sua stanza appena sistemata
(e quante negligenze, tuttavia:
una calza spaiata, nera, su una sedia,
le mutandine appese alla finestra,
un fazzoletto forse sporco, storto
un quadro con le rose e i tulipani),
ma soltanto e a fatica riuscì
a aprire la bottiglia di barbera,
e i dolci e le pizzette tutti si erano
confusi, e rotolarono le arance
sul pavimento fino oltre la porta):
sconsolata e affannata, si sedette
sul divano viola, il capo curvo
per celare le lacrime tremanti,
poi si decise per l'unico riscatto
possibile della sua inettitudine,
iniziò a spogliarsi, pure in questo
inesperta e turbata, e imbarazzata
si mostrò nuda nel vivo fulgore
come la Verità che è, finalmente.

Torino, 1 gennaio 2002
 
 Giogio Bàrberi Squarotti
da "Le Langhe e i sogni, 2003
 

festa, insieme, con altri,
si scompare sommersi da musica
e si beve, si balla, si ride;
così almeno ricordo...

domenica 10 giugno 2018

Riflesso

  
una domenica mattina di sole,
dalla mia finestra nessun rumore,
la strada tace, è presto, eppure...
In questi momenti sono sereno,
ora che ascolto il respiro vivo...
 
Gujil

sabato 9 giugno 2018

La Quinta elegia, di Rainer Maria Rilke

La Quinta Elegia
[...]

Angelo! Ci fosse un posto c
he non conosciamo, e là,
sull’indicibile tappeto, gl’innamorati, che qui
non arrivano mai a farcela, ci mostrassero le audaci
magnifiche figure dei loro cuori danzanti,
le loro torri di piacere, le loro
scale a lungo poggiate solo l’una all’altra, dove
non ci fu mai un appoggio, vacillanti –, e riuscissero,
davanti alla cerchia degli spettatori, gl’innumerevoli
morti silenziosi.
Non getterebbero allora questi le loro ultime
monete, sempre risparmiate, sempre nascoste,
a noi sconosciute,
eternamente valide monete della gioia, davanti
alla coppia che
finalmente avrà un sorriso vero, sul tappeto
pacificato?


Rainer Maria Rilke

Elegie duinesi
traduzione di Maria Grazia Marzot
 

 
elegiaco come i prati in montagna,
o gli amici che vanno e tornano;
sento un'eco nostalgico in me,
percepisco il grido dell'ambiente...

venerdì 8 giugno 2018

Piove, di Anonimo

Piove
 
Piove sul noce, su noi
che siamo insieme sempre
e sempre vicini malgrado.
 
Piove su asfalti drenanti
soluzioni moderne, tecno,
ed ancora si muore nelle strade.
 
Piove sopra l'erba di città,
anch'essa verde satura di piombo
nel nostro viale è ancora silenzio.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 

giovedì 7 giugno 2018

Quattro passi, di Fernando Bandini

Quattro passi
 
Forse perché c’è qualche
parentela tra cicuta e mandorlo
(e lo conferma in ambedue l’amaro)
mi scheggia l’osso la pallottola
diretta ad altri. Forse
perché c’è qualche oscura
connivenza tra la neve e il fuoco,
nel refolo che passa
sento frusciare i piedi dei vampiri
lungo gli asfalti della città lontana.
 
Fernando Bandini
 
 
sempre più spesso li faccio,
per far passare il tempo,
per domare le lunghe ore;
poi, d'improvviso, più non ne avrò...

mercoledì 6 giugno 2018

Gli alberi, di Nikolaj Stepanovič Gumilëv

Gli aberi

 
So che agli alberi, e non a noi,
È data la grandezza di una vita perfetta.
Sulla terra benevola, sorella delle stelle,
Noi siamo in esilio, e loro in patria.
 
Nel profondo inverno in campi vuoti
Tramonti rosso rame, aurore
D’ambra gli insegnano il colore, –
Popoli liberi, verdi.
 
Vi sono Mosè tra le querce,
Marie tra le palme… Le loro anime, certo,
Inviano l’una all’altra un invito sommesso
Con l’acqua, zampillante nell’oscurità immensa.
 
E nelle viscere della terra, affilando un diamante,
Frantumando il granito, le fonti gorgogliano veloci,
Le fonti cantano, urlano – dov’è spezzato un olmo,
Dove s’è svestito del fogliame un sicomoro.

Nikolaj Stepanovič Gumilëv
Traduzione di Paolo Galvagni
 

 
fronde fresche, aleggiano, stormiscono,
mi riposo con loro e respiro,
vivo, come sempre ed ancora;
la musica mi salva, mi tiene...

martedì 5 giugno 2018

Fossero i miei versi..., di Pierluigi Bacchini

Fossero i miei versi
 
Fossero i miei versi quello che la neve
è per i bambini quando si svegliano
e guardano dal vetro sbalorditi la lieve
polvere caduta da lontani mondi.
 
Fossero i miei versi quello che l'acqua
di maggio è per i meli dalla foglia lustra
quello che il vento è per i pini (una frusta
verde che schiocca sulla selva e sul pascolo).
 
Quello che per i pesci guizzanti è la ghiotta
esca, per il tordo bottaccio
la trappola insidiosa fatto col setaccio
di casa ancora sporco di farina.
 
Capaci di catturare, capaci di ferire,
capaci di serbare un segno segreto,
un mistero d'origine nel lieto
turbinio delle cose che lievita la massa.
 
Fossero i miei versi quello che le stelle
sono per la notte quando esplodono in cielo
come larghi rododendri sullo stelo
d'un sospiro che veglia alle finestre.
 
Fossero i miei versi di bella fattura
ma nutriti di umana realtà.
Fossero i miei versi come la libertà
aria della lotta e pane del riposo.
 
Pierluigi Bacchini
 
 
già fossero proprio loro,
le mie cose sui fogli, gli schermi;
io non so se così fosse o sarà,
già, fossero proprio loro...

lunedì 4 giugno 2018

Frescura, di Anonimo

 
Frescura
 
Frescura e rami verdi
primavera inoltrata, caldo
gli uccelli cantano il sole.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

domenica 3 giugno 2018

Felicità pacata, di Anonimo

 
Felicità pacata
 
Felicità pacata nei sogni,
come tanti bisogni
si fondono insieme
 
Così come spesso conviene
ci si affida alla speme
desiderio  irrisolto
 
Il cuore ancora è rivolto
ai contorni sfumati di un volto
di ieri ma ancora i pensieri
 
Accarezzano sagome indecise
alle quali soventi mi arrise
la vita, quella stessa che vivo.
 
Anonimo
del XX° Secolo
Poesie ritrovate