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martedì 31 gennaio 2017

In questo sparso odore di giacino, di Franco Matacotta

In questo sparso odore di giacinto

Ancora viva nella pura luce
della sera d'aprile, ancora viva,
luna?

Così fragile sei nell'aria tersa
che fa vibrare i teneri trifogli
ed allontana il suono delle trombe
sulla piana notturna, luna ignara,
in questo sparso odore di giacinto
cancelli ogni memoria e sulla nuda
petrosa terra, tu sola viva, luna.


Franco Matacotta

 
  
nel profumo dei fiori, la vita,
la gioia e l'amore si perpetrano;
l'odore dei fiori e le cose rimaste,
i volti, le mani, i  risaputi fianchi...

lunedì 30 gennaio 2017

Nell'amore isolati..., di Paul Verlaine

Nell’amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera.
Noi saremo
 
Paul Verlaine
 
 
già saremo,
finché staremo insieme,
fin quando la vita non ci separerà;
questo ci diciamo, spesso non lo facciamo...

domenica 29 gennaio 2017

Tipperary, di Desmond O'Grady

Tipperary
Tipperary, dall'irlandese Tiobraidarann:
fonte di percezione, illuminazione, intelligenza
(...)

È lunga fino a Tipperary
e quando ci arrivi
niente ti aspetta, né cartelli, né fanfara
o comitato di benvevuto che con tanto
di stendardo proclami che sei a Tipperary
e un medaglione da portare al collo.
Troverai solo quanto
ti sei portato in cuore.

Allora, una cosa devi fare,
compiere e lasciare lì un ricordo
di quel che la tua Tipperary significa per te,
una testimonianza per quanti indietro
sono in cammino per le loro Tipperary.

È lunga fino a Tipperary
e lì posano tutti i nostri cuori.

 
Desmond O'Grady
Tipperary
a cura di Alessandro Gentili
 
  
le vie sono sempre lunghe, pesanti,
almeno quelle che portano nei bei posti
in quelli che aneliamo e speriamo,
molti rimangono sempre a casa loro...

sabato 28 gennaio 2017

Il capriccio, di Amalia Guglielminetti

Il capriccio
 
E tu, Capriccio, genïetto rosa
che svolazzi con ali di farfalla
e un riso su la bocca desiosa,
 
talvolta io ti sentii su la mia spalla
lieve posare e un'avida parola
colsi, al riparo dell'aluccia gialla.
 
Fu qualche sera, quando d'una sola
fiamma bruciano i nostri occhi e le stelle,
e ci trema la voce, arida, in gola.
 
Qualche sera in cui sembran così belle
le labbra che si porgono e così
molle l'odor delle rose novelle,
 
ch'è duopo susurrare un dolce: – sì!
 
Amalia Guglielminetti
 
 
voglie, capricci, uzzoli,
tutte cose che la vita ci ha chiesto,
qualcosa di superficiale ed inutile
si chiude in noi il desiderio quando vogliamo...

venerdì 27 gennaio 2017

Un pensiero, di Arturo Graf

Un pensiero
 
Come un’antica belva in suo riparo,
Dentro l’anima mia,
Dov’e piu fitto bujo e piu silenzio,
Si nasconde un pensiero,
Piu della morte angustioso, amaro
Piu dell’assenzio.
 
Non vide il mondo mai cosa si scura,
Che a voler dir qual sia
Mi sento in capo brulicar le chiome
Orrido mostro e fiero,
Spettro pien di terror, senza figura
E senza nome!
 
Arturo Graf
 
Edgard Degas
"L'assenzio"
 
affogare i dispiaceri e le brutture,
riempirsi la gola di fuoco e inghiottire;
famelico di vita, di amore,
ritrovo me stesso quando me ne vado...
 


giovedì 26 gennaio 2017

Dal mondo esposto, di Maria Grazia Calandrone

Dal mondo esposto

L’amore è la salute della scimmia.
Gli occhi dell’asino santo imbrattati dal vedere
la ruggine quieta delle cisterne.

Vento che arrota l’erba, l’ultravioletto calice
della sera come una latitudine radiante.

