Cerca nel blog

martedì 30 aprile 2019

Dove ci troveremo l'estate prossima?,.. di Christoph Meckel

Dove ci troveremo l’estate prossima?
               Domanda che sempre affiora
               in autunno quando con l’auto attraversiamo
la pianura del nord, a mezzogiorno, e ognuno
               pensa a una felicità, solo, senza dir nulla.
Settembre, vastità del giorno, muri frondosi,
                   la luce marina e i rapidi venti e sempre pensi
i baci sono durevoli, sempre pensi – che cosa pensi?
               Ancora una volta l’hai scampata, quest’estate.

Christoph Meckel
da "L’ angelo nella bufera"
traduzione di Gio Batta Bucciol
 
 
domande, domande, ancora comande,
che senso ha chiedersi cose
di cui non sappiamo risposte?
Eppure continuiamo a farci domande....

lunedì 29 aprile 2019

Continui a chiedermi la data..., di Nizar Qabbani

Continui a chiedermi la data della mia nascita
prendi nota dunque
ciò che tu non sai,
la data del tuo amore: 

quella è per me la data della mia nascita.
 
Nizar Qabbani
 
 
l'amore spesso sconfina,
diventa qualcosa di molto diverso;
si stinge la coppia col tempo,
subentra un nuovo stato di pace...

domenica 28 aprile 2019

Eppure sempre ancora rose..., di Rose Ausländer

Eppure sempre ancora rose
alte come l'estate
farfalle
battito d'ali di gabbiano
sul fiume

No
non dimentico
gli anni incendiati
non dimentico
che stivali

calpestarono l'arcobaleno
che presero le armi
per trasformarci in
rose di fuoco farfalle di fuoco ali di fuoco

eppure ancora sempre estate piena
il profumo
i ranuncoli sul fiume
l'oro sulla mia pelle

e le rose morte
dopo la notte
 
Rose Ausländer

da "Il nome della rosa"
traduzione di Elisabetta Potthoff

 
 
diluvio di cose, di parole,
questo è il passato per me, ieri,
oggi è un presente di lunghi silenzi,
domani? chissà, parole in libertà...

sabato 27 aprile 2019

Haiku n°15, di Jorge Luis Borges

15
 
La luna nuova
Lei pure la guarda
da un’altra porta.
 
Jorge Luis Borges
da "17 haiku"
 
 
un altro esempio, lineare,
chiarezza indiscutibile eppure...
sovviene un dubbio nel cuore;
la presa di forza nella mano?..

venerdì 26 aprile 2019

"Io vado in nessun luogo", di Ida Vallerugo

"Io vado in nessun luogo"

Pensarti almeno, Pier,
in un inniò* lucente, i piedi sporchi d'erba
al riparo dal silenzio,

preso, come in giardino, dal verso strano
di un uccello nascosto che non conosci
eppure è come già sentito
per le strade tue di dentro.

Presa anch'io da quel verso, mi riscuote
il tuo allegro "Prendi".
Vola sull'acqua, la scaglia, vola sull'acqua,
che non scorre, vola,

salta sulla mia riva,
è nella mia mano. È lucente.


Ida Vallerugo
*"Inniò" è il titolo di una poesia di Pierluigi Cappello (da Assetto di volo, Crocetti Editore). È un avverbio friulano, ormai caduto in disuso, che significa "in nessun luogo"
 

 
in nessun posto, mai, solo,
ci sono luoghi ed altri posti;
vivere è andare e venire da loro,
è costringere immagini nel cuore...

giovedì 25 aprile 2019

Ambiguità, di Ana Milena Puerta


Ambiguità
 
La linea è delicata
e molto sottile
ho paura di calpestarla
ignoro da quale lato sto,
provo piacere
e pericolo;
elaboro il mio contorno
invento i giorni
e mi accomodo
sul foglio a me assegnato.
 
La calpesterò
la spezzerò.
 
Uno di questi giorni.
 
