Cerca nel blog

martedì 31 ottobre 2017

Epigramma per il cuore, di Daria Menicanti

Epigramma per il cuore

Se il cuore è innamorato
il fracasso che fa.
Io non capisco come mai la gente
non se ne avveda mentre quello va
tambureggiando sospeso nel petto
e non sosti interdetta a domandarsi
qual che si sia e chi fa.

Daria Menicanti
 

Povero cuore mio, sempre
in disputa per affetti e amori;
vorrei poterlo guidare
non solo essere guidato...

lunedì 30 ottobre 2017

(Se la musica è la donna amata), di Mario Luzi


(Se la musica è la donna amata)
 

Ma tu continua e perditi, mia vita,
per le rosse città dei cani afosi
convessi sopra i fiumi arsi dal vento.
Le danzatrici scuotono l'oriente
appassionato, effondono i metalli
del sole le veementi baiadere.
Un passero profondo si dispiuma
sul golfo ov'io sognai la Georgia:
dal mare (una viola trafelata
nella memoria bianca di vestigia)
un vento desolato s'appoggiava
ai tuoi vetri con una piuma grigia
e se volevi accoglierlo una bruna
solitudine offesa la tua mano
premeva nei suoi limbi odorosi
d'inattuate rose di lontano.

 

Mario Luzi 

da avvento notturno, 1940

 
 
un amore costante, solo, forte
diventa affetto col tempo,
io per me amo un concetto passato
accarezzo quel viso ancora, ogni tanto....

domenica 29 ottobre 2017

Per chi?, Gian Pietro Lucini

Per chi?
 
Per chi volli raccogliere
questo mazzo di fiori selvaggi
stringerli in fascio nel gambo spinoso ed acerbo?
 
Tutti i fiori vi sono di sangue e di lacrime
raccolti lungo le siepi delle lunge strade;
dentro le forre delle boscaglie impervie;
sui muri sgretolati delle capanne lebbrose;
lunghesso i margini che lambe e impingua
il rivolo inquinato dai veleni.
decorso dal sobborgo alla campagna.
Tutti i fiori vi son, che, pei giardini urbani e decaduti,
tra le muffe e i funghi, s’ammalan da morirne,
e gli altri che sboccian sfacciati e sgargianti,
penduli al davanzale d’equivoci balconi meretrici:
tutti i fiori cresciuti col sangue e colle lacrime ai detriti.
Per chi io canto questi fiori plebei e consacrati
dal martirio plebeo innominato,
in codesto sdegnoso rifiuto di prosodia,
per l’odio e per l’amore,
per l’angoscia e la gioia,
e pel ricordo e la maledizione,
per la speranza acuta alla vendicazione?
Ed è per voi, acefale ed oscure falangi,
uscite da un limbo di nebie e di fiumi,
tra il vacillar di fiamme porporine, in sulla sera,
da portici tozzi e sospetti di nere officine?
ed è per voi, pei quali non sorride il sole,
schiavi curvi alla terra, che vi porta,
e rinnovate al torneo dell’armata,
ma non vi nutre, vostra?
ed è per voi, pallide teorie impietosite
di giovani, di vecchie e di bambine
inquiete tra la fède e i desiderii,
tra la tentazione della ricca città
e il pudor permaloso della verginità?
 
Per chi, per chi, questa lirica nuova,
che bestemmia, sorride, condanna e sogghigna,
accento sonoro e composto dell’anima mia,
contro a tutti, ribelle e superbo,
in codesto rifiuto imperiale d’astrusa prosodia?…
 
Gian Pietro Lucini
 
 
per chi?
quante volte ce lo chiediamo
spesso arrancano le vie
spesso ci sediamo stremati...

sabato 28 ottobre 2017

Riflesso, di Gujil

 
un attimo di cielo e accedo
ai conforti consueti, solidi;
è tempo di ricordi, di passato,
un solo pensiero pervade,
un solo momento di pace...
 
Gujil

venerdì 27 ottobre 2017

Il giardino dei piccoli, di Anonimo

Il giardino dei piccoli
 
Sono stato ieri,
nel giardino dei piccoli
ho sostato un attimo
tra giochi erosi ed immobili;
ogni volta è lo stesso,
nel giardino dei piccoli,
mi soffermo, immagino,
poi torno alla vita di sempre.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 

giovedì 26 ottobre 2017

Rete da pesca, di Robert Lowell

Rete da pesca
 
La chiarità di ogni cosa che improvvisa ci abbaglia,
i tuoi vaganti silenzi e brillanti scoperte,
delfino scatenato ad afferrare nel loro guizzo i pesci…
I poeti muoiono adolescenti, il ritmo li mummifica,
le voci archetipe cantano fuori chiave;
il vecchio attore non sa più legger gli amici
e tuttavia legge se stesso ad alta voce,
il genio culla a morte l’uditorio.
Deve pure avere fine il verso.
Però il mio cuore è fiero, so di aver allietato la mia vita
intrecciando, disfacendo una rete di corda catramata;
la rete rimarrà al muro quando i pesci saranno già mangiati,
affissa come bronzo illeggibile sul futuro senza futuro.

