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venerdì 30 novembre 2018

Istante, di Jan Skácel

Istante
Per nessuna verità al mondo.
Ma se vuoi,
per un soldo di silenzio.

È un istante che divide a metà il paesaggio.

Un attimo umile,
quando qualcuno respira al posto nostro.
 
Jan Skácel
da "Solo un poeta"
traduzione di Annalisa Cosentino 
 
 
attimo, breve sospeso di vita,
eppure viviamo di istanti;
le corse prima o poi si fermano
e noi si riprende fiato...

giovedì 29 novembre 2018

Haiku n°1, di Anonimo

Risultati immagini per mare infinito e barchetta

Soli,
nel mare della vita
in balia di correnti.
 
Anonimo
del XX° Secolo
Haiku

mercoledì 28 novembre 2018

Autunno '18, di Anonimo


Autunno '18
 
Delicati pastelli nei cieli
i fiumi si addormentano e il bosco
prepara le piante al sonno.
 
Colori tendenti al mattino,
senza nubi il cielo è terso,
quando il grigio propone la luce scema.
 
Io cammino, su tappeti di foglie,
gli odori, i profumi e l'umido
sono ancora innamorato di me.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

martedì 27 novembre 2018

Prole coniate per l'occasione, di Samuel Heaney

Parole coniate per l'occasione
 
La strada presa
per evitare Cavan
mi portò a ovest,
(un’indicazione letta male)
e così a Derrylin
svoltai a est.
 
Sole su ghiaccio,
lanugine
su canne e cespugli,
la gettata del ponte in ferro
in un silenzio d’Avvento
che attraversai,
 
poi accostai,
parcheggiai e sedetti
respirando nebbia
sul,parabrezza.
Requiescat...
Uscii
 
ben avvolto,
in piedi sulla riva
gelata fissavo
l’orizzonte di brina,
la mia prima sosta
del genere dopo anni.
 
E benedii me stesso
in nome di quell’unica occasione
e di ciò che capita per caso,
i chi lo sa
e i che succederà
e i così sia.
 
Samuel Heaney
da District e Circle", 2003
Traduzione di Luca Guerneri
 
 
non mi sono mai mancate le parole,
sempre pronte, vigili, utili;
a volte la gola si stringeva forte,
allora scrivevo, le parole erano lì...

lunedì 26 novembre 2018

Lettera, di Beppe Salvia

Lettera

Viene la sera, è vero, silenziosa
piove una luce d’ombra e come
fossero i nostri sensi inevitabili
improvvisi, noi lamentiamo
una più vasta scienza.

Aver di quella il frutto
appariscente, la bella brama,
e l’ombra perfino, di sussurri
e di giochi, come bimbi.

Ma io lo so Serena io non posso,
in questi tempi segnati dal segreto
di cui s’invade
la nostra intimità,
vivere adesso se non con tale affanno
e così lieve.

Di questo amaro stento già si fa più vero
un sentimento pago di letizia, al modo
che alla sera insieme
andando per le strade
chiare, l’ho visto, d’ombra
e di segreto,
noi siamo tra i perduti lumi
esseri più miti di chi
venuto prima di noi
ebbe solo a soffrire

salvi quasi per caso, e in questo prodighi.

I baci sono bellissimi doni.
 
Beppe Salvia
 
 
quante scritte e mai spedite,
tenute però, custodite e riposte;
le mie lettere, spesso d'amore,
a volte piene di straziante addio...

domenica 25 novembre 2018

Figura, di Ferreira Gullar

Figura 

Lontano da me
oltre gli edifici di Botafogo
                               e di Tijuca

                    oltre i quartieri di Méier, di Madureira
                              di Bangu
vinta l'ultima casa nella periferia di Rio de Janeiro
                              lontano
                   oltre le spaventose rocce
                   della catena delle Araras
oltre le valli e i campi coltivati
                  municipi e città
lontano
lontano da me
                 nel cuore di San Paolo

                 tu dormi a quest'ora
                 (quattro e un quarto del mattino) 
                 con i tuoi neri capelli.

