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martedì 19 agosto 2014

Maternità, di Ada Negri

Maternità
 
Io sento, dal profondo, un'esile voce chiamarmi:
sei tu, non nato ancora, che vieni nel sonno a destarmi?
 
O vita, o vita nova!... le viscere mie palpitanti
trasalgono in sussulti che sono i tuoi baci, i tuoi pianti:
 
tu sei l'Ignoto. - Forse pel tuo disperato dolore
ti nutro col mio sangue, e formo il tuo cor col mio core;
 
pure io stendo le mani con gesto di lenta carezza,
io rido, ebbra di vita, a un sogno di forza e bellezza:
 
t'amo e t'invoco, o figlio, in nome del bene e del male,
poi che ti chiama al mondo la sacra Natura immortale.
 
E penso a quante donne, ne l'ora che trepida avanza,
sale dal grembo al core la stessa devota speranza!...
 
Han tutte ne lo sguardo la gioia e il tremor del mistero
ch'apre il loro seno a un essere novello di carne e pensiero.
 
Urne d'amore, in alto su l'uomo e la fredda scienza,
come su altar, le pone del germe l'inconscia potenza.
 
È sacro il germe: è tutto: la forza, la luce, l'amore:
sia benedetto il ventre che il partorirà con dolore.
 
Oh, per le bianche mani cucenti le fascie ed i veli
mentre negli occhi splende un calmo riflesso dei cieli:
 
pei palpiti che scuoton da l'imo le viscere oscure
ove, anelando al sole, respiran le vite future:
 
per l'ultimo martirio, per l'urlo de l'ultimo istante,
quando il materno corpo si sfascia, di sangue grondante:
 
pel roseo bimbo ignudo, che nasce - miserrima sorte... -
su letto di tortura, talvolta su letto di morte:
 
uomini de la terra, che pure affilate coltelli
l'un contro l'altro, udite udite!... noi siamo fratelli.
 
In verità vi dico, poiché voi l'avete scordato:
noi tutti uscimmo ignudi da un grembo di madre squarciato.
 
In verità vi dico, le supplici braccia traendo:
non vi rendete indegni del seno che apriste nascendo.
 
Gettate in pace il seme nei solchi del campo comune
mentre le forti mogli sorridon, cantando, a le cune:
 
nel sole e ne la gioia mietete la spica matura,
grazie rendendo in pace e l'inclita madre, Natura.
 
Ada Negri
 
 
 
''Aspettando'', quei quadri che raccontano la maternità
Maternità, Gino Severini 
 
 
chissà domani?
le grige piogge,
il sole a singhiozzo,
madri lontane... 

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