Fanciullo
Gia di mia vita affaticata io premo
E quanti ha il mondo e tenebre e splendori
Gia di mia vita affaticata io premo
La china, e pur sempre un fanciul rimango,
Triste fanciullo e di giudizio scemo,
Che le stelle vagheggia e aborre il fango.
Dietro a vani pensier l’anima stremo,
E il core in disperati impeti affrango;
Per un raggio di sol palpito e fremo,
Pel suon d’un verso abbrividisco e piango.
E quanti ha il mondo e tenebre e splendori
E mutevoli aspetti e forme erranti,
Si dipingon nell’egra anima mia.
E quanti ha il mondo gemiti e clamori
E sospiri e singhiozzi e rugghi e schianti,
Suonano nel mio core in agonia.
Arturo Graf
Valerico
Laccetti
“Fanciullo che prega”
olio su tela
Pinacoteca Civica
V.Bindi, Giulianova
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tornare bambini, desiderio di molti,
gli anni dell'innocenza, della serenità;
protetti da affettuosi genitori, fiori il mondo,
la casa un rifugio sicuro, impenetrabile...
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