Ferreira Gullar
 
sempre lontano le cose belle, volute,
vicino abbiamo la normalità, il quotidiano
che spesso disprezziamo senza capire;
sempre lontano e il tempo diminuisce ancora...
.

sabato 24 novembre 2018

Impreparati ad aspettare il tutto, di anonimo

Tiziano Vecellio
"Sisifo", 1548 circa,
Madrid, Museo del Prado 

Impreparati ad aspettare il tutto
 
Impreparati ad aspettare il tutto
si vive in attesa, nell'ansia sopita,
si cerca nella poca e avara gioia
una ragione che vinca la pressante noia
e ci riporti ogni volta in vita
per sopportare dal dolore al lutto.
 
Impreparati ad aspettare il tutto
si corre un percorso a volte arcigno
volto a raggiungere agognate mete
per sedare la nostra assillante sete
o liberarsi dal gravoso, pesante macigno
che opprime l' anima quando volge al brutto.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 

venerdì 23 novembre 2018

Haiku n°6, Jorge Luis Borges

6
 
Oscuramente
libri, stampe, le chiavi
han la mia sorte.
 
Jorge Luis Borges
 
 
ancora essenzialità, sintesi,
le attese sono così, crude;
la sorte è segnata, sempre,
probabilmente viviamo di sogni...

giovedì 22 novembre 2018

Per sentito dire, di Günter Grass

Per sentito dire
 
Con il mio orecchio quest’oggi
ho sentito quattro volte i pompieri.
Stavo seduto al tavolo con il mio orecchio
e mi son detto:
Di nuovo i pompieri.
 
Avrei altresì potuto dire:
Lo sciupìo dei sacchetti di plastica.
Oppure:
Le scarpe necessitano di una riparatura.
Oppure:
Domani è sabato.
Invece ho detto:
Di nuovo i pompieri;
 
ma chi mi ha ben capito
sa
che io intendevo
lo sciupìo dei sacchetti,
le scarpe da portare a riparare,
e il sabato, il fine settimana.
 
Günter Grass
 
 
le voci, nei corridoi, dagli angoli,
siamo preda di maldicenze e lodi;
eppure anche noi cadiamo in fallo,
ci prestiamo a situazioni ambigue...

mercoledì 21 novembre 2018

Vita, di Lars Gustafsson

Vita

La vita scorre attraverso il mio tempo,
e io, un volto non rasato,
dove le rughe sono profonde, analizzo le tracce.

Pensieri come bestiame,
avanzano sulla strada per bere,
estati perdute ritornano, ad una ad una,

profonda come il cielo viene la malinconia,
per la pianta di carice che fu,
e le nuvole che allora rotolavano più bianche,

eppure so che tutto è uguale,
che tutto è come allora e irraggiungibile;
perché sono al mondo,

e perché mi prende la malinconia?
E gli stessi lillà profumano come allora.
Credimi: c’è un’immutabile felicità.

Lars Gustafsson
traduzione di Enrico Tiozzo
 
 
già la vita, quella che ami, che hai,
quando senti che sfugge è ansia,
quando la vedi spegnersi e scemare
negli occhi di altri che spesso ami...

lunedì 19 novembre 2018

L'onesto rifiuto, di Guido Gozzano

L'onesto rifiuto
 
Un mio gioco di sillabe t'illuse.
Tu verrai nella mia casa deserta:
lo stuolo accrescerai delle deluse.
So che sei bella e folle nell'offerta
di te. Te stessa, bella preda certa,
già quasi m'offri nelle palme schiuse.
 
Ma prima di conoscerti, con gesto
franco t'arresto sulle soglie, amica,
e ti rifiuto come una mendica.
Non sono lui, non sono lui! Sì, questo
voglio gridarti nel rifiuto onesto,
perché più tardi tu non maledica.
 
Non sono lui! Non quello che t'appaio,
quello che sogni spirito fraterno!
Sotto il verso che sai, tenero e gaio,
arido è il cuore, stridulo di scherno
come siliqua stridula d'inverno,
vôta di semi, pendula al rovaio...
 
Per te serbare immune da pensieri
bassi, la coscienza ti congeda
onestamente, in versi più sinceri...
Ma (tu sei bella) fa ch'io non ti veda:
il desiderio della bella preda
mentirebbe l'amore che tu speri.
 
