A colei che mi sfugge
Sappilo, ancor io t’amo;
ma di serpenti imagino il tuo nome
scritto, con bel ricamo,
nel corusco baglior delle tue chiome
E nelle tue pupille,
cerule fonti d’amoroso affanno,
veggo serpi tranquille,
che, fedelmente, covano l’inganno.
cerule fonti d’amoroso affanno,
veggo serpi tranquille,
che, fedelmente, covano l’inganno.
T’amo, di te mi struggo;
lo sanno rupi e balze ove deliro;
dalle memorie sfuggo
la tua voce il tuo gesto il tuo respiro.
lo sanno rupi e balze ove deliro;
dalle memorie sfuggo
la tua voce il tuo gesto il tuo respiro.
Ma, balenando il vero,
ergomi fosco e giuro il mio riscatto;
scaglio l’igneo pensiero
a blasfemar nei sogni il tuo ritratto.
ergomi fosco e giuro il mio riscatto;
scaglio l’igneo pensiero
a blasfemar nei sogni il tuo ritratto.
Vedi se ti rinnego:
in un canoro spasimo, il disperso
amor dal tuo diniego;
va, brace e fiamma, a crepitar nel verso.
in un canoro spasimo, il disperso
amor dal tuo diniego;
va, brace e fiamma, a crepitar nel verso.
O bella creatura,
giglio che tralignasti a poco a poco,
se per buona ventura
fossi di cera tu com’io son foco,
giglio che tralignasti a poco a poco,
se per buona ventura
fossi di cera tu com’io son foco,
disfatta in me, non più
riluttante, né ostile alla mia gioia,
contro voglia, anche tu,
impareresti se d’amor si muoia.
riluttante, né ostile alla mia gioia,
contro voglia, anche tu,
impareresti se d’amor si muoia.
Giulio Gianelli
e coloro che mai hai sfiorato?
andate, rimaste, viste?
coloro che hanno saputo stare
e quelle che un alito di vento...
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