O il mare e i pomeriggi
composti dall’involucro ninfale della cicala.

Dammi le prove della tua gioia
nella carcassa del quotidiano
che rodi fin che è luce, luce...


Maria Grazia Calandrone
La macchina responsabile
 
 
esporsi, mettere in mostra, vedersi,
lo specchio ci avvisa ci dice,
i nostri occhi vedono ma la mente media;
siamo esposti al mondo...

mercoledì 25 gennaio 2017

Giorni di minime #38

effimere immagini tra il chiaro
ed il buio del mattino presto,
mi individuo in un tratto di strada
è in salita, sono stanco ed ho sete;
i miei forse vacillano e tremano,
le mia mani si stancano spesso
vivo in un chiaroscuro...
 
Gujil
 
 

martedì 24 gennaio 2017

Un giorno o l'altro ti lascio,... Giovanni Raboni

Un giorno o l’altro ti lascio, un giorno
dopo l’altro ti lascio, anima mia.
Per gelosia di vecchio, per paura
di perderti – o perché
avrò smesso di vivere, soltanto.
Però sto fermo, intanto,
come sta fermo un ramo
su cui sta fermo un passero, m’incanto...


Giovanni Raboni


lasciarsi, perdersi, amarsi,
ritrovarsi, intuirsi, costringersi;
amori fatti di strapi, lacerazioni,
affetti soffocati nel petto...

lunedì 23 gennaio 2017

Destino, di Atanasova Vanya Nikolova

Destino
 
Mi manchi Amore mio,
ma così ha deciso Dio,
adesso sei un angelo che vola,
ed io mi sento così sola.
 
Perché hai aperto la porta,
perché è entrata la morte?
Perché ti sei ammalato
e nessuno ti ha aiutato?
 
Perché mi hai abbandonato
e dalla morte non sei scappato?
Perché non ti sei nascosto,
vorrei esserci io al tuo posto.
 
Quando decide Dio,
verrò da te Amore mio,
non ti dirò addio,
perché ci rivedremo, Amore mio.
 
Ti ho promesso di andare avanti,
ti ho promesso di non dimenticarti,
nessuno prevede il destino,
ho bisogno di un bicchiere di vino.
 
Il vino rosso mi fa ricordare,
la prima volta in cui siamo andati al mare,
ci siamo ubriacati, non di vino,
ma d’amore, Amore mio.
 
Non so se mi vedi,
non so se mi senti,
a volte ti sento così vicino,
spero non sia l’effetto del vino.
 
Ti amerò sempre Amore mio!
 
Atanasova Vanya Nikolova
 
 
forse ci rivedremo davvero,
con tutti, con tutte, con gli altri;
forse è solamente un transito
di dolore, di pensieri, di cuore...

domenica 22 gennaio 2017

Un altro giorno senza, di Anonimo

Un altro giorno senza
 
un altro giorno senza,
la mancanza, la mente, la stanca;
eppure fuori si allungano ore,
con la luce permane, il freddo
attanaglia e stronca rivoli di fiato;
un altro giorno senza
e altri ancora e ancora e ancora...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 

sabato 21 gennaio 2017

La menzogna, di Amalia Guglielminetti

 
La menzogna
 
La menzogna è così cara talvolta:
sembra una donna di molt'arte esperta
che per bontà sa fingersi un po' stolta.
 
Le piace con la sua moneta incerta
che d'oro ha solo una sottil vernice
comprar le rose della gioia certa.
 
Se falsa è la moneta essa non dice.
Sembra d'oro e qualcuno illuderà
sol anche un'ora d'essere felice.
 
L'amor rifugge dalla verità,
rara parola ha col pensier concorde.
Man che carezza artiglio aspro si fa,
 
bocca che bacia spesso a sangue morde.
 
