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domenica 31 gennaio 2016

Invernale #1

abbaiare di cane,
nel silenzioso mattinale,
inverno non freddo;
impalpabile nebbia seduce
pochi sprazzi di luce,
è certo il latrato,
unico suono...
 
Gujil
 
 

sabato 30 gennaio 2016

Sguardo indietro, di Christoph Wilhelm Aigner

 
 Sguardo indietro
 
 Con i suoi sguardi
 lei mi ritaglia
 una finestra
 
 Dentro fioccano nastri di neve
 brandelli di vento discorsi di uccelli
 
 Rullare di treni
 Poi in primavera
 e ancora nell’autunno della scuola
 grida di legno
 sotto la sega
 
 Le estati da solo nel cortile
 Il vuoto nel petto
 
 L’amaro debole
 primo essere innamorato
 
Christoph Wilhelm Aigner
Traduzione di Riccarda Novello
 
 
quanti sguardi indietro,
li lancio spesso, con gli occhi del cuore;
quello che vedono è un velo sottile,
un niente che confina figure passate...

venerdì 29 gennaio 2016

Il mio cuore..., di Juan Gelman

Il mio cuore …
 
Il mio cuore. Cuore indomito,
cuore pulsante.
In questo mio tumulto del cuore,
mentre aspetto, mentre ti aspetto,
tutte le finestre sono aperte:
entra la luce, entra il vento e sbatte gli scuri.
In lontananza, il mare.
 
Juan Gelman
 
 
fatica il mio cuore,
le cose sono sempre di corsa,
le corse sono sempre affannate;
il mio cuore, oggi, fatica...

giovedì 28 gennaio 2016

Ma nell'ora x mi ricorderò..., di Günter Eich

Ma nell'ora x mi ricorderò che la terra era bella.
 Penserò agli amici, alla bontà che fa bello un volto
brutto,
 all'amore che incanta gli occhi.
 Penserò al cane, compagno dei miei giochi, quand'ero
piccolo,
 ai lupini blu sulla costa della Sambia, visti durante
le ferie,
 rivedrò le lunghe ombre degli abeti nella malga di
Bauernschmied,
 e con Emmy Gruber salirò sul Gederer,
 mi ricorderò degli uccelli migratori, alti sull'aeroporto di
Märkisch-Friedland,
 dell'odore di birra nella cantina della locanda "Al cervo",
che apparteneva a mio nonno,
 del sambuco, della colza, del papavero, intravisti dal
finestrino di un treno,
 del rossore della quattordicenne Gabriella Dembitza,
 delle luci rosse e verdi nell'aereo lanciato in volo sotto
la costellazione di Cassiopea,
 e del ballo sotto i lampioni del 14 luglio,
 del profumo della frutta mattutina a Celle sulle
bancarelle davanti al castello,
 penserò ai palpiti della lucertola, che mi aveva scorto,
 e a una poesia del Divano occidentale orientale che mi fu
di conforto.

Günter Eich
L'inventario e l'enigma
Traduzione di Gio Batta Bucciol
 
 
quando sparirà il colore,
un domani per chi ancora vedrà;
saremo stati noi,
indubbiamente noi...

mercoledì 27 gennaio 2016

Le sete, di Amalia Guglielminetti

Le sete
 
Io so la rigidezza delle sete
garrule al passo. O vesti d'ave, bene
riposte in grandi scatole segrete!

So delle trine la mollezza lene,
l'onda dei veli donde emerge il viso
come da spume volto di sirene.

So l'iride in mille iridi diviso
perchè ogni donna la sua veste faccia
del colore più adatto al suo sorriso.

So l'ombra delle piume in cui la faccia
s'imbianca d'un languor di passïone,
in cui la bocca bella, benchè taccia,

parla parole di seduzïone.
 
Amalia Guglielminetti
 
 
frusciante, aggettivo che sposa la seta;
ricordo ricami intimamente belli,
ricordo e rivedo; l'anima
strugge passioni mai sopite...

martedì 26 gennaio 2016

Meditazione #2, du Gujil

anche quando tutto sembra statico,
quando si perde l'obiettività,
quando si è assaliti dall'ansia,
ecco anche quando,
basta un piccolo segno inaspettato,
un niente,
e si ricomincia...
 
Gujil
 

lunedì 25 gennaio 2016

Il faggio, di Adam Zagajewski.

