Mio male, mio bene, così vicini
ormai che tante volte vi confondo,
che risse facevate quando il mondo
era pieno di luce e i teatrini
del cuore non scritturavano ombre
ma angeli e demoni in carne e ossa
e da tutte le parti, nella fossa
di chi rammenta, nelle quinte ingombre
di macerie, nei cessi, nel foyer
annerito dagli incendi ferveva
l’incauta vita… Certo, si solleva
ancora il sipario, ogni sera c’è
spettacolo – ma senza vincitori
né vinti, senza sangue, senza fiori.
Giovanni Raboni
in un posto lontano, via dai problemi,
il quotidiano mi assilla, da sempre;
ricordo la bella spensieratezza di quando,
ragazzo imberbe spadroneggiavo il mondo...
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