Ritorno
Sono tornato là
dove non ero mai stato.
Nulla, da come non fu, è mutato.
Sul tavolo (sull’incerato
a quadretti) ammezzato
ho ritrovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l’avevo lasciato.
Giorgio Caproni
Ritorno
Sono tornato là
dove non ero mai stato.
Nulla, da come non fu, è mutato.
Sul tavolo (sull’incerato
a quadretti) ammezzato
ho ritrovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l’avevo lasciato.
Giorgio Caproni
La sfinge
Il pensier più sagace invano indaga
la purezza di tua fronte scultoria,
turbato dalla bocca derisoria,
dagli occhi bui di maliarda maga.
Pur, questa tua seduzione vaga
di bell'enigma che ti rechi a gloria,
copre sol una oscurità illusoria
d'anima ambigua ch'ombra fredda allaga.
L'intima vanità mente a te stessa:
tu presumi l'assenza del pensiero
profondità di un'anima complessa.
E mentre un occhio osservator ti scruta
tu, certa di celar qualche mistero,
t'atteggi a sfinge impenetrata e muta.
Amalia Guglielminetti
58
Celio, la mia Lesbia, quella Lesbia,
quella sola Lesbia che amavo
piú di ogni cosa e di me stesso,
ora all'angolo dei vicoli spreme
questa gioventú dorata di Remo.
Publio Valerio Catullo
La gabbia
Ben salda era di grétole e di staggi
la gabbia, a primavera, se di fuori
benigno sole offriva a’ bei canori
pennuti la dolcezza dei suoi raggi;
ma poi che nostalgia di viaggi
tenne i cari a Leonardo cantori,
fuggiron via pei cieli ampi e sonori,
desiosi di piú limpidi maggi.
Or fatta muta de’ suoi canti onde era
superba, come di sue corde, lira,
la gabbia triste e pur fidente sta:
come l’anima mia che piú non spera
e continuamente si martira
in un desio di giocondità.
Sergio Corazzini
Valigie
Voglio cantare tutte l'ore grigie
in questa solitudine pensosa
mentre raduno ogni mia vecchia cosa
a riempir le mie vecchie valigie.
Oh le valigie, le compagne buone
dei poveri viaggi in terza classe
vecchie, sfiancate, fatte con qualche asse
sottile e con la tela e col cartone.
Le camicie van qui da questa parte,
quaggiù ai colletti cerco di far posto,
lì le cravatte e qua, quasi nascosto,
un manoscritto, e ancora libri e carte.
Ecco il pacchetto della mamma. Odora
vagamente di cacio e di salame.
Già, se avessi in viaggio ancora fame.
E questo libro e un altro, un altro ancora.
Dove vado? Non so. Ma mi sovviene
d'averla pur desiderata questa
partenza come, il piccolo, la festa
che col serraglio e con la giostra viene.
Dove vado? Non so. Ma pare a me ch'io debba
vivere senza scopo, allo sbaraglio;
e a tratti con l'inutile bagaglio
partir per i paesi della nebbia...
Marino Moretti
Sporge dal muro di un giardino
La chioma gialla di un albero.
Ogni tanto lascia cadere una foglia
Sul marciapiede grigio e bagnato.
Estasi, un sole bianco fra le nubi
Appare, caldo e lontano, come un santo.
Muto è il giorno, muta sarà la notte
Simile ad un pesce nell’acqua.
Attilio Bertolucci
Raccapriccio
Per la selva folta e scura,
Sotto il cielo spento,
Passa come un raccapriccio di paura
Un gran brivido di vento.
Ecco, il mare delle fronde
Freme, s’agita, si lagna:
Vasto il gemito si leva e si diffonde
Tutto intorno alla campagna.
Ma di nubi incoronato,
Dietro l’erta rovinosa,
Lentamente spunta il volto insanguinato
Della luna tempestosa.
Truce volto di Medusa,
Boccheggiante, innorrescente,
Che di sbieco, fra la tenebra confusa,
Guarda in giù sinistramente.
Tosto il vento vagabondo
Nel lontan vanisce:
Sopraggiunta da novello orror profondo
La foresta ammutolisce.
Arturo Graf
Pensiero pio
Sta forse nel non essere
l’immensità di Dio?
Giorgio Caproni
L'amico
Per noi l'amico sconosciuto vive
una sua vita tenue e profonda,
quando un bianco stupore ancor ci inonda
ma già al volo addestrammo ali furtive.
A noi con le sue risa suggestive,
lo trasse il sogno quasi a fior di un'onda,
come il cigno traeva ad Elsa bionda
Lohengrin lungo le fiorite rive.
Cavalier di leggenda, o eroe antico,
mistico sposo, ignoto fidanzato,
l'ombra di un'ombra è solo il dolce amico.
Ma è tal che sdegna un meno puro altare,
tal che la carne già desta al peccato
vede, effimero amore, dileguare.
Amalia Guglielminetti
L'invito
Uscite, o capre, or che la luna attinga
la prateria! Il pecoraio dorme.
Giunge sul vento, nella pace enorme
il suono della mitica siringa.
Dolce richiamo! Il dèmone vi cinga
danzando erette. Andate orme su l'orme
dell'amatore musico biforme,
inebbriate dalla sua lusinga.
Danzate, o capre! Steso sulla madia,
chiusi gli orecchi nel berretto frigio
il pecoraio dorme alle Capanne.