Amalia Guglielminetti
 

Salvator Rosa
"Allegoria della menzogna"
Palazzo Pitti, Firenze
Galleria Palatina e Appartamenti Reali
 
mentire, si fa sempre, è umano,
bugie per nascondere situazioni,
menzogne per proteggere qualcosa
poi si ritorna sé stessi e si soffre... 
 

venerdì 20 gennaio 2017

LXXXV, di Rabindranath Tagore

LXXXV

Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie poesie
tra cento anni?
Non posso mandarti un solo fiore di questa ricca primavera,
né darti un solo raggio d'oro delle nuvole
che mi sovrastano.
Apri le tue porte, guardati intorno.
Nel tuo giardino in fiore cogli i fragranti ricordi
dei fiori sbocciati cento anni fa.
Nella gioia del tuo cuore che tu possa sentire
la vivente gioia che cantò, in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta, attraverso cento anni.


Rabindranath Tagore
Lo splendore del canto
traduzione di Brunilde Neroni
 
 
davvero, chi leggerà?
qualcuno ha letto in passato,
qualcuno sta leggendo nel presente;
io scrivo, non solo per me...

giovedì 19 gennaio 2017

La gaia donna che, del mio paese,... di Pieraccio Tebaldi

La gaia donna che, del mio paese,
vidi fra l’altre donne ch’eran molte,
con velo in capo e colle treccie avvolte,
acconcia adornamente a la lucchese,
mirando in lei, subito il cor mi prese
colle bellezze c’ha nel viso accolte,
e tutte noie m’ha levate e tolte
e le virtù doblate e forte accese.
E ciò m’è divenuto, per che sembra
alquanto quella ch’era romagnola,
di cui a ciascuna ora mi rimembra
de la dolce figura, collo e gola,
de la grandezza e di certe altre membra
e de la sua angelica parola.
 
Pieraccio Tebaldi
 
Pino Daeni
"Donna di paese"
 
donne, visioni, amplessi,
anche dolore, gioia, tristezza;
la mia, con me nel duro percorso,
io con la mente vedo, possiedo, voglio...

mercoledì 18 gennaio 2017

Efeso, di Lucio Mariani

Efeso

II
Per questa terra abrasa i nostri occhi di cane
rovistano i gomitoli del tempo, tutte le età rapprese
nelle vene delle colonne morse, lungo il petalo bruno
d’una cavèa sonora, tra i nomi consumati sulla pallida
stele abbandonata all’abbraccio di oliastri. Battiamo
i piedi dove rovescia il furore dei Cimmeri, dove
la Grande Madre versa seme di toro e lacrime dell’ape,
dove sgorga il discorso di Eraclito, un rivolo di fuoco
e di lapilli che scavalca i millenni, e con le spine
e gli ossi del frammento ancora frusta di misteri la mente,
battiamo i piedi dove ripara Antonio a regalare
l’ultimo sorriso ai satiri e alle menadi.
 
Lucio Mariani
Canti di Ripa Grande (2010-2013)
 
 
terra, terra, manciate di terra,
dura, aspra, rimane in noi;
acciottolati di speranza, paure,
città incomprese, vissute...

martedì 17 gennaio 2017

XXII, di Rabindranath Tagore

XXII

                  Quando mi passò accanto velocemente,
l'orlo della sua veste mi sfiorò.
Dall'isola sconosciuta d'un cuore
venne improvviso un respiro caldo di primavera.
Fu un tocco fugace che svanì
in un momento, come il petalo di un fiore reciso
trasportato nell'aria.
Ma si fermò sul mio cuore come un sospiro
del suo corpo, come un sussurro dell'anima.


Rabindranath Tagore
Lo splendore del canto
Traduzione di Brunilde Neroni
 
 
come un canto che..., cominciava così,
canzone di giorni passati, lontani, antichi;
risuonavano musiche, voci, cori,
spensierati si era e si bruciava la notte...

lunedì 16 gennaio 2017

Febbri titaniche, di Arturo Graf

Febbri titaniche
 
I.
Chi di vita immortal se degno sente
Mal si piega alla morte; e troppo oscura
Prigion la fossa alla superba mente
Che folgorando affronta la natura.
 
Oggi il mondo pensar, men che niente
Esser doman! legge insensata e dura!
Il turpe fato delle cose spente,
Divin lampo del sol, mi fa paura.
 
Io non voglio morir: rovini il cielo
Sovra il mio capo e nell’orror m’inghiotta
Della sua notte il lurido Acheronte.
 
