Un orizzonte: una mano
Di tepore in tepore
la famiglia affonda
si rompe al di là di se stessa
al di là del no e degli alberi
cumulo dopo cumulo
di cartografie macchie foglie
la babele di un gomitolo torreggiante
risulta sogno polvere di ansie
di permanenza impossibile solo spigoli
segreto dopo segreto (nella bocca)
con strappi tensione piroette
sorge improvviso un orizzonte (freddo) una
mano (pesce) che entra oscena qui
dove dice proibito volare (disperdere) le cime
di parole (iceberg, cieli, campi di grano; iceberg) che attraversi
notte dopo notte (infelice)
lei circola (regina) (sporca) zoppa
tra rottura e nuoto
Nota: Chi parla qui? Nemmeno l’autrice lo sa.
la famiglia affonda
si rompe al di là di se stessa
al di là del no e degli alberi
cumulo dopo cumulo
di cartografie macchie foglie
la babele di un gomitolo torreggiante
risulta sogno polvere di ansie
di permanenza impossibile solo spigoli
segreto dopo segreto (nella bocca)
con strappi tensione piroette
sorge improvviso un orizzonte (freddo) una
mano (pesce) che entra oscena qui
dove dice proibito volare (disperdere) le cime
di parole (iceberg, cieli, campi di grano; iceberg) che attraversi
notte dopo notte (infelice)
lei circola (regina) (sporca) zoppa
tra rottura e nuoto
Nota: Chi parla qui? Nemmeno l’autrice lo sa.
Emma Villazón Richter
la mano, strumento indiscutibile,
può fare innumerevoli cose;
cogliere attimi preziosi è unico,
come un orizzonte lontano...
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