Non posso amare, Illusa! Non ho amato
mai! Questa è la sciagura che nascondo.
Triste cercai l'amore per il mondo,
triste pellegrinai pel mio passato,
vizioso fanciullo viziato,
sull'orme del piacere vagabondo...
 
Ah! Non volgere i tuoi piccoli piedi
verso l'anima buia di chi tace!
Non mi tentare, pallida seguace!...
Pel tuo sogno, pel sogno che ti diedi,
non son colui, non son colui che credi!
 
Curiosa di me, lasciami in pace!
 
Guido Gozzano
da "I colloqui", 1911
 
 
quanti rifiuti! tanti, assai,
ne ricordo qualcuno... chissà...
eppure la vita ha portato altro,
percorsi intrecciati ed avvinti...

domenica 18 novembre 2018

Lsciami, non trattenermi..., di Mario Luzi


Lasciami, non trattenermi
 
Lasciami, non trattenermi
nella tua memoria
era scritto nel testamento
ed era un golfo
di beatitudine nel nulla
               o un paradiso
di luce e vita aperta
senza croce di esistenza
che sorgeva dalle carte
ammuffite nello scrigno.
E lei non ne fu offesa,
le nascevano, ne sentì prima rimorso
e poi letizia, impensate latitudini
nelle profondità del desiderio,
ecco, la trascinava
una celestiale oltremisura
fuori di quella ministoria, oh grazia.
Si scioglievano
l’uno dall’altro i due
e ogni altro compresente,
si perdevano sì,
               però si ritrovavano
perduti nell’infinito della perdita –
era quello il sogno umano
della pura assolutezza.
 
Mario Luzi
 
 
non trattenermi, mai col ricordo,
lascia che vada, che dimentichi e viva,
così vorrei fosse, sapessi la formula,
volessi qualche volta di più...

sabato 17 novembre 2018

Haiku n°5, di Jorge Luis Borges

5
 
Oggi non ride
il mandorlo dell’orto.
È il tuo ricordo.
 
Jorge Luis Borges
 
 
anche vicini al freddo, soli,
haiku pieni di effetto, strali
alla coscienza vigile di tutti;
ogni uomo ha in sé l'essenziale...

venerdì 16 novembre 2018

In Sarum Close, di Lord Alfred Douglas

In Sarum Close

 

Stanco d’ansie amorose e insonni brame,
sabbie mobili di una vita infida,
volli alleviare le mie mani ardenti
in un placido e gotico crepuscolo.

Ridendo Amore dispiegò le ali
più forti delle mie misere piume
e con serici nastri il cuore affranto
legò di nuovo a torbide passioni.

Ma tu, amore, mio fiore e mio gioiello,
in più gentili modi hai da aiutarmi
a sopportare Amore: in due è una gioia,

se sono il solo ad amare è uno strazio.
Nel diadema d’Amore noi dobbiamo

brillare insieme, due contigue stelle. 

               

Lord Alfred Douglas
da "L'amore che non osa"
traduzione di Silvio Raffo
 
 
amore, amore, passione, sessualità,
la gioventù brama contatti e orgasmi,
la maturità centellina passiva le cose,
la vecchiaia rimpiange, sempre...

giovedì 15 novembre 2018

Alcuni, di Giovanni Giudici

Alcuni
 
Alcuni inseguono tutta la vita
uno scopo – il disegno di un meccanismo
un seme particolare di grano un incrocio di canarini
l’attuazione di un piano la costruzione di una casa.

 
Alcuni in abitazioni private o in asili
psichiatrici ritentano solitari di carte
o calcoli di moto perpetuo o altre
più improbabili imprese come rivoluzioni.
 
Essi sono uomini o donne derisi
o tutt’al più gentilmente commiserati
sia perché l’ambizione che li muove si giudica eccessiva
sia perché appare futile l’obiettivo.
 
Ma io voglio dire che al confronto
non c’è impresa spaziale né invenzione
pari all’attento studio di costoro che sacrificano
alla cosa impossibile ogni raggiungibile piacere.
 
Essi hanno parenti amici e figli madri e padri
mogli e mariti hanno maestri e direttori di coscienza
che accampano più esperienza
e che li esortano alla quotidiana concretezza.
 