Il faggio
 
Che le tue ricerche interminabili,
i tuoi sogni della vampa, del grande fuoco,
del momento in cui si schiuderà l'occhio dell'azzurro,
non siano che un'illusione, un trompe-l'œil in più,
una chimera come tante altre?
 
Sei nelle Planty di Cracovia,
ti stai avvicinando al castello dove abitano
re, sogni e sciocche colombe.
Vedi un magnifico faggio che è sprofondato
senza scampo nell'autismo autunnale.
I rami come ragnatela fanno da sipario alle torri della
cattedrale,
la vecchia campana dorme il sonno dei giusti.
 
La pioggia leggera ha in sé un pizzico d'ironia
come un commento dotto a un testo sacro.
È risaputo che in questo quartiere finanche i bambini
parlano piano, come se temessero qualcosa –
e il Battifredo del Ladro, solido e massiccio, ricorda
l'inevitabile scherno del mondo.
 
È forse vero, forse questa non è che una chimera,
un inganno della mente,
nient'altro che una specie di pio raggiro?
Ma se questa vampa non c'è,
allora non c'è niente, assolutamente niente,
non c'è che la ricerca, il silenzio e la notte,
e la scura infinità della pioggia.
 

Adam Zagajewski.
L'inventario e l'enigma
Traduzione di Marco Bruno
 
 
alberi nella mia vita,
fronde di ragazzo, frescure di adulto;
eppure negli inverni passati,
il verde mi è sempre mancato...

domenica 24 gennaio 2016

Castello in aria, di Henrik Ibsen

Castello in aria
 
Mi sembra che sia stato ieri,
la sera nella quale vidi la mia prima poesia stampata in un
giornale:
rimasi a lungo nella mia soffitta a fumare,
a sognare deliziosamente, soddisfatto di me stesso.
 
E subito edificai un castello immaginario che dominava il
settentrione:
quel castello aveva due torri; una era grande e una era piccola:
la grande era abitata da un immortale poeta
la piccola ospitava una giovinetta bella.
 
Il mio piano architettonico mi sembrava nobile e armonioso.
Ahimè! molto meschino poi m'apparve:
poichè al padrone costruttore rinsavito
allora la gran torre sembrò troppo stretta
e della piccola non se ne poteva parlar più!
 
Henrik Ibsen
 
 
fantasticare la realtà,
senza vincoli alcuni, senza limiti;
scegliere un filo di pensiero,
andare con lui dove si vuole,
fare con lui ciò che si vuole...

sabato 23 gennaio 2016

Mi piace amare i fiumi..., di Raymond Carver


Mi piace amare i fiumi.

Amarli a monte fino
alla sorgente.

Amare tutto quello che mi fa crescere.

 
Raymond Carver
 
 
fiumi, acqua, parole, sensazioni;
cosa siamo poi?
flusso ininterrotto di paura e coraggio,
la speranza, il sospiro e la sete...
 

venerdì 22 gennaio 2016

(Fumo), di Maria Lainà

 
(Fumo)
 
E io mi voltai
perché c'era il rischio che sparisse
e avevo dato il cuore per tenerlo.
Ed ecco, vidi!
il sussurro di una beltà come deve uscire dalla terra
o dalle acque, e le acque nella terra,
o dal sonno in aria, e dall'aria in nessun luogo
– esiste sogno che non si addormenti alla spulatura
del mattino?
qualcosa che quando la svegliamo sia lì?
foss'anche l'orlo del suo abito profondo, le sue
babbucce d'argento
il suo passare se non vuol fermarsi?
 
Ah, che pena, che pena
che grande pena.
Andremo dai morti senza aver sfiorato
il loro amore.
 
Maria Lainà
Traduzione di Nicola Crocetti
 
 
 
anch'io mi voltai e spesso,
cercavo cose passate, lontane,
cose perdute, eppure amate,
cose che erano e più non sono...

giovedì 21 gennaio 2016

Meditazione #1, di Gujil

momenti bui dissipano
enormi ricchezze e gioie;
tornare a sperare,
tornare a credere...
 
Gujil
 
 

mercoledì 20 gennaio 2016

Scritto, di Anonimo

 
Scritto
 
Scritto dovunque,
segno le strade che so,
le marco su un foglio
riposto nel cuore.
 
