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lunedì 1 aprile 2019

Consigli, di Czeslaw Milosz

Consigli


Se fossi al posto dei giovani poeti
(un alto posto, checché ne pensi la generazione)
preferirei non dire che la terra è il sogno di un folle,
una favola stolta, tutta rumore e furia.
 
È vero, non m’è riuscito di assistere al trionfo
della giustizia.
Labbra innocenti non reclamano nulla.
E chi sa se un buffone incoronato,
urlando con il calice in mano che un dio lo favorisce
per i tanti e tanti da lui decapitati, avvelenati, resi ciechi
non intenerirebbe gli astanti: che egli è così mite.
 
Dio non moltiplica le pecore e i cammelli dei virtuosi
e nulla toglie per assassinio e spergiuro.
Per tanto tempo s’è nascosto, che svanì il ricordo, quando apparve
nel cespuglio di fuoco e nel petto di un giovane ebreo,
pronto a soffrire per tutti coloro che furono e saranno.
 
Non è certo che Ananke attenda la sua ora
per ripagare, com’è dovuto, intemperanza e orgoglio.
L’uomo è stato convinto
che se vive, è solo per grazia dei potenti.
Dunque si curi di bere caffè e cacciare farfalle.
A chi ama la Res Publica taglieranno una mano.
 
E tuttavia, seppur non grande, la Terra merita affetto.
Non che io prenda troppo sul serio i conforti della natura,
le sue attrezzature barocche, la Luna, le nuvole paffute
(sebbene sia una bella stagione, quando i pruni
fioriscono sulla Wilia).
No, consiglierei persino – via dalla natura,
dalle ostinate immagini di uno spazio infinito,
di un tempo infinito – dalle lumache avvelenate
sul sentiero in giardino, come nostri eserciti.
 
C’è tanta morte; e quindi affetto
per trecce, gonne colorate al vento,
barchettine di carta che non sono
più durature di noi…
Montgeron, 1959

Czeslaw Milosz
Traduzione di Valeria Rossella
 
 
che altro aggiungere, seguiamoli,
i consigli, quelli dati da chi ci ama;
spesso siamo incosciente e rissosi
troppe volte seguiamo l'anima...

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