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sabato 8 ottobre 2016

Lettera di un figlio al padre

Tino
si sta preparando, l'Ernesto,
le sue poche cose, i suoi occhi belli.
La valigia è quella di sempre, dimessa,
stracolma di bene e larghi sorrisi.
E' dolore vederlo in partenza, è strano,
una dolcezza infinita mi vela lo sguardo
mentre lo guardo e non so trattenerlo.
Le porte di Dio si stanno spalancando
per accogliere un padre, mio padre
e so che non avrà giudizio né pena
ma solo la gioia infinita che è niente
rispetto a tutta quella che ha sempre donato.
Le luci dell'alba mi spiegano Ottobre
mentre incombe tristezza nel respiro affannoso;
nei risvegli sempre più radi ricerco
il suono della sua voce, un suo bacio,
una sua ormai malferma carezza.
Papà, pilastro e dettaglio di questa mia vita
mi manchi da adesso, tanto, troppo.
Ricordi gli scontri?, le rabbie?
ricordi le gioie? i momenti sereni?
Sei rimasto con noi, conforto nel dramma
malgrado dovessi partire, raggiungere Lei,
sopportasti indicibili istanti e sofferenze,
pur di darci una guida, un sostegno, l'amore.
Ora so che non posso più nulla, più niente,
neppure più so se voglio qualcosa.
Prego il Padre del Figlio ed Padre
di stargli vicino, di tendere mano
a mostrargli il futuro radioso che ha meritato.
Io, per me, mi consumo nel pianto
e ti porto nel cuore papà, babbo ed amico.
Cercherò di accompagnarti fin dove che posso
per fortuna ho sempre di te l'immagine addosso.
 
Tuo Figlio


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