Ana Milena Puerta
 
 
sono stato ambiguo, insicuro,
sincerità fatta di mezze verità;
le vie del sesso, quelle cercate,
quelle trovate, quelle rubate...

mercoledì 24 aprile 2019

Giorno e notte ti ho cercato, di Vicente Huidobro

Giorno e notte ti ho cercato

Giorno e notte ti ho cercato
Senza trovare il luogo dove canti
Ti ho cercato nel tempo sopra e nel fiume
Ti sei perduta tra le lacrime

Notti e notti ti ho cercato
Senza trovare il luogo dove piangi
Perché io so che stai piangendo
Basta guardarmi in uno specchio
Per sapere che stai piangendo e mi hai pianto

Solo tu salvi il pianto
E da oscuro mendicante diventa re coronato dalla tua mano
 
Vicente Huidobro
da "Acrobata del cielo"
Traduzione di Gabriele Morelli
 
 
cercare per trovare, il dilemma,
non sempre si riesce, si prova,
si fanno errori ed errori,
poi qualcuno si arena...

martedì 23 aprile 2019

Religione è ch’io ti amo, di Kenneth Patchen

Religione è ch’io ti amo
 
Quando il tempo distenderà i nostri corpi
in unico sonno, la fame saziata, il cuore spezzato
come una bottiglia usata dai ladri

adorata, mentre le nostre bocche s’incontrano così tardi,
i nostri volti vicini, gli occhi chiusi
là fuori

fuori da questa finestra dove i rami si agitano
nel vento lieve, dove gli uccelli muovono rapide le ali
dentro quell’aria fiacca, amore, noi moriamo

guardiamo il sonno che arriva, infiliamo le dita
nel respiro che ci cade di dosso

vivendo, possiamo amare anche se la morte si avvicina
è il suo canto disperato che non dobbiamo ascoltare

è che ora ci stringiamo, l’uno vicino all’altra non moriamo
 
Kenneth Patchen
Traduzione di Luca Viglialoro e Marco Gatto
 
 
una coppia che resiste, che dura,
segnali di fumo in praterie e distese;
l'amore che diventa affetto, bene,
come supremo sacrificio, come religione...

lunedì 22 aprile 2019

Haiku, di Kyoshi


All’inizio della primavera,
vagando nel giardino,
senza uscire dal cancello.

Kyoshi
(XX secolo)
 
 
spirito di essenzialità ascolto,
haiku giapponesi, li leggo;
riflesso nel vetro il volto
di quando eravamo solo noi...

domenica 21 aprile 2019

Immenso e rosso, di Jacques Prévert

Immenso e rosso
Sopra il Grand Palais
Il sole d'inverno appare
E scompare
Come lui il mio cuore sparirà
E tutto il mio sangue se ne andrà
Se ne andrà in cerca di te
Mio amore
Mia beltà
E ti ritroverà
Là dove tu sei
 
Jacques Prévert
 
 
Parigi, cara e lontana,
un tetto di lamiere corroso
un ricordo che vaga il confine
del tempo, lontana Parigi

sabato 20 aprile 2019

Credo veneziano, di Rudolf Hagelstange

Credo veneziano

10
Non sappiamo più dire sì e no,
perché non siamo più certi della meta.
E se lo diciamo, siamo come un bambino
che ha imparato soltanto a dar risposte gradite

alle domande dei grandi, senza capire
ciò che sta dicendo e a chi fa pro.
E quando sembravate esercitare opposizione,
ciò non avveniva senza veder dietro di voi

un suggeritore. Poiché, ah, da soli
siete paralizzati fino al midollo nell’anima
e infervorati attendete nuovi ordini

per essere, come voi pensate, forti e protetti.
La piazza era il vostro posto, la felicità la folla.
La libertà, però, languiva nell’angustia.                
Rudolf Hagelstange
da " Credo veneziano"
        traduzione di Albero Noceti e Carlo Vita
 
 
quando cantavo, menestrello pazzo,
cantautore dicevo, suoni grezzi, sgraziati,
imitazione di tanti, di troppi;
h cantato l'amore, anch'io come altri...

venerdì 19 aprile 2019

Attimo, di Gujil

 
fermo, un istante, nel tempo che scorre,
un attimo riflesso allo specchio per vedermi;
capire il mio nuovo stato è utile, necessario,
come il respiro di quando si arranca, la fatica,
sarà poi ripagata da ciò che si trova?..
 