Essi come ognuno di noi hanno persone e cose
di cui la presenza stessa ha forza più delle parole
e gli argomenti risultano inoppugnabili
quando gli dicono – pensa a quel che fai.
 
Non c’è dubbio – i persuasori sono nel giusto
perché è senza conforto lo stato di questi ostinati
e agitato è il loro sonno scarsa la salute del corpo
e non hanno alleata la minima probabilità.
 
Non è il loro coraggio coraggio di giocatore
o rischio calcolato di trafficante
e nemmeno intuito di stratega o di capo politico
o di chirurgo all’unica estrema occasione.
 
Essi non hanno con sé la tradizione di una fede
anzi tradiscono a volte
sovvertono la morale fomentano il disordine
in se stessi perduti prima di ogni salvezza.
 
E non possono indicarti il nome di qualcuno
perché non ha fama chi è nella vera ignominia
né superbia di martirio né la gloria di un emblema
ma grazie ad essi ha un senso la specie uomo.
 
Pensando di loro ti scrivo queste parole
oggi che dirci insieme è dire nessuna speranza
sbarrati da ogni saggezza sbarrati dalla storia
ormai più di passato che di futuro nutribili.
 
E chiamandoti a un futuro di penuria
io chiedo la tua insania perché la mia abbia forza
perché si possa dire che è una cosa reale
quella che due distinte persone vedono identica.
 
E tutto questo è ancora poco al confronto
del nulla di chi insegue un solitario ideale.
Essere umani può anche significare rassegnarsi.
Ma essere più umani è persistere a darsi.
 
Giovanni Giudici
da "O beatrice", Mondadori, 1972
 
 
già gli altri... intorno, vicini,
qualcuno più  vicino di altri,
tra gli altri, alcuni ancora;
noi siamo alcuni anche noi...

mercoledì 14 novembre 2018

Quattromila giorni e quattromila notti, di Tamura Ryuichi

Quattromila giorni e quattromila notti


Per far nascere una poesia,
dobbiamo uccidere.
Dobbiamo ammazzarli quasi tutti.
Dobbiamo fucilare, assassinare, avvelenare coloro
          che più amiamo.

Ammirate:
solo perché
volevamo la lingua tremante
          di un uccellino,
dal vuoto di quattromila giorni e quattromila notti
abbiamo fucilato
il silenzio di quattromila notti,
il bagliore di quattromila giorni.

Ascoltate:
solo perché
avevamo bisogno delle lacrime
          di un bambino affamato,
da tutte le metropoli piovorne,
gli ormeggi di mezza estate,
le miniere di carbone,
gli altiforni,
abbiamo assassinato
l’amore di quattromila giorni,
la pietà di quattromila notti.

Ricordate:
solo perché volevamo l’angoscia di un cane randagio,
che vede ciò che i nostri occhi non vedono,
che sente ciò che le nostre orecchie non sentono,
abbiamo avvelenato
la fantasia di quattromila notti,
i gelidi ricordi di quattromila giorni.

Per
dare vita a una poesia,
uccideremo coloro che amiamo.
Questa è l’unica via per far risorgere i morti,
l’unica via che dobbiamo percorrere.


1956
 
Tamura Ryuichi
da "Dopo la modernità"
a cura di Emanuele Sigismondi
 
Risultati immagini per quattromila
 
il tempo che passa inesorabile,
qualsiasi cosa accada lui scorre;
è un rigagnolo nell'infanzia, un torrente
in giovinezza poi fiume possente nel mare...

martedì 13 novembre 2018

Riflesso autunnale n°8

 
sono sempre inattese, le brutte nuove,
partenze impreviste si prospettano,
ho il cuore pesante e l'anima sola;
farò ciò che posso, come sempre, come ieri,
un risultato scontato alimenta la mia nausea,
sono uomo d'affetti, d'amore...
 
Gujil

lunedì 12 novembre 2018

A colei che mi sfegge, di Giulio Gianelli

A colei che mi sfugge
 
Sappilo, ancor io t’amo;
ma di serpenti imagino il tuo nome
scritto, con bel ricamo,
nel corusco baglior delle tue chiome
 
E nelle tue pupille,
cerule fonti d’amoroso affanno,
veggo serpi tranquille,
che, fedelmente, covano l’inganno.
 