Son desto di voci,
preghiere interminabili
verso cieli improbabili
rivolgo, prego!
 
Nel quid imprevisto
sostengo tesi difficili,
poi volgo lo sguardo
e ritrovo sorrisi...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

martedì 19 gennaio 2016

Come salvarti, dimmelo, cuor mio,.. di Donata Berra


Come salvarti, dimmelo, cuor mio,
quando ti aggraffa lei tra grinfie adunche,
quando si svela a te, che ne vacilli,
odorosa di molli ombre muschiate,
come sottrarti alla sue rose nere?
 
Ma io mi lascio scorrere dal fiume:
ricordi Ofelia? Sposa alla corrente?
Mi lascio risucchiare dalla luna
per sciogliermi, ed entrar nelle tue notti
scendendo a benedirle in raggi d'oro.
 
Donata Berra
 
Ofelia di John Everett Millais.
 
Pardon my heart,
if I show what I care...,
questo è il punto,
la trasparenza traspira...

lunedì 18 gennaio 2016

Difesa, di Arturo Graf


Difesa
 
Che giurai? che promisi? Allor che il petto
La forsennata passïon ti morse,
Fors’io ti lusingai? ti diss’io forse:
T’amo; l’amor che prima m’offri accetto?

Tacqui: ricordi? al labbro mio non corse
La vigliacca menzogna: il novo affetto
T’ingombrava la mente, ed il sospetto
Del ver ch’io non celava in te non sorse.

Or perché piangi, e te tradita stimi,
E me sleal? guardami un tratto in volto,
Le mie parole nella mente imprimi:

Lungi da te, sott’altro ciel, nel folto
D’una selva, una tomba infra sublimi
Cipressi albeggia: — Ivi è il mio cor sepolto.
 
Arturo Graf
 
 
difendere anche l'indifendibile,
negare l'evidenza, vivere;
contesti complessi ed asurdi
e la voglia di andare via...

domenica 17 gennaio 2016

Sant'Antonio Abate

Sant’Antonio dalla barba bianca
fa che io trovi quello che mi manca.
Sant’Antonio dalla barba nera
fammi trovare quel che prima c’era!
 
Hyeronimus Bosch,
"Le tentazioni di Sant'Antonio"
 
 
"Sant’Antoni dalla barba bianca
famm trua’ quel che ma manca,
Sant’Antoni dul purscel fam truva’ propri quel"
(Sant’Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca, Sant’Antonio del porcello fammi trovare proprio quello)

sabato 16 gennaio 2016

Frammento, di Günter Eich

Frammento
 
Nuvole s'inerpicano come animali sul monte
del cielo, le sere diventano troppo presto buie
e da tutti i lumi gocciola l'autunno.
 
Lo sai, è novembre,
lontani sono i prati e gli odori del bosco.
Quando eri molto piccolo, catturavi farfalle.
 
Tutto trascorse come un respiro pieno di vento.
In mezzo ai giorni scorrono eternità.
Senti un bambino suonare sotto la pioggia un'armonica
               a bocca.
 
Gli alberi arrugginiscono e
come un volo d'anatre selvatiche si mostrano nel canneto
stormi di stelle.

Günter Eich
L'inventario e l'enigma
Traduzione di Gio Batta Bucciol
 
 
frammenti ne ho tanti,
in mente, nella pelle;
le impossibili vie, lunghe,
le estasi e i tormenti...