Gujil

mercoledì 17 aprile 2019

Che io apprenda tutto..., di Herberto Helder

Che io apprenda tutto fin dalla morte,
ma non chiamatemi con un nome né con l’uso delle cose,
cucchiaio, biancheria, penna,
biancheria intensa con la respirazione dentro,
e la tua mano sanguina nella mia,
brilla tutta se un po’ della mia mano sanguina e brilla,
nel tocco tra gli occhi,
nella bocca,
nella riscrittura di ogni cosa già scritta nelle interlinee
delle cose,
fiat cantus! e si faccia il canto sdrucciolo che regola la terra,
il canto a due voci,
l’inesauribile,
il quanto si lavora perché la notte appaia,
e di notte si veda la luce che scompare sul tavolo,
chiamami col tuo nome, scambiami,
toccami
sulla bocca senza idioma,
già non ti sei mai chiamata,
già sei pronta,
già sei tutta.

Herberto Helder
da "La macchina lirica"
traduzione di Giulia Lanciani
 
 
arriverà temo, tra un po',
spero di fare ancora tante cose
in un susseguirsi di lente volute come
il fumo di un fuoco quando si spegne...

martedì 16 aprile 2019

Un presente remoto, di Giancarlo Pontiggia

Un presente remoto

(Polvere stellare) 


                Vengono, da un tempo
che non è più, da un punto
smemorato del mondo, fionde
di una luce persa,
abissale. Urta, annaspa,

l'anima, s'infiamma
nella materia, vaga,
del cielo, s'incrinano

le anfore – attonite, vaste –
degli occhi, nero
che si fa nero, fuoco
che s'impenna, arde
delira

in cunicoli di cosmo,
in tavole

di tenebra.

 
Giancarlo Pontiggia
da "Il moto delle cose"
 
 
un futuro remoto, ancora, spero,
incognite si affacciano ai volti
pallide maschere di ignoranza;
vorrei essere libero da quello che sono...

lunedì 15 aprile 2019

Dolori, di Adélia Prado

Dolori
 
Oggi mi sono sentita triste,
ho sofferto tre tipi di paura
accresciuti da un fatto irreversibile:
non sono più giovane.
Ho discusso di politica, di femminismo,
dell'opportunità della riforma penale,
ma alla fine dei discorsi
toglievo dalla tasca il mio pezzetto di specchio
e mi si riempivano gli occhi di lacrime:
non sono più giovane.
Le scienze non mi hanno soccorso,
né ho per definitivo conforto
il rispetto dei giovani.
Ho aperto il Libro Sacro
in cerca di perdono per la mia carne superba
e lì era scritto:
"Fu per fede che anche Sara, nonostante l'età avanzata,
è stata capace di avere una discendenza..."
Se qualcuno mi fissasse, ho insistito ancora,
in un quadro, in una poesia...
e fossero oggetto di bellezza i miei muscoli flosci...
Ma non voglio. Esigo il destino comune delle donne sulle tinozze,
di quelle che mai vedranno i loro nomi stampati e tuttavia
sorreggono i pilastri del mondo, perché anche se vedove degne
non rifiutano il matrimonio, anzi trovano il sesso gradevole,
condizione per la normale gioia di legare un nastro sui capelli
e pulire la casa al mattino.
Una tale speranza imploro a Dio.
 
Adélia Prado
 
 
il dolore, quello fuori, lancinante,
quello dentro, devastante;
eppure ci conviviamo, lo sappiamo
riconoscerlo è facile, troppo semplice...

domenica 14 aprile 2019

Haiku 148, di Mario Benedetti

148
 
L’albero sa
di chi è ogni passo
di chi l’ascia.
 
Mario Benedetti
Haiku
 
 
giochi di parole rincorrono
sonorità scandite e lessicali;
mi trovo sommerso dai sogni
qualche incubo travisa il presente...

sabato 13 aprile 2019

Canzone, di Philippe Delaveau

Canzone

Il tempo rapisce i giorni antichi
I mesi le ore gli anni.
Ciò che io sono non sarà mai più.
Non posso far ritorno ai sommersi luoghi
Alle gelide case, ai giardini abbandonati.
Sullo splendore adagiato sulle piane evocherò
L’orizzonte dalle nubi in fuga.
Sono la terra e il declinar dei rami,
Il canto l’oblio del canto la disamorata parola.
Sollecitudine priva d’uso, mani con incerte risorse.
Ho conosciuto dolore speranza gioia.
Il tempo rapisce i giorni antichi
I mesi le ore gli anni.
Ciò che io sono non sarà mai più.
Uccelli tristi timorosi del gelido rigore
I giorni sfilano e si spezzano.
La morte si nasconde nella sera
Quando la fievole lanterna dà la fiamma.
Ritornerà l’inverno e i passi attutiti
Dalla neve immobile, sui marciapiedi.
Impallidisce l’ora a fine estate
Quando la terra fuma e sbadiglia.
Il tempo rapisce i giorni antichi
I mesi le ore gli anni.
Nulla io ero, il tempo mi ha dilapidato.
 
