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sabato 25 maggio 2019

Pazzo, di Hone Tuwhare

Pazzo
(W. M.)

Son arrivato troppo presto.
Aspetto per lunghi lentissimi minuti,
trattenendo il respiro, pronto
a librarmi come un palloncino, non fosse per la lenta
esalazione della mia frenesia mentre appari
nel magico viale alberato – la tua mano
alzata verso di me – la tua mano

per i miei infarti multipli –
consapevolezza
di foglie monet-argentee
, strizzando gli occhi nell'aria,
passi smorzati sul marciapiede;
le tue caviglie nude che scintillano nella luce autunnale.
Colmo la distanza fra di noi
rapido

come la nebbia che ribolle
dall'interno della baia, inesorabile
come il rombo ritmico d'un treno su rotaie
che oltrepassa in un baleno una stazioncina di campagna
sto lì sbigottito e piuttosto
inspiegabilmente scosso e perso e
senza parole.

Allora è così che mi contagi: son pazzo, eh?


Hone Tuwhare
Traduzione di Antonella Sarti Evans
 
 
pazzie estrinsecate nei gesti,
urlate nella solitudine collinare;
ricordo numeri dati al vento
e una gioventù passata ancora qui...

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