venerdì 15 gennaio 2016

Su l'Adda, di Giosué Carducci

Su l'Adda

Corri, tra' rosei fuochi del vespero,
corri, Addua cerulo: Lidia su 'l placido
fiume, e il tenero amore,
al sole occiduo naviga.
Ecco, ed il memore ponte dilungasi:
cede l'aereo de gli archi slancio,
e al liquido s'agguaglia
pian che allargasi e mormora.
Le mura dirute di Lodi fuggono
arrampicandosi nere al declivio
verde e al docile colle.
Addio, storia de gli uomini.
Quando il romuleo marte ed il barbaro
ruggîr ne' ferrei cozzi, e qui vindice
la rabbia di Milano
arse in itali incendii,
tu ancor dal Lario verso l'Eridano
scendevi, o Addua, con desio placido,
con murmure solenne,
giú pe' taciti pascoli.
Quando su 'l dubbio ponte tra i folgori
passava il pallido còrso, recandosi
di due secoli il fato
ne l'esile man giovine,
tu il molto celtico sangue ed il teutono
lavavi, o Addua, via: su le tremule
acque il nitrico fumo
putrido disperdeasi.
Moriano gli ultimi tuon de la folgore
franca ne i concavi seni: volgeasi
da i limpidi lavacri
il bue candido, attonito.
Ov'è or l'aquila di Pompeo? l'aquila
ov'è de l'ispido sir di Soavia
e del pallido còrso?
Tu corri, o Addua cerulo.
Corri tra' rosei fuochi del vespero,
corri, Addua cerulo: Lidia su 'l placido
fiume, e il tenero amore,
al sole occiduo naviga.
Sotto l'olimpico riso de l'aere
la terra palpita: ogni onda accendesi
e trepida risalta
di fulgidi amor turgida.
Molle de' giovani prati l'effluvio
va sopra l'umido pian: l'acque a' margini
di gemiti e sorrisi
un suon morbido frangono.
E il legno scivola lieve: tra le uberi
sponde lo splendido fiume devolvesi:
trascorrono de' campi
i grandi alberi, e accennano,
e giú da gli alberi, su da le floride
siepi, per l'auree strisce e le rosee,
s'inseguono gli augelli
e amore ilari mescono.
Corri tra' rosei fuochi del vespero,
corri, Addua cerulo: Lidia su 'l placido
fiume naviga, e amore
d'ambrosia irriga l'aure.
Tra' pingui pascoli sotto il sole aureo
tu con Eridano scendi a confonderti:
precipita a l'occaso
il sole infaticabile.
O sole, o Addua corrente, l'anima
per un elisio dietro voi naviga:
ove ella e il mutuo amore,
o Lidia, perderannosi?
Non so; ma perdermi lungi da gli uomini
amo or di Lidia nel guardo languido,
ove nuotano ignoti
desiderii e misterii.
 
Giosué Carducci
dalle Odi Barbare
 
 
 
un fiume amato e visto scorrere,
dai monti al piano, sempre,
uguale e diverso in ogni stagione,
un passo dietro l'altro, insieme...

giovedì 14 gennaio 2016

Invece di parole, di Yehuda Amichai

Invece di parole
 
Il mio amore ha una veste bianca e lunghissima,
di sonno, d'insonnia e di nozze,
va a sedersi la sera a un tavolino,
sopra cui posa un pettine, due fiale,
una spazzola, invece di parole.
Dagli abissi della chioma pesca
molte forcine e poi le mette in bocca, invece di parole.
 
La scompiglio, lei si pettina
nuovamente scompiglio. Poi che resta?
Lei si addormenta invece di parole,
e il suo sonno ormai mi conosce,
scodinzola con la sua coda di sogni lanosi,
il suo ventre s'è impregnato facilmente
di tutte le funeste profezie
della fine dei tempi.
 
Io la sveglio: siamo gli umili
strumenti di un difficile amore.

Yehuda Amichai
Poesie
Traduzione di Ariel Rathaus
 
 
 
quanto tempo passò da quella volta,
eravamo indicibilmente vitrei,
il cielo emanava quello strano tepore,
piovevano parole e parole,
le vie, i percorsi, l'amore...

mercoledì 13 gennaio 2016

Poiché il dolore l'animo m'infranse..., di Carlo Michelstaedter

Poiché il dolore l'animo m'infranse
per me non ebbe più la vita un fiore...
e pure inconscio iva cercando amore
l'animo offeso.
Ahi ti vidi e a te il pensier rivolsi
a te che pura sei siccome un giglio...
... Le lacrime mi sgorgano dal ciglio
invirilmente.
Oh mia fanciulla, oh tu non hai compreso
di quanto amore io t'ami. Ed un dolore
nuovo, più intenso mi attanaglia il cuore
che tu feristi.
Se m'ami Elsa a che mi fai soffrire?
Tu della vita mia unico raggio
tu che sola m'infondi quel coraggio
che mi fa vivo!
Lo sguardo mio non t'ha saputo dire
non t'han saputo dir le mie parole
quello che dice all'universo il sole,
amore! amore!?
 