Philippe Delaveau
da "Invenzione della terra"
traduzione di Cristina Spinoglio
 
 
una canzone, in testa, bella, unica,
eppure sono tante quelle che adoro;
la compilation della mia vita non è ancora finita,
risucchio melodie e le faccio  eternamente mie...

venerdì 12 aprile 2019

L'armonica, di Antonia Pozzi

L'armonica


In una radura – dolce
singhiozzante armonica –
vorrei udirti – a condurre
una danza di fanciulli
davanti a crode
che il tramonto dissangua e lascia esanimi
in braccio al cielo –
non qui – nella via dura
dove canti canzoni di miseria
e la tua voce è un tralcio
lucente d'edera
che abbraccia invano
le alte case nemiche.
 
Antonia Pozzi
19 ottobre 1933
 musica ricorre in me..,
come una nenia che addormenta,
sono preda del sentimento, ancora,
seppur l'età consenta meno...

giovedì 11 aprile 2019

Riflesso primaverile #0

 
a volte, come oggi,
la voglia di scrivere non è così forte,
oggi, come oggi,
preferisco pensare, un riflesso, un istante...
 
Gujil

mercoledì 10 aprile 2019

Haiku n°14, di Jorge Luis Borges

14
 
È un impero
quella luce che muore
o una lucciola?
 
Jorge Luis Borges
 

mi mancano le lucciole
e le notti estive di quando,
ancora ragazzo impetuoso
scalpitavo passioni ancestrali...

martedì 9 aprile 2019

Haiku n°13, di anonimo

 
Haiku n°13
 
foglie come dita di mani,
mani protese nel vento freddo
dove sono le anime sole?
 
Anonimo
del XX° Secolo
Haiku

lunedì 8 aprile 2019

Qui davanti all'alba azzurra..., Janine Pommy Vega

Qui davanti all'alba azzurra...
 
Qui davanti all'alba azzurra & in questa solitudine
a te: ritorna. C'è luna piena sopra i mattutini
edifici, l'ombra della solitudine sulla mia mano:
Ritorna. In questo soffitto vuoto di alte finestre
le persiane si alzano, ed è arrivata gente.
A te: nel mattiniero silenzio fra noi che C'È,
ripiegato nel cuore della notte & nel pozzo nero delle Origini
qui-dentro è avanzato per incontrare lì-dentro, &
noi SIAMO avvinti sotto un suono o un gesto;
sotto la distanza, davanti al tempo, ai piedi della
foresta silenziosa, incontriamoci qui, ti amo.
Crepita un fuoco, mi sono alzata presto
prima dell'alba - amore e quanto tempo ho
bisogno di te in tutto il mio sentire;non so
dove sei né che cosa succede, eppure
senza dubbio le stelle del mattino spanderanno la luce
in luoghi desolati, e questo solo per me
prima cosa della mattina, amore.
Parigi, 18/1/65
 
Janine Pommy Vega
 
 
albe, quelle dell'estate, ricordo meglio,
il respiro marino di sale e sole;
eppure ho amato montagne e dirupi,
camminavo su creste di sogno....

domenica 7 aprile 2019

Pochi versi, ma veri. di Giancarlo Pontiggia

Pochi versi, ma veri

 

Pochi versi, ma veri.
Valgano per te, come per me.

Che siano limpidi – per guardare il cielo alto –


                e severi, se così è il tuo animo.
                 