Robert Lowell
 
 
mare, fiume, lago,
montagne specchiate e il sole;
capolino meraviglioso e respiri,
sentirmi di nuovo bene...

mercoledì 25 ottobre 2017

sottili ricordi affiorano..., di Gujil


 
sottili ricordi affiorano,
il tempo, un velo impalpabile,
sembrano parlarmi di loro,
sembrano strani fantasmi;
nel buio il silenzio è fastidio,
l'orologio ticchetta la vita,
la mia anima arde...
 
Gujil

martedì 24 ottobre 2017

Una lettera mi basta, di Liu Xiaobo


Una lettera mi basta
per Xia
 
Una lettera mi basta
per andare oltre e
trovarmi a parlare con te
proprio come il vento che attraversa
la notte
e usa il suo sangue
per scrivere un verso segreto
che mi ricorda che ogni parola
è l’ultima
il ghiaccio che hai nel corpo
si scioglie in una leggenda di fuoco
negli occhi del carnefice
l’ira diventa pietra
due file di sbarre di ferro
inaspettatamente si sovrappongono
falene sbattono forte le ali verso
la luce della lampada, segno incessante
che disegna la tua ombra
8. 1. 2000
 
Liu Xiaobo
 

quante lettere, scritte a mano, di pugno,
lettere d'amore, di affetti e amicizia;
ora non si scrive più, si messaggia,
in un crescendo di stupidità infinita...

lunedì 23 ottobre 2017

Seduto, da solo, sulla montagna Jin Ting, di Li Po

Seduto, da solo, sulla montagna Jin Ting

 

Gli uccelli se ne sono andati, volando in stormi
Si allontana, lentamente, una nuvola solitaria
Guardandoci l'uno l'altra ci si stanca
Soli tu e io, montagna Jin Ting.
 
Li Po
(Li Bai, Li Bo)
 
 
osservare il mondo sottostante,
bella sensazione, provata,
qualche volta vissuta con gioia;
lo sguardo sereno e l'orizzonte...

domenica 22 ottobre 2017

Alzarsi, di Primo Levi


Alzarsi

 Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
Tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba:
    “Wstawàc”:
E si spezzava in petto il cuore.

Ora abbiamo ritrovato la casa,
il nostro ventre è sazio,
abbiamo finito di raccontare.
E’ tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero:
    “Wstawàc”.
 

Primo Levi
11 gennaio 1946
 
 
non ho parole,
terribile, stupido;
uomo animale
perfido e ...

sabato 21 ottobre 2017

Rbbia, di Anonimo

 
Rabbia
 
Come piena impetuosa prorompe
annebbiando la vista e lo sguardo,
incatenata dal senso borbotta
nell'anima tesa e imbronciata.
La rabbia di sempre, il mio io,
monta senza possibile freno
obnubila il cuore e la mente
divento come orribile cosa.
 
Anonimo
del XX° Secolo
Poesie ritrovate

venerdì 20 ottobre 2017

Solitudine, di Michail Lermontov

Solitudine
 
Orrendo trarre solitari
di questa vita le catene.
A spartire la gioia ognuno è pronto,
ma nessuno a spartire la tristezza.
Solo qui sono come un re celeste,
costretti in cuore i miei dolori,
e vedo, docili al destino,
come visioni gli anni dileguare;
e tornano essi, con dorato,
ma con lo stesso antico sogno;
e vedo una solinga tomba
che aspetta: a che indugiare sulla terra?
Di ciò nessuno sarà afflitto:
s'allegrerà (ne sono certo)
la gente più della mia morte
che non, già, della mia nascita.
 
Michail Lermontov
 
 
solo, quante volte, nel cuore,
eppure in quei momenti libero,
da vincoli, da situazioni, da cose
risapute e amate, oppure tristi...

giovedì 19 ottobre 2017

La grotta, di James Laughlin

La grotta
 
China su di me i capelli
fanno una grotta intorno
 
al volto in oscurità ove
gli occhi non si vedono
 
quasi mi dice è un gatto
mi odia dice perché le
 
faccio trapelare la voglia
e sibila come un felino
 
offeso più che tenera
con le mani sotto la mia
 
nuca mi solleva la bocca
all’oscura grotta d’amore.
 