T’amo, di te mi struggo;
lo sanno rupi e balze ove deliro;
dalle memorie sfuggo
la tua voce il tuo gesto il tuo respiro.
 
Ma, balenando il vero,
ergomi fosco e giuro il mio riscatto;
scaglio l’igneo pensiero
a blasfemar nei sogni il tuo ritratto.
 
Vedi se ti rinnego:
in un canoro spasimo, il disperso
amor dal tuo diniego;
va, brace e fiamma, a crepitar nel verso.
 
O bella creatura,
giglio che tralignasti a poco a poco,
se per buona ventura
fossi di cera tu com’io son foco,
 
disfatta in me, non più
riluttante, né ostile alla mia gioia,
contro voglia, anche tu,
impareresti se d’amor si muoia.
 
Giulio Gianelli
 
Risultati immagini per colei che sfugge
 
e coloro che mai hai sfiorato?
andate, rimaste, viste?
coloro che hanno saputo stare
e quelle che un alito di vento...

domenica 11 novembre 2018

Grido, di Angelo Barile

Grido
               

Voci parole son tutte di piombo,
cadono morte nel grembo alla sera
come in un mare.
 
O desiderî, cavalli leggeri!
Ora sul prato pascolate avare
erbe, mordete l’aria che s’annera.
 
Sentirvi,
o desiderî, o miei pegasi stanchi,
battere ancora uno scalpito! e fosse
l’ultimo, quello che rapisce: il grido
sullo strapiombo.
 
Angelo Barile
 
Risultati immagini per pegaso
 
la voglia di gridare, la rabbia, il dolore,
tutte sensazioni che uccidono l'uomo,
lo rendono improbabile essere sensiente;
oggi vorrei gridare, troppo, sempre...

sabato 10 novembre 2018

Epitaffio, di Juan Gelman

Epitaffio
 
Un uccello viveva in me.
Un fiore viaggiava nel mio sangue.
Il mio cuore era un violino.
Amai a volte, altre no. Qualche volta
fui amato. Anche a me
rallegravano: la primavera,
la mano nella mano, ciò che è felice.
Dico che l’uomo deve esserlo!
(Qui giace un uccello.
Un fiore.
Un violino).
 
Juan Gelman
 Risultati immagini per epitaffio
 
amare tutto, anche un epitaffio,
questa poesia insegna, parla al cuore;
io, per me amo solitarie case di paese,
amo anche dove vivo, diversamente...
 
 
 
 

venerdì 9 novembre 2018

Betulla, di Cyntia Zarin

Betulla
 
Sperone d’osso, staffa di vene – l’albero
un bianco puledro, l’alberello di nuovo osso, ridotto a
     una scheggia,
una guglia, la betulla arenata

nel suo burrone di foglie. Stammi accanto, arriva
ai suoi rami spellati, alle braccia tirat
e fuori
dall’alberello, il tuo polso teso,

ogni ganglio uno squarcio nel tronco lacerato
dell’albero, un intaglio da bambino, amore più amore,
i miei palmi nel tuo pugno, quel

trio un tridente che spacca la betulla, la corteccia
un papiro, le cicatrici una calligrafia,
una storia di fantasmi scritta su

lenzuoli funebri, il tronco inchinato, morto è
mio padre
, la betulla che legge ad alta voce
la notizia del giorno, come se non l’avessimo

sentita, il muschio delle radici gas acceso,
come le vene sulla tua mano macchiata d’inchiostro –
la betulla tutta gomiti, che ci accoglie.

 

Cyntia Zarin

Risultati immagini per betulla
 
betulle, castagni, faggi, alberi
di monte, pendici percorse dal verde,
noi, camminavamo allora nel bosco,
felici, sereni, insieme...

giovedì 8 novembre 2018

Riflesso autunnale n°7

Risultati immagini per corsa forsennata
 
quando gli istanti reggono siamo,
infiniti e dolci, sappiamo essere,
quando regge la vita, quando forsennata è la corsa,
poi, nel silenzio, negli angoli, fermi
a tirare il fiato per ricorrere ancora...
 