Giancarlo Pontiggia

da "Il moto delle cose"

 
  scrivere è difficile, duro,
sapere usare le parole , conta,
eppure in ognuno di noi si cela
un poeta, quando siamo nell'estasi...

sabato 6 aprile 2019

Poesia positiva, di Semonide

Poesia positiva

Ecco il più prezioso verso d’Omero di Chio:

quale la tempra delle foglie, tale d’uomo.                 
Molte orecchie l’hanno accolto, il verso, ma pochi
cuori in petto umano. Scudiera a ogni uomo è la speranza,
che si radica nei petti giovanili.
Finché un uomo ha l’incantato fiore della fresca età, ha sangue
caldo e lieve e, in mente, mondo d’irreali cose:
non ha pensiero d’invecchiare, d’arrivare a morte.
Finché c’è salute, il male non s’affaccia nei pensieri.
Stupidi, con la mente inerte: e non sanno
che poco è il tempo in fiore della vita
per chi ha morte in sé. Tu no. Tu l’hai capito: al limitare
della vita, tu sta’ saldo, sappi assaporare, nel profondo, i beni.


Semonide
fr. 29 D.
Traduzione di Ezio Savino
 
 
saggezza degli antichi, o solo prudenza...,
non importa, conta il succo, la tesi;
in un andirivieni di percorsi troviamo
vie infinite per poi fermarsi e morire...

venerdì 5 aprile 2019

I viventi, di Jacques Réda

I viventi
A Louis Guillaume
 
Quelli fra noi che hanno il gusto dell’eterno
passano anch’essi,
ricordandosi una cucina di provincia
quando è Natale,
l’odore del latte che si scalda e le grida dei bimbi
seduti al chiarore delle candeline.
Cercano la cima del tempo, le insidiose chine,
ma tornano di notte nella casa che è stata venduta
con i suoi cassetti colmi di lettere ove si cancellano
le tracce della felicità oscura.
Poiché passano anch’essi,
ben conoscendo il gusto delle lacrime
e il calore dei corpi che mai più abbracceranno,
come tutti coloro che partono senza dire nulla,
avendo vissuto
in quell’effimera chiarità che si muove sulle nostre fronti
tra due masse d’ombra.
 
Jacques Réda
da "Un lento avvicinarsi del cielo"
traduzione di  Roberto Rossi Precerutti
 
 
si vive, stanchi a volte ma vivi,
sopravvivono specie aliene, forti;
cerchiamo pertugi in cui ristare,
siamo paurosamente timidi di noi...

giovedì 4 aprile 2019

Riflesso e incubo

 
quanto silenzio nel vento,
stanotte ho incubato...
domani?
 
Gujil

mercoledì 3 aprile 2019

Soltanto le notti, di Alejandra Pizarnik

Soltanto le notti
a Jean Aristeguieta,      
a Árbol de Fuego.


Scrivendo
ho chiesto, ho perso.
 
Stanotte, in questo mondo,
abbracciata a voi,
allegria di naufragio.
 
Ho voluto sacrificare i miei giorni e le mie settimane
alle cerimonie della poesia.
 
Ho implorato tanto
dall’abisso delle profondità
della mia scrittura.
 
Amare e morire non hanno aggettivi.
 
Alejandra Pizarnik
da “Textos de sombra. Poesia completa”, 2005
 
 
è vero, solo le notti spesso sanno,
cose che ci teniamo dentro, in fondo,
l'anima brucia se la passione è troppa;
ricordo di essermi spesso scottato...

martedì 2 aprile 2019

Prima che asciughino..., di Jaroslav Seifert

Prima che asciughino quei due o tre baci

Prima che asciughino quei due o tre baci
sulla fronte
          e qui e lì,
ti chinerai per bere
acqua d’argento dallo specchio,
e se nessuno ti starà a guardare
ti toccherai le labbra con la bocca.
 
C’è un tempo in cui più svelto delle dita
che lo scultore passa sulla creta
il sangue impaziente ti modella
il corpo dal di dentro.
 
Forse stringerai tra le mani
i tuoi giovani capelli
e li solleverai sopra le spalle
perché somiglino piuttosto ad ali,
e davanti a loro prontamente correrai

          dove proprio davanti agli occhi
e sul fondo estremo dell’aria
sta il grande, erto, conturbante
e dolce nulla,
          che splende.

Jaroslav Seifert
da "Poesia per dovere d’amore"
traduzione di Sergio Corduas
 
 
ne diedi di baci, tanti, ora non più,
le labbra secche d'amore indugiano
su parole e pensieri omessi;
mi sento ancora perduto nel vortice...