Ancor, vinta la morte e lo sfacelo,
Mi vedrai provocante a nova lotta,
Sfinge del mondo, erigermiti a fronte.
 
II.
Per sempre non morro! se pur m’opprima
Con le fumanti sue macerie il mondo,
Risorgero dall’Erebo profondo
Piu temerario e piu vital di prima.
 
A’ miei pensier tumultuosi un biondo
Raggio di sol va sfolgorando in cima,
E dell’anima mia passa per l’ima
Region piu buja un fremito giocondo!
 
Per sempre non morro! dall’esecrando
Silenzio e dall’orror del vinto inferno
Incontro al ciel risorgero cantando.
 
E di morte e di vita in un alterno
Fato travolto andro risuscitando
Dalla stessa mia polve in sempiterno.
 
Arturo Graf
 
 
 
la mente sconvolta dalla febbre,
visioni, allucinazioni, volti;
così ci si proietta come in un sogno,
come in un impalpabile incubo...

domenica 15 gennaio 2017

Il non sapere niente dellla morte..., di Daniele Piccini

Il non sapere niente della morte
non salva gli animali dalla morte
ma li fa passare indenni per terre
e fuochi della fine,
li consola delle epoche
al tramonto.
O forse gli animali
aggiungono al tormento
il sasso del silenzio.
E anche loro avvertono
i grandi mutamenti,
i venti che si accumulano,
la terra che si assottiglia e si apre
sotto il passo, non più asciutto né forte,
della specie.


Daniele Piccini
Inizio fine
 
Giovanni De Bettin
 Tramonto del giorno e... della vita, 1983

 
non sapere nulla, niente,
essere in un limbo dorato, tiepido,
l'anima è il corpo, insieme, uniti;
d'altra parte è solo un pensare silente...

sabato 14 gennaio 2017

Giorni di minime #37

intorpidito dal freddo resisti,
le macchie di colore stingono al gelo
mi rivedo ciclista in salita;
le vie, le fughe... attimi,
poi si risiede nel contesto usuale...
 
Gujil
 
 

venerdì 13 gennaio 2017

Giorni di minime #36

un altro giorno d'attese,
il buio invita alla riflessione
è ancora notte;
nella stanza acanto, oltre il muro
qualcuno freme nell'ansia, è in angustia;
vorrei fare qualcosa
ora faccio qualcosa...
 
Gujil
 
David Alfaro Siqueiros
"mujer en angustia", 1950
 

giovedì 12 gennaio 2017

Recupero dei diritti, di Ghiannis Ritsos

 
Ricupero dei diritti

Fulminea motocicletta. Passata. L'amore era.
Sventolìo di capelli. Il brillìo del mare. Al mercato
mucchi di fichidindia in cesti di canne
sfrontatamente al sole – testicoli primordiali,
la luce scintilla sulla loro peluria bionda.
               Le ragazze ridono
davanti alle porte. Lacerano con piccoli temperini
la buccia grassa dei fichidindia. Il loro riso
dissimula un segreto delitto d'amore. Forse per questo
in fondo all'orizzonte una minuscola nuvola
          bianchissima
getta una spanna d'ombra sul monte blu dirimpetto.
               Che bella giornata,
bella, più bella, e protegge ancora,
con un po' di ritardo, qualche nostro diritto
          all'ammirazione,
qualche nostro diritto all'eterna giovinezza del mondo.


Ghiannis Ritsos
Costiera Amalfitana, 17-IX-78
Traduzione di Nicola Crocetti
 
 
il diritto, che cosa importante,
spesso lo si avvalla, si impone;
avere il diritto, essere in diritto,
potessimi andare sempre diritto...

mercoledì 11 gennaio 2017

Le parole, di anne Sexton

Le parole

State attenti alle parole,
anche a quelle miracolose.
Per le miracolose diamo il meglio,
brulicano alle volte come insetti
lasciando non un pizzico ma un bacio.
Possono essere buone come le dita.
Possono essere affidabili come le rocce
su cui mettiamo il sedere.
Ma possono essere sia margherite che ferite.