Gujil

mercoledì 7 novembre 2018

Poesia, di Alfonso Gatto

Poesia
 
In ogni gioia breve e netta scorgo il mio pericolo.
Circolo chiuso ad ogni essere è l'amore che lo regge.
Tendo a questo dubbio intero, a un divieto in cui
cogliere il sospetto e la lusinga del mio movimento.
Universo che mi spazia e m'isola, poesia.
 
Alfonso Gatto
da "Poesie", 1941
 
Risultati immagini per poesia
 
una descrizione così unica, valida,
siamo costretti a reggere la vita,
il sole alle spalle, di fronte, nuvolo;
siamo in balia del vivere quotidiano...
 

martedì 6 novembre 2018

Improvviso d'amore, di Gesualdo Bufalino

Improvviso d'amore

Losanghe di cieli, cieli di gesso,
vecchio terrore che indosso ogni giorno;
muraglie da cui sempre mi ritorna
questa mia strenua voce d’ossesso;

e libri, voi, paradisi dipinti,
reticolati d’assurdo quaderno,
trionfo e sbarre di carcere eterno,
fughe immobili e nero labirinto:

oh mescetevi, carte, firmamenti,
memorie; fate rissa entro di me,
e inventatemi un nome, un altro viso.

Ora che lei m’ha parlato alla mente,
lei nel suo scialle di sposa di re,
con gli stupori e i corrucci e le risa…
 
Gesualdo Bufalino
 
 
una musica improvvisa, bella!
come una cascata di note ed una sorpresa
gradita, il più delle volte gradita;
mi ritrovo ancora ad ansimare nel buio...

lunedì 5 novembre 2018

Haiku n°4, di Jorge Luis Borges

4
 
Mute le corde.
La musica sapeva
quello che sento.

 
Jorge Luis Borges
 
 
la musica, quella che manca di più
eppure fatico a sentirla, ascoltarla
diventa momento di intimo pensiero;
non sempre mi piace il pensare...

domenica 4 novembre 2018

Riflesso autunnale n°6

 
infinite cose restano riposte,
è l'unico appiglio, spesso, il solo;
ci immergiamo nel mare dei ricordi, del passato,
non riusciamo e non pensiamo al domani
perché il domani ora è un punto oscuro
che nessuno vorrebbe vedere...
 
Gujil

sabato 3 novembre 2018

Il fiume lo sa..., di Sunil Gangopadhyay

Il fiume lo sa
 
Sulla riva del fiume resta solitaria
          la camicia azzurra di qualche infelice
Non c’è nulla, neppure la chiara luce del giorno
Un giorno inutile pieno d’ombra
Dove è andato quell’uomo?
          Nell’acqua, all’improvviso,
cercando un inferno che coprisse il suo cuore?
O forse si è sdraiato
nell’ornato silenzio del bosco?
Sul suo corpo sono cadute
          alcune foglie
Gli infelici non lasciano tracce
          dei passi perduti
Ma sulla riva del fiume questo sciame di fili azzurri
          sembra la favola vera di ogni vita
Come se l’essenza di qualche respiro,
la vanità di un regno perduto, una lettera spiacevole
fossero mie, perché fui io che un giorno
qui affogai in silenzio: il fiume lo sa.
 
Sunil Gangopadhyay
 

un fiume, un amico lontano,

lo rivedo ogni tanto, lo attraverso eppure...
quella sensazione di freddo perdura, allontana;
mi specchio e più non mi conosco...
 
 

venerdì 2 novembre 2018

Credo che nessuno muoia..., Carlo Bramanti

Credo che nessuno muoia
credo che l’anima in realtà
divenga un’ombra
e al culmine del suo vagare
si adagi ai piedi
d’un fiore non visto.
Quei fiori gialli
di cui son piene
le campagne
quando fai ritorno a casa
e vorresti che lei
esistesse.

Carlo Bramanti
 
Risultati immagini per topinambur fioritura
 
non la penso proprio così,
ma in fondo mi piace crederlo;
gli affetti che vanno, che torneranno,
una ressa di cuori che ancora si amano...