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venerdì 24 maggio 2013

Bontà inesausta, di Antonia Pozzi

Bontà inesausta

Chi ti dice
bontà
della mia montagna? –
così bianca
sui boschi già biondi
d’autunno –
e qui nebbie leggere alitano
in cui sospesa
è la luce dei ragnateli –
della rugiada
sulle foglie morte –
mentre il terriccio accoglie
petali stanchi di ciclamini
e crochi, velati
di uno stesso pallore
roseo –
tu sana, venata di sole,
porti sul grembo
il cielo tutto azzurro –
chiami voli d’uccelli
alle tue mani
colme di vento –
Bontà
a cui beve il suo canto
il cuore
e di cantare non può più finire –
perché sei la sorgente che rifà
il sorso bevuto
ed il suo fondo
non si tocca mai.

Antonia Pozzi
Pasturo, 1° ottobre 1933


un cielo e un dito
pennello le nubi,
i cirri ed i nembi,
ritrovo un attimo
lo scordato viso
e un breve sorriso...

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