James Laughlin
The Cave, da Quello che la matita scrive,
Guanda, 1970 – Trad. di Mary de Rachewiltz
 
 
asciutti, all'interno di un abbraccio,
sensazioni dimenticate, delicate;
in un attimo rivedo un ragazzo,
intorno un oasi di pace, fresca...

mercoledì 18 ottobre 2017

Sequenza di suoni eloquenti, di Juan Larrea

Sequenza di suoni eloquenti
 
Sequenza di suoni eloquenti tendenti a splendore poesia
è questo e questo e questo
E ciò che giunge a me in qualità di innocenza oggi

che esiste perché io esisto e perché il mondo esiste
e perché tutti e tre possiamo correttamente cessar di esistere

Juan Larrea
 
 
i suoni, le note, la musica,
dove finisce l'ascolto, lontano;
a volte un' eco distratta trapela
e il mio cuore ancora sussulta...

martedì 17 ottobre 2017

Chi conosce..., di Abbas Kiarostami


Chi conosce
il dolore del bocciolo
quando si apre?
 
Abbas Kiarostami
 
 
chi conosce sa,
è un potere enorme, grande;
a volte si pensa di sapere,
allora è un disastro...
 
.

lunedì 16 ottobre 2017

Riguardo mio padre, di Anonimo

 
Riguardo mio Padre
 
Riguardo mio padre, rivedo
qui il suo giorno, fu l'ultimo;
addossato il peso degli anni
in un respiro sempre più lieve
partì come vecchio bastimento
alla volta dell'ultimo scalo.
 
Riguardo mio padre, i suoi occhi,
la voce velata dal pianto, il mio nome
poi fu subito nulla, ne piansi,
lo vidi scemare nel cielo ottobrino,
ora che guardo gli specchi
spesso in me lo rivedo.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 

domenica 15 ottobre 2017

Fin de siècle, di Ryszard Kapuściński

Fin de siècle
 
I
 
Oh signora come sei argentea
con questo vestito chiaro brilli come una stella
e sulle spalle hai una stola come una nube
e sotto la nube scintilla una perla.
 
Oh signora come sei dorata
quando la sera in piedi alla luce di una candela
con un gesto leggero come la carezza del vento
aggiusti davanti allo specchio i tuoi capelli rossi.
Oh signora come sei nuda
quando giacendo in questo letto rosa
i indichi con un gesto che è giunto il momento
per me di entrare nel tuo giardino.
 
Ryszard Kapuściński
da “Taccuino d’appunti”, 2004
 
Fin-de-Siecle Male Ethos:
William Reynolds Stephens
“Languid & Collapsing Women”
Summer, 1891
mi sono sempre sentito un po' antiquato,
forse antico e vecchio nei pensieri;
eppure amo ancora, crepuscolare dentro
le "buone cose di pessimo gusto"...

sabato 14 ottobre 2017

Cielo, di Juan Ramón Jiménez


Cielo

Cielo, parola grande
quanto il mare
che ci lasciamo dietro, che scordiamo
.
 
Juan Ramón Jiménez
da "Diario de un poeta reciencasado" (1917)
 
  
sopra di noi, di me,
azzurro o cupo grigio,
agitato e pieno di cose
ali che sembrano barche...

venerdì 13 ottobre 2017

Pensiero, di Gujil

 
un filo di vento,
un refolo, un attimo;
poi torna il pensiero,
si incontra con me...
 
Gujil

giovedì 12 ottobre 2017

Dove?, di Gujil

Chissà se vanno
dove andiamo noi,
ci aspetteranno?
fedeli come sempre?
Chissà se il sole...

martedì 10 ottobre 2017

Congedo, di Elpidio Jenco

Congedo
 
Mi libero negli spazi
da questo grumo di argilla pesa,
e mi sento affiorare
alla superficie dell'infinito,
come una polla d'acqua
che salga alle radici del mare.
 
Elpidio Jenco 
da "Poemi della primalba", 1918
 
Busi Giovanni detto Cariani (1485 ca./ 1547)
"Congedo di Cristo alla madre"
Pinacoteca Ambrosiana
 
chi va, più non sa tornare,
un tripudio di lacrime, i visi;
scoperto da un niente il vento
solleva le foglie d'autunno...

lunedì 9 ottobre 2017

Fusto di pioggia, di Seamus Heaney

Fusto di pioggia
 
Capovolgi il fusto e quello che succede
è una musica che non avresti sperato mai
d’udire. Lungo il secco stelo di cactus scorrono
acquazzoni, cascate, rovesci, risacche.
Ti lasci attraversare come un condotto
d’acqua, poi lo scuoti di nuovo leggermente
ed ecco un diminuendo che corre per le sue scale
come una grondaia gemente. Di seguito,
uno spruzzo di stille da foglie irrorate,
sottile umidità d’erba e margherite;
poi mille luccichii come soffi di brezza.
Capovolgi ancora il bastone. Quel che succede
non è sminuito dall’essere accaduto una volta,
due, dieci, mille volte prima.
Che importa se tutta la musica che traspare
è un cadere di pietriccio e semi secchi lungo un fusto
di cactus! Sei come l’uomo ricco accolto in paradiso
attraverso il timpano di una goccia di pioggia.
E adesso riascolta.
 