Carlo Michelstaedter
3 aprile 1905
 
Andrea Tosa
Dolore & Dispiacere 
 
quando il dolore è forte,
ti toglie il pensare, la vita,
sia esso fisico, sia morale;
il dolore,
un ponte sull'anima...

martedì 12 gennaio 2016

Un tempo difficile è questo..., di Szócs Géza

 
Viviamo giorni difficili, angelo mio
                                          (Sigfrido, Gerusalemme)
 
Un tempo difficile è questo:
e proprio su di noi
si schiude il riparo;
ma respiriamo come sulla terra l'erba,
e vedrai, ce ne andremo presto
con vele verdi, angelo mio.
 
Ma perché non ci siamo amati fino adesso?
Com'è successo? Ci pensi,
perché tu non lui, perché lui non te,
e perché amò proprio quella?
 
Sarà stato soprattutto il destino?
O un disegno che trascende
pure il destino? E poi il fatto
che il passato
fu imprevedibile?
 
Ma non occupiamoci di questo adesso,
l'amore è buono se amato,
il passato se sepolto
ti amo; nel cielo pasquale
o sul prato
emerge
una nave intrecciata di erbe e di
astri.
 
Szócs Géza
Traduzione di Tomaso Kemeny
 
 
stare insieme è difficile,
a volte indispensabilmente utile;
così viviamo riflessi e ombre,
ci sediamo a finestre di dolore
e guardiamo il mondo passare...

lunedì 11 gennaio 2016

Anni, di Anonimo


Anni
 
Anni e anni,
passano e sbiadiscono,
qualcuno si imprime, con forza;
le vie precluse si fondono
ai paesaggi di ieri,
ricompiono imprese
i neri cavalieri.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 

domenica 10 gennaio 2016

Io che non credo al mondo..., di Daniele Piccini

Io che non credo al mondo
penso tu sia dentro di me da sempre,
ma forse occorre il soffio di una morte
lo schiaffo del presente
perché tu dica "io"
perché tu venga sopra
a questa nullitudine; e verrai
come ancora si scrollano
i rami della neve
o tornano alla tana gli animali.
Io non ho fede in niente che ci accada,
guardo nel petto nascere le nubi
e il punto dove il buio fa il suo nido:
neanche lì posso vederti, adesso.
 
Daniele Piccini
da Terra dei voti
 
 
io credo al sogno,
quello che ti culla, ti bacia,
immagini salvifiche concentrano
geometriche vie di fuga...

sabato 9 gennaio 2016

Invernale #0

 
diventa sempre più difficile scrivere,
mettere sulle pagine i pensieri,
trovare gli argomenti, i temi;
il blog diventa strumento desueto,
poca voglia di dire, di dare.
L'impegno continua,
la voglia un po' scema...
 
Gujil

venerdì 8 gennaio 2016

La forza del ricordo, di Henrik Ibsen

La forza del ricordo
 
 
Sapete come un domatore d'orsi
dia a queste bestie un'indimenticabile lezione?

Mette il suo orso sopra una caldaia
sotto la quale ha prima acceso il fuoco.

E intanto con un organetto
suona all'animale la canzone: Godi l'esistenza!

La bestia alle prese col dolore
non può star ferma ed è costretta a danzare.

Più tardi quando essa sente questa melodia,
si direbbe che il demonio della danza l'afferri all'improvviso!

Io pure fui messo sopra una caldaia.
L'organo suonava! E il calore era intenso.

La mia stessa carne s'infiammava,
e questo ricordo non ha mai lasciato l'anima mia.

Ogni volta che tornano i ricordi di quel tempo,
Mi sembra di trovarmi ancora sopra la caldaia.

Sento delle punture acute sotto le unghie
e sono costretto a danzare sui piedi dei miei versi.
 
Henrik Ibsen
 
Georges Pierre Seraut
"Falciatore"
 
 
ricordare, rammentare, rivivere,
verbi che guardano indietro,
espressioni celate in noi da sguardi;
vorremmo, potremmo,
se solo...

giovedì 7 gennaio 2016

Vieni! di Pejo Javorov

 
Vieni!
 
I tuoi occhi sono cieli stellati.
I capelli il velo crepuscolare
della tarda sera, i tuoi capelli!
                                          Il tuo respiro – fresco, di fanciulla,
è il fresco alito del sud che dà vita,
uno zefiro addormentato in mezzo ai fiori.
 
