Io e New York
Città senza storia e senza leggende,
Città senza ponteggi e senza monumenti,
Priva di archeologia, di reliquiari e di porte, aperta
a tutti i viandanti,
A tutti i messaggeri di sogni, a tutti i portatori di pesi,
A tutti coloro in cerca di pane e di potere e di
comprensione vietata;
Città degli Uomini Comuni
Quelli che lavorano e mangiano e si riproducono
senz’altra ambizione,
O Forza Incorruttibile, o Realtà priva di lungimiranza,
Cosa c’è fra te e me?
(…) Io canterò i tuoi sanguinolenti bassifondi
Le tue macchine, artigli di ferro della tua ingordigia,
E le tue carceri, viscide spire della tua mente,
La luce dei tuoi occhi che abbacina il sole
E converte le tue mezzenotti in mezzogiorni,
Le strade dove compri e rivendi
Ogni giorno l’intero mondo e l’umanità,
Le tue fondamenta che affondano fin nell’inferno
E le tue torri che lacerano i tifoni
E la tua voce ubriaca di cruente libagioni,
E i tuoi porti che ingoiano le nazioni,
E la gloria dei tuoi morti senza nome,
E l’amaro del tuo pane,
E la spada che ti consacra la mano,
E l’alba che ghirlanderà la tua testa
Città senza ponteggi e senza monumenti,
Priva di archeologia, di reliquiari e di porte, aperta
a tutti i viandanti,
A tutti i messaggeri di sogni, a tutti i portatori di pesi,
A tutti coloro in cerca di pane e di potere e di
comprensione vietata;
Città degli Uomini Comuni
Quelli che lavorano e mangiano e si riproducono
senz’altra ambizione,
O Forza Incorruttibile, o Realtà priva di lungimiranza,
Cosa c’è fra te e me?
(…) Io canterò i tuoi sanguinolenti bassifondi
Le tue macchine, artigli di ferro della tua ingordigia,
E le tue carceri, viscide spire della tua mente,
La luce dei tuoi occhi che abbacina il sole
E converte le tue mezzenotti in mezzogiorni,
Le strade dove compri e rivendi
Ogni giorno l’intero mondo e l’umanità,
Le tue fondamenta che affondano fin nell’inferno
E le tue torri che lacerano i tifoni
E la tua voce ubriaca di cruente libagioni,
E i tuoi porti che ingoiano le nazioni,
E la gloria dei tuoi morti senza nome,
E l’amaro del tuo pane,
E la spada che ti consacra la mano,
E l’alba che ghirlanderà la tua testa
Arturo Giovannitti
Central Park, nel verde obbligato
dai grigi contorni di intrecci
di strade, di vite, di fretta...
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