O risognate i monti dell'Arcadia,
dimenticate l'onta ed il servigio
sulla dolcezza delle sette canne!
Guido Gozzano
Saggia apostrofe a tutti i caccianti
Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro.
Giorgio Caproni
Ora
Il lume a petrolio
Questo grigio d’opale d’ogni vuota
bottiglia che rammemora la luce,
e la sera si dedica all’ignota
che veglia la sua mano mentre cuce.
L’appannato liquore, un taglio obliquo
nel vetro, si consuma questa cera
d’impronte vane, resta un lume esiguo
di trasparenza per la notte nera.
Alfonso Gatto
And the birds falling out of our skies
And the words falling out of our minds
And here is to love, to all the love
Falling out of our lives
Hopes and dreams are gone
The end of every song
And it all stops
We were always sure that we would never changе
And it all stops
We were always surе that we would stay the same
But it all stops
And we close our eyes to sleep
To dream a boy and girl
Who dream the world is nothing but a dream
Where did it go?
Where did it go?
Broken voiced lament to call us home
This is this end of every song we sing
Where did it go?
Where did it go?
Where did it go?
Where did it go?
Broken voiced lament to call us home
This is the end of every song we sing
Alone
The Cure
Solo
Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo
Il fuoco ridotto in cenere e le stelle spente dalle lacrime
Freddi e impauriti, i fantasmi di tutto ciò che siamo stati
Brindiamo, con amari fondi, al nostro vuotoE gli uccelli che cadono dai nostri cieli
E le parole che cadono fuori dalle nostre menti
Ecco un brindisi all’amore, a tutto l’amore
Che sta uscendo dalle nostre vite
Speranze e sogni sono svaniti
La fine di ogni canzoneE tutto si ferma
Eravamo sempre sicuri che non saremmo mai cambiati
E tutto si ferma
Eravamo sempre certi che saremmo rimasti gli stessi
Ma tutto si ferma
E chiudiamo gli occhi per dormire
Per sognare un ragazzo e una ragazza
Che sognano che il mondo non è altro che un sognoDove è andato?
Dove è andato?
Un lamento di voce spezzata per chiamarci a casa
Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo
Dove è andato?
Dove è andato?
Dove è andato?
Dove è andato?
Un lamento di voce spezzata per chiamarci a casa
Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo
Solitudine
The Cure
Cade una foglia che pare
tinta di sole, che nel cadere
ha l’iridescenza di una farfalla;
ma appena giunta a terra
si confonde con l’ombra, già morta.
Grazia Deledda
55
Se non ti dispiace troppo, ti prego,
dimmi in quali tenebre ti nascondi.
Ti ho cercato al piccolo Campo Marzio,
al Circo, in tutti i buchi dei librai,
nel tempio consacrato a Giove Massimo.
E poi sotto i portici di Pompeo
ho fermato, amico, tutte le femmine
che vedevo col volto soddisfatto.
Urlavo cosí, chiedendo di te:
'Ridatemi Camerio, malefemmine'.
'Scoprimi il petto,' mi risponde una
'l'ho qui fra le rose dei miei capezzoli.'
Certo trovarti è una fatica d'Ercole.
Nemmeno se diventassi il custode
di Creta, l'alato Perseo o Ladas,
nemmeno se fossi portato in volo
da Pegaso o dai candidi cavalli
di Reso e tu, Camerio, mi offrissi
in aiuto chiunque abbia ali,
gli uccelli o l'impeto stesso dei venti,
riuscirei a non essere distrutto
di stanchezza, sfinito di fatica
a furia di cercarti, amico mio.
Perché ti nascondi con tanto sdegno?
Avanti, amico, dove sei finito?
Coraggio, rischia, esci allo scoperto.
Ti attira il latte di bambina, ora?
Ma se tieni la bocca suggellata
perdi tutti i piaceri dell'amore.
Venere ama chi non sa tacere.
Se vuoi però, serra pure la bocca,
purché anch'io divida il vostro amore.
Publio Valerio Catullo
Placcaggio
Due grandi pugni rossi che pestano l’aria
Un volto teso, macchiato di sudore,
Ciocche di biondi capelli che spuntano da un casco giallo,
Protese, lunghe braccia da gorilla,
Un petto che, affannoso, va su e giù,
Gambe agili, mobili, inzaccherate di fango.
Una corsa veloce, uno scatto, un tuffo a capofitto
Verso una selva di gambe in movimento.
Uno scontro duro e fragoroso,
E la folla che urla:
«Ah! Gli ha fatto perdere due metri!»
Ernest Hemingway
Rivelazione
Mi sono risolto.
Mi sono voltato indietro.
Ho scorto
uno per uno negli occhi
i miei assassini.
Hanno
– tutti quanti – il mio volto.
Giorgio Caproni
Mater inviolata
Come avvisaron suora Benedetta
che la sua dolce alunna era partita,
senza un addio a chi nella sfiorita
ombra, materno cuor, l'ebbe diletta,
ella restò a fissar la finestretta
graticolata e a torcer fra le dita
il suo rosario, un poco impallidita,
quasi in un cerchio di stupor costretta.
L'oratorio era vuoto. Fuori un volo
di rondini saliva ed ella rise
un riso bianco come il suo soggolo.
– La mia bambina volò via stamani,
sapete? – rise fievole, e s'assise:
– Ora l'aspetto, tornerà domani.
Amalia Guglielminetti