Vieni, morta e fredda è la giornata.
In questa notte di luna, coi capelli sciolti,
          china su di me,
vieni e respira sul mio volto,
vieni e riscalda il freddo cuore,
in questa notte di luna, sotto i cieli stellati.
 
Pejo Javorov
Traduzione di Valeria Salvini
 
 
tu dove sei?
che fai?
che dici?
con chi stai?

mercoledì 6 gennaio 2016

Magi e Befane, di Anonimo

 
Magi e Befane
 
Arrivano i Magi
su scope veloci,
Befane improbabili,
sogni di bimbi.
Toccato nel cuore una prece,
si leva, si espande,
nel buio di questa mattina.
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

martedì 5 gennaio 2016

Un frutto, di Amalia Guglielminetti

Un frutto
 
Ma il frutto che sul ramo si matura
per la sete del suo coltivatore
ha la bontà della bellezza pura.

Non è vaghezza sterile di fiore
nato al piacer dell'occhio e dell'olfatto,
ma polpa e succo buono e buon sapore!

Semplice è il frutto. Un riso di scarlatto
sembra avvampar su la sua guancia tonda,
per chi sa quale suo gioir, d'un tratto.

Si dona, benchè un poco esso nasconda
il rossor dell'offerta tra due foglie.
Ma tutto splende, nudità gioconda,

nella man che si tende e che lo coglie.
 
Amalia Guglielminetti
 

 
i frutti, quelli aspettati,
qualcuno arriva, di tanto
intanto aspettiamo qualcosa,
sempre qualcuno...

lunedì 4 gennaio 2016

Incantesimo, di Kate Clanchy

 
Incantesimo
 
Se, al tuo scrittoio, metti da parte il lavoro,
prendi giù un libro, cerchi questi versi
e leggi che io sto lì in ginocchio, l'orecchio
contro il tuo petto dove i muscoli
si inarcano come grossi tomi che si aprono, in curve
di gabbiani, attraverso le onde sonore del tuo cuore,
 
e che mi passi le dita fra i capelli,
sfilando dalla massa ribelle ciocche
sottili come segnalibri di seta scarlatta,
e mi accarezzi le guance come se lisciassi
veline tra rigide illustrazioni,
e mi tiri verso di te
 
per leggermi solo negli occhi, vedrai,
in monocromo argento, te stesso,
seduto al tuo scrittoio, prendere giù un libro,
cercare questi versi, e allora, amore,
non saprai chi di noi due legge
ora, chi scrive, e chi è scritto.

Kate Clanchy
Traduzione di Giorgia Sensi
 
 
la magia di un attimo,
stemperarsi negli occhi e vedere,
le anime grandi lo fanno,
le anime pure lo sanno...

domenica 3 gennaio 2016

Superstite, di Arturo Graf

Superstite
 
Della chiesa superba
Questo avanzo rimane,
Quattro livide mura, un arco immane,
La distesa scalea vestita d’erba.

Dal ciel guata la luna
L’ignudo altar, gl’inscritti
Sepolcri e il muto pulpito e i diritti
Pilastri cui la fosca edera abbruna,

E gli alti, vaneggianti
Finestroni all’ingiro,
Ove su fondi d’oro e di zaffiro
Un giorno sfavillâr madonne e santi.

Tra le deserte mura
Tutto è silenzio e morte;
D’una vita che fu, d’un’altra sorte,
Un solo e vivo testimonio or dura.

Dietro alla vota occhiaja
Dell’orïuolo incombe
Alla ruina e le forbite trombe
Ancor lo smisurato organo appaia.

Ancor grandeggia e brilla
Sotto la buja volta,
E par che intuoni a un popolo che ascolta
L’orror del Dies irae dies illa.

Ma ne’ fianchi l’intenso
Fiato più non comprime.
Più non rompe terribile e sublime
Dalle cento sue bocche il canto immenso.

E sol talora, quando
Nei cilindri sonori
S’ingorga un venticel, l’aria di fuori
Freme d’un canto doloroso e blando:

E sulla sponda estrema
Della grigia parete
Alcun pallido fior morto di sete
Sul flessuoso stel palpita e trema.
 
Arturo Graf
 
Una superstite falda di neve,
Associazione Italiana Acquarellisti (AIA)
 
unico di tanti,
poco di pochi,
ancora qui a scrivere,
superstite, sopravvissuto, stanco...