Eppure io le amo.
Sono colombe cadute dal soffitto.
Sono sei arance sacre appoggiate in grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell'estate,
e il sole, con il suo volto appassionato.

Eppure spesso mi deludono.
Ho così tanto da dire,
così tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non ce la fanno,
mi baciano quelle sbagliate.
A volte volo come un'aquila
ma con le ali dello scricciolo.

Provo comunque a prendermene cura
e ad essere gentile.
Uova e parole vanno maneggiate con cura.
Una volta rotte non si possono
riparare.


Anne Sexton
La zavorra dell'eterno    
raduzione e cura di Cristina Gamberi
 
 
quanto potere hanno le parole,
quelle giuste ammaliano e seducono,
quelle sbagliate feriscono e atterrano;
dentro di noi, solo dentro di noi...

martedì 10 gennaio 2017

L'orologio da rote
 
Mobile ordigno di dentate rote
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor con fosche note
a chi legger le sa: Sempre si more.
Mentre il metallo concavo percuote,
voce funesta mi risuona al core;
né del fato spiegar meglio si puote
che con voce di bronzo il rio tenore.
Perch’io non speri mai riposo o pace,
questo, che sembra in un timpano e tromba,
mi sfida ognor contro all’età vorace.
E con que’ colpi onde ’l metal rimbomba,
affretta il corso al secolo fugace,
e perché s’apra, ognor picchia alla tomba.
 
Ciro Di Pers
 
 
il tempo che passa non ha corpo,
le dimensioni sono varie e informi,
a volte opprime, attanaglia, schiaccia,
spesso è così lento da non vedere l'ora...

lunedì 9 gennaio 2017

Giorni di minime #35

si spengono le luci delle feste,
la via si anima già di primo mattino;
si torna al presente, il lavoro, le cose,
un nuovo anno ha aperto i battenti
e noi ci si ributta a capofitto...
 
Gujil
 
 

domenica 8 gennaio 2017

Una notte d'inverno, di Tomas Tranströmer


Una notte d’inverno

La tempesta poggia la sua bocca alla casa
e soffia per emettere un suono.
Dormo inquieto, mi giro, leggo
il testo della tempesta assopita.

Ma gli occhi del bambino sono spalancati al buio
e il temporale mugola per lui.
Entrambi amano le lampade che dondolano.
Entrambi sono a metà strada dal linguaggio.

La tempesta ha mani infantili e ali.
La carovana si lancia verso la Lapponia.
E la casa avverte la sua costellazione di chiodi
che tiene insieme le pareti.

La notte è immobile sul nostro pavimento
(dove tutti i passi attutiti
riposano come foglie affondate in uno stagno)
ma fuori infuria la notte!

Sul mondo passa una piú grave tempesta.
Poggia la sua bocca alla nostra anima
e soffia per emettere un suono – temiamo
che la tempesta soffiando ci svuoti.


Tomas Tranströmer
Traduzione di Maria Cristina Lombardi
Poesia dal silenzio

 
 
il freddo attanaglia i pensieri, le cose,
in una malinconia spezzata da raffiche
di gelido vento dell'artico mi impongo
sentimenti più consoni, meno feroci...

sabato 7 gennaio 2017

L'alba, di Rabindranath Tagore

L'alba

Ogni Alba porta un nuovo giorno,
lavando con la luce della speranza
le macchie e la polvere dello spirito
vuoto di ogni giorno passato.
Vuoi celare te stesso!
Il cuore non ubbidisce,
diffonde luce dagli occhi.
Nella vita non c’è speranza
di evitare il dolore:
che tu possa trovare nell’animo
la forza per sopportarlo.
Cieco, non sai che l’andare e il venire
camminano sulla stessa strada?
Se sbarri la strada all’andata
perdi la speranza del ritorno…

Rabindranath Tagore
 
  
ogni alba è una partenza,
le angosce notturne con sé,
la speranza della luce al mattino
serve, mi serve, qualche volta...

venerdì 6 gennaio 2017

Alla befana, di M. Giusti

 
Viva, viva la Befana!
pieno di ricordi,
folle di passato
ebbro di futuro...