La bella fronte colorita e bianca
La bella fronte colorita e bianca
de la mia donna impallidir vidd’io
il giorno che da lei mi dipartio,
come a chi cosa dilettevol manca;
de la mia donna impallidir vidd’io
il giorno che da lei mi dipartio,
come a chi cosa dilettevol manca;
dapoi con voce pargoletta e stanca
le dolce labbra sì soave aprio,
che solo in quelle ripensando, oblio
quant’è la vita in me gravosa e manca.
Il suon che nacque fuor di quelle rose
le dolce labbra sì soave aprio,
che solo in quelle ripensando, oblio
quant’è la vita in me gravosa e manca.
Il suon che nacque fuor di quelle rose
dicea: “Ti priego, almen, che vogli amarmi,
poiché Fortuna al mio disir s’oppose”.
“Questo,” diss’io “Madonna, addimandarmi
uopo non è, che tutte l’altre cose,
salvo che questa, il Ciel poria vietarmi.”
poiché Fortuna al mio disir s’oppose”.
“Questo,” diss’io “Madonna, addimandarmi
uopo non è, che tutte l’altre cose,
salvo che questa, il Ciel poria vietarmi.”
Gian Giorgio Trissino
quando l'ansia assale e sommerge
il pallore diventa tuttuno col corpo
anche il volto imbianca e la fronte
si imperla di umori e stille...
Nessun commento:
Posta un commento