Seamus Heaney
da The Spirit Level, 1996
Traduzione di Roberto Mussapi
 
 
natura pregressa e verde,
ancora nel cuore, ancora mia;
mi mancano i prati ed i boschi,
la riva del fiume, la pace...

domenica 8 ottobre 2017

Istante, di Jan Skácel


Istante

Per nessuna verità al mondo.
Ma se vuoi,
per un soldo di silenzio.

È un istante che divide a metà il paesaggio.

Un attimo umile,
quando qualcuno respira al posto nostro.
Jan Skácel
Solo un poeta
Traduzione di Annalisa Cosentino
 
 
 attimi, volano e vanno,
come ieri soli e statici
eppure ancora vivi, insieme,
ancora eretici e folli...

sabato 7 ottobre 2017

il tempo stringe..., di Gujil

 
il tempo stringe la cinghia,
i vecchi passano, intorno,
e noi?
ci rimane un orizzonte da inseguire
restiamo attoniti di fronte a parole insulse
eppure...
di tanto in tanto comprendiamo
ci poniamo al centro delle cose
come sfrontati ridicoli Dei,
poi,
i vecchi...
siamo noi...
 
Gujil

venerdì 6 ottobre 2017

Dipinto, di Ferreira Gullar

Dipinto
 
So che se toccassi
con la mano l’angolo del quadro
dove arde il giallo
mi brucerei
o avrei marchiata
per sempre di delirio
la punta delle dita.
 
Ferreira Gullar
 
Giuseppe Faraone
"Tram a Milano"
 
i quadri, quelli del Tino,
a ricordare, ad esserci;
nei dipinti fermiamo, delebili,
attimi di sogni perduti...

giovedì 5 ottobre 2017

Ciliegie, di Günter Grass

Ciliegie

 
Quando l’amore sui trampoli
stuzzica i vialetti di ghiaia,
e fino agli alberi arriva,
vorrei tanto riconoscere anch’io

le ciliegie come ciliegie, 
non più corto di braccia,

mediante scale cui sempre manca
qualche piolo, vivere di frutta
cascaticcia, frutta cotta.
 
Dolce e più dolce, quasi nera;
i merli fanno sogni così rossi...
Chi dà baci e a chi,
quando l’amore
sui trampoli fino agli alberi arriva?
 
Günter Grass
da Gleisdreieck, 1960
 
 
rosse, succose, tonde,
ricordi di fanciullo e prati;
ora bevo nel lago
di un rammentare indicibile

mercoledì 4 ottobre 2017

A un demagogo, di Guido Gozzano

A un demagogo
 
Tu dici bene: è tempo che consacri
ai fratelli la mente che si estolle
anche il poeta, citaredo folle
rapido negli antichi simulacri!
 
Non più le tempie coronate d’acri
serti di rose alla Bellezza molle;
venga all'aperto! Canti tra le folle,
stenda la mano ai suoi fratelli sacri!
 
E tu non mi perdoni se m’indugio,
poiché di rose non si fanno spade
per la lotta dei tuoi sogni vermigli.
 
Ma un fiore gitterò dal mio rifugio
sempre a chi soffre e sogna e piange e cade.
Eccoti un fiore, o tu che mi somigli!
 
Guido Gozzano
da "Poesie sparse"
 
 
demagogia, potere, linguaggio,
le sicurezze del mondo nelle parole,
io, per me, ritratto le questioni disgiunte
e mi fermo, aspetto, respiro...

martedì 3 ottobre 2017

...fugaci sentimenti e sentieri nascosti..., di Anonimo


...fugaci sentimenti e sentieri nascsati,
percorro la via silente
una traccia, sola, di sorriso
increspa angoli dedicati al pianto...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati
 
 

lunedì 2 ottobre 2017

La vita in versi, di Giovanni Giudici

La vita in versi
 
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.

 
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.

 
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano

 
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.

 
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.
 
Giovanni Giudici 
da La vita in versi, Mondadori, 1965
 
 
la nostra vita, l'essenza...
quello che siamo riverbera
nel cielo dei giorni passati;
speriamo in un lungo futuro...